I Vigilante, Francesco Guarini ed il mercante Pietro Paolo Stanzione

 

L’entroterra socio-culturale di Francesco Guarini:

la famiglia Vigilante e la Solofra del secolo d’oro.

 

 

Ci sembra necessario ritornare su quanto abbiamo detto l’ultima volta circa la centralità della bottega dei Vigilante nella costruzione della Collegiata. Se si considerano tutti i documenti in nostro possesso che riguardano la nostra chiesa negli anni della sua costruzione vediamo che membri di questa famiglia sono sempre presenti e partecipi, insieme a poche altre famiglie, a questo importante evento solofrano. Emerge chiaramente che tale costruzione fu un vero e proprio “affare”, a garantire il quale, come succedeva per la gestione della Universitas, c’erano le famiglie più facoltose, in grado cioè di permettere il funzionamento dell’una e le attività dell’altra. Questo fu il momento più fiorente della bottega di battiloro della famiglia Vigilante che toccò il culmine con gli incarichi dati a Troiano che terminano nel 1633. Sono gli stessi anni in cui la bottega di Tommaso Guarini, erede di quella del padre Felice, era impegnata nella stessa chiesa, prima in lavori di pittura ed abbellimento alla vicina chiesa di Santa Chiara (1603-1608), poi alla Cappella dei Petrone in S. Angelo (1608) e poi per tutta l’impegnativa opera degli intarsi in legno, delle indorature e dei quadri del cassettonato della navata centrale, iniziata nel 1617 e terminata nel 1624, e successivamente di quella del transetto continuata dal figlio Francesco. La bottega Guarini proprio in questo periodo si ampliò, accogliendo i lavori di intarsio in legno e di oro. Per quest’ultima attività non era specializzata, né aveva il diritto esercitarla, perciò Tommaso si poggiò alla bottega della famiglia della moglie Giulia, mentre la sua bottega acquistò le caratteristiche di un vero laboratorio come tanti in quel tempo, aperto a tutte le attività parallele.

Posto ciò, possiamo immaginare tutta l’area intorno alla Collegiata impegnata ad accogliere questi lavori e pensare ad una comunione di uomini e di interessi intorno alla famiglia Vigilante-Guarini. Un ambiente dinamico e innovatore. Questa realtà costituì il primo ambiente frequentato Francesco Guarini, figlio di Giulia Vigilante e di Tommaso, un ambiente attivo di lavoro, fecondo di idee e ricco di prospettive, in una famiglia dinamica e coinvolgente e in una Solofra disposta e pronta a dare valore ai suoi figli. Possiamo anche comprendere come per questo giovane rampollo, pieno di prospettive, fosse naturale trasferirsi a Napoli dietro le orme della famiglia della madre.

Il retroterra socio-culturale di Francesco Guarini sta qui: i Vigilanti con interessi e casa nella città capitale e Solofra che coglieva i frutti del suo secolo d’oro.

Ma c’è di più. Consideriamo uno dei tanti membri dell’epoca appartenenti a questa famiglia, Giovanni Battista Vigilante, sposato con una napoletana ed in possesso della mastrodattia della città di Napoli, come ci dice il suo testamento solofrano. Il Vigilante aveva cioè i diritti sull’attività del Tribunale napoletano, era dunque un finanziatore della città, che gli permetteva un’entrata non secondaria ma che indicava anche una presenza non secondaria a Napoli. La mastrodattia, che veniva assegnata dietro versamento di un’adeguata somma mediante un’asta pubblica, era esercitata da una persona di fiducia del titolare e finanziava le opere pubbliche. Questo fatto ci permette di rendere chiaro il fruttuoso rapporto tra Napoli e Solofra non solo dei Vigilante, che fu stretto e che oggi sembra poco comprensibile. Dobbiamo considerare che le zone dell’interno più vicine a Napoli costituivano una specie di suo hinterland economico, vivevano cioè in stretta connessione con la capitale e dobbiamo anche tener presente che nel periodo in cui visse Giovanni Battista, tra la fine del Cinquecento e l’inizio del Seicento, Napoli era una grande capitale con un enorme mercato, che aveva bisogno di un centro come il nostro, da cui venivano denaro e prodotti. Tale legame era tenuto dai mercanti che erano imprenditori e proprietari di terre, persone facoltose e molto influenti che svolgevano il doppio ruolo di fornire denaro e prodotti. Mercanti solofrani  - Solofra ne aveva molti –  ma anche mercanti napoletani  - anche questi in gran numero e importanti -  che contribuivano a tessere il rapporto di cui dicevamo. Ne abbiamo trovato uno che entra nel discorso che stiamo facendo sull’entroterra socio-culturale di Francesco Guarini. Si chiama Pietro Paolo Stanzione, mercante napoletano presente a Solofra per tutta la seconda metà del Cinquecento a considerare solo i documenti di questo secolo. Questi ci hanno permesso di ricostruire un lungo legame economico dello Stanzione con diversi solofrani, che diventa amicale proprio con la famiglia Vigilante presso cui egli soleva sostare durante i suoi viaggi a Solofra. Un mercante della stazza dello Stanzione che veniva a Solofra con degli agenti suoi rappresentanti  - Giovanni Ferro ed Ettore Gesualdo -  che era in società con i Garzilli, i Murena, i Fasano, i Ronca, aveva bisogno di un punto fermo di riferimento, di fermarsi più giorni in paese  - le contrattazioni avevano bisogno di tempo -  e non poteva farlo certo nella Taverna della Universitas sita alla Piazza. Si usava a quei tempi prendere dimora in una casa signorile e c’erano famiglie che mettevano a disposizione una parte della loro abitazione a persone del genere. Spesso il mercante lasciava il suo agente a Solofra per seguire un affare o affittare un magazzino in piazza, dove raccogliere i prodotti prima che potessero far parte del viaggio mercantile verso Napoli, che a quei tempi era una vera e propria carovana con più carri e viaticali. Il primo rapporto del nostro mercante con Solofra fu con Alessandro Guarino detto Ronca, che dominò il mercato solofrano per molto tempo nel secolo, per delle pelli prese al porto di Castellammare, ci fu poi un anno in cui lo Stanzione portò una partita di pelli da conciare che consegnò a diversi conciatori, successivamente ebbe anche agenti solofrani. Spicca però la frequentazione con la famiglia Vigilante che si qualifica come assistenza agli atti notarili stipulati durante le sue venute a Solofra e che è reciproco se in un testamento lo troviamo incaricato a curare gli interessi napoletani della famiglia solofrana. Per concludere ed agganciarci a quanto detto sopra qui vale solo sottolineare che il primo rapporto che Francesco Guarini ebbe con la pittura napoletana fu con la bottega di Massimo Stanzione, che, dicono le cronache, apparteneva ad una famiglia di facoltosi mercanti napoletani. Non entriamo nella polemica se l’artista fosse originario di Orte di Atella in provincia di Caserta, come dice Bernardo De Dominici, o di Frattamaggiore come dicono altri, né ci interessa sapere il nome del padre dello Stanzione, perchè non si sa, a noi interessa qui sottolineare, come abbiamo fatto, la presenza a Solofra di un facoltoso mercante napoletano che aveva lo stesso cognome dell’unica famiglia di mercanti presenti a Napoli e nella zona.

 

 

Da “Il Campanile”, 2009 (XL, n. 4, p. 4).

 

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