Chiese di Solofra
San Giuliano
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Sorge nella piazza omonima del rione Fratta.
Inizialmente una chiesa dedicata a questo santo era
in località Toro detta san Giuliano vecchio al Toro e a questa si
riferisce un antico documento che ne attesta la presenza
nel 1309, ubicata lontano dalla chiesa parrocchiale dell’Angelo.
Nel 1388 era in beneficio dell’arcidiacono
salernitano Eduardo e nel 1459 divenne parrocchia ma
in questa data già era ubicata nel luogo odierno e cioè sul lato del vallone cantarelle-vellizzano opposto al casale Toro nel nuovo
casale della Fratta.
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Dati documentali |
1511, agosto 28. Nello stesso tempo è effettuata la visita nella chiesa di S.
Giuliano al casale Fratta di Solofra dove si rileva che non si custodisce il SS. mo Sacramento, perché la chiesa è solitaria e
distante dal paese. Vi sono però il fonte battesimale e gli Olii.
Il primo parroco è nominato nel 1498. Nei documenti si dice: “San Giuliano
nuovo alla Fratta” (ADS, Bollari, cart. I).
1521. Beni a lle
campori. Cappella della
Speranza della famiglia De Maio con dotazione di beni a brechara.
(ibidem).
1591. L’Arcivescovo Mario
Bolognini entrato in diocesi invia una serie di decreti tesi a garantire in
modo conveniente e decoroso il culto della SS. Eucarestia , per regolare la celebrazione della Messa. A S. Giuliano
di Solofra, dove si sta costruendo la nuova chiesa, nella Cappella di S.
Sebastiano dove temporaneamente si svolge il culto, non c’è alcun servizio
religioso per cui prescrive che si debba celebrare la
Messa la domenica, il mercoledì e il sabato. Si lamenta che il parroco Cortese
Parrella trascura il servizio religioso, non insegna la dottrina cristiana né
celebra la messa. Essendo stato trovato già negligente nelle precedenti visite viene punito con ducati 10 da devolversi "piis usibus" ed invitato ad
eseguire tutto secondo la regola se non vuole essere rimosso (ADS, VV. PP., Salerno e diocesi 1574-1592).
1591, agosto 10. Nella visita si prescrive che ci si attenga in tutto al modo e al
rito della chiesa romana. Nella chiesa di S. Maria delle
Grazie nota che si è soliti portare le particole consacrate alle monache
del monastero omonimo sopra la patena "non sine
maximo periculo". Decreta che si compri una piccola pisside d’argento per la comunione e per
conservare il SS. Sacramento. Per la dignità della SS. Eucarestia
dispone che in S. Croce sia tolto un catafalco con coltre funebre che era
collocato in permanenza in mezzo alla chiesa, anche quando si celebrava, senza alcuna commemorazione dei defunti (ibidem).
1598. Provvista della parrocchia
di S. Giuliano per don Giacomo de Vigilante e di alcuni
canonicati (ibidem).
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Nel XVI secolo
possedeva le seguenti cappelle: Cappella della Speranza della famiglia De Maio
del Toro, Cappella di San Matteo di cui beneficiari erano le famiglie Guarino,
Vigilante, Didonato, Buongiorno, tutte del casale.
A seguito di incendi e
terremoti subì vari rifacimenti tra i cui i più invasivi furono, come è
riportato di scritte murarie, quelli del 1583 quando fu chiusa la primitiva
porta d’ingresso sul lato occidentale dell’edificio e nel 1720 quando se ne
definì la piazza. Vale ricordare che questi ultimi lavori di sistemazione furono voluti dal parroco Ferrazzano, nipote del Vescovo
Costantino Vigilante che nel 1728 consacrò la chiesa.
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Dati
documentali dall’Archivio Diocesano di Salerno |
1602, maggio 15. Inventario dei beni della parrocchia di
S. Giuliano in cui si legge che la parrocchia deve pagare 30 carlini all’anno al Seminario di Salerno e carlini 15 per la decima
papale.
1608. Copie di
erezione di Cappelle di jus patronato: S.
Maria del Carmine in S. Giuliano di jus di patronato della famiglia Vigilante.
1609-1615. Carte
riguardanti le cappelle di patronato Beneficio della Concezione in S.
Giuliano di jus patronato della famiglia Giliberti.
1652-1657. Cappella
di S. Matteo eretta in S. Giuliano di jus di
patronato della famiglia Parrella.
