ELEMENTI DI GEOGRAFIA SOLOFRANA
La
morfologia della conca di Solofra ha determinato e favorito lo sviluppo storico
e la realtà della cittadina.
La conca di Solofra è posta tra le propaggini dei monti Picentini
sulla pianura campana.
È
aperta ad ovest sulla stretta valle di Montoro, che a sua volta si allarga
nella piana di San Severino. Qui da una parte si comunica con la valle del
Sarno, e quindi con Napoli, dall’altra con la valle dell’Irno, alle spalle di
Salerno.
Questa felice situazione geografica ha
permesso il contatto con i due importanti centri della pianura campana e
favorito i commerci, nello stesso tempo la sua posizione interna l’ha protetta
dalle insidie della pianura.
Solofra
ha goduto di importanti contatti che furono soprattutto di natura economica
La
conca è circondata a nord dal monte S. Marco (807) e dal Pergola (853), ad est
dal monte Vellizzano (1032), a sud dal monte Garofalo
(1496) e dai monti Mai - Serre del Torrione (1415), pizzo di S. Michele (1567),
Tuppo dell’uovo (1525) - dalla collinetta di Chiancarola.
Essa è
in forte pendenza da est ad ovest ed è attraversata da valloni, che una volta
accoglievano veri e propri corsi d’acqua. Tra questi il più importante è quello
chiamato anticamente Flubio proprio per la sua
ricca portata d’acqua (ora è il torrente Solofrana)
che nasce dalle sorgenti delle Bocche sulle pendici del monte Garofalo,
riceve le acque di tutti gli altri valloni solofrani, attraversa la pianura di
Montoro, giunge in quella di S. Severino, ricevendo altri corsi d’acqua e
dirigendosi verso Nocera, dove si immette nel Sarno.
Nel
passato questo fiume nei periodi di piena allargava il suo letto nella zona
pianeggiante, occupando i campi circostanti, e, quando ritornava nel suo alveo
naturale, lasciava un vasto greto asciutto. Per questo era chiamato Flubio-rivus siccus.
Flubio indicava il corso normale del fiume e rivus-siccus
il greto lasciato libero dalle acque.
Il greto del fiume nella piana di
Montoro fu usato come strada (tratturo) dai pastori appenninici (i Sanniti)
quando si spostavano verso i pascoli della pianura (transumanza fluviale).
La moderna zona industriale nella parte pianeggiante che
si restringe prima di uscire nella pianura di Montoro
La foto è scattata dallo sperone roccioso di Castelluccia di
fronte c’è la collinetta di Chiancarola
La conca ha varie zone collinari ai piedi dei monti
Gli elementi naturali più importanti per lo sviluppo delle
vicende storiche sono la roccia di Castelluccia
a nord-ovest e la collinetta di Chiancarola a
sud-ovest là dove la conca si apre sulla pianura di Montoro.
Un
corso d’acqua dal passato importante
L’antico flubio-rivus
siccus ora Solofrana
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Questa visuale permette di osservare la strettoia di Chiusa di Montoro
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Una morfologia significativa
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La conformazione della
conca, con colline e dolci pendii, ha permesso lo sviluppo di due attività: la
pastorizia e l’agricoltura.
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La sua apertura ad
ovest ha permesso il contatto con i commerci della pianura.
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Le alluvioni del fiume
nella zona pianeggiante di S. Agata e nella strettoia di Chiusa hanno difeso
l’insediamento.
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Le collinette e le
stesse dolci pendici dei monti hanno permesso gli arroccamenti.
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Castelluccia e Chiancarola sono stati
punti di controllo sulla pianura e sicuri presidi di difesa.
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Le acque e la
vegetazione, ricca di tannino (tra cui i castagni e le querce, specie le
ghiande dette cerri), hanno favorito l’impianto della concia delle
pelli.
L’incongruenza di appartenere alla provincia di Avellino
Il
territorio e le sue acque, un rapporto di rispetto e razionalità
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Storia
della Toponomastica solofrana
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Per
approfondire M. De Maio, Alle radici di Solofra, Avellino, 1997.
Per prelievi totali o parziali citare lo studio indicato
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