Abbiamo visto, nell’articolo
precedente, che Solofra fu appena sfiorata dal brigantaggio postunitario, di
cui abbiamo citato degli episodi. Esso però fu solo un momento del più grande
fenomeno del brigantaggio meridionale, che ha percorso gran parte della
storia del Sud. Un altro suo momento fu quello che
si sviluppò all’interno e dopo Durante gli eventi del ’99 le bande
espressero la reazione popolare contro la nuova mentalità rivoluzionaria che
imponeva un’economia senza protezioni ad arbitrio del più forte, rompeva gli
antichi legami tra i ceti e introduceva una cultura estranea e contraria alle
tradizioni civili e religiose del paese. In tutto il secolo si parlò dei
tempi nuovi, ma di questi le popolazioni sperimentavano tutte le inefficienze
e le carenze applicative di amministratori esosi e rapaci e di una fiscalità
dura e inumana, perciò la reazione popolare, di cui le bande furono
espressione, non fu cieca ed amorfa, anche se non fu immune da forme
degenerative come tutte le espressioni violente in una situazione di
sconquasso e confusione sociale e di rottura dei precedenti equilibri. A Solofra, dunque, dopo gli
sconvolgimenti di questa rivoluzione, si formò Delle azioni della Banda Caraviello si lamentarono i governatori
della zona: quello di Forino, che denunziò in particolare il saccheggio
ripetuto della casa di don Nicola de Mansis, quello
di Montoro, dove spesso si rifugiavano i malviventi, e quelli di Avellino e
di Salerno nei cui dintorni si verificavano le maggiori predazioni. Il “Visitatore” Ludovici, che dopo La banda non era stata debellata, anzi i Caraviello, nascosti
sui monti tra Solofra e Montoro con i loro compagni, continuarono a mettere
in atto in tutta la zona minacce ed estorsioni prendendo di mira anche il
sindaco di Solofra Gennaro Pandolfelli, a cui furono chieste, dalle donne
della banda, 1000 ducati, secondo alcuni per “estorsione”, secondo altri per
“sostenere la comitiva con le Regie percezioni”. La caccia ai banditi continuò con un’ampia spiegazione di forze,
con un’azione sostenuta dai Presidi dei due Principati - Citra ed Ultra (come allora si
chiamavano le province di Salerno e di Avellino) - e
con un preciso mandato di arresto nei confronti dei Caraviello a firma del
Preside del Principato Citra De Filippis. Ormai la
banda aveva i giorni contati, infatti Carmine Caraviello fu arrestato a
Mugnano e poco dopo anche il fratello Nicola, mentre altri membri furono
raggiunti tra S. Severino e Montoro. Lo scioglimento dell’intera comitiva fu
quasi immediato. Come avveniva in questi casi fu
subito aperto il processo contro i banditi e la sede fu Salerno, ma non
potette neanche iniziare perché coloro che dovevano testimoniare si fecero
indietro. Anche in questo caso i briganti potettero poggiare sull’appoggio
della gente, ma anche sulla confusione che regnava intorno a queste bande e
sul sostegno che esse avevano dalla corona. Inoltre il De Filippis
era stato trasferito e al suo posto nominato Antonio Winspeare.
Costui si pose il quesito se il dibattimento poteva aver luogo e gli stessi
arresti essere leciti, visto che i delitti erano stati commessi prima dei
dispacci reali che furono una specie di sanatoria, una “sovrana indulgenza”,
come si disse, verso coloro che avevano aiutato il re nella riconquista del
regno. Il De Filippis
aveva però preparato un’ampia relazione sui reati commessi dalla banda. Dal
suo rapporto del 2 ottobre 1800 si apprende che i Caravello
erano responsabili “di tumulto ed armamento di massa di 120 persone prese,
insieme al montorese Saverio Erra, tra Solofra, Montoro e terre vicine”, che
si erano macchiati “di vari delitti, omicidi, tentativi di estorsione”. Altri
documenti, raccolti tra gli archivi, fanno i nomi di persone direttamente
coinvolte, di fiancheggiatori e di oppositori, di colpevoli e di vittime, ma
parlano anche di ritorsioni e ripicche, di private vendette e rivalse,
facendo emergere una situazione di totale caos. Ci vorrà ancora del tempo per
giungere nel nostro Meridione ad una completa e corretta applicazione delle
regole dello Stato moderno. |
Da “Il Campanile”, notiziario di Solofra (2006)
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Altri episodi del
brigantaggio solofrano
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