Elementi di storia
Fu costruita dall’Universitas,
a cominciare dal 1522, al posto della vecchia chiesa parrocchiale dell’Angelo
che non rispondeva più alle esigenze della comunità.
La chiesa dell’Angelo nel periodo
bizantino fu una pieve dedicata a Santa Maria del 15 agosto, poi i Longobardi
vi aggiunsero la titolazione al Santo Angelo. Quando divenne parrocchia perdette la funzione di pieve e la
titolazione a Santa Maria.
Cosa è la
medioevale pieve di S. Angelo e S. Maria
Perchè la pieve aveva una doppia titolazione Una chiesa bizantina dedicata alla Madonna del 15 agosto in cui i
Longobardi introdussero il culto al Santo Angelo |
Il significato del magnifico Tempio
sanmicheliano
Con la trasformazione della chiesa di S. Angelo in Collegiata
anche il Capitolo canonicale si trasformò in Capitolo Collegiale con un Primicerio
ed undici canonici.
Il primo Collegio fu costituito dal primicerio Cosma Guarino
detto Ronca, e dai canonici Paolo Papa, Iacobo Ronca, Cosma de Vigilante, Pietro de Garzillo, Nardo Antonio Petrone, Angelo Guarino, Luca
Grasso, Bartolomeo de Donato, Pietro Angelo Guarino, Nicola de Landolfo,
Ottaviano Guarino.
L’antico edificio di modeste dimensioni, era
volto verso sud, verso il fiume, aveva anche un’apertura ad est (via vecchia
o via della fortuna). Il nuovo edificio si affacciò sullo spazio che si era
creato allo sbocco delle due strade via vecchia e via nuova
prospiciente il palazzo Zurlo.
Una Chiesa
della Comunità
Con questa operazione l’Universitas si forniva di un’istituzione con proprie
insegne e sigilli che rinforzavano il concetto di chiesa patronale della
comunità e quindi autonoma, divenendo una sorta di suo segno distintivo e
rispondendo alla necessità di "visualizzare" concretamente quello che
aveva raggiunto questa società e che si esprimeva nella chiesa "ricettizia" parrocchiale di S. Angelo: il bisogno di
dare lustro alla cresciuta comunità locale, la ricerca di uno status simbol, la fondazione di un pantheon
gentilizio.
Il Capitolo Collegiale fu un organismo compatto e geloso delle
proprie prerogative, e di quelle del gruppo sociale più forte, che non
respingeva chi riusciva a salire nei ranghi più alti di
questa società, né escludeva l’immigrato, indicando di favorire una dinamica
demografica importante.
Nella Collegiata deve vedersi in modo
sostanziale e chiaro la comunità, la sua realtà sociale ed economica, e
soprattutto un momento d’oro e irripetibile della sua
storia.
Essa diventò il luogo dove si svolgevano i momenti più importanti
della vita della comunità, le cui cerimonie religiose ne sottolineavano
la solennità, accogliendo nella distribuzione del vario clero e dei fedeli la
logica sociale del tempo. In essa infatti ci furono
gli scanni per le famiglie patronali, per i maggiorenti locali e via via per tutti gli altri, in modo che fisicamente si potevano
vedere le distinzioni tra gli uomini; e in essa, come già era avvenuto per la
chiesa dell’Angelo, gli altari accolsero i sepolcri delle famiglie dominanti,
che ne avevano il patronato.
Ancora si precisa il ruolo di questa istituzione
ecclesiale, se si considera che chi entrava a farvi parte non era solo per il
segno di un’ascesa sociale, bensì per il fatto che poteva esercitare un
controllo sul complesso dei beni patrimoniali della chiesa, aveva l’usufrutto
diretto di una parte di essi e la possibilità di gestire le attività
finanziarie che le cappellanie permettevano. Intorno a questa
istituzione la società artigiano-mercantile si creava, nel proprio
centro, con facilità di controllo e gestione, un mezzo per sostenere quelle
attività: il denaro a prestito su pegno.
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Un movente economico intorno a questa istituzione
Una società
artigiano-mercantile, che,
nell’assenza
dell’istituto finanziario,
si creava, nel
proprio centro,
con facilità di
controllo e gestione,
un mezzo per sostenere
le sue attività
col prestito su
pegno.
