Un solofrano a Bari: Prospero Petroni

 

 

Nella ricerca dei solofrani che si sono affermati fuori delle mura cittadine ci siamo imbattuti in Prospero Petroni, nato a Bari nel 1716 da genitori solofrani, stabilitisi nella città pugliese per esercitare la mercatura. La Puglia per la sua capacità mercantile è stata fin da tempi remoti un importante punto di riferimento per i solofrani, a cominciare dal Trecento quando i tre medici Fasano ne fecero il centro del loro commercio della lana. Nel secolo successivo tutti i porti della costa, da Siponto a Bari, soprattutto Trani, Andria, Bitonto, furono frequentati dai solofrani che ebbero intensi rapporti con i dalmati, specie i ragusei, molti dei quali furono anche residenti a Solofra ed in rapporto con la fiera di Salerno. Fu con lo sviluppo artigiano-mercantile del nostro secolo d’oro, il Cinquecento, che si ebbero i primi trasferimenti in questa regione di mercanti solofrani, che costituirono un importante punto di riferimento e di raccolta dei prodotti locali. Nei centri portuali furono aperti persino magazzini e depositi, tra cui vale ricordare il grande fòndaco con Taverna tenuto a Trani dai Vigilante e dai loro soci. Non meno trafficati dal commercio solofrano furono i punti fieristici di questa regione, prima tra tutte l’importante fiera Apulia di Bari, poi quelle di Francavilla, di Venusia, di Acquaviva, ma non meno importanti furono le fiere di Foggia e di Lucera che erano in stretto rapporto, anche temporale, con la grande fiera di Lanciano, uno dei luoghi più frequentati dalla commercializzazione del prodotto solofrano, e con la fiera di Agnone, dove l’Universitas solofrana godeva importanti diritti di transito.

Fu nella seconda metà del Seicento, quando la società solofrana, decimata dalla peste, visse un periodo ricco di fermenti per rivitalizzare l’attività artigianale e il commercio, che si scelse, quasi per attuare un programma di sviluppo commerciale, di fare della Puglia un punto centrale di riferimento, con il trasferimento di interi nuclei familiari. Lo fecero i Ronca e i Ronchi che ebbero in Bari una loro seconda patria, i Vigilante con molti sacerdoti, che fecero di Bitonto il loro centro, i Pandolfelli con la famiglia del notaio Cesare. Il padre di Prospero Petroni, Alessandro, insieme ai fratelli Arcangelo e Tommaso, intraprese la stessa strada seguendo i Pandolfelli con cui aveva legami parentali. Erano tutti mercanti di prodotti solofrani, che continuarono a mantenere con Solofra rapporti mercantili. Bari per mezzo di loro divenne un grande deposito di prodotti dell’artigianato solofrano con diversi magazzini di raccolta e di vendita. Tra le merci trattate da Alessandro ci furono i “pannamenti”, come allora si chiamavano i prodotti dell’ampio commercio dei panni di tutte le specie, da quelli di cotone a quelli di lana e persino i preziosi panni tessuti con fili di oro. Alessandro aveva un magazzino nel centro antico di Bari, dove abitava, vicino alla chiesa del Salvatore, che nel 1675 era stata donata ai Teatini che vi costruirono un Convento. Questo fatto fu importante per i numerosi figli del mercante solofrano  - Nicolò Saverio, Prospero, Giuseppe, Fabrizio -  che frequentarono quella scuola religiosa, come allora si usava nelle famiglie della ricca borghesia cittadina. Prospero andò oltre, poiché, spinto da una vera propensione per lo studio, fu alla scuola dei gesuiti, dove approfondì gli studi delle umane lettere, divenendo esperto del greco e dell’ebraico, lingue che sostenevano il suo interesse per la filosofia antica. La sua avidità di sapere lo portò anche a frequentare una prestigiosa scuola privata tenuta da Giuseppe Rinaldi, che accoglieva i giovani più promettenti della città. Per un giovane come lui si aprirono presto le porte della grande capitale del Meridione, centro nel Settecento di una cultura vivace e all’avanguardia, improntata a quel vasto movimento culturale che va col nome di illuminismo napoletano. Il mercante solofrano si mostrò munifico nel sostenere gli studi del figlio, mostrando quell’apertura alla cultura che fu una caratteristica della mercatura solofrana. Siamo nel 1734 quando Napoli accolse Prospero Petroni, che nel frattempo era divenuto sacerdote, e che presto mostrò tutto il suo valore di studioso in un campo non semplice, tanto che meritò di entrare a far parte di una scelta accademia letteraria accanto ai maggiori studiosi dell’epoca. Le Accademie erano allora prestigiosi e scelti centri di cultura che accoglievano le istanze più moderne dell’epoca. Prospero qui mise in evidenza il suo sapere e le sue capacità nella conoscenza delle lingue classiche e orientali in modo così sicuro che le altre accademie letterarie della città se ne contesero la partecipazione.

La sua fama lo portò solo tre anni dopo a Roma ove il pontefice Benedetto XIV, gli conferì diversi Benefici che gli permisero di dedicarsi ai suoi lunghi e difficili studi insieme ad una pensione annua di 30 scudi romani, sulla mensa di Avellino e Frigento. La sua competenza delle lingue antiche gli aprì le porte della Biblioteca Vaticana, dove intraprese un corposo lavoro di interpretazione degli antichi codici che lì si conservano e alla Biblioteca della Sapienza. Nel frattempo anche la Roma papale lo accoglieva nelle sue Accademie, da quella del Quirinale, a quella dell’Arcadia, a quella degli Infecondi, che avevano i loro punti di riferimento in Toscana, dove ebbe contatti con illustri letterati.

Nello svolgimento dei suoi numerosi uffici culturali, attese alla illustrazione di non pochi codici manoscritti e di documenti antichi di cui fu felice interprete, pubblicandone diversi e fu traduttore dei maggiori capolavori della letteratura greca e latina. Le sue opere sono tutte espressione del suo ampio sapere e dei suoi interessi classici. Quando morì a Roma il 14 febbraio 1785, la città di Bari non fu dimentica di questo suo figlio dedicandogli una delle strade più belle ed importanti del centro e raccogliendo in volume, accanto ad altri baresi, il suo ricordo. Anche noi ci sentiamo legati a Prospero Petroni e lo sentiamo un poco anche nostro conterraneo, poiché le sue origini più profonde sono nella nostra cittadina.    

Mimma De Maio

 

 

Da “Il Campanile”, 2007 (XXXVIII, n. 8, p. 4)

 

 

La famiglia Petrone di Solofra

 

 

 

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