Nella ricerca dei solofrani che si sono affermati
fuori delle mura cittadine ci siamo imbattuti in
Prospero Petroni, nato a Bari nel 1716 da genitori
solofrani, stabilitisi nella città pugliese per esercitare la mercatura. Fu nella seconda metà del Seicento, quando la
società solofrana, decimata dalla peste, visse un periodo ricco di fermenti
per rivitalizzare l’attività artigianale e il
commercio, che si scelse, quasi per attuare un programma di sviluppo
commerciale, di fare della Puglia un punto centrale di riferimento, con il
trasferimento di interi nuclei familiari. Lo fecero i Ronca e i Ronchi che ebbero in Bari una loro seconda
patria, i Vigilante con molti sacerdoti, che fecero di Bitonto
il loro centro, i Pandolfelli con la famiglia del notaio Cesare. Il padre di Prospero Petroni,
Alessandro, insieme ai fratelli Arcangelo e Tommaso, intraprese la stessa
strada seguendo i Pandolfelli con cui aveva legami parentali. Erano
tutti mercanti di prodotti solofrani, che continuarono a mantenere con
Solofra rapporti mercantili. Bari per mezzo di loro divenne un grande deposito di prodotti dell’artigianato solofrano con
diversi magazzini di raccolta e di vendita. Tra le merci trattate da
Alessandro ci furono i “pannamenti”, come allora si
chiamavano i prodotti dell’ampio commercio dei panni di tutte le specie, da
quelli di cotone a quelli di lana e persino i preziosi panni tessuti con fili
di oro. Alessandro aveva un magazzino nel centro
antico di Bari, dove abitava, vicino alla chiesa del Salvatore, che nel 1675
era stata donata ai Teatini che vi costruirono un
Convento. Questo fatto fu importante per i numerosi figli del mercante
solofrano -
Nicolò Saverio, Prospero, Giuseppe, Fabrizio - che frequentarono quella scuola religiosa,
come allora si usava nelle famiglie della ricca borghesia cittadina. Prospero
andò oltre, poiché, spinto da una vera propensione per lo studio, fu alla
scuola dei gesuiti, dove approfondì gli studi delle umane lettere, divenendo
esperto del greco e dell’ebraico, lingue che
sostenevano il suo interesse per la filosofia antica. La sua avidità di
sapere lo portò anche a frequentare una prestigiosa
scuola privata tenuta da Giuseppe Rinaldi, che accoglieva i giovani più
promettenti della città. Per un giovane come lui si aprirono
presto le porte della grande capitale del Meridione, centro nel Settecento di
una cultura vivace e all’avanguardia, improntata a quel vasto movimento
culturale che va col nome di illuminismo napoletano. Il mercante solofrano si
mostrò munifico nel sostenere gli studi del figlio, mostrando quell’apertura alla cultura che fu una caratteristica
della mercatura solofrana. Siamo nel 1734 quando
Napoli accolse Prospero Petroni, che nel frattempo
era divenuto sacerdote, e che presto mostrò tutto il suo valore di studioso
in un campo non semplice, tanto che meritò di entrare a far parte di una
scelta accademia letteraria accanto ai maggiori studiosi dell’epoca. Le Accademie erano allora prestigiosi e scelti centri di
cultura che accoglievano le istanze più moderne dell’epoca. Prospero qui mise in evidenza il suo sapere e le sue capacità nella
conoscenza delle lingue classiche e orientali in modo così sicuro che le
altre accademie letterarie della città se ne contesero la partecipazione. La sua fama lo portò solo tre anni dopo a Roma ove
il pontefice Benedetto XIV, gli conferì diversi Benefici che gli permisero di
dedicarsi ai suoi lunghi e difficili studi insieme ad
una pensione annua di 30 scudi romani, sulla mensa di Avellino e Frigento. La sua competenza delle lingue antiche gli aprì
le porte della Biblioteca Vaticana, dove intraprese un corposo lavoro di interpretazione degli antichi codici che lì si
conservano e alla Biblioteca della Sapienza. Nel frattempo anche Nello svolgimento dei suoi numerosi uffici
culturali, attese alla illustrazione di non pochi
codici manoscritti e di documenti antichi di cui fu felice interprete,
pubblicandone diversi e fu traduttore dei maggiori capolavori della
letteratura greca e latina. Le sue opere sono tutte espressione del suo ampio sapere e dei suoi interessi classici. Quando morì a Roma il 14 febbraio 1785, la città di Bari
non fu dimentica di questo suo figlio dedicandogli una delle strade più belle
ed importanti del centro e raccogliendo in volume, accanto ad altri baresi,
il suo ricordo. Anche noi ci sentiamo legati a
Prospero Petroni e lo sentiamo un poco anche nostro
conterraneo, poiché le sue origini più profonde sono nella nostra cittadina. Mimma De Maio |
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Da “Il Campanile”, 2007 (XXXVIII, n. 8, p.
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La famiglia Petrone di Solofra
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