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Il Collegio si arricchisce di altri sacerdoti
Nel 1684 Mario
Landolfi istituì un Corpo di Sei Mansionari per il sostegno delle attività
religiose e del Coro. La vita religiosa solofrana aveva acquistato un grande
sviluppo.
Vedi
I Mansionari della Collegiata
di S. Michele Arcangelo
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Le vicende del Capitolo Collegiale
Il Capitolo Collegiale ebbe il diritto
di portare l’insegna della Cappa Magna e dal 1742
Il Collegio dei canonici, fondato nel
1526, visse un periodo di contrasti con il re di Napoli. Siamo nel 1783, alle
porte della rivoluzione illuministica, quando nuove leggi imposero alle chiese
Collegiate di presentare il Regio assenso che il Collegio dei canonici aveva
avuto all’atto della sua istituzione. Questo documento però non si trovava e
non fu presentato, per cui ci fu un periodo di
incertezza, durante il quale non si potettero eleggere alcuni canonici. Nel
1790 il re dette il Regio Assenso per sanare la situazione ed il Collegio fu
reintegrato nella sua pienezza. Nel 1818 quando, dopo il Decennio francese, fu
stipulato il Concordato tra
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Nel 1864, mentre si discuteva il
problema della soppressione delle Collegiate, il Consiglio Comunale di Solofra
inviò al governo di Vittorio Emanuele II una petizione affinché
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La costruzione della Collegiata
La nuova ubicazione fu resa necessaria perché si era creata
un’area importante allo sbocco della via vecchia e della via nuova,
prospiciente il palazzo Zurlo, e dove iniziava la
strada che portava verso il fiume (il casale Burrelli
oggi via Regina Margherita).
L’abbattimento della chiesa portò al momentaneo trasferimento del
Capitolo sacerdotale nella chiesa di San Giacomo
alla platea (piazza). Mentre
coloro che possedevano le cappelle in S. Angelo ebbero il diritto di riaverle
nella nuova chiesa pagando il loro maggiore valore.
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Interessanti sono i documenti che descrivono queste antiche
cappelle, tra cui una dedicata a S. Maria del quindici agosto, che
richiama l’antico culto celebrato nella pieve.
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Fu necessario per l’ampliamento della nuova chiesa comprare un terreno
dal feudatario Ercole
Zurlo. Fu infatti suo fratello l’abate Giovanni a venderlo alla Universitas. Altri terreni furono acquistati sul lato
occidentale della chiesa.
L’abbattimento del vecchio edificio avvenne, come
era abitudine, con il recupero delle pietre, che servirono per la costruzione del campanile, mentre le pietre per i cordoni, che segnano i piani,
furono ordinati agli scalpellini di Calvanico e furono prese dalle montagne di
Aterrana.
Gli stessi scalpellini lavorarono le pietre della porta principale
con il tabernacolo e le colonne poste sulle basi quadrate.
I monti di Solofra invece fornirono le travi per la navata principale,
ce ne vollero 80, e la famiglia che ebbe l’incarico fu di
S. Agata di Solofra (S. Andrea) ed apparteneva ai Troisi di quel casale.
A quei tempi, pur esistendo un unico progetto, che si chiamava
“disegno”, la costruzione avveniva a pezzi. Una delle prime Cappelle fu quella
detta del Corpo Santo (a sinistra del transetto), mentre l’ala sinistra della
chiesa fu completata nel 1544. Gli altari e le cappelle, la sacrestia, la
canonica e gli ornamenti furono aggiunti gradatamente.
I documenti mettono in risalto l’esistenza di una grande quantità di altari dislocati in tutta la chiesa. Quando Giovanni
Sabato Juliani divenne primicerio nel
1675.
L’intervento
degli Orsini: il loro palazzo posto di fronte
Quando gli Orsini nella seconda metà del XVI
secolo, divenuti feudatari di Solofra, iniziarono la costruzione del loro
palazzo lo posero proprio di fronte alla chiesa in modo che la facciata
soffocava. Successe però che la costruzione appena iniziata crollò (è lecito il
sospetto di qualche intervento esterno) per cui l’Universitas potette stipulare con la feudataria un patto.
Ottenne cioè di spostare la nuova costruzione più
dietro e più verso est, dove è ora, mentre l’Universitas
si impegnò di strutturare la piazza e sistemare lo sbocco della via nuova.
