Ottocento e Novecento
Le concerie
che non ci sono più
Le concerie del casale Forna
Questo casale era detto nel XVI secolo isca,
poiché correva lungo le sponde di un invaso che, venendo dalla parte alta del
Sorbo, costeggiava la Forna a sud e al
Toppolo si versava nel Fiume delle Bocche.
Conceria di notevole interesse, posta all'incrocio tra via Cacciata e via Nuova scorza. Sorgeva lungo un vallone
che fin dal XVI secolo fungeva da invaso di scarico
per le concerie del casale Forna in località isca,
ora in parte coperto e divenuto via Nuova scorza.
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La parte sud-est dello stesso edificio dove si notano meglio i
successivi interventi di ampliamento in cemento armato
con tompagnature in tufo e mattoni forati per il
locale torre-spanditoio.
Sul primitivo impianto è stato innalzato un piano-torre con
aperture a mattoni forati per arieggiare i locali adibiti all’asciugatura delle
pelli che costituiscono l’ultimo ampliamento dell’edificio.
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La stessa conceria vista dal lato sud. La struttura ha subito
vari rimaneggiamenti. Si nota il primitivo impianto al piano terra con
l’ingresso con arco in pietra a tutto sesto e le due luci laterali, un
successivo ampliamento al primo e secondo piano con finestre a mezzo arco e
l’ultimo innalzamento di un locale con aperture a mattoni forati (detto torre)
e la copertura a terrazza a sua volta coperta da lamiere per le
operazione di asciugatura. Questa conceria è documentata già nel XV secolo mentre nel 1741 apparteneva a Filippo
Vigilante. Il locale torre fu posto sulla parte alta
di questi edifici sono nel XIX secolo, mentre prima la funzione di asciugatura
delle pelli era svolta dallo spanditoio, un ampio spazio che ogni conceria aveva intorno
sul piano di campagna.
Conceria di via Landolfi (antico casale Forna)
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Si nota la torre servita da una scala esterna e sono chiari i
vari interventi di ampliamento. La conceria occupò una
parte di un'antica abitazione di via Forna fin dagli
anni '50 prima che questa fosse adibita interamente ad opificio.
Conceria di Via Nuova Scorza (secoli
XIX-XX)
La conceria è costituita da tre corpi di fabbrica. Il primo composto solo dal pian terreno, gli altri due formati da
due piani, il centrale coperto con tetto a falda. Si notano grosse
finestre rettangolari protette da grate metalliche. L'edificio ha subito vari
interventi.
Conceria di via Croce
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La conceria al lato, ridotta a rudere, è interessante
poiché si trovava in una cortina di via Croce.
La fabbrica fa parte di un complesso edilizio antico con accesso
attraverso un wafio. Si notano le abitazioni laterali
che si affacciano sul cortile interno. Sul prospetto si leggono i successivi
interventi, caratteristici di questo tipo di opificio
con in basso il primitivo locale che accoglieva i lavori di rifinitura e non di
concia che si svolgeva lungo il fiume. L'ultimo ampliamento è avvenuto con la torre-spanditoio del terzo piano.
Il portone d'ingresso, le luci laterali e la nicchia al primo
piano indicano la primitiva costruzione e danno l'idea degli ambienti, ubicati
presso le abitazioni, che ospitavano il momento della rifinitura della pelle.
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Le illustrazioni di questa pagina sono prese dal
"Bollettino" dell'Associazione per l'Archeologia industriale. Centro
documentazione e ricerca per il Mezzogiorno, nn.
26-34 (febbraio 1990 - ottobre 1992).
Le spiegazioni e la datazione delle concerie contenute nella
citata pubblicazione risultano in molti punti errate
ed imprecise poiché non tengono presente l'impianto storico di Solofra quale
emerge dai rogiti notarili del XVI secolo pubblicati solo nel 2000. Manca comunque una corretta analisi dell’evoluzione dell’opificio
che si legge nella sua stessa struttura.
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Le
pagine dedicate al Novecento solofrano
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