Nuove notizie sulla famiglia di Francesco Guarini

 

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Inediti documenti dall’archivio di S. Andrea permettono di ricostruire

 con esattezza la famiglia di Francesco Guarini

 

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La ricerca non è mai avara. È proprio vera questa affermazione, come ciò che riferisce anche un popolare proverbio, ed è quello che è capitato alle mai ferme indagini su ciò che riguarda il nostro paese. In questo caso si tratta della famiglia di Francesco Guarini, intorno alla quale ora sappiamo molte più cose. Per prima abbiamo avuto la fortuna di venire a conoscenza dell’esistenza di un dipinto che ritrae Giuseppe Guarini, fratello di Francesco, autore di opere presenti nelle chiese solofrane. Il dipinto in questione, di cui possediamo solo una fotografia, gentilmente inviataci dalla proprietaria, è stato analizzato  - solo attraverso la foto -  dalla dottoressa Carla Nizzolino, come è riportato su questo periodico e nella relativa pagina web di solofrastorica.it. È un’opera inedita, mai conosciuta prima, e mai analizzata dal punto di vista artistico, che costituisce un indubbio contributo alla conoscenza di questo membro della famiglia Guarini.

Inoltre le informazioni su questa famiglia di S. Andrea (S. Agata di Solofra, come si chiamava allora) si sono ulteriormente arricchite e precisate, infatti sono stati raccolti dall’Archivio parrocchiale di S. Andrea, ed analizzati, diversi atti riguardanti non solo la famiglia di Tommaso Guarini e di Giulia Vigilante ma anche del padre Felice e di altri suoi figli, fratelli di Tommaso. I due si erano sposati a San Giuliano, la parrocchia di Giulia, appartenente alla famiglia Vigilante del Toro. I figli invece nacquero a S. Andrea, il casale di residenza della famiglia Guarini. Sono: Ieronima, che morì presto (pupillari aetate si diceva allora), nata il 24 settembre del 1604; Angela, nata il 2 dicembre del 1605; una seconda Ieronima, nata il 19 agosto del 1607; Cecilia, nata il 19 dicembre del 1608; Francesco, nato il 19 gennaio del 1611, Giovanni Sabato Carmine, nato il 15 agosto del 1613, Michele Arcangelo, nato il 1° ottobre del 1615, un’altra Cecilia, essendo morta la precedente, nata il 6 novembre del 1617; infine Antonio, nato il 25 maggio del 1620. Dell’altro fratello, Giuseppe, di cui abbiamo detto sopra, non c’è l’atto di battesimo, forse compreso fra quelli non registrati dall’agosto del 1601 all’aprile del 1603.

I documenti fino ad ora analizzati ci danno altre informazioni. La prima è un segno distintivo, una mano con l’indice che indica, che si trova al lato di tutti gli atti riguardanti i membri di questa famiglia. Era questa una modalità che si usava per indicare ai posteri le persone divenute importanti. Naturalmente era un’indicazione posteriore e spesso apposta molti anni dopo la morte del personaggio da segnalare. In questo caso però il sacerdote di S. Andrea ha posto questo segno anche alle donne (e persino alle due bimbe morte), cosa che non si faceva e questo indica che la famiglia, nel piccolo borgo sulle pendici del Pergola-San Marco, era tutta individuata come importante e degna di nota, naturalmente per i meriti di Francesco. Ma c’è di più poiché al lato dell’atto di battesimo dei figli maschi di Tommaso  - Francesco, Giovanni Sabato, Michele Arcangelo e Antonio -  ci sono ulteriori indicazioni. L’atto di Francesco reca la seguente scritta: “Si distinse in pittura e va tra gli uomini illustri il nato Gio Francesco Felice Antonio Guarini”. Quello di Giovanni Sabato invece dice: “Giovanni Sabato, fratello di Felice Francesco Antonio, distinto in pittura. Esso Gio Sabato fu dottore fisico”. Per Michele Arcangelo, che morì ad otto anni, si dice:Fratello di Felice Francesco Antonio che si distinse in pittura, esso Felice Francesco Antonio”. Per il fratello Antonio invece si legge:Antonio, fratello di Felice Francesco Antonio, valente e distintissimo in pittura, cioè il detto Felice Francesco Antonio, che ritenne il secondo nome, cioè Francesco Guarini, distinto in pittura. E Antonio era scultore e pittore”. Le quattro chiose fanno riferimento ai meriti di Francesco, la seconda ci dà anche l’indicazione della professione di Giovanni Sabato, che era dunque medico, professione fino ad ora sconosciuta, mentre l’ultima ci dice che Antonio, che morì di peste con tutta la sua famiglia, era pittore e scultore, anzi un’altra indicazione dice “più scultore che pittore” (scultore in legno naturalmente).

Vale a questo punto considerare le possibilità che i membri della famiglia Guarini di S. Andrea ebbero di frequentare Napoli e ripetere quello che già in precedenza abbiamo detto quando abbiamo sottolineato la presenza della ricca famiglia Vigilante nella vita di Francesco, presenza mai messa in risalto dai pure numerosi studiosi di storia dell’arte, bravi sì, ma molto superficiali per quanto riguarda la conoscenza e l’analisi dell’ambiente storico in cui viveva questo pittore e che invece lo illumina di luce diversa e ne spiega i punti oscuri. Sia Giuseppe, il cui ritratto è stato fatto a Napoli, sia Giovanni Sabato, che aveva dovuto studiare a Napoli, come Francesco, dunque frequentarono la grande città meridionale, dove i Vigilanti avevano una casa con residenza (senza la quale non avrebbero potuto fare i battiloro a Solofra), che permise loro di venire a contatto con gli stimoli della capitale e che giovò soprattutto a Francesco, come abbiamo sottolineato nel citato precedente nostro intervento su questo giornale.

Altre due osservazioni vanno fatte. La prima è che il cognome di questa famiglia è scritto con la i finale, Guarini, come si legge in tutti i documenti. In modo inequivocabile è chiaro, dunque, che tale era la dizione del cognome di questa precisa famiglia, avvalorata dal fatto che per gli altri abitanti di S. Andrea, il cognome è invece quello più comune di Guarino. Anzi questa particolarità, ripetuta per altre persone di tale famiglia (come per i fratelli di Tommaso, per i figli di Antonio e di Giovanni Sabato e perfino per il padre Felice), dà la possibilità, ora, di individuare in modo certo la famiglia. Ciò permette anche di precisare che Francesco, firmandosi Guarini nella lettera di dedica agli Orsini, abbia voluto non rimarcare la differenza con la famiglia di origine, bensì l’identità della sua famiglia. L’altra osservazione fa considerare che in ogni atto di battesimo, accanto alla parola Guarini è stato apposto successivamente una s, con lo stesso inchiostro delle aggiunte di cui abbiamo detto. Questo fatto si spiega con la volontà del sacerdote, che ha scritto le chiose, di dare un segno distintivo alla famiglia. In sostanza il cognome Guarini, trasformato nel latineggiante Guarinis, acquistava maggiore dignità.

Sottolineando la squisita disponibilità dell’attuale parroco di S. Andrea, don Antonio, per il prezioso aiuto offerto in un lavoro non semplice, informiamo che le copie dei documenti, su cui abbiamo fatto lo studio riferito, sono esposte nella nostra Biblioteca comunale.

Mimma De Maio

 

Da “Il Campanile”, marzo 2008 (XXXIX, n. 3, p. 4)

 

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