Il Monastero di S. Agostino

(seconda metà del XIV secolo)

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Costruito sotto Filippo Filangieri con il contributo della famiglia de Ruggiero di Salerno che si era introdotta a Solofra attraverso la madre Francesca Marra (1382).

 

I de Ruggiero furono una potente famiglia di cuoiai salernitani che dominò nella città lungo tutto il Trecento. Sostennero l’accaparramento delle terre dell’episcopio, che in questo secolo perdette gran parte del suo patrimonio.

Anche Salerno, e per merito dei de Ruggiero, ebbe un convento degli Agostiniani, un centro religioso che doveva opporsi a quelli dell’episcopio.

 

 

S. Agostino sorse allo sbocco della via che proveniva dalle concerie (Cupa ora via Abate Giannattasio) vicino alla chiesa di S. Croce e sulla platea (la piazza).

Il Monastero sostenne il commercio solofrano. Si formò un centro commerciale protetto dalle due chiese.

 

 

La chiesa di S. Agostino aveva due entrate, una verso S. Croce ad ovest ed una sulla via delle concerie a sud

  

Esso fu, per la sua collocazione, allo sbocco della via che proveniva dalle concerie nella platea del commercio accanto all’antico centro mercantile di S. Croce, un elemento di sostegno e protezione delle attività artigianali, un evento economico che rafforzò il centro mercantile locale e provocò un ampliamento dell’assetto viario (si formò la via nuova) assumendo un ruolo importante nella vita della comunità.

 

La costruzione di S. Agostino portò ad una ristrutturazione viaria con la costruzione della via nova, documentata nel 1413.

1413, novembre 17. Ladislao re.

Nel monastero di S. Maria di Alto Spirito il notaio Francesco Scalese, dinanzi al giudice Giacomo Juntulo di Napoli, stipula un atto in cui Palamide de Lando, abate di Montevergine, con altri monaci concede in censo per 29 anni a Martino di Pietro Guarino di Solofra peciam unam de terram arbustatam et vitatam arboribus et vitis latinis cum certis pedibus castaniarum sitam in loco ubi dicitur a via nova pertinenciorum dicte terre Solofra iusta terram Bencia de Musi Mattheo, iusta terram Iohannicii Iuliani, iuxta aliam terram de Monasterio quam tenet Mazzonis Iohannis Fortis, iuxta viam publicam a duabus partibus et alias confinis una cum omnibus iuribus pertinentibus suis et cum integro statu suo con il censo annuo di gr 3 e denari 3 a Natale, e con un’oncia d’oro d’entratura. Palamide inoltre promette che, terminati i 29 anni, sarà rinnovata la concessione per altri 29 anni e per questa concessione la comunità monastica riceve altri 7 tarì e gr 10 di carlini d’argento. (Archivio di Montevergine, V, n. 4080).

 

Da allora una parte della via che univa la pieve con il rione delle concerie, detta cupa, si chiamò via vecchia.

 

 

 

 

 1425. 10 aprile. Solofra.

Convenzione tra il patrizio senese Andrea Petroni e il Monastero per il completamento del Monastero e della chiesa, dove il donante fa costruire un altare di jus patronale con sedile e sepoltura.

(Bonaventura Grassi, Genealogia e Ragguagli istorici dell’antico e moderno stato di Solofra e sua Università. Manoscritto, anno 1722, f. 161).

 

Nel 1474 la Cupola e il Cappellone furono riedificati dai figli di Andrea.

Nel 1705 la chiesa ebbe dalla famiglia solofrana un assegnamento su un fondo sito in località Starza Novella.

Iscrizione su di una lapide asportata quando la chiesa fu abbattuta.

 

Phenix Stemma Refert Oritur Post

Funerea Phenix

Sic ego post lethi funera

Vivus ero

Don Vincentius de Petronis

Ecclesie Solofrane Canonicus

Quo Majorum sui Posterumque cineres

Honestius converentur

Sepulcro uti Domini

Gemino nomine proprie

Lapidem Hunc instauravit

Anno Salutis MD CXXXVII

 

 

Opere che esistevano nella chiesa:

Un antichissimo dipinto su legno raffigurante il Santo Natale, opera di Andrea Sabatini detto da Salerno, un artista salernitano vissuto tra Quattrocento e Cinquecento.

S. Agostino di Giacinto Diana, uno dei migliori pittori della scuola napoletana del Settecento (1730-1803).

San Vito e S. Antonio di Andrea Solario, detto lo Zingaro, un pittore veneto ma presente nell’Italia meridionale in rapporto con il filosofo solofrano Camillo Maffei.

