Una
necessità in un ambiente artigiano-mercantile
Legato al mio articolo del numero
scorso, mi è stato chiesto un intervento sul sistema finanziario che
sosteneva il commercio solofrano. Esso poggiava molto sul
credito è ciò per la mancanza di moneta liquida, una realtà estesa in
tutto il meridione. Il credito era molto diffuso ed era praticato in vari
modi e per somme anche non alte. Una modalità di credito avveniva attraverso
la cessione di un bene che veniva consegnato al
creditore e che faceva sia da garanzia ma anche permetteva a costui di
riscuotere gli interessi attraverso il godimento del bene (fitto di un
magazzino o di una terra, uso dei frutti di un podere, ecc.). Poiché in quei
tempi il godimento degli interessi era vietato, si stipulava un atto legale
di vendita del bene, che era dato in garanzia al prezzo del denaro dato in
prestito, e lo si faceva accompagnare da un patto di
retrovendita a favore del precedente proprietario. Così quando il denaro veniva restituito si stipulava un altro atto in cui il
bene, che aveva fatto da garanzia e aveva permesso il godimento
dell’interesse, veniva rivenduto al vero proprietario. Tutta questa operazione avveniva in modo molto articolato e con
l’intervento anche di più notai. Ed è per questo motivo che a Solofra ci
furono sempre molti notai (all’inizio del Cinquecento ce n’erano addirittura
cinque) e per questo motivo da noi la proprietà privata era divisa in tante
piccole parti e molto limitati furono i beni feudali (quelli cioè che si davano in godimento al feudatario). Grave però
era il fatto che su questo doppio passaggio del bene
pesava una tassa feudale (si chiamava laudemio o
gradante) che doveva essere pagata sia da chi cedeva la terra che da chi la
comprava. Per questo motivo un feudo come il nostro, la cui economia era
poggiata sul commercio e quindi sul credito, diveniva molto appetibile e per
questo motivo i nostri statuti in tutte e tre i corpi ebbero ogni volta un
articolo che regolava questa tassa che in effetti
veniva pagata da una sola persona; quindi per un credito non c’erano quattro
prelievi ma due. C’era poi un
altro modo di usare il credito ed era quello che regolava gran parte del
commercio. In effetti la compravendita avveniva
attraverso un atto notarile che registrava la consegna della merce da parte
di una persona ad un’altra, quest’ultima era colui
che si spostava per venderla nei mercati e nelle fiere e che si impegnava del
pagamento entro un termine ben preciso. Si veniva a creare tra i due una specie
di società che terminava quando finiva il rapporto
commerciale, il quale poteva durare anche a lungo poiché spesso non avveniva
la consegna del denaro ma di altra merce, che colui che aveva intrapreso il
viaggio mercantile portava dal mercato in cui si era recato. Questo sistema,
molto diffuso e documentato nel Cinquecento, potette essere usato perché
sostenuto dalle grandi famiglie di allora e in un ambiente molto solidale,
nel senso che i due che stipulavano l’atto appartenevano spesso alla stessa grande famiglia o a famiglie imparentate, le quali
svolgevano sia l’attività di concia che quella mercantile. Si creavano
certamente delle distinzioni in seno a queste famiglie in quanto c’era il
ramo che si dedicava alla concia e quello che svolgeva l’attività
mercantile e finanziaria. Quest’ultimo era
più ricco poiché quando consegnava la merce da vendere diventava finanziatore
del viaggio mercantile ed era in una posizione favorevole
poiché non correva alcun rischio, in quanto l’atto legale gli
assicurava il recupero del denaro o della merce. Il mercante che girava tra
le fiere, anche se andava incontro a maggiori rischi, dovuti pure alla
pericolosità di quei viaggi, poteva avere la possibilità di fare maggiori
affari incontrando una favorevole congiuntura al mercato. Poteva
succedere che il debitore non si presentava al pagamento ed allora il
creditore doveva provvedere a recuperare il denaro
corrispondente alla merce consegnata e per questo si rivolgeva al Tribunale
locale (era un luogo molto attivo) il quale poneva in atto la procedura di
ingiunzione, per la quale gli statuti concedevano un certo tempo per
permettere anche ai parenti del debitore di provvedere al pagamento se costui
non era ritornato dal viaggio mercantile. Dato questo largo uso del credito
il mancato pagamento del debito era punito col carcere e con la messa al
bando, procedure che in una società come quella solofrana erano molto usate.
Il nostro “calvanico” (meglio calvario) era usato a questo scopo. Di questa attività se ne giovava soprattutto il feudatario
che in un feudo la cui economia era poggiata sulle attività artigianali e
mercantili aveva molte possibilità di guadagnare e di esercitare le sue
angherie. Il feudalesimo, che nel Meridione durò fino all’inizio del XIX secolo, per gli abusi che permetteva fu il più
grave ostacolo all’economia meridionale e la causa principale del suo mancato
decollo. Mimma De
Maio |
Vita economica a Solofra nel Cinquecento
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