Ottocento e Novecento
Le concerie che non ci sono più
Il casale
Toppolo
L'antico rione
del Toppolo prima del terremoto. Sorge in una zona alta lungo il corso
della Solofrana, delimitato a sud-ovest dal torrente Liarvo. Il rione era
chiamato Fiume nel XVI secolo e solo alla fine del secolo si trovano
espressioni come "casale Fiume seu Toppolo". Il ponte sulla
Solofrana si chiamerà anche "ponte delle ferriere". Ora le concerie sono dislocate nella moderna zona industriale. |
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Le due foto sono state fornite da Francesco Guacci |
Le concerie del casale Forna
Questo casale era detto nel XVI secolo isca, poiché correva lungo le sponde di
un invaso che, venendo dalla parte alta del Sorbo, costeggiava
.
Conceria posta
all'incrocio tra via Cacciata e via Nuova scorza sull'invaso di scarico che fin
dal XVI secolo era usato per le concerie del casale Forna (località isca).
Si notano le aperture in mattoni forati per arieggiare i locali adibiti
all'asciugatura delle pelli, che costituiscono l’ultimo ampliamento
dell’edificio.
La stessa conceria vista dal lato sud. La struttura ha subito
vari rimaneggiamenti. Si nota il primitivo impianto al piano terra con
l’ingresso con arco in pietra a tutto sesto e le due luci laterali, un
successivo ampliamento al primo e secondo piano con finestre a mezzo arco e
l’ultimo innalzamento di un locale con aperture a mattoni forati (detto torre)
e la copertura a terrazza a sua volta coperta da lamiere per le operazione di
asciugatura. Questa conceria è documentata già nel XV secolo mentre nel 1741
apparteneva a Filippo Vigilante. Il locale torre fu posto sulla parte alta di
questi edifici sono nel XIX secolo, mentre prima la funzione di asciugatura
delle pelli era svolta dallo spanditoio,
un ampio spazio che ogni conceria aveva intorno sul piano di campagna.
Conceria
di via Landolfi (antico casale Forna).
Si nota la torre servita
da una scala esterna e sono chiari i vari interventi di ampliamento. La
conceria occupò una parte di un'antica abitazione di via Forna fin dagli anni
'50 prima che questa fosse adibita interamente ad opificio.
Conceria di Via Nuova Scorza (secoli XIX-XX)
La
conceria al lato, ridotta a rudere, è interessante poiché si trovava in una cortina
di via Croce.
Il portone
d'ingresso, le luci laterali e la nicchia al primo piano indicano la primitiva
costruzione e danno l'idea degli ambienti, ubicati presso le abitazioni, che
ospitavano il momento della rifinitura della pelle.
Conceria di via Abate Giannattasio
(antica via Cupa, rione Toppolo-Strada vecchia)
Questa conceria, collegata
a vecchi fabbricati ad un piano che arrivavano fino al fiume, è un esempio
della evoluzione dell'antica apotheca. Si leggono in essa chiaramente i vari
ampliamenti a partire dalla primitiva costruzione, che risale al 1589 secondo
la data posta nella chiave di volta di uno degli ingressi, fino al 1869 epoca
di un più consistente ampliamento.
Conceria
di via Abate Giannattasio al rione Toppolo
Il fabbricato, che
si trova ad angolo tra il fiume e via Abate Giannattasio, ha subito vari rifacimenti
secondo una modalità comune a molte concerie. Al blocco più antico, fornito di
edicole votive, sono stati aggiunti corpi antistanti. Da notare la terrazza
coperta da strutture di legno e lamiera che ripetono le antiche astrachene
e il corpo più basso antistante che fa da lamia o essiccatoio.
L'edificio ha più ingressi e aperture i cui elementi costruttivi ne evidenziano
l'antichità che vanno molto al di là del 1890, anno in cui subì una
ristrutturazione seguita da altri interventi lungo tutto il XX secolo. Si trova
in una zona che fin dall'inizio del XVI secolo accoglieva diverse concerie
delle oltre cinquanta documentate. Notevole è l'edicola votiva che riproduce
una Madonna del Soccorso a cui era dedicato il casale.
Le
illustrazioni di questa pagina sono prese dal "Bollettino"
dell'Associazione per l'Archeologia industriale. Centro documentazione e
ricerca per il Mezzogiorno, nn. 26-34 (febbraio 1990 - ottobre 1992).
Le spiegazioni e
la datazione delle concerie contenute nella citata pubblicazione risultano in
molti punti errate ed imprecise poiché non tengono presente l'impianto storico
di Solofra quale emerge dai rogiti notarili del XVI secolo pubblicati solo nel
2000. Manca comunque una corretta analisi dell’evoluzione dell’opificio che si
legge nella sua stessa struttura.