Chiese
solofrane
La
chiesa di Santa Maria delle Selve
Sorge a mezza costa del monte Vellizzano
ad est in località isolata ed in bella posizione con dinanzi uno slargo dominante la conca.
Era una chiesa dei casali Vicinanzo e Sorbo, definita,
all’inizio del XVI secolo, di antica origine e posta in
una zona con selve di castagni e cerri.
Nel 1754 aveva i governatori: Stefano Rubino,
Massenzio Garzillo, Stefano Ronca, Giovanni Paolo
Ferrazzano.
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IL
CONVENTO
Nella seconda metà del
XVI secolo fu edificato accanto alla chiesa un fabbricato adibito a Convento su
un fondo testamentario della famiglia Landolfi (notaio Giovanni Santo Garzillo, 26 marzo 1577) dominante nel casale Vicinanzo e
con il concorso della Universitas e del Capitolo
della Collegiata (primicerio Agostino Garzilli). Eretto nel 1582, con bolla
dell’Arcivescovo Marsilio Colonna e completato nel 1585, fu sede dei padri
Cappuccini fino al 1809 quando fu adibito ad Asilo di
Mendicità, e poi, nel 1830, restituito agli stessi.
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La
chiesa fu sede di una Confraternita che ne gestiva i beni e dopo il 1809 restò
abbandonata per vari anni, poi ritornò ai Cappuccini
Item che li mastri che pro tempore saranno
tra li quali sempre debbia essere uno delli 4
deputati della detta Confraternita eligere e deputare
uno e debbia esercitare la cascia per un anno e farsi
un quinterno chiaro e lucido e parte distinta tanto dell'introito quanto
dell'esito e alla fine dell’anno dare conto della sua amministrazione alli mastri che entreranno di denari all'Arcivescovo e alli deputati.
Item li Confrati et Consore
ogni domenica di ciascun mese si habbiano congregarsi
e fare
Item li Confrati e Consore debbono pagare ogni mese grano 1 per sovvenire detta
Confraternita per oglio, cera che bisogneranno e per
altre spese di elemosine e alle sovvenzioni e occorrenze della Confraternita.
Item li mastri ogni anno debbono eleggere e deputare due persone honorate le quali debbono avere pensiero d'andare a farsi
la cerca per sovvenzione detta Confraternita, ammalati, poveri preggioni, vidui, pupilli e spese
di carità e consignare tali robbe
al cassiero il quale ne debbia notamento.
Item tanto li mastri e li confrati quando suonerà
la campana per morti e per la processione o a seppellire poveri o confratelli
di detta Confraternita siano tenuti congregarsi nella detta ecclesia
vestiti con li sacchi e andranno in dette opere pie sotto pena di un tarì da esigersi subito dalli mastri.
Item li mastri debbiano fare due feste principali di S. Maria
delle Selve una nel martedì di Pasca e l'altra a la metà di agosto nella
Madonna e il primo lunedì che non nge sia alcuna
festa o vero al primo dì de poi la festa debbiano celebrare uno annuale seu anniversario con la messa cantata e il cataletto con 4
torce allumate e tutti li Confrati e Consore intervenire e pregare Dio per l'anima deli morti sotto pena ut supra.
Item li mastri debbono andare ogni martedì e prima domenica del
mese a fare le cerche per la piazza e per li casali di Solofra e consegnare le
elemosine al casiero che debba fare introito et esito a ogni mese.
Item. li mastri possano e debiano ogni
anno maritare una ovvero due orfane honorate e povere
e a quelle dare onze due per ciascuna al dì
dell’affida con patto che morendo quelle donne che saranno maritate
Confraternita senza figli sian tenute tanto lo marito
quanto lo pleggio seu pleggi di restituire le doti alli
mastri o al cassiero e volendo detti mastri dare più
delle onze due per loro maritaggio
si possa ad elezione delli mastri.
Item ciascuno confrate debbia farsi una
veste seu tonica di seta celandrara
de' suoi propri denarì e
quelle conservare in una cascia della Confraternita e
a tempo che uscirà
Item sia tenuta
la detta Confraternita andare a seppellire li morti
gratis per Amor Dei tanto delli Confrati
e Consore quanto ogni altro che sarà chiamata.
Item detta
Confraternita possa andare a ogni processione solenne
o che se farà in Solofra quanto ad ogni altra devotione
extra la detta terra di Solofra.