 

 

 

 

Un documento

 

Nel 1523 il campanile della chiesa del convento di S. Agostino ebbe bisogno di un intervento di rifacimento della sua parte alta e cioè della cella campanaria (lanterna) con la copertura (cappello). Qui si riporta una parte del contratto da cui si può cogliere la cura posta per non distruggere gli elementi architettonici della cella campanaria, che aveva otto finestre, cioè quattro bifore una per ogni lato, e salvare le pietre intagliate, che avrebbero dovuto essere riutilizzate nella ricostruzione

 

Battista de Caropreso, uno dei procuratori di S. Angelo, stipula con il magistro Francesco de Paladino di Montoro, ma abitante a Solofra un contratto per l’abbattimento di una parte del campanile di S. Agostino per evitare maggiori danni alla chiesa e al monastero. Tra i patti: de sfrabricare et abattere secondo il disegno parte de ditto campanile vedilicet lo cappello, la lenterna quale è, de otto fenestre e tutto lo intrato che sequira appresso ditta lenterna fino a lo primo cordone suprano, quale si intende levare tutte le quattro fenestre; curare e fare modo ingegno e mayestate lo detto sfabricare che avera fare vedilicet abia de conservare e stendere in terra da alto tutti li intagli de tufi che sono in ditta quantitate de fabrica da sfabricare così che restano al possibile sani e non guasti seu rutti, di porli in terra in modo da non romperli; per il committente l’obbligo di subito farelle togliere da lla e portare in altro loco, azochè per le altre petre che averaine da buttare per detto campanile non se vengoni ad rompere dette petre de intaglio e azochè ipso mastro ancora poza lavorare. Magistro Francesco promette ancora che tutto lo resto de petre e altri manittuni e cemente che sono in ditta fabrica e siano da ruinare vedilicet buttarelle in terra con ongni destreza al possebele e ad locho dove meno danno se porra fare [...]; di non fare danno alcuno ai suoi laboranti, in ditta opera habia da usare ongni debita diligentia allo buttare de ditte petre in terra che habiano da fare lo minore dapno de opere [...]; di levare e fare scendere a terra tutte lingnami et trabi chi sono in ditto campanile e fi a lo detto cordone tante extistenterino frabicati in muris quanto composti intro detto campanaro e fi a lo detto cordone che promette di scendere sani e integri e reposti in terra non sia tenuto più detto Francesco a cosa alcuna di che occoresse de po in detta lingname [...]; di cominciare la demolizione a richiesta del committente o del rev. magistro P. Iacobo de Parrello e continuare finchè non sarà integralmente completata [...]. Per tale opera, per la deposizione delle campane e per certe pontelle suppontando detto campanile, il committente si impegna per d 300: 1/3 all’inizio dell’opera, 1/3 a la mitate, 1/3 a la opera completa, denaro che sarà consegnato dai procuratori Pasquale de Giliberto e Dionisi Ronca. Giudice: Angelo de Pandolfello. Testi: nobile Nicola Maria de Tyspia de Piolamjno Capitano di Solofra, egr. notaio Ottaviano de Caropreso, Matteo de Garzillo, Ciardo de Giliberto, magistro Sabato de Alfano, Brando de Guarino.

 

 

 

Immagini di una volta

Il convento di S. Agostino e il suo chiostro prima del terremoto del 1980

 

 

 

 

Voci dal passato.

1521: Priore vicario: Hieronimo Guarino. Frati: frt G. Pietro Pirolo, frt. Angelillo Garzillo, frt. Domiano de la Riza, frt. Pellegrino Innencia, frt. Caramano Vigilante, frt. Santino Alfano, parroco Iacobo Parrella, maestro di sacra teologia e governatore.

Cappelle documentate nel 1521-1524:

Cappella dell’Annunziata della famiglia Iacobatis e famiglia Troisi dei Burrelli.

Cappella S. Bartolomeo di Francesco e Adanese Garzillo.

Cappella della SS. Circoncisione della famiglia di Antonio e Selvaggio Pirolo.

Cappella del SS. Crocifisso della famiglia Morena (ultimo altare a nord).

Cappella di S. Lorenzo della famiglia Garzillo (Cassiodoro Garzillo delle fontane soprane).

Cappella S. Maria del Popolo della famiglia di Mazzeo di Gentile Guarino alle Casate (anche Guarino alias Gerundo) è anche di Parrella.

Cappella di S. Sebastiano.

Cappella di Santa Maria di Montevergine già del Riposo di patronato della famiglia Garzilli.

Cappelle di Alifante Parrella, di Sarro Guarino e di Annibale Minada.

