Articolo da “Il Campanile”, 2004, XXXV, n. 2, p. 4

 

 

 

 

Il castello di Solofra si arricchisce di un’altra testimonianza

 

 

 

Tra le carte di un notaio serinese è venuta alla luce una piantina del nostro castello del 1739 che è un documento di grande interesse ed un importante recupero per la sua storia.

La piantina, che fu disegnata, per commissione degli Orsini, da Mario Papa, per la valutazione del bene, in vista del rinnovo del contratto enfiteutico, descrive una proprietà di 9 moggi, per un valore di 500 ducati ed una rendita annua di 15 ducati, confinante con beni del Convento di San Domenico, di Giacinto e Gennaro Maffei, della Cappella di San Nicola, degli eredi del fu Pietro Mottola e con la via. La parte coltivata aveva una vegetazione molto varia che andava dagli ulivi, alle viti, a molti alberi da frutta (meli, peri, fichi, prugni, ciliegi) fino a noci, a castagni, querce a cui si univa il seminato, secondo l'uso del tempo.

Il documento ci propone due elementi di estremo interesse. Il primo è la cerchia muraria che lo delimitava a sud e ad ovest, dove formava un ampio spazio detto cortile, lungo la quale c'era una torre, ben visibile e di cui ancora oggi si individua la base. Tale cinta si spezzava ad est là dove c'era il rivellino, una costruzione di rinforzo dei castelli che risale alla scontro tra Filippo Filangieri e Francesco Zurlo di Montoro per il possesso di Solofra, e che circondava il lato orientale. Questa parte mancante fu demolita nel 1565, per volere della duchessa Beatrice Ferrella Orsini, da poco proprietaria del feudo di Solofra, mentre era in corso la costruzione del palazzo ducale, perché le sue pietre furono utilizzate in quella costruzione.

L'altro elemento significativo sono le quattro torri che costituiscono la completa fortificazione del castello, che dovettero essere abbattute se le fotografie del castello all'inizio del secolo scorso ci mostrano due torri, quella di nord-est e di nord-ovest, ed anche le descrizioni, raccolte certosinamente da Ines Pirolo e rese da persone che lo avevano visitato prima che si riducesse in rudere, parlano di due torri con scale che portavano al camminamento di ronda posto sulla sommità. Questa piantina spiega l'affermazione di Antonio Giliberti che, alla fine dell'ottocento, parla di "vari interventi" che avevano stravolto l'aspetto del castello. Tracce di queste torri mancanti furono ritrovate da Francesco Guacci, che nel 1999 individuò "la torre di sud-est pentagonale, di epoca angioina, e quella di sud-ovest con cisternino".

Oggi il nostro castello è entrato in una ricerca dell'Università, coordinata dal professore Aldo De Marco nell'ambito del corso di laurea in Ingegneria civile. Alcuni dei risultati della ricerca in corso, svolta dal laureando Nicola Capuano di Forino, saranno illustrati nella mostra "Pietre tra le rocce" e al Convegno "Luci tra le rocce", che fanno parte dei "Colloqui internazionali" su "Castelli e città fortificate", nel mese di aprile prossimo (29 e 30) presso il Campus dell'Università di Fisciano e a Salerno. Ma ciò che più interessa è che la mostra sarà donata al nostro Centro studi di storia locale presso la Biblioteca Comunale di Solofra, che ha contribuito alla ricerca anche con questo documento, e che la esporrà in modo permanente presso i suoi locali.

A conclusione di questo breve intervento devo un doveroso ringraziamento allo studioso serinese Ottaviano Di Biase che mi ha permesso di avere il prezioso documento. Il Di Biase dà alle sue ricerche, volte alla scoperta della storia del suo paese, un significato molto profondo, infatti quando si imbatte in un documento, che non riguarda il suo studio, invece di lasciarlo dormire tra le antiche carte, ne fa partecipe chi ne è o ne potrebbe essere interessato, come è successo in questo caso, mostrandosi promotore e sostenitore della vera ricerca, quella intesa in senso proprio, la quale non deve né restare chiusa nel piccolo orizzonte di un singolo studioso né essere fine a se stessa.

Mimma De Maio

 

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Il castello di Solofra

 

 

 

 

 

 

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