Item li mastri debbano comprare un quaterno
grande con coperta carta de coiro (pergamena) nello quale
notare li Confrati e Consore
che entreranno detta Confraternita quanto li sopradetti capitoli acciò in futuro se se sappia come reggere e governare
Item li mastri siano tenuti fare una sepoltura nella detta ecclesia o cappella de S. Maria delle Selve dove se possano
sepellire alcuni de li Confrati
e Consore che lasceranno volersi sepellire
in detta ecelesia.
Item si supplica
l'Arcivescovo di Salerno di approvare li detti capitoli e di ottenere da S.
Santità la confirmatione e quelle indulgenze come
parerà a servizio, honore e gloria di Dio.
Item si supplica
dai mastri e confrati poter fare un altare fore l'ecclesia di S. Maria con
un atrio sopra a volta di lamia dove si possa
celebrare messa il dì suo Santissimo e il martedì de pasca e metà di agosto
atteso la ecclesia è piccola e non se potria dentro di essa in detti giorni et
festa celebrar messe per la grandissima concorrenza di huomini
e donne e possano detti mastri eligere uno Cappellano
ad arbitrio loro con questo peso dal Rev. Arciprete, quale
Cappellano sia almeno annuale.
Item Marco
Antonio Colonna Marsifio conferma e approva i
capitoli. In festa traslazione di S. Matteo una libra di cera
alba lavorata solvere ecclesia nostra e lettera
erezione di questa in forma solita spedita fra un mese. Data Salerno
Arcivescovile palazzo 23 settembre 1576.
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Nel
1691 il Convento era franco di tasse e gabelle e rifornito di medicamenti.
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La chiesa di Santa Maria delle
Selve ed il Convento di S. Francesco negli anni ’30 Era al centro della tradizione
religiosa legata alla festa di S. Francesco e meta di allegre
scampagnate |
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Ecco il bellissimo sonetto di Carmine Troisi, che testimonia ciò che una volta era per i solofrani il
Convento dei Cappuccini.
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Dense coorti salgono per l’erta d’alberi di castagno antichi
e grandi, simili a patriarchi venerandi, usi a beneficar con mano
aperta. Dove la selva è più viva e conserta, ed i ruscelli scorrono più
blandi, come colui che nulla più dimandi a la terra per lui fatta deserta, con l’umil
chiostro bianco di calcina, e un orticello messo a viti e grano, di menta inframmezzato e di
cedrina, precinto d’un silenzio sovrumano, vigile fin dall’ora mattutina, s’annida un pio convento
francescano. |
La facciata dal maestoso aspetto, è semplice e
lineare, in risalto rispetto a quella del convento, con ampio arco a tutto
sesto d’ingresso al pronao e torretta campanaria sovrastante.
Il portale modanato, realizzato con blocchi
squadrati in pietra, riporta scolpita sull’architrave la data della ultimazione della costruzione del Convento,1585.
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L’interno a forma rettangolare
allungata con porta ad occidente, ha il lato settentrionale interrotto da una
cappella con porta autonoma. Di non grandi dimensioni, è a navata unica,
fiancheggiata da due altari laterali e preceduta dal
pronao d’ingresso.
Il soffitto con volta a
botte è semplicemente intonacato. Un fornice a tutto sesto, decorato con
stucchi, divide la zona presbiteriale dall’aula di
culto.
Il coro è situato
sul soppalco sopra il portone, delimitato da una balaustra in
legno.
La cappella, che si apre sul lato meridionale, è
dedicata alla Madonna della Purità, di jus
patronato della famiglia Ronca dominante nel casale Sorbo. Vi si ammira una
pregevolissima tela della Madonna della Purità fra i Santi
Antonio e Francesco, opera attribuita dalla critica al napoletano Pacecco de Rosa.
Tra le opere d’arte vi è un mezzo busto ligneo-policromo raffigurante San Felice da Cantalice, opera probabile di Giacomo Colombo che dal 1722
al 1727 operò a Solofra.
Una tela della Pietà di Giovan Tommaso Guarini, datata 1635 una delle ultime opere
manieristiche del padre del più grande Francesco, a due anni dalla
morte. Rovinata dall’ultimo restauro.
Alquanto povera nell’arredo interno, ha perso
molto della sua originalità per i vari restauri a cui è stata sottoposta.
