In
S. Gregorio Armeno la tomba di Riccardo Fasano
Medico
solofrano del XIV secolo
L’Università degli studi di
Napoli ha pubblicato nel Diverse informazioni contenute
in questo antico libro interessano la nostra storia.
Una prima informazione riguarda la titolazione di alcune
chiese napoletane dell’epoca - Santa
Maria della neve, Santa Maria del popolo, Santa Maria delle Grazie - che è il nome di antiche chiese solofrane
per le quali non si trovavano riferimenti ad eventi solofrani che ne avessero
potuto determinare il nome. Ora invece sappiamo che quei nomi vennero da
Napoli grazie ai rapporti tra Solofra e la capitale del regno. Altra informazione ci viene
dalle epigrafi dei monumenti funerari, che si riferiscono a molte personem e di primissimo valore, provenienti da tutto il
meridione che erano morti a Napoli. Ciò si spiega
con la politica, iniziata con gli Angioini, di arricchire la città della
parte migliore della società meridionale che contribuì a fare di Napoli una grande capitale. Anche da Solofra fin dal
XIV secolo erano giunti a Napoli rappresentanti di valore della nostra
società. L’informazione più importante
riguarda un solofrano, Riccardo Fasano, il grande
medico morto nel Verso il nostro concittadino
non mancò la loro riconoscenza che si prolungò col figlio Andrea e col nipote
Nicolò, anch’essi medici della corte angioina, e si
estese anche a tutta la comunità solofrana che godette di
privilegi e di protezioni di carattere soprattutto economico. Ora sappiamo
che quei re dettero al Riccardo solofrano anche una
degna sepoltura nella chiesa più importante dell’epoca - San Ligoro o
Logorio - dove fu sepolto con una lapide importante in cui vengono ricordati
i meriti e le dignità del Fasano nonché la vicinanza di affetto e amicizia
con il re angioino. Conoscevamo la data della sua
morte, tramandata da coloro che hanno parlato di
questa famiglia solofrana e dei suoi rappresentanti più famosi - Beltrano,
Candida Gonzaga, Crollalanza
- non conoscevamo il luogo della
sepoltura, né l’epigrafe, che ora vengono alla luce dietro la fatica di due
ricercatori universitari. San Ligorio è il nome
popolare di San Gregorio Armeno, dove in gran considerazione era temuta come
reliquia la testa di San Biagio. Quest’ultima
informazione ci spiega perchè nel posto dove poi sorse la chiesa della
Consolazione era costruita una cappella dedicata a
San Biagio. Siamo nel fondo Arco,
dove i Fasano avevano incardinato il suffeudo dato dagli Angioini e dove, secondo l’uso, non
mancava un centro religioso. Non è improbabile che i figli di Riccardo
abbiano dedicato la chiesa del loro fondo al Santo la cui reliquia era
venerata nella chiesa dove era sepolto il grande
loro genitore. Anche questa volta abbiamo
recuperato a Solofra un frammento della sua storia ma anche questa volta
dobbiamo richiamare quanto detto in altri nostri interventi, di una errata informazione che suona come ingiustizia.
Riccardo viene detto nell’epigrafe “napoletano”
facendo perdere a Solofra un suo figlio, mentre tutte le altre fonti sono
esplicite nel parlare dei tre medici, detti “solofrani”. Ormai è chiaro che
questa sorte è toccata a tutti quegli uomini che dalla provincia si
spostavano a Napoli, ne acquisivano la cittadinanza
per godere le prerogative permesse dagli Angioini a coloro che facevano
questa scelta e che con il loro operato contribuivano a rendere prospera e
grande la capitale. E questo si può capire bene e si può giustificare, ma non
toglie che in tal modo la provincia veniva
depauperata. Comunque è un’operazione scorretta.
Sarebbe stato più bello se quella epigrafe, insieme
a tutte le altre parole di elogio e ricordo che re Roberto sentiva di dire al
suo fedele, avesse recitato il virgiliano “me genuit” (Solofra me
genuit). Per leggere l’epigrafe
rimandiamo alle pagine dedicate a questa famiglia solofrana nel sito solofrastorica.it Mimma De Maio |
Da “Il
Campanile”, 2009 (XL, n. 9, p. 4)
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