Gli
Orsini tentarono più volte di introdursi nella gestione della chiesa e di
controllarla, ma furono sempre fermati. |
C’è un mito tutto solofrano che ricorda bene questo
tentativo e c’è anche un fatto storico di una vera guerra civile che scoppiò
tra due fazioni cittadine, una guidata dal primicerio Giovan Sabato Juliani
contro il feudatario, che voleva introdursi nel controllo del
commercio solofrano e della Collegiata, l’altra dal gruppo che era dalla parte
dell’Orsini perché ne traeva vantaggio.
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Per questi documenti
c’è l’archivio del Centro studi di storia locale presso
Due documenti del 1544.
1544. Il 24 gennaio viene
stipulato l’atto di costituzione della Cappellania della nuova cappella di S.
Pietro e Paolo della famiglia Guarino detto Ronca.
Sono presenti: il primicerio Cosma Vigilante; i canonici Luca Grasso, Angelo
Guarino ujd, Bartolomeo Di Donato, Francesco Guarino,
Cesare Ronca, Michele Lettieri, Tommaso Ronca.
1544. Il 24 febbraio viene stipulato un contratto tra il magistro piperniere di Calvanico, Rainaldo de Bartolomeo e i
procuratori della fabbrica di S. Angelo, notaio Aurelio Guarino detto Ronca e
il messere Pietro Angelo Fasano alla presenza del primicerio Cosma Vigilante.
Il De Bartolomeo si impegna di fabbricare i pilastri di
pietra porcina alias rustica per fondare gli archi di una delle ali della
chiesa. Firmano il contratto il giudice Mattiunzo Troisio, i testimoni
don Antonello Giannattasio, don Bartolomeo de Donato, don Guerrino Petrone,
Massimiliano Troisi, Palmisano Petrone.
DUE DOCUMENTI DEL 1553 CHE RIGUARDANO
6 gennaio 1553
Fornitura delle travi della navata principale di
S. Angelo.
I procuratori della Fabbrica di S. Angelo Sebastiano
Ciccarello e Arcangelo Vigilante stipulano con i magistri
Ercole e Marco de Troisio fabrilignari
di S. Agata di Solofra, un contratto per la fornitura di tutta la quantità
necessaria di legnami per lo armagio
de lo corpo della nave principale della Chiesa dell’Angelo col patto che
sia grosso, lungo e largo, et che sia de castagno
senza pelle e tagliato, che sia consegnato nel cortile della chiesa entro
il mese di maggio, che sia completo di corree di ferro, cavalli, brazzolle, yonelle e parati per
lo armaggio, che siano di giusta misura ed
abbiano le funi per salirli sulla nave, stabilendo il pagamento per
l’operazione di posa delle travi.
Il 23 gennaio seguente il magistro Marco de Troisio
ha assicurazione da altri procuratori della Fabbrica di San
Angelo, Tommaso Fasano e Alberiano
Perreca alias Petrone, che i gabellieri della gabella della farina dovranno
dargli una certa quantità di denaro per la fornitura del legname.
N. B.
_______________-
8 settembre 1553.
Fornitura delle pietre di intaglio degli stipiti, delle colonne e del tabernacolo
della porta principale di S. Angelo.
Convenzione tra il magnifico u. j. d. Francesco Ronca, il
magnifico Sebastiano de Ciccarellis e Arcangelo de Vigilante, procuratori ed economi della Fabbrica di S.
Angelo di Solofra e il magistro Rainaldo de Bartolomeo di Calvanico
di San Severino per la fornitura de petre de
taglio dette petra cerpa
per lo armagio apparato dela
porta seu intrato
principale di detta chiesa novamente eretta. Il
di Bartolomeo deve fare uno componimento de
intaglio de petra cerpa de
ditta porta grande e fare principalmente lle gamme seu stippete, l’arcotravo e che siano tutte de uno pezzo cadauno e farenge la gamna e pilastri seu zocholi e base e farenge da lo lato de ditte stepete
seu gamme e fare un altro membretto
con una colonna de releva dal detto membretto per le due parte ciascuna e per la alteza far se habit da restare
detta colonna inclusa intro detto membretto,
in lle quale colonne se habiano
da fare lle base in pedi, li capitelli in testa; in
la quale porta se habiano da fare li gattuni cornice e resalzi
convergenti supra de zio; et
farengi hancora uno tabernaculo incorniciato; et si
pareva a ditti procuraturi fare ditto
tabernaculo requatrato con doie altre colonne; semelmente ditto Rainaldo sia tenuto farelle
quale stipete seu gamme e
architrave colonne tabernacolo et i due membri de
detto componimento le promette fare de quella alteze,
largheze, grosseze tanto da
fare de opera quanto opportuna et de altro che siano
de bona e giusta composizione belleza
et forteza ad laude et iudicio de mastri experti in talibus operis et maxime
sia como li serra dato lo designo dali
detti procuraturi. Il de Benedetto promette di
prendere le pietre dal tenimento del casale di Aterrano
di Montoro in suso a lo
territorio de Solofra e di consegnare le pietre lavorate nei luoghi dove le
lavorerà per grana 8 il palmo entro un anno più due carlini per portare l’opera
alla chiesa.[…]. Firmano il giudice annale messere Giasi Fasano e i testimoni ven. don Cosimo Vigilante [...],
Tomasi de Alfano, Tomasi de
Vigilante, Catanio Ronca, Mantuano de Alfano,
Alberico de Alfano, Albenzio de Giliberto de Solofra.
