Interni
Opera sostenuta interamente dalla comunità solofrana
Il tempio è a croce latina a tre navate 46x23
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Altare maggiore con tavola del Lama
L’altare è in marmo policromo (1746) dedicato alla Vergine
Maria. Dietro la tavola (3,25x4,80) di G. Bernardo Lama (1594) l’Incoronazione
della Vergine con grandiosa cornice (1610).
La cornice, che fu commissionata dall’Universitas
come dice la targa retta da due cherubini nella parte inferiore, presenta
un’elegante decorazione cinquecentesca a girari
d’acanto raccordata agli spigoli da quattro paffuti cherubini. In basso oltre alla targa ci sono due cartigli con un sole raggiato
e due pannelli con l’Adorazione dei magi e l’Annunciazione, di mano di un
artista diverso (Perriccioli).
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La navata centrale
Cassettonato della navata centrale opera di Giovan Tommaso Guarini (1573-1637) e della sua bottega in cui
lavorarono anche i figli Giuseppe e il più famoso Francesco.
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Il
cassettonato di Solofra nella disposizione dei quadri
che lo scandiscono, ove predomina la parte pittorica, nella successione degli
ampi rettangoli, che formano la parte centrale, è uno di quelli che evoca
maggiormente quello vasariano di Palazzo Vecchio a
Firenze. E a Giorgio Vasari, che del resto fu anche a
Napoli, Giovan Tommaso Guarino si ispira nelle lunghe
figure serpentinate, che popolano i grandi scomparti
della fila mediana; ma in quello centrale vi è il ricordo del senese Marco Pino
(v. il San Michele Arcangelo nel quadro di Sant’Angelo
a Nilo a Napoli), nella persona dell’angelo sviluppata in lunghezza; ma
l’alzarsi in tutta la sua grandezza del Messaggero celeste nella parte
superiore della tela, consapevole della missione di esecutore delle funzioni
divine, al di sopra di un ammasso di figure emergono dal fondo scuro, giunge a
risultati, che rievocano (fatto raro in ambiente napoletano) la battaglia di Sannacherib di Tanzio da Varallo in San Gaudenzio a Novara […] Dobbiamo sottolineare
che nel clima della pittura manieristica alcune tendenze, in particolar modo
fiamminghe e venete hanno permeato sia al Nord che al Sud d’Italia, specie
nella particolare attenzione verso vedute che sfumano in suggestive lontananze
ove uomini e cose si perdono in sfumature evanescenti (Claudio Volontieri).
Organo e pulpito in legno lavorato e
ricoperto di oro
Il legno dell’organo
fu scolpito tra il 1579 e il 1583. Sul parapetto della cantoria spiccano
quattro pannelli in bassorilievo raffigurati alcuni momenti delle storie di
David, che sono inseriti in una composizione
figurativa, scandita da piccole sculture di gusto rinascimentale, poste in
nicchie e raffiguranti gli Evangelisti, San Pietro, San Paolo e San Tommaso,
alternate a colonnari figure femminili, allegorie della fama, della musica,
delle virtù. A partire dal lato destro della
balaustra, il racconto delle vicende di David, narrate nel primo e nel secondo
libro dei Re dell’antico Testamento, si sviluppa su alcuni episodi salienti: il
momento in cui il giovinetto si arma della fionda per affrontare Golia,
l’uccisione del gigante filisteo, e nel pannello centrale, il trionfo del pastorello, la cui vittoria è accompagnata da un concerto
di musici. La scena del quarto pannello evoca il brano del Trasporto
dell’Arca, in cui David è un adulto in abiti regali che canta
le lodi al Signore accompagnandosi con la cetra. La sua figura è in primo
piano, quasi al centro della scena e apre il corteo precedendo il carro di buoi
con l’Arca. Il popolo d’Israele è in festa. Il racconto si interrompe
bruscamente sul lato sinistro della balaustra dove si rileva la perdita di un
quinto pannello. La cassa armonica, culminante in un timpano spezzato entro cui
è inserita una statua lignea di S. Michele, presenta sulla facciata centrale
elementi a cornucopie, figure in vaga foggia di sirena, con strumenti musicali
e serti di foglie di quercia che terminano, in alcuni casi, in grottesche zoomorfe. L’organo fu ricostruito ad
opera degli organari solofrani Luigi e
Raffaele d’Orso nel 1902. Vedi il documento ove si attesta che l’intagliatore
fu il napoletano Giovanni Antonio Scavo.
Il pulpito
dalla forma a loggetta porta scolpiti tre
bassorilievi raffiguranti S. Giovanni Battista che predica
nel deserto, a destra, Gesù tra i
dottori, a sinistra e S. Michele che soccorre le anime, al
centro (C. Tavarone). L’opera, di alta
qualità, mostra notevoli punti di contatto con il coro della chiesa di SS.
Severino e Sossio, specie con i telamoni agli spigoli del leggio, mentre nella
resa delle figure rivela una ripresa dei modi di Francesco Mollica. È evidente,
perciò, l’appartenenza dell’artista all’ambiente napoletano. Questi, come le
stringenti affinità stilistiche dimostrano, è anche
autore della porta principale della chiesa con le Storie di S. Michele (A. Perriccioli).
Vedi
Il
maestro napoletano Giovanni Antonio Sclavo di Napoli
fu autore degli intarsi in legno (1585)
La
doratura delle opere in legno è della bottega del
solofrano Troiano Vigilante
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La bella fuga delle colonne sormontate da una snella balaustra
lignea.
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Il transetto un prezioso scrigno che
accoglie le maggiori opere di Francesco Guarini
Ricche cornici intagliate e dorate con motivi fitoformi,
in cui si inseriscono a volte testine di angeli le
tele di Giovan Tommaso Guarino nella navata e di
Francesco Guarini nel transetto. L’ornamento del soffitto presenta notevoli
affinità con quella della cantoria della quale ritorna, oltre al comune "ductus", la fisionomia degli angeli ai lati delle tele
rettangolari maggiori. L’esecuzione dell’opera deve essere avvenuta nell’ultimo
decennio del XVI secolo, poco prima di quella delle
tele della navata con storie di angeli di Giovan
Tommaso Guarino, padre del più noto Francesco morto nel 1637. Gli intagli del
soffitto sono di Tommaso Guarino dal momento che egli
si firma nel quadro centrale "Joa. Tomas
Guarinus Solofranus pinsit et sculpit". (A. Petriccioli).
Scorcio del transetto
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Coro ligneo dell’abside (XVI secolo)
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L'interno
di
.
Ampia a tre navi, luminosa, ornata d'ori, di marmi, stucchi e vaghi fregi; ricco il soffitto di dipinti egregi. opra da man paesan formata.
In su spicca, nel centro, la beata corte, coi nove angelici collegi; l'organo splende nei suoi rari fregi, più splende in fondo l'abside dorata. |
Seguonsi gli archi su colonne quadre, con capitelli di conserti fiori, e rilievi d'immagini leggiadre.
Una ridda vivace di colori culmina, al sommo, in un Eterno Padre, cinto dai sette arcangeli maggiori. |
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Approfondisci a
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Da Aa. Vv.,
Restauri a Solofra.
Copyright 2000
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