Tine 9 per concia, una caldaia grande di rame alla fornace con coperchio di legno, pala di calcinaio, tavola per scarnare con cerchio di ferro, tavolone per tavoliare, un guanto di legno per la calce, 8 tavoloni sopra la tinatoia
lunghi 8 palmi e larghi due, 4 oncie massicce, 6 tavoloncelli
piccoli sopra la tinatoia,
catena di ferro, tavola grande per dar sego, tavola
per corredare, 6 scanni per sotto
dette tavole, 32 pertiche nella
conceria, 10 pertiche nello spanditoio con le
forche, due calcinai vivi di due palmi di prima pasta, altri di seconda pasta
con tavole sopra, due moggia di calce vergine, una suppressa per la sugna.
In tre secoli le cose non sono cambiate di molto.
La conceria ha subito una profonda trasformazione con la introduzione della concia chimica che richiese l'uso
delle macchine. Questa evoluzione stava avvenendo in questo
secolo. Le concerie a Solofra si modernizzarono alla fine del secolo XIX.
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La descrizione si trova negli atti del notaio Luigi Grimaldi depositati all'Archivio di Stato di Avellino, secondo versamento, B.1537, f. 52 e si riferisce alla conceria sita a S. Agata di Sotto (ora S. Agata Irpina) in località Le Cortine di proprietà di Pasquale Maiorsini, figlio di Francesco Antonio che affittò la conceria a Raffaele De Maio di Tommaso.
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