Beni di una famiglia del XVII secolo
1659,
luglio 7.
Dall’inventario
dei beni della famiglia di Orazio e del fratello Costantino
Pandolfelli
(morti di peste) dei Balsami, i cui beni passano ai figli del primo, Giovanni
Giacomo e Ferdinando.
[...]
Beni
stabili
Sedile di case con gaifo, con gradiata di fabrica consistente in case sei sopra astrico
e cinque sotto astrico, con cortiglio
et intrato grande.
Due altre
case una sopra l’altra existentino in detto cortiglio,
site nel casale dei Balsami iusta li beni di Natale Pandolfello, di
Giuseppe Tempesta, di Meneca Ronca e iusta la via pubblica.
Una selva,
sita nel loco detto la postella dell’oliva quale fu di
Ambrosio Giliberto, sita alla postella dell’oliva.
Selva nel loco detto alla molina,
comprata dal
notaio Cesare Pandolfello, e un’altra selva vicina.
Selva in loco detto alle brecciare,
iusta li beni del dott. Honofrio Giliberto.
Selva dove se dice Sasso, iusta
li beni di Filippo Ronca.
Uno pezzo
d’orto in loco detto all’insiti,
iusta li beni di Michelangelo Pandolfello.
Pezzo
d’orto in loco detto l’orto di Finitia, iusta li
beni di Tommaso Pandolfello.
Tre quarte parti di poteca di conciaria, sita nello casale delli
Balzami, iusta suoi confini comprata dalli
Pandolfelli.
Beni
mobili.
Dentro la casa corrispondente alla strada
pubblica dice averce ritrovato butti sei da tenere
vino, cioè quattro vacante e due piene di vino di
barili quindici l’una, uno secchione, et uno copellone per riponere il vino.
In una casa
accosto la sopradetta casa, detta lo casciello dice averci ritrovato
bacche cento nostrali conce, parte grandi e parte picciole.
In un’altra
casa sottana di sotto dove al presente
abita Clementia Pandolfello
loro madre dice avervi ritrovato, balle circa dieci di
pelle aijnine et pecorine
pelose, con uno cantaro di sivo, et una tavola di salera et uno chiancone
et uno cantaro e mezzo d’insogna.
Dentro un’altra casa sottana detta
la dispensa, dice averci ritrovato cantara doe di caso.
In un’altra
casa sottana, detta la casa della lana,
dice averci ritrovato balle dieci di lana carosata agostina et uno
cascione vacante da tenere grano et
in un’altra casa sottana dice averla ritrovata piena di legna.
In una casa
soprana esistente sopra lo cellaro, dice averci ritrovato
una trabacca di noce, usata con lettera con doe matarasse piene di lana
usate, uno cascione vecchio da tenere grano.
In un’altra
cammera dice averci ritrovato balle dieci di lana majorina carosata.
In un’altra
cammera, dove al presente abita detta Clementia, dice non avere fatto inventario quod
avere lasciato detto quondam loro patre che non vi si
fusse fatto inventario di quello vi stava.
In un’altra
cammera detta della lana dice averci ritrovato balle vinti di lana aijnina e maijorina carosata.
In un’altra cammera,
dove abitava il detto quondam Costantino, dice averci ritrovato uno letto, cioè una traballacca di
noce nova con lettera, doe matarasse
piene di lana, otto lenzola di tela in casa usate, doe mante di lana cardate, una coltra
di lana usata, quattro coscine piene di lana con le
veste semplice, [...] cammise
di tela in casa usate del detto quondam Costantino, dieci collari di detto
Costantino, con pezzilli e sempij,
otto maccaturi, doe para di
calzonetti di tela in casa usati, uno sproviero di tela in casa usato, un altro sproviero di taranionla (?)
