Da “Il Campanile”, 2006 (XXXVII, n. 4, p. 14).

Valorizzare la cortina di S. Andrea

 

Quel che è rimasto dell’insediamento alto-medioevale

 

Durante le mie lezioni di storia di Solofra, sia alla Scuola Media che all’Istituto Commerciale, ho visto i ragazzi particolarmente interessati nella visione delle immagini che riproducevano le antiche cortine, sia quelle dei Volpi che quelle di S. Agata-S. Andrea, ambienti che la ricostruzione ha stravolto o completamente cambiato. Li ho visti attenti a conoscere la funzione di quelle abitazioni nei tempi difficili dell’alto medioevo, quando permisero la continuità abitativa nella nostra conca, e a configurare nella mente, aiutati dalle immagini, la vita che in esse si svolgeva. Devo dire che non immaginavo quanto questi discorsi rimanessero impressi in loro, infatti sono stati proprio i ragazzi di una classe della Scuola Media, la III F, che, nella preparazione della giornata del FAI, che si è svolta a Solofra, avendo scelto di illustrare S. Andrea, mi comunicarono di aver “scoperto una cortina”, che si era salvata dalla ricostruzione. Ne fecero oggetto del loro studio e ne prepararono l’illustrazione per i visitatori. E furono bravi ed efficaci a presentare, domenica 25 marzo, insieme ad altri tesori di questa antica frazione solofrana, la cortina, che si trova di fronte la chiesa. I visitatori, persone non sprovvedute, rimasero positivamente interessati e si meravigliarono come un paese, che loro conoscevano come centro industriale e patria di Francesco Guarini, potesse avere angoli di antichità come quelli.

Forse chi è abituato a vedere ogni giorno quell’angolo di S. Andrea, e magari a viverci, non si rende conto di avere uno straordinario pezzo di storia che la ricostruzione ha conservato nella sua fisionomia. Lì ci sono i wafi, che permettevano l’accesso alla cortina e ne mettevano in comunicazione i vari ambienti; c’è il cortile centrale, su cui si affacciano le abitazioni di questo complesso abitativo, che accoglieva le grandi famiglie di una volta (la cortina non era abitata da più famiglie ma da un’unica grande famiglia); c’è la scala esterna (la “gradiata” dicono i documenti) e c’è la “cammara” (ancora un dato documentale) con il balcone, che è l’ambiente per la notte, mentre durante il giorno si viveva nel grande locale a piano terra; li c’è il pozzo, elemento essenziale in un luogo che doveva assicurare una lunga autonomia; lì ci sono strette viuzze o angusti passaggi che mettevano in comunicazione più cortine e c’è la strada stretta e ripida, che era un sicuro ed ultimo motivo di difesa qualora l’insediamento, in quei tempi pericolosi, fosse attaccato da bande di predoni e guerrieri. Lì è rimasto tutto, molto, di ciò che furono questi insediamenti, che presero dalle ville rustiche romane la modalità costruttiva e il nome, che viene dal cortile centrale  - la curtis appunto  -  su cui si affacciavano gli ambienti abitati.

A questa cortina però manca qualcosa, le manca il profumo d’antico, che dia valore al suo ambiente e ai suoi elementi e le permetta di esprimere interamente il suo significato. Ci vuole però poco, proprio poco, perché lo riacquisti, ci vuole un sapiente intervento di restauro che innanzitutto eliminerebbe l’asfalto che la deturpa e la zittisce, ed è un affronto ai secoli che le sono passati dentro. Un piccolo accurato intervento, magari anche con qualche scritta esplicativa nei suoi posti più significativi, invece ne farebbe un luogo degno di una visita turistica.

E non finisce qui poiché S. Andrea ha la possibilità di trasformarsi in un luogo di grande interesse storico-naturalistico, poiché ha la chiesa con i suoi quadri, ha l’antica chiesetta della Congrega, ha la Castelluccia, altro luogo di grande significato, sia storico che paesaggistico, ha la zona delle fornaci con il suo straordinario ambiente naturale, ha stupendi scorci panoramici, e alle sue spalle una non comune montagna, ha infine la possibilità di essere il centro di un tragitto che unisce il castello di Solofra a quello di Serino passando per Castelluccia, se i ruderi del nostro maniero  - anche qui ci vuole un non impegnativo intervento di restauro conservativo -  venissero posti in sicurezza e l’area intorno venisse sistemata per accogliere i visitatori.

In conclusione voglio sottolineare che questo mio intervento, non deve essere considerato solo quello di chi indica degli angoli da salvare in un ambiente in forte trasformazione, ma vuole essere uno stimolo per dare una risposta a quei ragazzi   - i giovani non vanno delusi -  che sanno entusiasmarsi dietro il racconto storico, che diventa racconto di vita, perché scoprono che quella storia ha lasciato i suoi segni nel loro ambiente, i quali devono essere conservati, perché la memoria alimenti le loro scelte future.

Mimma De Maio

 

Aprile 2006

Cosa sono le cortine

 

 

 

 

 

 

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