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Il toponimo è
il nome di un luogo. Un nome che questo luogo ha avuto in un determinato
momento della sua storia e che di questo luogo esprime una qualche cosa: l'esistenza
di un bosco o di una palude, la casa di una famiglia, un
certa attività che vi si svolgeva e via dicendo. Ecco allora che il
toponimo si carica di un significato storico che diventa di grande importanza poiché è capace di dare delle informazioni
preziose, quasi uniche, e non comunemente individuabili nei documenti. Essi
sono importanti reperti linguistici - con lo stesso valore dei reperti
archeologici - di
grande utilità per chi vuole ricostruire la storia di quel luogo o
individuare qualche suo essenziale elemento; indubbiamente hanno un grande
valore per ogni ricostruzione storica. Sono stati i toponimi a far
individuare il percorso della strada sannita e romana della Castelluccia sciogliendo un problema che altrimenti non
si sarebbe potuto risolvere; e ancora i toponimi hanno permesso di trovare il
tragitto della via sarmentaria (anche questo
nome è estremamente significativo) che dalla
Consolazione giungeva a Turci evitando il paese. E
che dire poi del toponimo Solofra? Quando nel 1943 il linguista
Giovanni Alessio, dell'Università di Napoli, dimostrò l'origine italica del
toponimo - appunto Solofra - si rammaricava che non vi erano qui
da noi testimonianze sannite, che poi furono scoperte trenta anni dopo,
quando si trovarono le tombe lungo la collina di starza.
É questo un caso significativo che evidenzia tutta
la valenza del toponimo, che, prima e indipendentemente dalla documentazione
archeologica, già aveva dato l'esatta informazione della primitiva realtà
solofrana. E di toponimi direttamente legati alla realtà sannita o esprimenti
l'impronta sannita presente da noi è pieno il
territorio solofrano, a testimoniare che l'insediamento fu di una certa
consistenza. D'altra parte una gente che affida i propri cari ad un
territorio deve avere con esso un legame particolare
e deve averlo messo sotto la protezione dei propri dei come esattamente
fecero i sanniti primi abitanti della nostra conca. E che dire degli antichissimi toponimi legati alla
concia? Ce ne sono tanti e significativi - scorza, cerro, burrelli, balsami, cantarelle
- sparsi sulle prime falde dei monti a
sud e ad est. Tra tutti vale citare quelle fosse a
cielo aperto coperte da rudimentali tavolati che i pastori usavano per tenere
nei bagni di tannino le pelli dei loro animali. Una di queste era il lontro,
una fossa che nel Mezzogiorno aveva questa precisa funzione, nome che non ha niente a che fare con la capitale inglese, come pure
viene rovinata la denominazione di questa località solofrana di grande
significato storico, perché lega questa nostra attività alle sue più antiche
origini. Solofra ha
nei suoi toponimi una ricchezza straordinaria che difficilmente si trova in
altri luoghi, nomi essenziali e profondi che ci permettono di scendere nelle
viscere del passato, in quella quotidianità essenziale fatta di piccole cose,
gesti o azioni, che costituiscono l'ossatura primaria della vita solofrana.
Il poter recuperare tutta questa ricchezza non è difficile, essa risiede
negli archivi e nelle mappe catastali dove si scoprono nomi straordinari
perché capaci di darci informazioni irripetibili. Eppure questo recupero in parte già è avvenuto a Solofra e
in questo siamo stati fortunati. É avvenuto quando si è sviluppata la zona
industriale, allora l'industria che vi si insediava,
non avendo un nome da dare alla strada da poco aperta dove prima c'erano i
campi, ha preso quello che aveva trovato nella mappa catastale del luogo. Ed ecco emergere nomi come nodi, carrano,
galdo, coste di Santa Maria, bussoli (e non bussola) e tanti altri che sono
unici testimoni di una precisa realtà solofrana. Essi ora come fasci
di luce illuminano un pezzo del nostro passato che essendo minimo e
quotidiano avrebbe rischiato di rimanere nel buio e
che invece una precisa situazione ha permesso di recuperare. Facciamo dunque
che non venga perduta tutta questa ricchezza e che
il nuovo stradario accolga nel nome nuovo da dare alle strade - che sia quello di un personaggio
solofrano o quello di un paese con cui il nostro commercio si rapporta, come
proponeva il Campanile nell'ultimo numero
- anche il nome antico della zona in cui si trova la nuova strada. Solofra ha
l'opportunità di fare ancora un'altra operazione nel
titolate le numerose strade che attendono un nome, quella cioè di
individuare alcune "strade storiche", quelle ricche di passato, un
passato che si manifesta nei tanti nomi che esse ebbero, e di fornire loro di
una "targa storica" - lo
hanno fatto tante città italiane, vedi Siena per esempio - nella quale siano riportate tutte le
titolazioni precedenti. Sarà una operazione atta a
individuare e precisare i vari periodi della loro lunga esistenza. Prendo ad
esempio la odierna via Regina Margherita, che ha
fissato nel nome un periodo dell'Ottocento quando l'Italia unita dei Savoia
esprimeva con tali titolazioni la nuova realtà italiana. Ebbene questa strada
dalla fine del XVI secolo si chiamava via Pie' S. Angelo, indicando la sua
collocazione lungo la collina sulla cui sommità sorgeva la chiesa di S.
Angelo, come ancora per molto tempo si chiamò La nominazione delle strade è una cosa seria, è il paese che
si nomina, che si individua e si qualifica, e farlo
con personaggi che hanno dato lustro alla nostra cittadina - e Solofra ne ha tanti più di ogni altro
paese - o farlo col richiamare eventi,
attività, nostre qualità, significa dare al nostro paese un segno della sua
realtà più profonda che non fu una realtà da niente. Ricordiamoci che a scuola
la prima cosa che si fa con i ragazzi che studiano il territorio, prendendone
possesso, è partire dal toponimo, dal nome della strada o del posto, dal
personaggio a cui si intitola, e attraverso questo
percorso guidarlo ad una delle scoperte più belle che possa fare un abitante
di un luogo. Mimma De Maio |
Da “Il
Campanile”, 2003 (XXXIV, n. 6, p. 4 con il titolo Nomi a vie e piazze senza campanilismi politici)
Il
libro sulla toponomastica solofrana
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