1656. Il 28 maggio si nota che
nella chiesa parrocchiale di S. Giuliano di Solofra il parroco è assente dal
mese di febbraio per predicazione che egli tiene nella zona di Pisciotta. Viene sospeso "sub
paena ex comunicationis latae sententiae" oltre la
punizione emanata nell’editto precedente, essendo recidivo. Importante è la
residenza attiva, per la necessità di contatto continuo con i fedeli.
1656. La parrocchia di S.
Giuliano su una popolazione di 741 ab. Elenca 298 defunti. "Nomina
defunctorum qui descesserunt
ab hac vita tempore pestis, dal 22 luglio al
22 dicembre 1656, tutti sepolti "in loco benedicto
ob morbum contagiosum".
1693. Lite tra il parroco di S.
Giuliano e don Bernardo de Morena per la concessione del terreno
Secolo XVIII secolo: Cappella
SS. Trinità (jus De Donato e Vigilante); San Matteo
(cappellania laicale istituita da Giovanni Carlo Troisi e fisico Francesco
Antonio Vigilante); Cappella SS. Concezione; Monte dei Morti; Congrega del SS. Sacramento.
1710. É parroco Donato
Vigilante.
1728 . Consacrazione del tempio ad opera del Vescovo di Caiazzo
Costantino Vigilante.
1785. É parroco rev. Giuseppe
Maffei. Dalla visita: Si notano i Fondi e le rendite: Una
selva castagnale a Camponici
(d. 1.50); una selva Campo del lontro (d. 1.50); selva alle moline (d. 2). Rendite: Fratelli Pasquale
e Costantino Ziccardi per censo con peso di messe (d
3); Francesco Antonio Picone di Manocalzati
(per censo d 2.25).
Suppellettili sacri argenti
arredi: Una sfera d’argento, una croce, tre calici tutti di argento,
tre calici di argento con piedi di rame dorato, tre pissidi d’argento, due con
piede di rame, un incensiere con navetta d’argento, un secchietto
d’argento, due di ramo di cipro, una portellina d’argento con fodera di rame per la custodia,
tre vasetti d’argento per i sacri oli e tre di stagno. Un pieniale
bianco forato con funicelle e pianeta. Uno negro con
funicelle ed uno violaceo. Pianete di vari colori
di seta n. 8, di portanova 6, omerali 3, ombrelli per
il viatico 2, camici di tela 9, d’orletta 6; tovaglie
per gli altari 20 con brunero di purificatori e manutengi. Candelierii e frasche
di fiori su tutti gli altari adornati sufficientemente. Una statua di Maria
Immacolata, una Maria Addolorata, una di S. Giuseppe, un Bambino di legno con
diadema di argento.
Chiese e cappelle: Dentro la
chiesa parrocchiale oltre ai 5 altari esiste un oratorio dei fratelli sotto il
titolo del Santissimo. Nel ristretto vi sono 2 chiese di patronato del Monte e
famiglia Vigilante intitolata a S. Giovanni Battista di cui è cappellano Rocco
Vigilante l’altra di S. Sebastiano di cui è cappellano don Giuseppe Vigilante
abitante a Napoli. Una chiesa sotto il titolo di S. Maria della Misericordia a
cui nessuno è addetto poiché pende una lite col
patronato.
I preti abitanti nella
parrocchia sono: don Antonio Vigilante, canonico di S, Michele Arcangelo, don
Francesco Nicola Vigilante, mansionario di S. Michele, don Stefano di Donato,
cappellano di S. Nicola, don Michele Buongiorno e don
Michele de Maio, coadiutore, un solo clerico
Donato Russo, 3 novizi di poca età: Filippo Savignano, Geronimo Vigilante,
Angelantonio Aleide (al seminario di Salerno).
1798. É parroco don Rocco
Vigilante.
1845 Il
parroco Fasano fa restaurare la chiesa
1893. Il terremoto rende
pericolante l’edificio.
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Il
parroco Francesco Santoro ne vuole la riparazione
Interventi vari intorno alla chiesa hanno
individuato le fondamenta dell’antico edificio, durante i lavori per la rete
fognaria prima del 1975 e monumenti funerari durante la costruzione dell’edificio
delle scuole elementari.
