Famiglie solofrane 

 

De Vita

 

La famiglia si introdusse a Solofra all'inizio del XVI secolo con Carlo e Paolo e con Leonardo strinse un legame familiare col ramo dei Giliberti della Forna facente capo a Jacopo.

 

XVII

Dopo la peste del 1656 la famiglia si ampliò con innesti di altri membri dello stesso ceppo provenienti da zone della Calabria con cui i solofrani avevano contatti commerciali.

Si ha notizia di Francesco figlio di Battista con domicilio alla Fratta. La famiglia si impiantò in alcune terre lasciate libere dalla decimazione causata dalla peste e messe a disposizione degli immigrati dagli Orsini. Francesco fu padre di molti figli che dettero vita a diversi rami.

 

XVIII

 

Nel catasto onciario del 1754 sono censite le seguenti famiglie:

 

Sant'Angelo-Strada vecchia

Taddeo, sarto di 32 anni, sposato con Anna Guarino (32 anni), con i figli Salvatore (8 anni), Michele (1 anno) Angela (10 anni). Abitazione in fitto.

Nicola, bracciale di 38 anni, con la moglie Lucia Guarino e la figlia Teresa (2 anni). abitazione propria di sottani e soprani ai piedi di S. Angelo, masseria al Galdo, terreno boscoso a Chiancarola, selva a lo Trecco, due vitelli indomiti, vari pesi.

 

Toro

Filippo, conciapelli di 56 anni, sposato con Geronima Vigilante (52 anni) con i figli Rosa (32 anni), Nicola (30 anni), Claudia (26 anni), Teresa (24 anni), Agnese (18 anni), Antonio (14 anni). Abitazione propria di varie stanze con cortile, terreno boscoso a le Coste di S. Biagio, vari crediti.

Michele, bracciale di 50 anni, con la moglie Cecilia Arciuolo (46 anni) e i figli Sabato Santo (26), Anna (27), Rosa (17), Angelo Antonio (6 anni), Domenico Antonio (bracciale di 14 anni) e Giuseppe (12 anni). Abitazione alla masseria del Beneficio del SS. Sacrificio in fitto, terreno seminatorio a Mezzacapo, due vitelli, qualche peso.

 

Sorbo

Giacomo, bracciale di 35 anni, sposato con Fortunata Luciano (34 anni) col figlio Francesco (1 anno). Abitazione in fitto.

 

Volpi

Giacomo Antonio (figlio di Cesare), bracciale di 28 anni, sposato con Antonia Corsaro (28 anni) con i figli Lucia (4 anni), Donato (3 anni), Tommaso (5 anni). Abitazione in località Arco in fitto dal Monastero di S. Agostino, sottano ai Volpi per uso proprio.

Michele (figlio di Cesare), bracciale di 35 anni), sposato con Grazia Nuzzo (34 anni) con i figli Vincenzo (bracciale di 14 anni), Angela (8 anni), Felice (6 anni), Anna (2 anni). Abitazione in fitto alla masseria il Carrano, casa dotale ai Volpi.

Angelo Andrea, sarto di 30 anni, col fratello Domenico Antonio (corredatore di coire di 20 anni) e la madre Maria de Vita (60 anni). Abitazione propria con orto, casa sottana uso bottega in fitto.

 

Forna

Domenico, bracciale di 56 anni con la moglie Caterina Ferrone (56 anni), e il figlio Pasquale (bracciale di 20 anni. Abitazione in fitto.

 

Fratta

Michele, calzolaio di 23 anni, sposato con Lucia Cammarota (23 anni) con i figli Vito (1 anno). Abitazione al Sambuco in fitto dalla chiesa della SS. Trinità.

Matteo, bracciale di 60 anni, sposato con Maria Lettieri con i figli Felice Antonio (bracciale di 30 anni), Anna (23 anni), Lucia (25 anni). Abitazione con giardino in fitto, abitazione di più stanze al Sorbo, vigna a San Giuliano vecchio, vari pesi.

Orazio, bracciale di 30 anni, sposato con Rosa De Vacchio (32 anni), con i figli Agata (13 anni), Rubina (12 anni), Teresa (11 anni), Pietrangelo (9 anni), Donato (1 anno), Michele Arcangelo. Abitazione propria al Sambuco.

 

Caposolofra

Nicolandrea, maestro corredatore di 27 anni, sposato con Felicemaria Caropreso (23 anni), con i figli Domenico (5 anni), Annamaria (3 anni). Abitazione propria con giardino.

 

 

XIX e XX

 

Nel 1842 è censita la conceria di

Pasquale De Vita e figli

attiva anche nella prima metà del secolo seguente.

 

Questa conceria partecipò all’esposizione di Torino del 1898. Ecco come ne parlò il libro descrittivo:

 

De Vita Michele e figlio. Solofra.  Presenta come ad un attaccapanni in ordine progressivo e con queste diciture, quanto segue: numeri 1 e 2 pelli montone nere cerate, mattes; 3 e 4 pelli  di capra chagrins; 5 e 6 pelli montone granite nere; 7 e 8 pelli di montone nere lucide; 9 pelli di montone in crosta; 10 e 11 pelli di montone rosse granite; 12 e 15 pelli di montone bianche tutte raffinate; 16 e 24 pelli di montone bazzane raffinate.

Sono abbastanza morbide, ma in generale piuttosto flosce. È un articolo speciale, ordinario, della piazza di Solofra e che si continua a fare, come si faceva una trentina d’anni fa. Altrove ha di molto progredito questo lavoro e fu precisamente dove furono messi a profitto i dettami della chimica e i trovati della meccanica. Mi auguro che, buono com’è il fondo di questa concia, il De Vita trovi modo di darsi inteso del progresso odierno e faccia vivere la sua conceria secondo i tempi moderni. Stare fermi attualmente che tutti corrono non é che andare indietro. Avrò forse predicato al deserto, ma ciò non esclude che il mio parere sia sincero, come tale credo è l’incoraggiamento che si volle dare al De Vita colla medaglia di bronzo conferitagli. (114-115).

 

Giuseppe, figlio di Pasquale e di Filomena Romeo partecipò alla prima guerra mondiale come artigliere e fu decorato con medaglia d’argento.

 

 

 

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