Completamento dei lavori in pietra
della porta maggiore.
1611, luglio 9. (ASA,
Notai, B6583, ff.321-323)
Contratto tra Francesco Catorano di
Napoli ma abitante a Gesualdo e i procuratori ed economi della Collegiata di S.
Michele Arcangelo don Paolo Papa, Marcino Giliberto, Giovanni Vigilante,
Fabrizio Petrone e Giovan Mario Parrella per un intaglio di pietre vive da apporre alla
porta maggiore della chiesa secondo il disegno consegnato ai cappellani i quali promettono di pagare giornalmente il Catorano affinchè egli possa
soddisfare i lavoranti, di fornire le pietre e i fabbricatori per porre
l’intaglio al suo posto e di fornire "stantia et
letto senza pagamento alcuno". (Il protocollo
notarile contiene il disegno relativo che è il busto che orna i lati esterni
della porta maggiore della Collegiata).
N. B. Questo contratto riguarda l’applicazione di un busto in pietra e di altri
fregi che si trovano ai lati del portale della porta centrale della
Collegiata.
|
Indoratori
napoletani e battiloro solofrani
ASA 1631-1633 e 1642. B6634. Claudio Ronca, (ff. 318-321 e ff.
321-324) .
I procuratori della Chiesa di San Michele dottore
Tommaso Garzilli, Giovanni Nicola Guarino, Giovanni Vincenzo Marino stipulano
un contratto con i doratori napoletani Giuseppe
Rosano e Michele Pistelli lucchese e
con Troiano figlio di Giovanni Antonio
Vigilante, battiloro solofrano, per la fornitura dell’oro, buono come
quello fornito precedentemente, per la intempiatura
dell’altare maggiore che sarà pagata dall’Universitas
su ciò che la stessa dà alla chiesa e su altre sue entrate.
1633, maggio 4. I procuratori della chiesa di S. Michele Arcangelo e gli indoratori Michele Pistelli lucchese e Giuseppe Rosano di Napoli, poiché è terminata l’intempiatura dell’ala dell’altare maggiore per la quale ci
si era accordati per ducati 400 (2/3 dell’ala di mezzo) e poiché l’apprezzo ha
dimostrato l’opera superiore di un terzo, pattuiscono le modalità della
riscossione della somma dalla Università.
1642. Gli stessi stipulano un contratto con Giuseppe Guariglia di Napoli, Giovanni Battista d’Avino
di Sessa di Napoli per la fornitura dei sedili e delle spalliere e di ogni altro lavoro in legno per
Indoratura
oggetto del contratto sopra citato
|
Dal
passato:
1539. Processo per l’unione della rettoria di S. Angelo alla Collegiata in prebenda dei
Canonici.
1537. Beneficio di S. Giovanni Battista, patronato Guarino.
1598. Lite tra il procuratore dell’Arcivescovo, Seripando, ed il clero della Collegiata di Solofra sul
possesso della chiesa di S. Giacomo alla platea.
1598. Beneficio di S. Giovanni Battista, patronato di
Marcello Guarino.
_________
Visite pastorali del XVI:
1557, novembre 1°. Mons. Orazio Greco
Troiano, Vicario Generale del Cardinale Girolamo Seripando,
Arcivescovo di Salerno inizia
_________
1608. Erezione della Cappella di jus patronato di S. Carlo, jus
della famiglia Garzilli.
