Confermati i legami tra Solofra e Siena
Da un’importante pergamena dell’Archivio diocesano
di Bari
Tempo fa parlammo di
Prospero Petroni, un uomo di cultura ed umanista di
grande valore appartenente ad una delle tante famiglie solofrane, che sulle vie
della mercatura avevano messo radici altrove. Fuggendo dalle carenze provocate dalla peste, a fine seicento un ramo di
questa famiglia, come in quei tempi fecero altri solofrani, si era trasferito
a Bari, per trovare in questa terra, feconda di traffici, nuove prospettive e
darne anche al paese di origine. Queste persone infatti
non smisero mai di avere una fitta rete di rapporti con il paese di origine
per le caratteristiche del loro trasferimento, che traeva alimento dalle
attività solofrane. Ma ritorniamo ai Petroni
di Bari, poiché due ricercatori di questa città - Giuseppina Boccasile
e Vito Antonio Lezzi - hanno studiato
questa famiglia solofrano-barese, che, oltre a Prospero, ha avuto anche altri
discendenti, che hanno ricoperto un ruolo importante nella vita del grande
capoluogo, come Giandomenico, un sindaco di grande valore ed impegno in tutta
Ma andiamo con ordine, il legame tra Solofra e
Siena era rintracciabile qua e là nei documenti
solofrani, soprattutto ne aveva parlato il notaio Bonaventura Grassi nel suo
interessante e voluminoso manoscritto (1722), che è tra i documenti del
Centro studi della Biblioteca Comunale, dove, nel parlare dei Petrone, aveva
fatto una lunga elencazione di uomini illustri senesi appartenenti a questa
famiglia, ma non aveva fornito il collegamento preciso tra i due ceppi.
Sappiamo inoltre che, quando Carlo D’Angiò
conquistò il Meridione (1266), ebbe bisogno del sostegno economico di
banchieri e mercanti toscani e liguri - tra questi i Petroni
di Siena e i Grimaldi di Genova - a
cui permise di insediarsi con i loro traffici nelle nostre terre. I Petroni di Siena avevano un motivo anche contingente per
approfittare delle prospettive che il re angoino
dava loro, poiché appartenevano al Monte dei Nove, un partito politico di
mercanti che in quel periodo governava la città, i cui maggiori
rappresentanti, ogni volta che perdevano il potere, subivano la
“fuoriuscita”, una pratica caratteristica del tempo. Sappiamo ancora - una volta in
modo generico - che i Petrone di
Solofra discendevano dai mercanti-banchieri senesi, che si erano insediati
tra Napoli e Salerno ed erano giunti a Solofra, attratti dalle opportunità
del nostro artigianato e dalle prospettive del commercio, secondo quanto il
re Angioino aveva loro promesso e permesso. Membri
di questa famiglia sono presenti a Solofra sicuramente nel Trecento, legati
ad eventi importanti della nostra storia di questo periodo, come nella
fondazione del monastero di S. Agostino e della chiesa di San Giacomo, e come
compatroni della chiesa dell’Angelo, dove ebbero un jus di patronato sulla cappella più antica ivi esistente,
quella dedicata alla Madonna del 15
agosto. Queste chiese da loro controllate erano tutte costruite per
proteggere la mercatura. Lo fu S. Agostino, posta tra la strada delle
botteghe del casale Fiume e la strada del commercio (la platea) e lo fu la
chiesa di San Giacomo, che sorgeva in località Sortito
all’uscita della zona del commercio, dove si pagavano i dazi e i vari tributi
di porta. Esse, inoltre, insieme alla citata Cappella in S. Angelo,
permettevano di esercitare la finanza ecclesiastica a sostegno del commercio.
Precise indicazioni di tutta questa attività e di
questi possedimenti si traggono dai documenti notarili in nostro possesso che
permettono di risalire proprio al Trecento. Inoltre l’insediamento di questa
famiglia nel casale Burrelli soprani, lungo al
via vecchia e lungo il fiume, nel luogo che ancora oggi si chiama casa petrone, ci dice che questi
individui dominavano la vita economica solofrana anche con attività
artigianali. Ritorniamo ora all’interessante documento. È una
pergamena del 1746 esistente presso l’archivio diocesano di Bari in cui
l’Abate Riccardo Petroni, cavaliere patrizio
senese, che aveva domicilio anche a Napoli, avendo appurato, attraverso
lunghe e dettagliate ricerche, che alla sua famiglia appartenevano i Petroni di Bari venuti da Solofra e avendo fatto una
ricostruzione completa della stirpe, riconobbe Nicolò Saverio Petroni, fratello del nostro Prospero, come unico
discendente dal suo ramo di Siena che si era esaurito, e gli donò le carte
della sua famiglia e Il documento in questione costituisce l’anello
che mancava nel manoscritto di Bonaventura Grassi, che, quando inserisce
nelle sue memorie la relazione sui Petroni di
Siena, dice che era posseduta da un frate
agostiniano napoletano, il Baccelliere Francesco Maria Petroni,
appartenente ai Petroni della Via vecchia, e che
questi a sua volta l’aveva avuta dall’abate senese Riccardo Petroni, ma non dice nulla di costui, né riporta i dati
genealogici della pergamena, che sicuramente non conosceva. Nel considerare che la ricerca non è mai
infeconda aggiungiamo che un gruppo di studiosi baresi, capeggiati dalla
dottoressa Boccasile, è venuto di
recente a Solofra per prendere contatto con la nostra città e con noi e per
farci dono della citata pubblicazione e del prezioso documento, che dà
sicuramente l’avvio ad una serie di ricerche che si dovranno senza dubbio
estendere alla città toscana. Mimma De Maio |
|
Altri articoli su “Il Campanile”
|