Anche la torre campanaria
subì un intervento nel
L’attuale fabbrica, con attiguo campanile turrito,
è l’ultima trasformazione che varia l’assetto originario, infatti
il portale esterno murato sulla parete ovest, laterale all’attuale ingresso,
che fa da cornice all’icona di Santa Rita, è posto ad un livello superiore
rispetto a quello del terreno ed è tipicamente cinquecentesco.
Una lapide murata all’interno, dietro l’attuale
ingresso, ricorda una delle consacrazioni della chiesa avvenuta nel 1728 ad opera del vescovo di Caiazzo, Costantino Vigilante, appartenente
ad una delle famiglie più rappresentative del luogo e originaria del casale.
Essa
dice:
D.O.M.
A.D. MDCCXXVIII – III – Ibidus Xbris
Templum Solenniter dicatum
Et eius altare maius consecratum
Ab Ill.mo er R.mo D. D. Costantino
Vigilante Episcopio Calatino
Ad preces Parochi sui amantissimi avunculi
ac filianorum enixe supplicatum
Potestate facta
Ab Ill.mo er R.mo D. D. Paulo De Vilana Perlas Arch.
Salern.
Consecrationis memoria quotannis
celebranda
Quarto idus Feb:
ritu solemni iussit
Idem templum devote visitabit
In die anniversario
De vera indulgentia in formam
ecclesiae
Dies XL benigne
concessit
Parochus et procc. Ultra actum rogatum
Per m. not. Paschalem Landolfo
Perpetuum hoc monumentum
p.p.
Ridotta ad un ammasso di rovine a seguito del sisma
del 1980, la chiesa è stata ristrutturata e riaperta al culto il 26 aprile del
1993, dopo aver subito nel suo interno un restauro
pittorico.
Nella ricostruzione non è stato possibile
recuperare il pavimento originale, danneggiato gravemente in seguito al crollo
della copertura e agli agenti atmosferici imperversanti nei quindici anni di abbandono prima del recupero. Inoltre per mancanza di
fondi non è stato ricostruito il cassettonato
sostituito da una controsoffittatura in gesso.
Anche il campanile è
stato ristrutturato. La cella campanaria contiene un moderno impianto di sei
campane di cui una del 1925 ed una piccola proveniente
dalla cappella della Misericordia e le altre tre per fusione delle precedenti
campane lesionate dal sisma.
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L’edificio ha forma
rettangolare larga con porta a meridione e sacrestia sul lato occidentale.
La facciata principale,
semplice e lineare, ha il portale d’ingresso con timpano e finestrone
semicircolare.
Il campanile, collocato a
destra dell’attuale ingresso lievemente staccato e sfalsato rispetto alla
facciata della chiesa, è a forma quadrata e bipartita,
concluso superiormente da un corpo più piccolo quadrato a spigoli tagliati. La
torre campanaria si trova a nord della primitiva chiesa.
L’interno a pianta
basilicale, rivestito di stucchi e decorazioni barocche, è ad unica navata con
ampio presbiterio, fornice ad arco a tutto sesto e altare maggiore in marmo
policromo del 1785 di fattura napoletana.
La navata è
fiancheggiata da sei altari laterali, in marmi policromi della metà
settecento (San Matteo, Santissima Trinità, Santissima
Annunziata) e di tardo ottocento (Santa Lucia, Madonna del Carmine, Madonna di Montevergine). Precedentemente
questi altari avevano altri nomi ed erano appartenenti alle famiglie dominanti
nel casale.
Sull’altare maggiore è situata una
tela del 1606 incorniciata da un prezioso lavoro in
legno dorato, raffigurante il Patrono con Santa Maria di Montevergine
dipinta da Felice Guarino, nonno di Francesco come si rileva dalla scritta
posta alla base:
Foelix Guarinus solofrensis descendens a pictoribus generansque pictores, faciebat
Sull’altare della Madonna del
Carmine vi è una omonima tela del 1605 di
Francesco Guarini, mentre altre due tele della bottega del Guarino sono
nell’aula presbiteriale: a sinistra
Al centro del pavimento vi è la seguente iscrizione
Sodales
Quos pietas vivos sociavit
Ut simul quiescerent vel mortui
Sibi collato aere p.
p.
A. D. MDCCLXVII
Annesso alla chiesa c’è l’oratorio che nel 1840
ebbe un riconoscimento dal re del Regno di Napoli.
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Voci dal passato.
Nel XVIII secolo ci
fu un contrasto tra
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