Lo studio sulle famiglie solofrane alla Biblioteca Comunale.
Da qualche
tempo La ricerca
si è sviluppata con un lungo e certosino lavoro di indagine
sulle fonti storiche, che sono principalmente archivi e catasti, ma è andata
anche oltre, ai rogiti notarili del XVI secolo, quando i notai, e solo quelli
cosiddetti “regi”, ebbero l’obbligo di depositare i loro protocolli in
archivio e non distruggerli, come invece si era fatto fino ad allora e
continuarono a fare gli altri notai. Gli “atti
di compravendita”, che alimentavano il commercio solofrano, i “prestiti” che ne erano l’anima, il “passaggio di beni” che ne erano la
garanzia, i “testamenti”, precisi monumenti della consistenza commerciale e
patrimoniale del testatore, i “capitoli matrimoniali”, veri atti economici,
le “dichiarazioni”, strumenti preziosissimi e molto usati nello svolgimento
delle cause o nella risoluzione delle liti giudiziarie, e poi i “contratti di
lavoro”, la “costituzione di società economiche e familiari”, tutti questi
atti, ed altri ancora, sono stati una fonte preziosa ed inesauribile. Abbiamo
così potuto tracciare un primo ordito socio-economico,
abbastanza completo, poiché a quei tempi l’intera famiglia partecipava
all’economia del tempo, la cosiddetta “impresa familiare”, in cui avevano un
ruolo non secondario le donne. Di queste famiglie ora conosciamo la
consistenza economica, i possedimenti e la loro collocazione
sul territorio, le attività, i prodotti commerciati ed altro. Su questo
tessuto, che riguarda, vale sottolinearlo, Insostituibile
è stata la fonte archivistica, sia quella parrocchiale che
quella comunale, anche se carente di notizie di tipo economico. Presso le parrocchie gli archivi cominciarono ad essere costituiti
dopo il Concilio di Trento, che li istituì, ma all’inizio, mancando regole
precise ed esperienza, furono solo un elenco di nati, di matrimoni o di morti
con poche date e nessun particolare. Essi tuttavia hanno
permesso di tracciare la consistenza delle famiglie, in periodi in cui erano,
in questo campo, l’unica fonte. Solo più tardi gli atti parrocchiali
divennero più precisi, pur dipendendo dalla sensibilità e dalla capacità del
parroco. Dobbiamo arrivare infatti al XVIII secolo
per avere notizie più estese, dalla provenienza e dal mestiere del
capofamiglia o dello sposo, alla malattia che aveva portato alla morte
l’estinto, al luogo in cui era stato seppellito, oppure conoscere i nomi dei
testimoni, dei padrini e persino delle levatrici. Presso le
parrocchie danno un buon contributo “gli stati delle anime”, elenchi delle
famiglie abitanti sul territorio della parrocchia con i loro membri, i gradi
di parentela e con l’annotazione dei sacramenti ricevuti, che i parroci erano
tenuti a redigere periodicamente. Alcune volte il parroco vi aggiungeva
particolari notizie sulla famiglia o su qualche suo componente,
altre volte annotava fatti o eventi importanti avvenuti nella parrocchia,
permettendo di ricostruire una storia locale minima, fatta di quella
quotidianità che si vede magicamente emergere dal buio del passato. Queste
fonti però comportano non pochi problemi di lettura. L’archivio comunale è quello più preciso ma con questo siamo ai tempi moderni, per il
meridione al periodo napoleonico all’inizio dell’Ottocento, quando, formato
lo stato moderno, esso fu costituito. Questo archivio ci permette di avere
una netta definizione delle famiglie, dalla loro formazione - gli atti di matrimonio sono
preziosissimi - , alla nascita dei figli, alla morte dei suoi membri. A volte
si riescono a trarre anche altre importanti notizie. Tutta
questa mole documentaria è alla base della ricostruzione che è in atto presso
Ora siamo in grado di andare a ritroso negli
anni e di ricostruire una linea generazionale fino ai primi individui che si insediarono nella nostra cittadina e sono molti quelli
che hanno scoperto questa strada e sono giunti al primo insediamento del loro
ceppo a Solofra. Costoro nello stesso tempo hanno arricchito la nostra
ricerca dandoci particolari e precise notizie tra le quali riteniamo
importanti quelle sulla emigrazione, estera e interna, che ci hanno permesso
di individuare i rami che si sono formati fuori delle mura cittadine e di
prendere contatto con i tanti figli di solofrani che vivono nei luoghi più
disparati d’Italia e del mondo. Abbiamo in tal modo conosciuto fatti grandi e
piccoli ma tutti importanti perché capaci di precisare il momento storico che
li ha prodotti e soprattutto perché vissuti sulla
pelle di chi ne è stato protagonista. Questa testimonianza familiare è la più
preziosa, perché permette di fissare situazioni eventi o ricostruire realtà
che rischierebbero di andare perduti nelle profondità del passato. Tante sono le fonti che possono consentire di arricchire
o precisare il profilo delle famiglie solofrane e ogni solofrano può
contribuire a questa operazione, ognuno portando il
proprio tassello a questo enorme affresco che stiamo componendo. Se tale
ricostruzione viene arricchita con foto, diplomi,
documenti vari, essa diventerà più preziosa e feconda. Comunque
non ignoriamo, e lo vogliamo far sapere a chi ci vuole aiutare, che stiamo
costruendo un patrimonio di inestimabile valore a cui potranno attingere le
generazioni future e che sarà un solido fondamento per Mimma De Maio |
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