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Il recente rifacimento della
pavimentazione di una parte del centro storico solofrano avrà certamente
fatto venire la curiosità a qualche nostro lettore di conosce
come nacque lo spazio che circonda i nostri monumenti più rappresentativi.
Dobbiamo risalire all’inizio del XVI secolo quando
fu abbattuta la chiesa dell’Angelo e costruita L’altra parte della piazza,
quella che si stende di fronte alla chiesa, era occupata dai terreni dati
dalla Comunità solofrana agli Orsini all’atto dell’acquisto del feudo, detti starza soprana e sottana, la prima parte
dei quali costituivano i giardini del palazzo ed
erano detti la villa. Questo spazio all’inizio del
XIX secolo, quando gli Orsini perdettero il feudo, ebbe una prima
sistemazione, a piazza tra il palazzo ducale e il palazzo Buonanno (ora
D’Ambrosio), allora le fu posto al centro la fontana in pietra che
attualmente si trova nello spiazzo della ferrovia. Sempre in questo secolo, ma legata alla costruzione della ferrovia e quindi
dopo gli anni settanta, fu aperta la strada (detta Villa) che partiva da questa
piazza e si innestava sulla via allora chiamata di S. Nicola alle scanate (oggi via Giuseppe Maffei) per permettere
l’accesso all’importante scalo di cui da poco Solofra era stata dotata. Quasi contemporaneamente ci fu l’impianto degli alberi del viale,
che iniziava all’altezza del palazzo ducale. L’ulteriore
ampliamento di questa piazza avvenne negli anni Cinquanta del secolo scorso
quando la precedente fontana fu sostituita con quella dei Quattro leoni e
furono tagliati i primi tigli - una
ventina - del viale che fu chiamiamo
Viale Principe Amedeo. Ancora un altro intervento
fu fatto nel XVI secolo, per cui si può affermare
che il centro storico solofrano nacque nel Cinquecento. Esso interessò
prima la chiesa di Santa Maria delle Grazie (detta ora Santa Chiara) con la
costruzione della cinquecentesca facciata e della scalinata e poi il Convento
che le fu posto accanto alla fine del secolo. La chiesa subì il rifacimento
più vistoso con la costruzione della facciata, del prònao (il porticato) e della scalinata, e ciò perché si
era venuta a trovare sulla stessa linea della Collegiata (la sua antica
entrata era quella del portone interno al prònao) e
quindi gli abitanti del casale Burrelli ne vollero
sottolineare la differenza con Per concludere è necessario far notare che la recente
pavimentazione di una parte del centro storico in nera pietra lavica etnea,
se resta così com’è, ha rotto l’unità del centro storico, che questo aveva
acquistato con la pavimentazione in cubetti di porfido, per cui le due piazze
risultavano unite cancellando la strada che le attraversava. Dalle finestre
del Palazzo ducale spiccava chiaramente questa unità
che avvolgeva nella sua uniformità i monumenti. Inoltre l’ampliamento del
sacrato della Collegiata che ingloba la scalinata di Santa Chiara, oltre a
cancellare un’opera, appunto la scalinata, particolarissima nella sua forma
trapezoidale con pietre modanate nate dallo scalpello degli artigiani di
Calvanico, stravolge la storia delle due chiese che vengono con un forzatura a trovarsi unite, mentre sono nate divise e
così dovrebbero rimanere. Noi vorremmo che coloro che
operano a Solofra siano un po’ più rispettosi della nostra storia. Mimma De
Maio |
(Da “Il
Campanile”, 2006, XXXVII, n. 11, p. 4)
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