Da “Il Campanile”. Notiziario di Solofra (2005, XXXVI, n. 8, p. 4).

 

 

Continua la vicenda solofrana intorno alla sua chiesa madre

La pieve diventa parrocchia

 

 

Quanto detto nell’articolo precedente sul nostro centro religioso più significativo, la pieve di S. Angelo, spiega perché Solofra fa parte della diocesi di Salerno.

Il rapporto con questa città, infatti, si era consolidato dopo la fine dell’impero di Roma proprio nell’alto medioevo e proprio intorno alla nostra chiesa e al suo culto.

A questo proposito c’è da rilevare come storicamente Solofra appartenga a Salerno da cui ha ricevuto gli stimoli alla sua economia, la sua definizione artigiano-commerciale. Anche geograficamente la nostra vallata, posta tra le propaggini dei monti che si aprono su questa parte della pianura campana, è parte della stessa realtà. Appare perciò una forzatura  - storica e geografica -  il fatto che la nostra cittadina non appartenga anche amministrativamente alla provincia di Salerno. Ma ciò è un altro discorso.

Fu dunque per mezzo della nostra chiesa se Solofra fu direttamente legata alla realtà salernitana, fece parte del suo hinterland economico ed appartenne all’episcopio di Salerno che divenne un importantissimo centro del meridione normanno.

In seguito alle riforme fatte da questo episcopio alla fine dell’XI secolo (poco dopo il documento che descrive la nostra chiesa) la pieve si trasformò in parrocchia e ciò ebbe conseguenze rilevanti, poiché dalla chiesa di Salerno la comunità solofrana ebbe quella protezione, anche civile, che non poteva venirle dall’organizzazione politica in quel momento di incertezza del passaggio dalla dominazione longobarda a quella normanna.

L’episcopio di Salerno proprio per far fronte alle carenze del tempo formò nella pianura tra Salerno e Nocera ben cinque distretti che non furono solo religiosi. Di questi il più importante fu proprio il distretto a cui apparteneva la chiesa solofrana, quello di Forino e Serino. Era questo un grande distretto posto al confine delle terre dell’episcopio salernitano per difenderlo dalle mire espansionistiche dell’episcopio Beneventano e servì per sottolineare l’appartenenza territoriale ed amministrativa di questi due centri a Salerno.

Nel secolo successivo, quando la vita diventò più ricca, il distretto fu diviso in due archipresbiterati, e Solofra fece parte di quello di Serino.

Vale sottolineare come questa divisione seguiva quella che i normanni stavano facendo nel governo della zona. Essi infatti divisero i territori del meridione, dove avevano fondato uno dei regni più importanti dell’epoca, in feudi e la costituzione del feudo di Serino rispecchia esattamente quella religiosa fatta dalla chiesa di Salerno.

Ancora una volta nella nostra zona si realizzava, o meglio si confermava, una unità di intenti e di azioni tra il potere religioso e quello politico come era avvenuto con i principi longobardi.

Fu importantissima questa corrispondenza tra le due organizzazioni  - quella religiosa e quella politica -  poiché ciò aiutò le popolazioni ad organizzare la loro vita comunitaria. Prima era stata la chiesa a dettare le regole e a scandire la vita delle popolazioni (e ciò era avvenuto fino a tutto il periodo longobardo) che non avevano un’organizzazione feudale, quindi gli usi e i costumi erano stati informati e retti dal diritto divino. Ora, con il più organico regno normanno di impronta feudale, l’istituzione politica riprende forza ma assume cioè nella propria organizzazione quegli usi e quei costumi che avevano una netta impronta religiosa e ancora per molto tempo la vita della gente fu informata a questi principi.

Per comprendere quanto forte e pregnante fosse la presenza dell’elemento religioso nella vita delle comunità vale per esempio considerare che negli Statuti, che sono delle regole che una popolazione che vive insieme si dà per organizzare la loro vita in comune, il giudizio dei giudici era poggiato sul giuramento che era poggiato, oltre che sulla onorabilità di chi giurava, soprattutto sulla religione e sul giudizio di Dio.

Ma c’è di più se si considera che le terre di questa zona, così fertili e promettenti economicamente, non furono governate solo dalla istituzione religiosa di Salerno, ma anche da quella di Cava a cui furono affidate molte terre.

Si consideri inoltre che queste due istituzioni avevano la curia, cioè il tribunale locale che fu il primo punto di governo delle popolazioni e che questa curia funzionava secondo quanto stabilito negli Statuti. Ancora una volta in questo periodo di maturazione del governo cittadino c’è intima unione tra vita religiosa e vita civile.

Cava fu una presenza importantissima non solo, come abbiamo detto, perché centro economico, ma anche perché Salerno nel XII secolo fu dilaniata da uno scisma, quindi l’Abbazia supplì all’assenza di Salerno. Il fatto che Solofra sia entrata sotto l’influenza cavese è importantissimo perché la sua economia si giovò della vivacità commerciale dei questo centro religioso ed economico che aveva l’importante porto di Vietri.

La comunità solofrana fu aiutata dal fatto che i Normanni e poi Federico II crearono una solida struttura statale. Essa, che già aveva degli usi e costumi, cioè dei modelli di vita nati dall’intenso rapporto con la sua chiesa madre, scrisse un corpus juris, cioè i suoi statuti, che hanno un grande valore, una forte pregnanza poiché nati all’interno del diritto divino.

Mimma De Maio

 

 

 

La pieve di S. Angelo e Santa Maria

 

 

 

 

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