1613, ottobre 14. L’arcivescovo Cardinale Lucio Sanseverino
rinnova ai canonici di Solofra il privilegio di portare sulla cotta la mozzetta
violacea ed ai parroci la mozzetta nera
senza cappuccio.
1617, giugno 6. Viene istituita nella "saeculari et forsan
insigni Collegiata Ecclesia S. Michaelis
Arch. de loco Solofra"
1617-1645.
Erezione della Confraternita del Monte dei
Morti.
Patronato della famiglia Garzilli sulla Cappella della S.
Annunziata.
1652. Lite fra i parroci ed i canonici della
Collegiata per la precedenza nelle processioni e funerali.
1656. La parrocchia di S. Michele Arcangelo ha "l’alta
percentuale di 930 morti" per peste su 1500 anime. Il cronista ne fa
l’elenco nel Liber defunctorum
"Incipit lamentatio Solofranorum
qui ex morbo pestilentiae vita defuncti
sunt a die 2 iulii al 30 dicembre 1656" L’ultimo è un chierico,
Cesare Maffei di a. 30, la
prima è una donna Ottavia Gallo di a. 50. Per ciascun
morto egli dice "sepulta fuit
in loco benedicto ob morbum contagiosum". Il 18
settembre muore il Primicerio Nicola Pandolfelli.
1657. Inizia ad opera del primicerio
Grimaldi l’opera di ricostruzione della vita religiosa della parrocchia dopo la
grande peste del 1656.
1658-1677. Monsignore Gregorio Carafa
Arcivescovo di Salerno interdice al Capitolo Collegiale
di ricevere in chiesa il duca di Gravina Orsini signore di
Solofra, con gli onori riservati ai Vescovi.
1682. Erezione della Congrega della Pietà che nel 1765 ebbe
il regio assenso da re Ferdinando IV.
Visite pastorali
del XVII secolo.
1671. L’Arcivescovo Gregorio Carafa il 4
maggio non può proseguire personalmente per le visite pastorali a Solofra e
delega il Vicario generale canonico Tagliaferri.
1677. L’Arcivescovo Alfonso Alvarez
nomina visitatore Generale per la diocesi D. Prospero Sica il 19 maggio. A
novembre compie la visita personalmente.
(Dall’Archivio Diocesano
di Salerno)
Nel XVIII secolo
1745: Il Comune fa
costruire le colonne in marmo con i candelabri.
Il canonico Flavio
Landolfi fa costruire la balaustra.
Nella Collegiata avevano sede
La istituzione religiosa possedeva
tre case di abitazione, un orto, un terreno arborato seminativo, 21 selve, una
conceria, 17 crediti annui, 22 censi consegnativi.
Il Collegio dei canonici
col primicerio e i sei Mansionari possedevano 50 beni
immobili, 23 crediti in capitale, 43 crediti riservativi antichi.
(dal Catasto
onciario, 1754).
Importante
documento in cui c’è la storia della innovazione
introdotta dall’Arcivescovo Pignatelli nel 1785 e non
accettata dal Capitolo Collegiale
Collegiata di Solofra:
Prima del 1785, gli 11 canonici e il Primicerio che compongono il
Capitolo della Collegiata, sotto il titolo di S. Michele Arcangelo, vestivano
il rocchetto e la mozzetta con il cappuccio di seta a
color violaceo, con il distintivo di pelle armellina
agli estremi della mozzetta per il solo Primicerio, in virtù di una bolla del
1742 (dal papa Benedetto XIV), roborata dall’exequatur reale immediatamente successivo. I sei mansionari della Collegiata, istituiti il
17 agosto del 1680, con jus patronato perpetuo degli
eredi, dal fu don Mario Landolfi, vestivano
diversamente (con la cotta e la zambarda di color nero).
Nel 1766 la zambarda di color nero fu
mutata in mozzetta rotonda senza cappuccio con color modagnano
oscuro dal Vicario della Curia metropolitana di Salerno.
I tre parroci delle parrocchie di San Giuliano, di S. Andrea
Apostolo, di S. Agata, filiali della chiesa matrice, che unitamente compongono
la curia di Solofra, una dei 17 dipartimenti in cui fu divisa anticamente
l’Archidiocesi di Salerno, vestivano la mozzetta di seta di color nero senza cappuccio.
I preti semplici vestivano solo la cotta, sempre sino a prima del 1785.
