IL SOCIALISMO NEGLI ANNI VENTI
A Solofra e a Sant’Agata
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Dopo
A S. Agata, che aveva un sostanzioso movimento socialista fu
costituita l’Unione Operaia, che subito si arricchì di adesioni,
manifestando una capacità organizzativa nuova e creando apprensione negli
ambienti borghesi. Inoltre l’associazione metteva a nudo la mutata consistenza
dell’elettorato, frutto delle riforme elettorali, in quanto gli operai con le
loro famiglie vennero a costituire la maggioranza del corpo elettorale locale.
Anche Solofra fu interessata al rinnovamento del movimento operaio
che si trasformò in movimento politico ad opera di un indiscusso protagonista: Vincenzo Napoli (1882-1958), compagno di studi di Cianciulli a
Benevento e sacerdote che ripudiò il suo stato per dedicarsi alla lotta
operaia. Riuscì a rendere le masse partecipi dei problemi di giustizia sociale,
fondando in provincia varie sezioni socialiste, di una delle quali, quella di
Altavilla, fu segretario unendo il movimento solofrano con quello del centro
irpino, e facendo parte della Federazione provinciale del partito. Il Napoli
rifondò
I successi solofrani uniti a quelli santagatini
dove la lista socialista aveva conquistato il Comune mostrò l’esistenza nella
zona di una solida cellula socialista che fu presente al Congresso di Livorno
nel gennaio del 1921, dove il Napoli aderì alla mozione di Firenze e che
permise nel marzo dello stesso anno di ospitare nei saloni della Lega
Pellettieri, il III Congresso Socialista Irpino.
In questo contesto sociale si sviluppò il fascismo come risposta ai
successi socialisti, in quanto la classe degli imprenditori, dei notabili, dei
proprietari trovò la possibilità di avere il potere oltre che la sicurezza
contro i pericolosi orizzonti della democrazia e le prospettive che il
socialismo apriva alle masse impreparate, preferendo le calme acque del
conservatorismo. L’esteso ceto piccolo borghese di commercianti e medi
artigiani divenne sempre più timoroso dell’avventura operaia mentre il clero
con le associazioni cattoliche, di chiara tendenza moderata, trovava dalla sua
parte il fatto che il socialista solofrano Vincenzo Napoli fosse un ex prete.
Tutta la zona slittò lentamente nel fascismo dei signori e degli
imprenditori attraverso una graduale opera di fascistizzazione. Ci fu il
deteriore trasformismo di tanti, anche sostenitori di lotte socialiste, ci fu
una sostanziosa corrente emigratoria che liberò la società locale di molti
socialisti. Il fascismo operò abilmente soprattutto nella situazione santagatina dove la maggioranza operaia e contadina,
insieme a parte del cattolicesimo, esprimeva nel socialismo la propria protesta
contro il potere patronale. Inoltre i più comprendevano di essere dinanzi ad
una situazione irreversibile ed infine lo spirito concreto di molti
faceva rifuggire da progetti troppo azzardati.
Dopo la marcia su Roma (ottobre 1922) la situazione cambiò prima a
Solofra (marzo 1923) quando il sindaco Napoli rassegnò le dimissioni nelle mani
del prefetto in omaggio alla mutata situazione italiana, mentre solo
esteriormente sembrò che l’avanzata fascista fosse pacifica. Pesante invece si
fece la situazione del Napoli oggetto di minacce e costretto all’espatrio
insieme a oltre 500 operai.
Diversa fu la situazione a S. Agata in cui c’era una netta
contrapposizione tra la maggioranza operaio-contadina, che gravitava intorno
all’unica chiesa, che improntava le associazioni cattoliche e quella
combattenti, che deteneva il comune e nel socialismo esprimeva la protesta
contro il potere patronale, e la borghesia rurale e industriale in netta
minoranza. Qui ci fu una conflittualità che andò molto più oltre la morbida
politica adottata dal potere fascista in questa prima fase di conquista del
potere. In questo piccolo centro fu più difficile la conquista del potere per
cui si procedette per gradi, operazione agevolata dalla calma che si era
prodotta a Solofra dopo la conquista fascista. Prima si operò contro il circolo
Unione Operaia, che, in seguito ad un’accorta propaganda, fu soppresso
(luglio 1923) come covo di sovversivi e per gravi motivi di ordine
pubblico, ci fu poi la defenestrazione dell’Amministrazione socialista con
la posta sotto giudizio degli amministratori (dicembre 1923) appena ad Avellino
si ebbe un Commissario regio, infine fu soppressa la sezione socialista.
Lentamente il socialismo soccombette: ci furono accordi con i ferrovieri, azioni più dirette verso gli elementi più
attivi, altri furono circuìti, altri impauriti, altri
illegalmente cancellati dalle liste elettorali e riammessi in tempi più sicuri
ed infine ci fu l’assorbimento di S. Agata nel 1926 nel comune di Solofra che
risolse il problema del rivoluzionarismo santagatino.
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NASCITA DEL SOCIALISMO A SOLOFRA
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UN SOCIALISTA TRA LE DUE GUERRE
Angelo Antonio Famiglietti
Dal sacerdozio, al socialismo al comunismo
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Da M. De
Maio, I miei ricordi di A. Famiglietti e la presenza socialista nell’area
solofrano-santagatina, Solofra, 1989.
Per prelievi
parziali e totali citare lo studio indicato
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