La
straordinaria conformazione difensiva della conca solofrana
L’aspetto che oggi ha preso la nostra conca tutta coperta dall’abitato impedisce di individuare in essa una sua caratterizzazione
saliente, di avere cioè degli elementi morfologici di grande valore
difensivo. Se con l’immaginazione cancelliamo dalla nostra
vallata tutto l’agglomerato abitativo e abbandoniamo la nostra
mentalità moderna vedremo come questa conca aperta sulla pianura sia protetta
da due avamposti - Chiacarola
e Castelluccia - e dallo stretto passaggio della Chiusa
di Montoro. Sono questi degli elementi molto importanti per comprendere gli
eventi che si svolsero da noi i quali anzi dipesero
proprio da tale conformazione geografica. La pianura serve ai commerci, ma
dalla pianura vengono anche i pericoli delle
invasioni. Ed a noi la pianura servì per aprirci all’importante rapporto con
Salerno, dove c’era uno dei mercati più ricchi del meridione, mentre lo
stretto passaggio di Chiusa ci proteggeva poiché
era facilmente controllabile ed anche isolabile con gli straripamenti del
fiume. Vale inoltre considerare che la roccia di Castelluccia
nei tempi antichi controllava il passaggio tra la
pianura di Montoro-San Severino e la valle del Sabato che non avveniva
attraverso Turci ma lungo il vallone dei granci
tra Banzano e Castelluccia.
La via di questo passo fu chiamata in periodo romano via antica che va a S. Agata (via antiqua qui badit
ad sancte Agathe) usata
per le comunicazioni tra la colonia di Atripalda (Abellinum) e Salerno. Lungo di essa
i romani vi posero taverne e posti di dogana proprio perché era un passaggio
ben controllato. Anche i pastori sanniti l’avevano
percorsa per portare le greggi a svernare in pianura e si erano serviti della
roccia di Castelluccia come posto di controllo e di
difesa. Ma l’elemento più importante della nostra conca è il complesso
montuoso del Pergola-San Marco senza il quale
non si comprende tutta la storia che avvenne a Solofra nel periodo successivo
alle invasioni. Prima di tutto esso accolse sulle sue falde la gente che
fuggiva dalle distruzioni dei barbari, anzi la nostra conca proprio per i
suoi spiccati elementi difensivi fu l’unica, in un vasto raggio, a non
perdere l’insediamento abitativo. Le zone alte sia delle
Cortine di S. Agata che di Cortina del cerro dei Volpi
erano naturalmente difese dalla loro posizione e controllate da Castelluccia e da Chiancarola a
cui si aggiungeva la protezione della Chiusa. Ancora questo complesso
montuoso fu importante poiché si trovava vicino
all’unica via di comunicazione che serviva tutta questa zona quando non c’era
ancora né il passo di Forino né quello della Laura. E
proprio per questa valenza difensiva i Longobardi ne fecero il confine del
Ducato di Benevento. Immaginiamo cosa fu questo complesso montuoso con la
strada e con la postazione di Castelluccia per
questi guerrieri che non ancora avevano occupato la pianura dove dominava
Salerno: fu il loro punto di forza, di avvistamento
e di controllo su una zona nemica. Quando poi Arechi I di Benevento decise di prendere Salerno dovette
prima rinforzare questo confine e lo fece con una serie di castelli o di
rinforzi a Rota (l’odierna S. Severino), a Forino, a Montoro e a Serino. Con
questo duca longobardo si formò dunque un’importante linea difensiva (Forino-Serino) in cui entrava il
Pergola-San Marco che aveva ad ovest il punto fortificato di Montoro,
a nord quello di Serino che controllava la valle del Sabato e la via di Castelluccia. Ma ci fu un altro momento in cui questa
linea prese consistenza, quando cioè il grande
Ducato di Benevento fu diviso nei due Principati di Salerno e di Benevento
che ebbero il confine proprio lungo di essa. In questa occasione
i punti fortificati precedentemente furono ulteriormente rinforzati perché si
sviluppò tra i due Principati una lunga lotta in seguito alla quale proprio i
territori sui monti di Montoro e di Forino, che appartenevano a Salerno,
furono rivendicati da Benevento. L’unico passaggio su questa linea fu proprio
la strada di Castelluccia dove sul Sabato fu posta,
dall’atto di divisione, una stazione di sosta e di controllo per chi la
attraversava. Ecco allora consolidarsi il valore del
Pergola-San Marco come importante punto di difesa e tutti i principi
longobardi di Salerno, in più riprese, per vari eventi e in varie occasioni,
ne conservarono le fortificazioni. In questo periodo si formò sul lato sud del Pergola anche il nostro punto di difesa e di
avvistamento (quello che poi sarà il nostro castello) che fu un rinforzo del
castello di Serino e non ebbe inizialmente le forme che tutti conosciamo.
Esso entrò nella logica difensiva messa in atto in questo periodo, anzi
proprio per la possibilità di difesa che aveva la zona, questi principi ebbero
possedimenti personali fin sotto S. Agata e governarono la pieve solofrana,
cosa unica, insieme all’arcivescovo di Salerno. Vale considerare che nella
nostra conca c’erano tre realtà e cioè Serino che
occupava anche il versante solofrano del Pergola-S.
Marco, Montoro che giungeva fino al Melito dove c’erano le cortine di S.
Agata e Solofra il cui territorio era delimitato dal vallone canterelle
e che aveva la sua realtà abitativa intorno a Cortina del cerro, alla
pieve e al sorbo-balsami. Questo territorio con questi elementi difensivi era
la parte più estrema del gastaldato
longobardo di Rota (il gastaldo era una specie di governatore militare
longobardo) il cui confine giungeva usque
serrina de ripileia
fino alla ripa di Serino, cioè al Pergola-San Marco. A questo punto vale
considerare la consistenza del castello di Serino. che
dominava e controllava tutta la valle del Sabato e la via di Castelluccia attraverso la valletta di Ferrari-Toppola dove giungeva pure la via da Aiello-Tavernola e che fu unito alla nostra
fortificazione anche dalla via di Turci. Vale andare anche fisicamente a fare
un giro intorno al Pergola-San Marco, salire sui
ruderi del Castello di Serino, alla Toppola,
costatarne la maestosità e il valore difensivo, continuare il giro per Castelluccia, fermarsi su questo nostro punto roccioso e
rendersi conto come questi luoghi fossero essenziali per tutta la sicurezza
della zona. Da Castelluccia
continuare il giro verso il nostro castello e poi per Turci e avere chiaro il
valore difensivo e strategico di questo complesso. I Normanni di Salerno usarono questo punto difensivo, che fece
parte della Contea di Rota e dove si costituì, con i
Sanseverino, il feudo di Serino, intorno a quel
castello, che nella nostra conca aveva tutto il territorio di S. Agata e di
Solofra. Per completare queste poche osservazioni vale
considerare che quando si formò il feudo di Solofra esso fu ingrandito
inglobando la parte alta del casale di S. Agata proprio perché qui c’era il
castello. In questa occasione si costituì il casale
di S. Agata di sopra o di Solofra e quello di S. Agata di
sotto o di Serino che per lungo tempo appartenne a quel feudo. Mimma De Maio |
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