Honofrio Giliberti studiato all’Università di Bari

 

 

 

 

Da un po’ di tempo l’interesse intorno a Honofrio Giliberti da parte degli studiosi si è fatto più intenso. Già  qualche tempo fa il nostro concittadino fu oggetto di uno studio all’Università di Napoli, ora viene fatto oggetto di ricerca a Bari. In verità su questo solofrano del Seicento si sa poco e questo è già un fatto che deve avere un significato. La sua è una figura di rilievo dal punto di vista storico e filologico per il fatto che ha un ruolo importante all’origine di un filone letterario che da lui prese le mosse e che è incentrato intorno alla figura del Don Giovanni, il personaggio della Commedia dell’Arte diventato simbolo della gioia di vivere, del piacere terreno, dell’amore leggero ed insaziabile. L’origine della leggenda di questo personaggio e la sua diffusione è uno dei problemi più dibattuti dagli eruditi e dai filologi dell’ultimo cinquantennio i quali ne danno la paternità alla Spagna dove Tirso de Molina (1584-1648) lo introdusse nell’opera Il Beffatore di Siviglia e Convitato di Pietra. La conoscenza e la diffusione in Europa di questo personaggio invece è legata al Giliberto il quale non solo tradusse l’opera del commediografo spagnolo  - il Napoletano era un Viceregno spagnolo -  quanto anche lui scrisse una commedia incentrata su questo personaggio dal titolo Il Convitato di Pietra ovvero le gare dei disperati. Fu, dunque, questa opera del Giliberti e non quella del Molina a far conoscere il personaggio ai Comici della Commedia dell’Arte in Italia e in Francia da cui presero poi il Goldoni e il Molière. Anzi il Goldoni nella introduzione al suo Don Giovanni espressamente dice di aver letto l’opera del Giliberto.

Il fatto è che questa opera del Giliberto, di cui si hanno varie e certe testimonianze, è andata perduta. Alla sua ricerca si mise Benedetto Croce che venne persino a Solofra soggiornando per vario tempo presso la casa del suo parente, Antonio Graziani. Il filosofo, come lui stesso dice, girò tutte le biblioteche private solofrane ed irpine alla ricerca dell’opera prima del Giliberto senza trovarne traccia.

Ora l’Università di Bari ha iniziato una ricostruzione completa della figura del Giliberto tesa a risolvere i molti interrogativi che ci sono intorno a lui. Noi tramite internet siamo venuti in contatto con lo studioso di Bari ed abbiamo contribuito a chiarire alcuni elementi della vita e della famiglia del Giliberto. Egli,  che abitava in via Forna nel palazzo Giliberti-Murena (ora Garzilli) che è uno di quei pochi palazzi non andati distrutti ed in cui è inglobata la chiesetta di Santa Caterina, apparteneva ad una delle famiglie più ampie di Solofra impiantata in vari casali, ma il nucleo principale fu alla Forna, il casale, detto inizialmente Isca che prese il suo attuale nome dal forno di un membro di questa famiglia, Domaschino, tra la fine del XV secolo e l’inizio del XVI. Domaschino, appartiene proprio alla famiglia di Honofrio infatti in molti documenti fino al Seicento si cita ancora “il forno di Domaschino” come centro del casale.

Ma la nostra ricerca è stata ulteriormente fortunata poiché abbiamo rinvenuto il suo testamento che ci ha permesso di porre in modo chiaro la data della morte di Honofrio Giliberti, prima di ora non conosciuta ed essa stessa oggetto di discussione persino sull’ultimo volume del Dizionario Biografico degli Italiani. Il documento, stilato di suo pugno oltre ad essere un esempio di atto testamentale di grande valore perché il Giliberto, da ustrusque jure doctor conosceva la legge oltre a possedere una prosa sciolta e chiara, fu stilato nel 1656 in occasione della peste, in esso infatti il testatore contempla gli eredi in più gradi di successione giungendo fino alla quarta linea. Siamo in tempo di peste per cui egli si preoccupa di considerare più linee di successione andando dalla madre Diana Vigilante, alla sorella Giuditta moglie di Ambrosio Murema, ai figli di costei Livia o Lilla Murena e Francesco Antonio Murena e al nipote Rinaldo figlio di un fratello.  Ma il Giliberti non morì nel 1656 bensì nel 1665, infatti all’inizio del 1666 il figlio della sorella Giuditta, Francesco Antonio Murena, come erede, per procedere all’apertura del testamento, poiché tutti i testimoni di dieci anni prima erano morti di peste, dovette ottenere una procedura di nomina di altri testi. La ricerca tra i protocolli ci ha permesso anche di ricostruire meglio questa famiglia e di individuare i suoi fratelli Geronimo, Rinaldo, Gio Pietro; di sapere inoltre che egli godette per i suoi studi del Monte dei “maritaggi, dottoraggi e monacaggi” istituito da Pompilio Vigilante, marito della sorella del padre e fratello della madre. In effetti tra questo ramo della famiglia Giliberti ed uno dei Vigilanti si era creato una stretta alleanza economico-familiare, come era d’uso a quei tempi, poichè anche altri membri della famiglia sposarono dei Vigilanti. Infine si trova Honofrio a Solofra in modo chiaro e preciso sicuramente dopo il 1656 poiché in questo periodo è presente in molti atti come procuratore, come giudice di sentenze arbitrarie ed anche come mutuatario. Evidentemente fu la peste a determinarne il trasferimento a Solofra da Napoli.

Il nostro sito di storia di Solofra (http://www.solofrastorica.it) accoglie diverse notizie sul Giliberti ospitando uno scritto dello studioso di Bari il quale ci ha dato la possibilità di pubblicare parte dei risultati dei suoi studi e ci ha fornito le “Lettere dedicatorie” di alcune opere di Onofrio, tra cui anche quella con lo scritto di Francesco Guarini. Noi invece abbiamo posto a disposizione dello studioso altre pagine del sito di storia solofrana per la pubblicazione del prosieguo delle sue ricerche. In esso abbiamo anche pubblicato il testamento del Giliberti dal quale si apprende che egli non fu sacerdote né ammogliato, correggendo, con una testimonianza documentale, quanto di errato si è detto su di lui.

Mimma De Maio

 

 

Articolo da “Il Campanile” (2001, XXXII, n. 8, p. 4) dal titolo:

 

Honofrio Giliberti solofrano. Precursore del teatro di Goldoni e Molière

 

 

 

Onofrio Giliberti da Solofra

 

 

 

 

 

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