Una famiglia solofrana del ceppo dei Giliberti

 Arcangelo di Luigi

 

Dalla Forna ai Volpi alla Ferrovia

 

Quello dei Giliberti è un grande ceppo solofrano molto importante e ricco di ramificazioni che ha percorso tutta la nostra storia. Fin dal suo insediamento nel periodo normanno ne ha segnato i momenti, sia attraverso suoi singoli rappresentanti, sia attraverso interi nuclei familiari. Dei primi si possono ricordare, rimanendo ai secoli più lontani, i tanti notai e uomini di legge che, tra i secoli XIV e XV, gestirono il governo cittadino, rappresentando la Comunità locale a Napoli ed aprendo la strada ad una modalità tutta solofrana di vivere nella capitale, mentre per i grandi personaggi, che hanno impreziosito la storia di questo ceppo  - dal drammaturgo Onofrio al canonico e teologo Antonio  -  si rimanda alle pagine del sito solofrastorica.it che ne parlano diffusamente. Dei secondi vale considerare il gruppo familiare che si insediò lungo la strada che univa i casali alti del Sorbo-Balsami alla Platea-Piazza  dando origine al casale Forna, che si costituì proprio intorno al forno di Domaschino Giliberti.

La caratteristica di costante e determinante presenza nella vita della nostra cittadina si riscontra fino a tempi più recenti quando si incontra, tra la fine del Settecento e l’inizio del Novecento, tra altre famiglie del ceppo, quella di Arcangelo di particolare interesse per il numero di rilievo dei suoi membri che resero l’intero nucleo dominante nella vita cittadina per oltre un secolo e mezzo. Il padre di Arcangelo, Luigi (1777-1853), era un possidente dei Volpi, mercante di prodotti della concia e conciatore al Toppolo con una bottega che nel 1842 figurava tra le più importanti industrie solofrane censite dalla Società Economica Irpina. Fu sindaco a metà del secolo e sempre presente nella vita della cittadina. Si era legato ai Di Donato della Cupa, mentre attraverso la figlia Carolina si imparentò con un’importante famiglia di medici di Sarno. L’attività di Luigi, divenuta fiorente lungo il secolo, permise alla famiglia di spostarsi nel bel palazzo che per lungo tempo fu Villa Giliberti alla ferrovia proprio quando questa parte del Toro soprano acquistava valore in seguito alla costruzione della strada ferrata, che per il commercio locale segnò un grande momento di svolta.

Il figlio di Luigi, Arcangelo (1832-1917) con tutta la sua famiglia, fu per diversi decenni al centro della vita sociale ed economica di Solofra. Come tutte le più importanti famiglie locali, aveva la residenza anche a Napoli, il grande mercato dei prodotti solofrani, dove i suoi figli si introdussero nel campo delle professioni, emergendo in molti settori. Partecipò, come rappresentante della borghesia industriale, a tutti i momenti salienti della vita solofrana a cavallo tra Otto e Novecento. Durante le lotte sociali della sua epoca difese gli interessi degli imprenditori, che per oltre un trentennio lo vollero come Presidente del loro Circolo, il famoso Circolo Leonardo Santoro, nei cui locali vi fu per lungo tempo il suo ritratto. Fin dal 1884 lottò perché le concerie potessero godere di un regolare approvvigionamento idrico partecipando, in tempi non ancora maturi per interventi pubblici, alla costruzione di un acquedotto privato che alimentava le concerie più importanti del Toppolo. Fu lungamente presente nella vita amministrativa di Solofra come componente di vari Enti, come amministratore, come Presidente dell’Ospedale. Durante questo periodo vide molti eventi della vita di Solofra, l’ampliarsi del territorio urbano tra fine dell’Ottocento e l’inizio del secolo successivo, la costituzione dei due viali alberati, l’ammodernamento di molte strade, la costruzione di latrine pubbliche e dell’acquedotto, l’istituzione del camposanto provvisorio in San Domenico. Per questo suo impegno fu insignito della onorificenza di Cavaliere della Corona d’Italia, che premiava i cittadini che si rendevano benemeriti.

Dei suoi numerosi figli si fecero onore Luigi, sacerdote presente nella vita ecclesiale solofrana e gestore della Cappella di famiglia nella Collegiata, Enrico ed Eugenio, entrambi emeriti avvocati del Foro di Napoli, Edoardo, medico chirurgo, mentre le figlie si sposano tutte fuori Solofra.

La famiglia frequentava Solofra, dove immancabilmente veniva in villeggiatura, secondo un costume molto ricercato dell’epoca, partecipava a feste e ricevimenti, viveva insomma attivamente, pur risiedendo nel capoluogo, la vita della cittadina. Il giornale solofrano “Le Rane” ci informa delle numerose presenze dei membri di questa famiglia che si qualifica come una delle più in vista nella comunità dell’epoca.

Durante il bombardamento subì gravi perdite, soprattutto la famiglia di Eduardo, che perse la moglie e due figli al Sorbo dove si erano rifugiati come tanti solofrani.  

Dei figli di Arcangelo vale ricordare Eugenio, che fu un principe del Foro napoletano. Rappresentò Solofra al Consiglio provinciale irpino nel Partito democratico costituzionale, prendendo il posto di Giuseppe Maffei junior, quando la base elettorale si ampliò per la partecipazione al diritto di voto di tutti i cittadini maschi. Con tale carica fu protagonista di diversi fatti della vita di Solofra dell’epoca, sostenendo molti suoi interessi. Nel 1911 volle la commemorazione di Gregorio Ronca e fece parte del Comitato per la costruzione della sua Tomba monumentale posta nel viale principale del cimitero, che da poco era stato costruito, con la quale l’intera cittadinanza ricordò il suo marinaio-scienziato. Nel 1913 poggiò l’istituzione della Banca Popolare di Solofra, che avrebbe dovuto venire incontro alle esigenze della economia solofrana, ma che ebbe vita breve. Fu attivo nel Comitato di mobilitazione in occasione della Grande Guerra e nel 1926 sostenne il Comune di S. Agata nel processo contro gli Amministratori antifascisti di quel Comune, prima dell’unione di questo centro a Solofra. Numerosi altri furono gli interventi di Eugenio a favore di Solofra e così intensa fu la partecipazione alla vita locale che ebbe, per meriti personali e professionali, l’onorificenza di Ufficiale della Corona d’Italia.

L’attività industriale fu invece continuata da un altro figlio di Arcangelo, Vincenzo, che abitò a Solofra e guidò la conceria al Toppolo mentre gestiva uno stabilimento industriale a vapore di zolfo e solfato di rame per la concia e da alcuni suoi figli fino al boom industriale degli anni sessanta. Di questa bella e numerosa famiglia abbiamo un’interessante foto donataci dalla nipote Rosalba, che ringraziamo e che insieme ad altre arricchisce l’archivio che stiamo costruendo al Centro Studi di storia locale presso la Biblioteca Comunale. 

 

Mimma De Maio

 

 

Da “Il Campanile”, 2007 (XXXVIII, n. 4, p. 4)

 

 

 

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