Nella sua gestione entrano a far parte gli eletti e i rappresentanti dei casali.

Beni: la pastena alle casate , li serroni, arena de Saxo, nodi.

1556, ottobre 15. La Sommaria ordina all’Universitas di Solofra di rispettare le immunità godute dal monastero di S. Agostino che consistono nelle franchigie di tutte le gabelle di ciò che serve al monastero per uso proprio, compresa la carne salata, per la quale si stabilisce la misura di mezzo rotolo a persona (ASN. Patium Sommarie, vol 385, f. 216).

1567, marzo 4. Il convento di S. Agostino riceve in donazione la Cappella di S. Maria di Costantinopoli, dotata da Silvestro de Pirulo e fatta costruire dallo stesso nel casale detto "Le fontane" con l’obbligo di mantenervi il culto.

1577. Il papa Sisto V dona agli Agostiniani di Solofra la Cappella di S. Antonio con l’obbligo di celebrarvi due messe la settimana. (Arch. Agost., I, i, 2, fl, 454).

1595, gennaio 26. La Sommaria ordina all’Universitas e al Capitano di Montoro di non esigere alcuna cosa dal monastero di S. Agostino di Solofra per il terreno sito in territorio di Montoro che il padre magistro rev. Matteo Ronca ha comprato a nome del monastero. (ASN, Partium Sommariae, v. 1270, f. 330).

1650, maggio 22. La comunità del monastero di S. Agostino è costituita da 6 padri sacerdoti, 2 chierici, 3 laici professi. (Arch. Agost., I, i, 2, fl, 454).

1650. Il convento degli Agostiniani di Solofra possiede 48 moggia di terreni di varia natura : castagneti, arbustati, frutteti con l’obbligo di celebrare annualmente 2261 messe e 46 anniversari con l’elemosina di 1 carlino per ciascuna messa e di 2 carlini per ogni anniversario. (Arch. Agostiniano, I, i, 2, ff., 454).

1653. La relazione del Visitatore ricorda il "Convento dei padri agostiniani in Solofra, sotto il titolo di S. Agostino, con sette sacerdoti, due chierici ed un laico professo. (ADS: Monasteri).

1652. La chiesa aveva 11 religiosi e una rendita di 579 scudi.

1665. Cappella di S. Nicola da Tolentino con lasciti di Dorotea Orsini.

 

Nel XVIII secolo il monastero possedeva: due case di abitazioni, 24 botteghe di cui 17 alla piazza due al largo dinanzi al monastero e le altre alla via vecchia, una stanza grande dove l’Universitas teneva il parlamento, due orti, tre terreni arborati e seminativi 28 selve ed un boschetto per un valore totale di 299 once, 33 censi consegnativi (dal Catasto onciario).

 

1809, settembre 13. In seguito a decreto reale l’Intendente della provincia di Principato Ultra, Mazas, notifica all’arcivescovo di Salerno la soppressione degli Agostiniani di Solofra con la clausola che la chiesa possa restare aperta qualora si dimostri che essa serve alla popolazione. In seguito a richiesta del Sindaco e dei Decurioni si dichiara che la chiesa é posta al centro della piazza ove fanno il mercato per cui accorrono molti fedeli ed anche stranieri. Si chiede di mettere la chiesa sotto la giurisdizione dei canonici della Collegiata e di non darla al sacerdote Serafino Garzilli che l’aveva richiesta, poiché costui era colluso con il precedente governo Repubblicano ed era stato anche esiliato in Francia. Anche l’arcivescovo comunica al Mazas la stessa richiesta consigliando di porre una rettoria nella chiesa e proponendo di scegliere tra Donato Rossi, di 32 anni dotto e pio, Gaspare Grimaldi, mansionario di anni 29, mediocre abilità ed ottimi costumi, Soccorso Landolfi, di anni 27 di mediocre abilità ed ottimi costumi. Chiede di essere destinato alla rettoria anche Vito Antonio Giannattasio. Nella riunione dell’8 dicembre si stabilisce di eleggere alla rettoria il Gannattasio e come vice il canonico Scarano.

Nel 1887 la chiesa, che dopo la soppressione al tempo dei Napoleonici era stata data al Comune, fu demolita e tutte le reliquie e i patronati vennero trasferiti in San Domenico (23 agosto 1887). Era sindaco Arcangelo Giliberti, Assessori Costantino Vigilante, Liborio Giannattasio.

 

 

 

 

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Chiese solofrane

 

 

 

 

Da M. De Maio, Solofra nel Mezzogiorno angioino-aragonese, Solofra, 2000.

 

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