Dalla Forna ai Volpi alla Ferrovia
Quello dei Giliberti è un grande ceppo
solofrano molto importante e ricco di ramificazioni che ha percorso tutta la
nostra storia. Fin dal suo insediamento nel periodo normanno ne ha segnato i
momenti, sia attraverso suoi singoli rappresentanti, sia attraverso interi
nuclei familiari. Dei primi si possono ricordare, rimanendo ai secoli più
lontani, i tanti notai e uomini di legge che, tra i secoli XIV e XV,
gestirono il governo cittadino, rappresentando La caratteristica di costante e determinante
presenza nella vita della nostra cittadina si riscontra fino a tempi più
recenti quando si incontra, tra la fine del Settecento e l’inizio del
Novecento, tra altre famiglie del ceppo, quella di Arcangelo di particolare
interesse per il numero di rilievo dei suoi membri che resero l’intero nucleo
dominante nella vita cittadina per oltre un secolo e mezzo. Il padre di Arcangelo, Luigi
(1777-1853), era un possidente dei Volpi, mercante di prodotti della concia e
conciatore al Toppolo con una bottega che nel 1842 figurava tra le più
importanti industrie solofrane censite dalla Società Economica Irpina. Fu sindaco a metà del secolo e sempre presente nella
vita della cittadina. Si era legato ai Di Donato
della Cupa, mentre attraverso la figlia Carolina si imparentò con
un’importante famiglia di medici di Sarno.
L’attività di Luigi, divenuta fiorente lungo il secolo, permise alla famiglia
di spostarsi nel bel palazzo che per lungo tempo fu Villa Giliberti alla
ferrovia proprio quando questa parte del Toro
soprano acquistava valore in seguito alla costruzione della strada ferrata,
che per il commercio locale segnò un grande momento di svolta. Il figlio di Luigi, Arcangelo
(1832-1917) con tutta la sua famiglia, fu per diversi decenni al centro della
vita sociale ed economica di Solofra. Come tutte le più importanti famiglie
locali, aveva la residenza anche a Napoli, il grande
mercato dei prodotti solofrani, dove i suoi figli si introdussero nel campo
delle professioni, emergendo in molti settori. Partecipò, come rappresentante
della borghesia industriale, a tutti i momenti salienti della vita solofrana
a cavallo tra Otto e Novecento. Durante le lotte sociali della sua epoca difese gli interessi degli imprenditori, che per oltre un
trentennio lo vollero come Presidente del loro Circolo, il famoso Circolo
Leonardo Santoro, nei cui locali vi fu per lungo tempo il suo ritratto.
Fin dal 1884 lottò perché le concerie potessero godere di
un regolare approvvigionamento idrico partecipando, in tempi non ancora
maturi per interventi pubblici, alla costruzione di un acquedotto privato che
alimentava le concerie più importanti del Toppolo. Fu lungamente presente
nella vita amministrativa di Solofra come componente
di vari Enti, come amministratore, come Presidente dell’Ospedale. Durante
questo periodo vide molti eventi della vita di Solofra, l’ampliarsi del
territorio urbano tra fine dell’Ottocento e l’inizio del secolo successivo,
la costituzione dei due viali alberati, l’ammodernamento di molte strade, la
costruzione di latrine pubbliche e dell’acquedotto, l’istituzione del
camposanto provvisorio in San Domenico. Per questo suo impegno fu insignito della onorificenza di Cavaliere della Corona d’Italia, che
premiava i cittadini che si rendevano benemeriti. Dei suoi numerosi figli si fecero onore Luigi, sacerdote presente nella vita ecclesiale solofrana e
gestore della Cappella di famiglia nella Collegiata, Enrico ed Eugenio, entrambi emeriti avvocati
del Foro di Napoli, Edoardo,
medico chirurgo, mentre le figlie si sposano tutte fuori Solofra. La famiglia frequentava Solofra, dove immancabilmente veniva in
villeggiatura, secondo un costume molto ricercato dell’epoca, partecipava a
feste e ricevimenti, viveva insomma attivamente, pur risiedendo nel
capoluogo, la vita della cittadina. Il giornale solofrano “Le Rane” ci informa delle numerose presenze dei membri di questa
famiglia che si qualifica come una delle più in vista nella comunità
dell’epoca. Durante il bombardamento subì gravi perdite, soprattutto la
famiglia di Eduardo, che perse la moglie e due figli
al Sorbo dove si erano rifugiati come tanti solofrani. Dei figli di Arcangelo vale ricordare
Eugenio, che fu un principe del Foro napoletano. Rappresentò Solofra al
Consiglio provinciale irpino nel Partito
democratico costituzionale, prendendo il posto di
Giuseppe Maffei junior, quando la base elettorale si ampliò per la
partecipazione al diritto di voto di tutti i cittadini maschi. Con tale
carica fu protagonista di diversi fatti della vita di
Solofra dell’epoca, sostenendo molti suoi interessi. Nel 1911 volle la
commemorazione di Gregorio Ronca e fece parte del
Comitato per la costruzione della sua Tomba monumentale posta nel viale
principale del cimitero, che da poco era stato costruito, con la quale
l’intera cittadinanza ricordò il suo marinaio-scienziato. Nel 1913 poggiò
l’istituzione della Banca Popolare di Solofra, che avrebbe
dovuto venire incontro alle esigenze della economia solofrana, ma che
ebbe vita breve. Fu attivo nel Comitato di mobilitazione in occasione della
Grande Guerra e nel 1926 sostenne il Comune di S. Agata nel processo contro
gli Amministratori antifascisti di quel Comune, prima dell’unione di questo
centro a Solofra. Numerosi altri furono gli interventi di Eugenio
a favore di Solofra e così intensa fu la partecipazione alla vita locale che
ebbe, per meriti personali e professionali, l’onorificenza di Ufficiale della
Corona d’Italia. L’attività industriale fu invece continuata da un altro figlio di Arcangelo, Vincenzo,
che abitò a Solofra e guidò la conceria al Toppolo mentre gestiva uno
stabilimento industriale a vapore di zolfo e solfato di rame per la concia e
da alcuni suoi figli fino al boom industriale degli anni sessanta. Di questa
bella e numerosa famiglia abbiamo un’interessante
foto donataci dalla nipote Rosalba, che ringraziamo e che insieme ad altre
arricchisce l’archivio che stiamo costruendo al Centro Studi di storia locale
presso Mimma De Maio |
Da “Il Campanile”, 2007 (XXXVIII, n. 4, p. 4)
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