Luigi Landolfi
(Solofra
1814-Napoli 1890)
Liberale moderato nella Napoli borbonica e postunitaria
Attraverso la madre,
Maddalena Pepe, imparentata con i Galiani di Montoro,
la famiglia di Vincenzo il protomartire della Rivoluzione napoletana del 1799, e il padre Ferdinando coinvolto negli arresti del 1798,
Luigi fu educato a sentimenti liberali.
Continuò la sua
formazione alla scuola di Basilio Puoti e nei salotti
del liberalismo moderato napoletano.
Si oppose sia a
Ferdinando I che a Ferdinando II denunziando la
corruzione, i raggiri, le prepotenze e la grettezza dei loro governi.
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Ferdinando
II si reca a giurare |
Il Landolfi non credette alla fede costituzionale del re e quando il 14
maggio il monarca non volle ratificare il giuramento del Parlamento appena
eletto, il giorno seguente si ribellò sulle barricate al nuovo spregiuro del Borbone.
Durante la reazione
scrisse un libro Dio e l’Uomo che fu dannoso per il Borbone
più di una battaglia persa.
Garibaldi
entra a Napoli dopo 7
settembre 1860 |
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Luigi Landolfi fu nella Guardia Nazionale
Il
Plebiscito per l’annessione del napoletano all’Italia
1860
Il Landolfi
partecipò con entusiasmo a questi eventi considerandoli una delle rivoluzioni
più importanti della storia d’Italia.
Sottolineava che era avvenuto un passaggio da un monarca ad un altro,
ma in quel momento quella era la migliore formula per ottenere l’Unità.
Come tanti
napoletani il Landolfi fu deluso da come fu
considerato il Meridione dai Piemontesi
Era avvenuta in effetti una conquista
Partecipò a diverse
polemiche antimeridionaliste come quella contro l’autore di una Storia della
giurisprudenza, il piemontese conte Scopiis, che non
solo non vi aveva incluso il contributo del Meridione quanto aveva addirittura
negato che questo vi fosse stato.
Affrontò il problema
del potere temporale della Chiesa di Roma.
Si pose il problema
della formazione della coscienza nazionale attraverso, la conoscenza della
lingua italiana, l’autonomia dalla Francia, lo studio
delle glorie nazionali, la conoscenza delle biografie degli uomini che hanno
dato lustro all’Italia. Vi partecipò attraverso un libro di massime dedicate
alla figlia Maria perché la donna è al centro di
questo processo formativo e attraverso le traduzioni di due opere di Tacito, lo
storico latino che indagò il mondo della decadenza romana alla ricerca di ciò
che avrebbe potuto far cambiare direzione.
La
“libido adsentandi”
alla base della decadenza di Roma e di quella dell’Italia, una decadenza di
civiltà.
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Luigi
Landolfi da Solofra. Intellettuale nella Napoli borbonica e postunitaria
Il Taccuino per mia figlia Maria
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