di colore verde, una boffetta di noce, tre bancali,
tre casce di noce, dentro d’una delle quali casce dice avere ritrovato sei lenzola
d’apprezza, consezze lavorate di filo bianco e
roggia, quattro cammise di donna d’apprezzo, doe cammise d’homo, quattro facce
di coscina, dieci tovaglie, cioè doe di mezza
d’Olanda con rezze lavorate et
otto di filondente, una pianella di braccia trenta
sei, quattro toccati di mezzo Olanda nuovi, uno tocco di tela in casa di
braccia quaranta, dentro d’un’altra cascia dice
averci ritrovato un’altra pianella similmente di braccia trenta sei, un’altra
tela di braccia trenta, uno sproviero di tela in casa
d’apprezzo con rezza di roggia, quattro lenzola di tela in casa usate, quattro lenzola
d’apprezzo, dieci cammise di donna usate, cioè
quattro nove, quattro tovaglie di filondente nove,
dentro dell’altra cascia dice averci ritrovato una
gonnella e robba di Tabia
in colore di persico guarnita con rezziglie d’oro et d’argento, et uno geppone di lania d’argento
guarnito con l’istesse rezziglie,
et un altro vestito di robba
e gonnella di rascio di fiorenza
carmosina, similmente guarnito con rezziglie d’argento et oro, uno geppone di tela d’oro usato che fu della quondam Ostilia
Morena, un’altra gonnella di Tabia rosa secca usata
quale fu similmente di detta quondam Ostilia, con una robba,
et geppone dell’istessa Tabia nova senza
guarnizione, et uno geppone
di rascia di fiorenza carmosino guarnito
con trene d’oro, cinque anella d’oro fatte a verghetta, uno filetto d’oro di valata
di carati ( ?) quarantacinque, uno spatino
d’argento, uno paro di scioccaglie, dui collari di velo napoletani lavorati, uno veneaglio di penna di donna, uno manechietto
di donna, una corona di corchio con uno crocefisso et doe medaglie d’argento, uno
corallo incastrato d’argento, una serena d’argento picciola,
uno anello picciolo d’oro, uno panno di scarlato
guarnito con trene d’oro, sei segge
di ligname, due maccaturi
di taffettana, uno di colore di denzella
con pezzilli di seta usata, un altro con liste
d’argento di Lecce, doe cammise
di mezza Olanda d’homo nove, uno vestito con ferraijolo
di detto Costantino di rascia usato in cotole di zuccaro e cannella con
bottoni d’argento, un altro ferraiolo verdone usato, uno specchio, sei quatri
di pittura di diverse figure, uno crocifisso di
scultura, una connola napoletana con uno chiumazzo dentro, una tovaglia di mezza Olanda con rezze attorno.
In un’altra
casa detta la cucina dice averci
ritrovato dui banchi di castagno da sedere, una
catena di ferro, dui caldaruli
di rame, una caldara grande di rame, doe sertagene, uno
polzonetto di rame, una gratta caso, uno scarfaletto e brasiere di rame,
uno mortaro di marmo, uno mortaro
di bronzo, dui spiti, più e
diverse pignate da trenta piatti di faienza e rustici, dieci orcioli,
diversi usati di ferro, uno cascione, sei segge di paglia.
In un altra casa detta lo casciello dice
esservi ritrovate doe cantara
di lardo, doe licine di salcicciuni, dui casi cavalli, dui quarantini d’oglio, quattro langelle picciole da tenere oglio vacante.
In una casa
locata dall’eredi
del fu Gio Vittorio Fasano dice esservi balle vinti di lana aijnina
et maijorina carosata.
Bona mercimonialia.
Nella poteca di conciaria dice esservi ritrovate balle
di lana aijnina e maijorina
carosata n. trenta, e doe tenatora di coira di n. ottanta, doe tine bacche dentro li calcinari.
Nella poteca di Salvatore di Tura altre coijra n. ottanta di tani tre, e
le spradette coijra ottanta
di tani quattro.
Crediti
esistenti in detta eredità
Dice dovere conseguire da diversi scarpari di Basilicata circa ducati 600, protestandosi che di detti creditori
ce ne sono alcuni quasi decorti.
Nella casa
che teneno locata in Potentia
dice essernovi coira tre
conci, dieci bacche conce da ducati sei di spao ?, vinti in forse.
Dice avere in parte con don Iacono Forense tre
bacche vive.
Dice esseronvi ducati quattrocento in fidi di banco.
Dice esservi di contanti ducati quattrocento.
Debita existentia in
detta eredità
Si deveno a Cardullo Gagliardo
della Cava ducati trecento.
A Francesco Centomani
ducati duecento.
A Francesco Leone ducati trenta.
Al capitano di campagna di Tolve
ducati cento.
Se deve a Giovanna Guarino moglie del fu Costantino per la restituzione delle sue doti ducati
trecento.
Se deveno ad Alessandro Fasano per tante robe di spetiaria ducati sessanta.
Se deveno alla Cappella dell’Ascensione di Nostro
Signore del casale delli Balzami ducati cinquanta
lasciati da detto quondam Orazio loro padre.
Altri ducati cinquanta se devono alli Canonici di San Michele Arcangelo lasciati similmente
dal loro padre.
Se deveno ducati cento a Virgilia Pandolfelli sua zia
lasciati similmente da detto quondam loro padre.
Se deveno al medico Anello Maffei per resta di ducati
trecento debiti dal quondam Costantino ducati cinquanta.
N. B. Sono
stati operati opportuni interventi per rendere leggibile il testo in corsivo.
(Da ASA, Notai, B 7092, 1659, ff.
131r-137r).
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