La Collegiata di San Michele Arcangelo

Esterni

 

Facciata e Campanile visti da nord

La chiesa sorse sull’aia della vecchia chiesa dell’Angelo, che fu abbattuta nella prima metà del XVI secolo perché non rispondeva più ai bisogni della cittadina.

La facciata guarda a nord, prospiciente l’ampio spazio dove sorge anche il palazzo Orsini e che è il centro storico solofrano.

 

La Collegiata di San Michele Arcangelo è sicuramente l'opera più rappresentativa dello sviluppo economico raggiunto dall'Universitas nel corso del XVI secolo.

La facciata, tripartita, anticipa la ripartizione dello spazio interno e rappresenta l'ultima soluzione di una lunga serie di restauri. L'elemento principale della facciata è indubbiamente il gruppo architettonico protobarocco che incornicia il portale centrale.

La severa impostazione, tipicamente rinascimentale, dell'insieme stipite architrave - mensole,  viene spezzata dalla nicchia a finta finestra che ospita una statua in pietra di San Michele.

La nicchia è sormontata da un timpano spezzato per l'apertura del finestrone modanato, la cui forma viene ripresa dalla trabeazione sovrastante e dal timpano.

Le colonne che inquadrano il portale si ergono su due alti basamenti, su cui è inciso lo stemma solofrano, e terminano con degli originali capitelli, frutto della fantasia degli scalpellini.

I portali laterali sono incorniciati da blocchi di travertino intagliato, appena rifinito ai bordi e sormontati da finestroni compositi, che nella forma richiamano quello centrale.

 

L'interno è realizzato su pianta a croce latina, con un ordine di dieci pilastri, da cui si originano archi a tutto sesto che dividono le navate laterali dall'ampio invaso spaziale della navata centrale.

I pilastri sono a base quadrata e decorati ai lati da quattro lesene appena accennate, che terminano con dei particolari capitelli in stucco.

La copertura della navata centrale e del transetto è a cassettoni, mentre quella delle navate laterali è costituita da cupolette ellissoidali. All'incrocio tra la navata centrale e il transetto, si genera un arco trionfale sorretto da complessi pilastri a T.

Ampi finestroni si aprono in corrispondenza della chiave degli archi sottostanti; il gioco di luce che ne deriva mette in evidenza la decorazione del soffitto rivestito d'oro, prodotto dai battiloro solofrani.

 

Incastonate tra le cornici dorate, le ventuno tele della navata centrale, opera di Giovanni Tommaso Guarini - padre di Francesco -, raffigurano gli Angeli e la Salvazione.

Sette file, ognuna di tre dipinti, si succedono dall'ingresso all'arco trionfale; i tre grandi riquadri della fila mediana, scandiscono il discorso, mentre le altre tele, di dimensioni più ridotte, lo completano.

Nel ciclo del transetto, raffigurante Storie di Cristo e della Vergine, si passa dall'arte manieristica di Giovan Tommaso a quella naturalistica del figlio Francesco, che avendo soggiornato a Napoli, ebbe l'occasione di venire a contatto con la pittura del grande Caravaggio.

Tra i ventuno dipinti, non tutti di Francesco, non esiste un ordine iconografico, ma solo un rapporto tematico che unisce le storie del transetto con tutta la decorazione artistica della Collegiata: il tema unificante è la figura dell'Angelo. (Carla Nizzolino)

 

 

 Il Campanile venne eretto nel 1564 con le pietre tolte, secondo un’abitudine del tempo, dal "fosso di S. Angelo" dicono i documenti.

 

 La facciata descritta dal poeta solofrano Carmine Troisi

 

Ad arco piega in alto la facciata
con tondo finestrin del campanello;
d’un tenue grigio chiaro è colorata, 
s’apre giù poi ver questo lato e quello.
 
Netta è la linea d’ogni capitello, 
risalta ogni colonna profilata;
da rari intagli di sottil scalpello
ciascuna porta mostrasi fregiata. 
 
Un San Michele di pietra con sott’esso
l’infernal drago in una nicchia appare,
sul cornicione del maggiore ingresso.
 
Davanti c’è una vasca d’acqua chiara
zampillante col murmure sommesso
di chi s’unisce ad altri nel pregare.

 

 

 

 La facciata ed il campanile visti da nord-est.

Pastello di Soccorso Giliberti

 

 

 Un’annotazione alla fine del protocollo notarile

Il notaio annota che la quinta figlia Emilia è stata battezzata da don Michele Litterio il 22 maggio del 1566 ed è stata dotata nel tempo in cui si cominciava a fabbricare il campanile della chiesa di S. Angelo. 

 

 

 

Istantanea di Piazza S. Michele di Carmine Troisi

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Di scorcio, tutta in ombra, la gran chiesa:
ne spiccan sol le linee prominenti: 
a manca, chiaro, in solida distesa,
l'ostel ducale, nudo d'ornamenti,
 
con al portone i logori battenti,
e la ringhiera in qualche parte offesa,
indi una breve fila di scadenti
case per gente ad umil opra intesa.
 
Una piazzuol, in mezzo, ove, diritta, 
con su la croce, sorge una colonna
tonda, di pietra; al piè, seduto, un vecchio;
 
a lato a un fruttivendolo, la scritta
d'un piccolo caffè, poi qualche donna,
che attinge a la fontana con un secchio.
C. Troisi   

 

 

Da M. De Maio, Solofra nel Mezzogiorno angioino-aragonese, Solofra, 2000.

 

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