Quel
che è rimasto dell’insediamento alto-medioevale
Durante
le mie lezioni di storia di Solofra, sia alla Scuola Media che
all’Istituto Commerciale, ho visto i ragazzi particolarmente interessati nella
visione delle immagini che riproducevano le antiche cortine, sia quelle dei
Volpi che quelle di S. Agata-S. Andrea, ambienti
che la ricostruzione ha stravolto o completamente cambiato. Li ho visti
attenti a conoscere la funzione di quelle abitazioni nei tempi difficili
dell’alto medioevo, quando permisero la continuità abitativa nella nostra
conca, e a configurare nella mente, aiutati dalle immagini, la vita che in esse si svolgeva. Devo dire che
non immaginavo quanto questi discorsi rimanessero impressi in loro, infatti
sono stati proprio i ragazzi di una classe della Scuola Media, Forse
chi è abituato a vedere ogni giorno quell’angolo di
S. Andrea, e magari a viverci, non si rende conto di avere uno straordinario
pezzo di storia che la ricostruzione ha conservato nella sua fisionomia. Lì
ci sono i wafi, che permettevano l’accesso alla
cortina e ne mettevano in comunicazione i vari ambienti; c’è il cortile
centrale, su cui si affacciano le abitazioni di questo complesso abitativo,
che accoglieva le grandi famiglie di una volta (la
cortina non era abitata da più famiglie ma da un’unica grande famiglia); c’è
la scala esterna (la “gradiata” dicono i documenti)
e c’è la “cammara” (ancora un dato documentale) con
il balcone, che è l’ambiente per la notte, mentre durante il giorno si viveva
nel grande locale a piano terra; li c’è il pozzo, elemento essenziale in un
luogo che doveva assicurare una lunga autonomia; lì ci sono strette viuzze o
angusti passaggi che mettevano in comunicazione più cortine e c’è la strada
stretta e ripida, che era un sicuro ed ultimo motivo di difesa qualora
l’insediamento, in quei tempi pericolosi, fosse attaccato da bande di predoni
e guerrieri. Lì è rimasto tutto, molto, di ciò che furono
questi insediamenti, che presero dalle ville rustiche romane la modalità
costruttiva e il nome, che viene dal cortile centrale - la curtis
appunto - su cui si affacciavano gli ambienti
abitati. A
questa cortina però manca qualcosa, le manca il profumo d’antico, che dia valore al suo ambiente e ai suoi elementi e le
permetta di esprimere interamente il suo significato. Ci vuole però poco,
proprio poco, perché lo riacquisti, ci vuole un sapiente intervento di
restauro che innanzitutto eliminerebbe l’asfalto che
la deturpa e la zittisce, ed è un affronto ai secoli che le sono passati
dentro. Un piccolo accurato intervento, magari anche con qualche scritta
esplicativa nei suoi posti più significativi, invece
ne farebbe un luogo degno di una visita turistica. E
non finisce qui poiché S. Andrea ha la possibilità
di trasformarsi in un luogo di grande interesse storico-naturalistico, poiché
ha la chiesa con i suoi quadri, ha l’antica chiesetta della Congrega, ha In conclusione voglio sottolineare che
questo mio intervento, non deve essere considerato solo quello di chi indica
degli angoli da salvare in un ambiente in forte trasformazione, ma vuole
essere uno stimolo per dare una risposta a quei ragazzi - i giovani non vanno delusi - che sanno entusiasmarsi dietro il racconto
storico, che diventa racconto di vita, perché scoprono che quella storia ha
lasciato i suoi segni nel loro ambiente, i quali devono essere conservati,
perché la memoria alimenti le loro scelte future. Mimma De Maio |
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