La fontana dei Leoni
1733
Opera degli scalpellini della pietra
Sorge nella piazza dinanzi alla Collegiata di San Michele Arcangelo lungo il lato ovest del
palazzo ducale Orsini
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Originariamente sorgeva nel casale Capopiazza-Sortito (all’incrocio di piazza Umberto, via
Felice De Stefano, via Lavinaio e via Agostino Landolfi). Poi fu dislocata nel
luogo attuale (1956) che divenne l’ampia piazza che oggi si osserva in seguito
all’abbattimento di una parte dei tigli di viale Principe Amedeo (Villa).
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L’opera è in travertino locale. Ha una grande
vasca a forma quadrata con i lati modellati con modanature che ne arrotondano
la forma. Questa poggia su tre gradini che la circondano conservando
l’andamento tondeggiante e ne iniziano lo slancio verso l’alto. Agli angoli
dell’invaso ci sono quattro leoni, volti verso l’esterno e seduti su un
basamento di pietra, che dividono la vasca in quattro settori. Ai loro piedi
c’è una vaschetta circolare, che arrotonda gli spigoli su cui è poggiata ma in
modo molto aggettante, e che riceve l’acqua che cade dalla bocca dei felini. Al
centro della vasca si innalza una stele quadrata tozza e modellata con ai lati
scolpiti lo stemma di Solofra: un sole raggiante antropomorfo. Alla sommità di
questa sono posti nella medesima direzione dei leoni, col petto poggiato sugli
spigoli e la testa sporgente quattro delfini dalla cui bocca cade altra acqua.
Le loro code, che si innalzano verso l’alto a mo’ di colonna molto viva,
reggono una vasca rotonda e a forma di conchiglia che raccoglie altra acqua che
zampilla dal suo centro.
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La fontana
di C. Troisi
Sorge nel centro de la piazza, in rude sasso scolpito, la maggior fontana: per molte bocche vivida si schiude la linfa qui, refrigerante e sana.
Un gorgogliar di polle, su, in montana altura, l'ampio getto ne prelude: v'alita intorno un'anima silvana che canta ed ogni cosa impura esclude.
E versan acqua frigida, lucente, ai quattro umidi lati de la vasca, leoni da la giubba irta, spiovente
Tra mille iridescenze di berillo, altr'acqua da delfini attorti casca: il fior spumeggia al sommo d'un zampillo. |
Dice l'epitaffio inciso su un lato
del monumento
FONS CURANTE MAGISTRATRU
EXTRUCTUS
PATRIUM SOLUM
SOL ILLUSTRE NOMEN INDIDIT
AQUIS EXILARAT NITIDIS AC
PERENNIBUS
HUC E PROXIMO MONTIUM IUGO
INGENTI SUMPTU TRADUCTIS
IAM NIHIL AB AESTIVIS TIMENDUM CALORIBUS
UBI CRISTALLINUS HIC FRIGIDUS HUMOR
PUBBLICI SERVIT OBLECTATIONI AC USUI ANNO HUMANAE REPARATAE
SALUTIS
MDCCXXXIII
ET IN ELEGANTIORI FORMA REDACTUS
HUC TRANSLATUS FUIT
MDCCLII
Ecco la
traduzione:
Questa fonte a cura del Municipio costrutta
con terse acque perenni
qui dal prossimo giogo dei monti
con ingente spesa condotta
allieta la patria terra
che trasse preclaro nome dal sole
dove tal cristallina e frigida onda serve al comune uso e diletto
più nulla è da temere dai caldi dì estate
anno del signore 1733
E in più elegante forma ridotta
fu qui traslocata
1752
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Luoghi
e monumenti solofrani di ieri e di oggi
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