Dopo la ristrutturazione del post-terremoto
alcune opere sono state trasferite altrove:
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La tradizione della festa di S.
Francesco
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A metà costa del monte Vellizzano,
là dove il roccioso declivio, rientra formando una natuale
spianata, sorge una candida chiesetta col suo convento, che una volta
accoglie i Cappuccini, quei religiosi francescani che seguono, in povertà, le
orme del Santo di Assisi. Insieme a tante altre anche
questa chiesetta scandiva, con la sua campana, lo scorrere della vita nella
valle e dal suo sito antico si stendeva l’ala protettrice e i suoi fraticelli
in quelle case trovavano accoglienza e i segni della fede al Santo. La festa
rappresentava un momento di riposo alle faticose ottobrate
solofrane, quando la vendemmia, la raccolta delle olive o delle castagne vedeva impegnati nelle campagne una volta una parte non
piccola della gente. Quel ritrovarsi lì
in alto, in un incontro genuino e festoso, che rompeva, per un
attimo, i silenzi montani, in cui di solito viveva luogo sacro, nelle ancora
calde giornate autunnali, significava un rinnovare il patto di amicizia che da sempre legava i solitari francescani ai
valligiani. E così rinnovati nel corpo e nell’animo, da quel
tuffo nella spirituale semplicità francescana, si riprendeva la vita operosa
nei campi e nelle fabbriche. |
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Il quadro della Madonna della Purità tra i santi
Francesco d’Assisi e Antonio da Padova esistente presso la chiesa.
Attribuita a Pacecco de Rosa (1607-1656)
Fu voluta da Donato Antonio Ronca di
cui in basso è lo stemma di famiglia
(© F. Guacci, 1989)
Madonna della Purità di Luis de Morales detto "il divino".
Questa immagine fu proprietà di un
nobile casato napoletano che poi l’offrì ai Padri Teatini di San Paolo Maggiore
che era il principale stabilimento dei Chierici
Regolari Teatini nella città partenopea perché il fondatore, San Gaetano Thiene vi era vissuto e morto. Nel 1647 il Capitolo
Generale dell'Ordine decise di proclamare questa Madonna della Purità, Patrona
celeste dell'Ordine, e ordinò che ogni chiesa teatina dedicasse un altare ad essa, con una riproduzione del quadro napoletano.
(Si ringrazia il dottor Eric Pedroni)
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Fra' Antonio, un
frate questuante del Convento dei Cappuccini
descritto da Carmine Troisi nei suoi Sonetti
volanti
Fra
Antonio
Fra Antonio: un novantenne fraticello,
ma schietto ancora, come in puerizia;
lieto vestiva il sacco di bigello,
non senza qualche punta di malizia.
Era per lui di tutti l'amicizia,
e la sua porta , al francescano appello,
gli apria la volgar gente e la patrizia,
gli davan del pan bianco e di cruschello.
Uso a trattar ne l'orto zappa e vomero,
avea la sanità dipinta in faccia,
rossa talora al pari d'un cocomero.
Croce facendo de le aduste braccia,
tornava su al convento, carco l'omero
di sua compagna fida: la bisaccia.
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Nel 1867 il
Convento dei Cappuccini entra nella legge dei Monasteri soppressi, perché ha
una collocazione che non permette di essere usato. I
monaci devono concentrarsi in Montefusco. La legge dà
facoltà ai Comuni di chiedere la concessione dei locali da adibire ad ospedale
e ricovero di mendicità. Il Comune di Solofra chiede che la chiesa resti aperta
al pubblico con le spese a suo carico, che la libreria del Convento sia trasportata
nell’Archivio Comunale e chiede l’uso dell’orto. Non si ottengono
i libri, si concede invece l’uso dei locali.
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F. Angelo Giliberti Cappuccino
Un suo ritratto è nel Chiostro dei Cappuccini con
questa iscrizione: “ F.
Angelo Gilibertus Solofra insigne et
nomine Angelus Angelicij moribus,
quinque virtutum generum, quantium in religione vixit exornatus sacrij imitatus prenominato sui obitus die quem Domino relevante promoverat Angelorum post mortem coris associatut. A. D. IDLXXXVI.
Morì giovane.
Ne parla il Ciarlanti in
Memorie del Sannio
al cap. 23 e ne Li huomini
illustri di varij luoghi, f. 507.
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Padre Venanzio
La
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