Impronta sannita a Solofra

 

Il territorio di Solofra era incluso nell’antico Sannio che giungeva fino ai monti Mai della conca solofrana.

Il fiume della conca solofrana: il flubio rivus siccus

Fu una porta di accesso alla pianura campana

 

Sanniti

Negli anni settanta furono rinvenuti in località Starza resti di una necropoli sannitica di età arcaica che hanno dato testimonianza di un insediamento sannita.

 

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Documenti fotografici delle tombe sannite a Solofra

 

Elementi sanniti rilevabili a Solofra

·         Italica è l’origine del toponimo Solofra, dimostrata, fin dal lontano 1943, dal linguista Giovanni Alessio

(un relitto italico con suffisso -fro- = lat. -bro-, ed un termine osco solofri, attestato anche nell’umbro, corrispondente morfologicamente e semanticamente al lat. saluber)

·         Testimonianze della religione italico-sannitica richiamano Feronia, la ninfa dei boschi e delle acque

(i suoi attributi, salus et frugifera, si individuano per agglutinazione nel termine solofra)

·         Italica era Maia, ninfa del principio della vita e della primavera

(ha dato il nome ai monti Mai)

·         Al culto italico delle piante e degli animali si riferiscono diversi toponimi locali

(sorbo, balsami, cerro, balle de la mela, melito, cerzeta, sambuco, vigne, volpi, ficocelle e toro)

·         Di origine italico-sannita sono i toponimi starza, chiancarola, serra e serroni, aterrana (da a priv. greca e teerum attestato in area italica) che contiene un elemento greco-sannita per l’influsso ellenico che giungeva dalla pianura.

·         Importante è la località toro, che richiama, nel nome, l’uso sannita delle primavere sacre durante le quali avvenivano gli insediamenti delle giovani generazioni in nuovi siti sotto la guida di un animale sacro, originariamente un “toro”. È una zona bassa proprio di fronte alla collina di Starza al di là del rivus ficocelle.

Ciò concorda con l’abitudine sannita di abitare lungo i corsi d’acqua e non lontani dalle vie. Da questa zona è infatti facilmente raggiungibile il tratturo fluviale (rivus siccus) della pianura di Montoro e poi il passo tra Banzano e Castelluccia, di comunicazione tra la valle del Sabato e la pianura.

Il corso d’acqua della conca, il flubio-rivus siccus, nella sua duplice funzione di flubio e di via (rivus siccus), conserva l’uso dei pastori sanniti di percorrere, nei loro trasferimenti transumantici, i greti dei fiumi lasciati liberi dopo le piene (il termine rivus siccus è rimasto vivo fino a tempi recenti).

·         Elemento sannita di grande rilievo e significato è la roccia di Castelluccia non solo per il suo toponimo (dall’osco-umbro castru), quanto per il fatto che essa si qualifica come una fortificazione sannita, una statio naturalmente fortificata in funzione della via (passo di Castelluccia), uno dei caratteristici ed essenziali punti di difesa posti in alto (arx) dove rifugiarsi in caso di pericolo e che non mancavano mai nei pressi degli insediamenti sanniti.

La arx di Castelluccia di Solofra è a difesa non solo dell’abitato e della via ma di questo tratto del confine del territorio sannita ed è facilmente raggiungibile dall’interno. Essa concorda pienamente con la descrizione fatta da Tito Livio di rifugi sulle zone montagnose circondati da muri a secco (oppida et castella), utilizzate e poi distrutte da Annibale.

·         le colline pedemontane che permisero a questo popolo di essere agricoltore e pastore nello stesso tempo.

(Tito Livio li dice montani atque agrestes). Tale caratteristica è chiaramente individuabile a Solofra anche nei documenti del periodo longobardo e di quello normanno ed è rimasta fino a tempi recenti.

 

germanico 

 

 

Da Le Rane del 1915

Rinvenimenti di testimonianze sannitiche

Tombe preistoriche? Nella settimana scorsa, alcuni  contadini, scavando nel fondo di proprietà Savignano, in contrada Toro sottano, per piantare delle viti ebbero a costatare di trovarsi alla presenza di vere tombe, rimontanti a tempi antichissimi, tate le condizioni degli scheletri umani in esse rinvenuti.

 

 

 

Tutto questo territorio fece poi parte della colonia romana Ven(eria) Livia Aug(usta) Alexandrian(a) Abellinatum, la cui iscrizione fu rinvenuta a Montoro, e che utilizzò il passo di Castelluccia (via antiqua qui badit ad Sancta Agathe) lungo il quale furono ritrovate le villae rustiche della zona pianeggiante tra S. Agata e Montoro.

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Il periodo romano

 

 

 

Per conoscere questo popolo c’è questo interessante sito

http://www.sanniti.info

Vedi

Il libro di Domenico Cambria: Hirpinia. Il Sannio ritrovato

 

Visita il sito

http://www.hirpiniainsamnium.com

 

Il punto di incontro di tutti coloro che nella memoria e nella cultura vogliono ritrovare il seme perduto.

 

 

La storia

M. De Maio, Alle radici di Solofra. Avellino, 1997

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