In margine al Convegno di studi Territorio e storia
La storia tradita
Il Convegno di studi
organizzato dall’Associazione giovanile dell’Università di Salerno tenutosi
sabato 16 maggio nei saloni del Palazzo Orsini ha posto in evidenza
l’attenzione delle giovani generazioni verso la storia del nostro paese. In
verità troppo frettolosamente i giovani sono giudicati superficiali e
sbandati, essi invece sanno mettere in evidenza le loro
qualità positive, sono capaci di sani interessi e molta disponibilità.
Soprattutto hanno un grande interesse per la nostra storia. E Solofra ha la
possibilità di far conoscere la sua storia, infatti
non la si deve andare a cercare, un po’ sparpagliata qua e là, in scritti
difficilmente reperibili e magari redatti in modo superficiale e scorretto.
Da oltre 10 anni il nostro paese ha un sito web che raccoglie, in oltre 4000
pagine, non solo la storia diciamo “generale”, ma
anche quella dei luoghi, dei personaggi, delle famiglie, di ogni fatto o cosa
solofrana che abbia una certa rilevanza. E tutto è
supportato da una gran mole di documenti. Purtroppo però la nostra
storia non è stata sempre rispettata o indagata con i giusti strumenti, è
stata quindi “tradita” da tanti che si sono interessati alla nostra
cittadina. Abbiamo argomenti che attirano l’attenzione generale, da Francesco
Guarini, al fenomeno della nostra antica attività lavorativa, alla
Collegiata. Questi temi sono stati affrontati da fior di studiosi, tutti
sicuramente esperti nelle loro discipline - storia dell’arte o economia - che però si sono mostrati sciatti e
superficiali nell’inquadrarli nell’epoca e nell’ambiente di riferimento.
Questo modo di trattare la nostra storia mi è sempre sembrato un affronto al
nostro paese, una vera e propria mancanza di rispetto. I danni non sono
irrilevanti, poiché quegli studi escono fuori dalle
mura di Solofra portando con sé le fesserie di cui sono pieni, o, se tutto va
bene, una storia ridotta a poche annotazioni, più spesso travisate. L’errore
passa di libro in libro e si rischia di non liberarsi mai di questa zavorra
che ci deturpa. Eppure noi abbiamo una
bella storia, un passato che ci fa onore e ci esalta,
vederlo trattato in questo modo dispiace e demoralizza. Basti considerare la
corbelleria che si legge sulla scheda illustrativa posta accanto alla
Collegiata. Storia tradita anche lì e proprio per quel
meccanismo perverso che ho detto sopra. Voglio sperare che Anche noi solofrani, però,
non siamo stati attenti alla nostra storia, abbiamo infatti
perduto la bella occasione della ricostruzione, quando, approfittando del
terremoto che ci ha permesso di rinnovare la nostra cittadina, avremmo potuto
abbellire qualche suo angolo antico, ristrutturare qualche palazzo con le
forme di una volta, lasciare parte di qualche strada col sapore che il tempo
le aveva dato. Il luoghi parlano della storia che
hanno vissuto, quei luoghi potevano e dovevano essere conservati e
preservati. Siamo stati troppo attenti al “particulare”,
senza sapere che proprio la storia avrebbe dato a quel “particulare”
più valore e dignità. Pensiamo per un momento a
cosa sarebbe stato del centro storico - Palazzo Orsini e Collegiata - se avessimo permesso, come era in un
progetto molto “gettonato”, di costruire al posto del palazzo ducale,
completamente crollato e per di più privato, un centro commerciale? Neanche L’iniziativa
dei giovani universitari solofrani, sicuramente da elogiare, fa sperare che
si sia interrotta una brutta abitudine. Il loro entusiasmo permette di portare avanti un’idea
più culturale e valida, tesa alla preservazione di ciò che ancora resta del
patrimonio storico solofrano. Insieme a questi
giovani ce ne sono tanti altri, organizzati in associazioni di vario tipo,
che danno vita ad attività in cui fanno entrare la storia, chiedendo
giustamente a lei di dare lustro e valore a ciò che programmano. A questi
giovani voglio dire che devono farsi promotori di
attività di salvataggio presso tutti coloro che possono partecipare a questa
lodevole opera, sostenitori privati o amministratori. Ci sono tante altre
cose che si possono salvare
- la cortina di S. Andrea, il vallone delle fornaci, il
castello, parte del Toppolo, alcune chiese -
luoghi da preservare e valorizzare con interventi oculati e spesso
anche poco costosi, sicuramente mai senza ricadute. E
se in alcuni angoli solofrani non c’è più nulla che parli del loro passato si
può ovviare con delle targhe che ricordano eventi o fatti, che spiegano il
valore del luogo o la sua funzione di una volta. Nello stesso modo non ci
vuole molto a rendere più facilmente accessibili e fruibili i luoghi
panoramici solofrani: ne abbiamo tanti e
interessanti non solo dal punto di vista turistico. Quindi bene ai giovani, cui
voglio dire di non demoralizzarsi se qualche loro
impegno non sortisce risultati immediati. Il Convegno citato per esempio, ha
posto in evidenza proprio ciò che ho detto fino ad ora. Faccio solo
considerare che la relazione, interessantissima e dotta, della dottoressa
della Sovrintendenza, era datata, molto datata, se
si fermava agli anni ottanta, mancando di tutti gli apporti che la ricerca
storica ha fatto in trenta anni. Anche l’intervento
dello storico del Medioevo si è limitato a pochi documenti e superficiali
osservazioni. Eppure quel periodo è il più
interessante e coinvolgente della nostra storia. Anche
qui dunque storia “tradita”, ma anche qui si può ottenere che quel Convegno
si trasformi in occasione di rilancio. Quegli studiosi
infatti non si sono tirati indietro dinanzi alla proposta di porre nei
loro futuri studi qualche argomento di storia solofrana. Ora bisogna
controllare che lo facciano per davvero.
Mimma De Maio |
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