IL CASTELLO DI SOLOFRA
Ubicato su una collinetta ai piedi del Pergola-S. Marco
Fece
parte di un importante complesso difensivo costituito dallo sperone roccioso di
Castelluccia ad ovest del complesso montuoso (che fu un’arx sannita e un punto di controllo sulla romana
via antiqua qui badit ad Sancte
Agate), dal castello di Serino, posto sul lato nord dello stesso e che
controllava la valle del Sabato e poi da un rinforzo di questo sul lato sud,
appunto il fortilizio di cui parliamo.
Inizialmente
dipese da Serino e appartenne al casale di S. Agata
L’insediamento
di S. Agata, documentato fin dal periodo romano e non ancora diviso in due
casali, occupava le pendici dei due monti e si estendeva anche nel fondovalle.
Inizialmente era costituito da una serie di mura che
circondavano la collina trasformandola in un punto fortificato
L’importante complesso difensivo longobardo
del Pergola San Marco
Nel periodo normanno si formò, con i
Sanseverino-Tricarico, il feudo di Serino che comprendeva anche l’abitato di
Solofra. Il castello di Solofra appartenne a quei feudatari.
Gli Angioini concessero questo punto fortificato
a Giordana Tricarico, moglie di Alduino Filangieri e feudataria di Solofra che
nel frattempo si era staccata da Serino. In questo periodo, per meglio
difendere la zona poiché si era nel pieno della guerra del Vespro, furono
aggiunti alla fortificazione dei corpi che le dettero l’aspetto che conosciamo.
Fu questa maggiore sicurezza che fece venire dal Cilento, uno dei centri di
quella guerra, diversi immigrati che si insediarono nel fondovalle (si chiamerà
Celentane).
Si può ipotizzare
che il castello fosse abitato in questo periodo e proprio da Giordana.
Il
Rivellino, un riforzo del XV secolo
In occasione dello
scontro tra Filippo, detto il prete, pretendente al feudo dei
Filangieri, e Francesco Zurlo, feudatario di Montoro e poi quando fu in
mano ad Antonio Bulcano, il castello fu rinforzato col rivellino
sul lato est per far fronte agli attacchi che venivano da Turci.
Prima della Rivoluzione napoletana del 1799 fu occupato da
un corpo di fucilieri, guidati dal tenente Trentacapilli
ed accolse i giacobini della zona tra cui Ferdinando Landolfi padre di Luigi
Landolfi. Dicono i documenti per alcune sue inquisizioni, in effetti per
i legami con la famiglia della moglie, i Pepe di Montoro, a cui apparteneva
Vincenzo Galiani, protomartire di quella rivoluzione.
Fu poi occupato dalle truppe della municipalità, infine da Ettore Carafa, mandato a sedare la controrivoluzione.
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Il castello di Solofra nelle ultime sembianze. Aveva
la torre di est molto più sporgente e fortificata dal rivellino del XV
secolo. Era circondato da mura che in parte furono smantellate
nella seconda metà del XVI secolo, quando la feudataria Beatrice Ferrella Orsini ne utilizzò le pietre per la
costruzione del Palazzo Ducale. Ancora oggi queste si vedono nel basamento
del lato occidentale. Una serie di archi portavano l’acqua da Turci. Il passo di Turci era controllato da postazioni delle Universitas di Solofra e
di Serino. |
Da M. De Maio, Alle radici di
Solofra, Avellino, 1997; Solofra nel
Mezzogiorno angioino-aragonese , Solofra, 2000.
Per prelievi citare i due studi indicati
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Oggi
Salviamo il castello longobardo
I
giovani solofrani si mobilitano
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