GLI ZURLO (1418-1528)

 

Nella contesa sul feudo dei Filangieri si introdusse Francesco Zurlo, conte di Montoro ed uomo di corte di grande prestigio, che occupò con la forza il castello di Solofra.  

Filippo Filangieri, detto "il prete", che si riteneva il legittimo erede a capo di una propria banda ed era aiutato dal feudatario di Serino, Matteo della Marra, tentò l’assalto al castello di Solofra, ma la regina Giovanna II ingiunse loro di lasciare l’assedio.

Anche lo Zurlo avrebbe dovuto abbandonare il castello, ma poiché nel frattempo aveva fatto sposare il figlio Bernardo con Margherita, figlia di Caterina Filangieri e di Sergianni Caracciolo, e quindi era entrato nella causa di successione, riuscì a mettere alla custodia del castello di Solofra un suo fedele, Antonio Bulcano.

Quando Giovanna II emise la Prammatica Filingeria, con la quale permise al Caracciolo di insediarsi nei feudi della moglie, Francesco Zurlo potette sostenere le sue pretese su Solofra.

La cittadina in effetti era rimasta nelle sue disponibilità inoltre alla morte di Giovanna II fu tra i consiglieri che assunsero la direzione del regno.

Durante la guerra di successione al trono di Napoli tra Renato d’Angiò e Alfonso d’Aragona, Francesco Zurlo parteggiò prima per l’angioino poi, quando prevalsero le forze dell’aragonese, passò dall’altra parte ed ebbe da Alfonso, divenuto re di Napoli, la conferma del feudo di Montoro e di Solofra.

Alla sua morte (1444) il figlio Bernardo dette Solofra (1452) al fratello di suo padre, lo zio Salvatore, detto rossillo, dal quale passò al figlio Scipione (1483), quindi ad Ettore (1494) e poi al fratello Ercole (1520), che lo perdette nel 1528 per aver parteggiato per i francesi del Lautrek contro gli Spagnoli.

 

Al fatto che Solofra passò agli Zurlo come feudo dei Caracciolo per il matrimonio di Bernardo con Margherita Caracciolo, si lega la costituzione dello Stemma degli Zurlo di Solofra, descritto negli Statuti solofrani, che ha sulla destra impresso uno scalandrone, l’arma della famiglia Zurlo, e sulla sinistra un leone, l’arma dei Caracciolo, a cui apparterrà anche la moglie di Ercole, Caterina.

 

Ecco il testo:

In quo sunt scolpite a latere dextro uno scalantrone per quod denotat arma solita ipsius domini er aliorum magnatum et dominorum de familia de li Zurli et a latere senistro uno leone per quod denotantur arma excellentis domine Filomene Caraziule baronisse ditte terre.

 

 

Un periodo fruttuoso per Solofra sotto il governo aragonese

 

Tra la fine del periodo angioino e l’inizio di quello aragonese la comunità solofrana visse un momento importante per la sua evoluzione sociale ed economica.

Nel periodo demaniale godette importanti privilegi economici e sistemazioni territoriali, in quello successivo, di incertezza feudale e di assenza di Francesco Zurlo impegnato a corte, ebbe libertà di gestione. Ciò contribuì a formare una mentalità più aperta ed autonoma nel campo economico, fece acquisire il senso di un forte radicamento artigiano e mercantile, dette la possibilità di vivere una vita comunitaria che poggiava sulle forze di ciascuno e che utilizzava i benefici delle concessioni regie.

 

Alfonso il Magnifico

A questo periodo e a queste opportunità si lega la svolta decisiva dello sviluppo economico locale, che fu una costante di tutto il XV secolo e che fu compresa dalla nuova famiglia feudale la quale, anche perché apparteneva alla feudalità cittadina, si pose, con una nuova mentalità nei riguardi della realtà economica solofrana. Contribuì a questo tipo di maturazione anche la situazione di estrema fluidità della vita del Regno che favorì il coinvolgimento delle popolazioni.

La comunità solofrana partecipò agli eventi, che la videro contesa tra lo Zurlo e il Filangieri, dividendosi nel parteggiare per l’uno o per l’altro ed imparando ad avere diversi rapporti col signore con cui potette venire a patti. Ciò formò una scissione tra il gruppo che parteggiava per il feudatario e ilpartito’ antibaronale, che pose la dialettica socio-economica su di una base diversa. Essa infatti ebbe un momento di più matura collaborazione col feudatario fino ad esplodere nello splendido periodo demaniale del Cinquecento.  

La maturazione di questa società le permise di cogliere tutte le opportunità dall’opera di ristrutturazione che la Chiesa di Salerno mise in atto nelle terre dell'episcopio e che le permise di vivere più autonomamente il rapporto con la sua chiesa matrice. Questo nuovo status dette l’avvio alla costruzione di oratori e di chiesette pubbliche e semipubbliche a carattere patronale, altari di jus patronato, che subito acquistarono la funzione di sostegno ai bisogni dell’attività economica.  

L’impianto delle nuove cappelle e chiese accompagnò lo sviluppo abitativo del territorio. Si ebbero molti nuovi casali, ognuno dei quali si sviluppò intorno ad un centro religioso, che coagulava tutti i momenti significativi della vita comunitaria e personale, e che rappresentava la famiglia in esso dominante, tale che tanto il casale che la chiesa venne ad identificarsi con questa.

Inoltre, poiché il territorio, molto ristretto, non si prestava a soprusi o prepotenze da parte di spiccate personalità locali, anche per questa via Solofra vide smussati i contrasti personali, che avevano caratterizzato il secolo precedente, e trovò forme di vita comunitaria e di associazioni sul lavoro che contribuirono a cementare il suo assetto sociale.

Nel periodo aragonese, sotto la signoria degli Zurlo, Solofra ebbe un forte sviluppo urbanistico con la costituzione di ben 15 casali.

Il wafio di una cortina detto allora gaifo

L’unità abitativa più diffusa era la cortina, un ampliamento di quella longobarda, che permetteva di accogliere la ampie famiglie di allora.

 

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Genealogia degli Zurlo

Testamento di Ercole Zurlo

 

 

Da M. De Maio, Solofra nel Mezzogiorno angioino-aragonese, Solofra, 2000

 

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