Le insegne erano espressione di ceti e di
un correlato ordine gerarchico nell’ambito della chiesa locale, “la cui armonia
ha prodotto sempre più il servizio di Dio”.
L’ultimo arcivescovo di Salerno, don Giulio Pignatelli, nella visita che fece nel
maggio del 1785, “di sua propria volontà, senza preventivo Real permesso ed abusivamente, volle fare, come fece, le
seguenti concessioni: concesse al Capitolo curato principale le insegne simili
a quelle del capitolo di San Giovanni della capitale, alli
sei mansionari servienti del detto capitolo l’insegna
del rocchetto e della mozzetta con cappuccio di seta a color violaceo, alli tre parrochi di sopra notati l’insegna del rocchetto e
della mozzetta con cappuccio di seta color nero e pelle armellina
negli estremi, accompagnata coll’uso della stola non
solo nei loro rispettivi distretti e chiesa, ma anche nel distretto e dentro la
matrice Collegiata in faccia di detto Capitolo curato, e finalmente formò ed eresse un nuovo Collegio
di 42 preti semplici che erano allora in detta Terra, quali pure insignì di rocchetto
e mozzetta con cappuccio di seta color cremisi, dando loro la facoltà di
aggregare altri al detto numero, mediante però due terze parti di voti e
assenso della sua Curia. Così li destinò a servire
Il Capitolo della chiesa Collegiata si rifiutò di essere uniformato
nelle insegne agli altri preti e persistette nel considerare un abuso la
costituzione dell’erzione in Collegio dei 42 preti
semplici. Di qui l’appello al re, che mai ha dato il real
assenso. “Per la concessione abusiva e mostruosa di dette insegne, i
preti mansionari venivano ad essere e comparire uguali alli
Primicerio e Canonici curati, malgrado che essi mansionari, per legge di loro
fondazione, fossero servienti ed inferiori alle medesimi”. E similemnte i tre parroci delle chiese filiali.
Intervengono gli organi centrali dello stato (Ecclesiastico e
Santa Chiara) per riportare ordine nello sconcio del sovvertimento gerarchico.
L’Università di Solofra si schiera contro il Capitolo della Chiesa
matrice.
(ASN, Bozze di consulta, b 856, consulta del 15 novembre 1797)
______________.
Nel XIX secolo
1845. Visita pastorale dell'Arcivescovo Marino Paglia.
Clero: Primicerio Carlo Maria Grimaldi. Canonici: Soccorso
Landolfi, Donato Fasano, Giuseppe Rubino, Marco Antronio
De Donato, Geremia Orciuoli, Rocco Didonato, Ignazio Maffei, Aloisio Vigilante, Antonio
Santoro, Filippo Giannattasio, Giuseppe Vigilante. Sei Mansionari.
1862: l’artista
napoletano Scognamiglio restaura a cura del Comune la
pala del Lama.
1864. Il Consiglio Comunale in occasione dell'abolizione del
Collegio canonicale della Collegiata
delibera per la trasformazione della Collegiata in "Monumento di native
glorie" "non solo per il lustro e il decoro che reca alla cittadina
nazionale" ma perché deve considerarsi "fondazione municipale".
Si cita il parere della Consulta del Regno per la quale
la chiesa deve considerarsi uno dei Monumenti della provincia per
"ampiezza e disegno e magnificenza ornati tra i quali i famosi dipinti di
Francesco Guarini celebre gloria della Scuola napoletana". Si sottolinea che la popolazione è divisa in 12 casali ed un
sol parroco non basta per cui è necessario il collegio canonicale
"come tanti distinti parroci che esercitano ciascuno uffici parrocchiali
in un diverso casale. Il Consiglio autorizza il Sindaco a tutelare il diritto
di Patronato (ASA, Asse ecclesiastico, s. v.).
1865. Restaurazione del
battistero
1877. Fu fatto il pavimento di marmo. Iscrizione: “Questo
pavimento voto unanime dei cittadini il municipio fece
eseguire MDCCCLXXVII.
In questo secolo i patronati delle cappelle erano: SS. Trinità
(Agostino Landolfi), Concezione (Francesco Buonanno), Ascensione (famiglia
Ronchi), Beati Filippo e Giacomo (famiglia Fasano), S. Gennaro
(famiglia Rossi), Assunta (famiglia Troisi), Pentecoste (famiglia
Giliberti), S. Lorenzo (famiglia Papa), S. Carlo (famiglia Graziani), Epifania (famiglia Papa).
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