LA CAMPAGNA DELLA REGIA NAVE DOGALI

NELLE ANTILLE, NELLE GUJANE ED IN AMAZZONIA

vista attraverso il "libro dei visitatori"

1904-1905

 

Premessa

L’incrociatore protetto Dogali, un bastimento di 2200 tonn. e armato di sei cannoni da 152 mm di calibro, operò al comando del capitano di fregata Gregorio Ronca dal febbraio 1904 al luglio 1905.

In questi 17 mesi la nave svolse varie attività. Dopo un periodo dedicato al suo armamento presso l’Arsenale di Venezia nei primi mesi del 1904, alla nave fu assegnata la missione di portare ad Abbazia (vicino la città di Fiume) il ministro degli esteri del tempo per importanti colloqui con il suo collega austriaco; quindi fu assegnato per un breve periodo alla Forza Navale del Mediterraneo.

L’attività che maggiormente caratterizzò il comando di G. Ronca fu la campagna oceanica nelle Antille, nelle Gujane ed in Amazzonia. Fu un viaggio d’esplorazione per dare nuovi sbocchi al nostro commercio e sostegno alle nostre comunità d’emigrati, numerose in quei luoghi e spesso in difficoltà per l’instabilità politica di quei paesi.

Fu impresa di un certo rilievo non solo sul piano diplomatico per le relazioni che stabilì con quei governi, ma anche su quello più strettamente tecnico per le difficoltà di natura nautica ed idrografica che riuscì a superare specialmente quando penetrò in Amazzonia risalendo, prima nave al mondo, il Rio delle Amazzoni per 2285 mg di distanza dall’oceano Atlantico.

Lo scopo di questo scritto non è quello di soffermarci sulle attività del Dogali in quegli anni. Se per necessità talvolta siamo costretti a farlo, vediamo le cose da un punto di vista del tutto diverso, dando al racconto un taglio del tutto particolare. Aspetti che appaiono marginali in un altro contesto espositivo assumono qui un diverso rilievo, che dà tuttavia un suo utile contributo alla comprensione di fatti e situazioni.

  

Il libro dei visitatori

Già allora faceva parte delle usanze della nostra Marina Militare, (la Regia Marina come allora era chiamata) il tenere a bordo un libro dalle pagine bianche dove gli ospiti del comandante nei porti italiani ed esteri lasciavano traccia della loro visita. Potevano lasciare semplicemente la firma o una frase ben augurante, una breve battuta o anche qualcosa di più. Era ed è chiamato tuttora il libro dei visitatori.

Quello della R. N. Dogali, riferentesi a quel periodo, ha degli aspetti di notevole interesse perché racconta qualcosa che i rapporti ufficiali ed anche meno ufficiali non dicono. Si tratta di un volume in ottavo, rilegato in pergamena bianca con la copertina decorata in oro da un’incorniciatura di nodi di Savoia e con la scritta "R.N. DOGALI MCMIV". Tutto è un po’ sbiadito dal tempo, ma perfettamente leggibile.

La prima pagina è l’unica che Gregorio Ronca riserba per sé e di suo pugno scrive:

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"R. Nave "Dogali"

26 genn. 904 Venezia

Voglia Iddio che in ogni circostanza durante la campagna che dobbiamo intraprendere, io sappia e possa dimostrare senno e valore almeno non indegni dei forti di cui la Patria volle ricordare le gesta gloriose nel battezzare la mia nave.

G. Ronca

 

 Il riferimento è al combattimento di "Dogali", un’altura dell’Eritrea orientale, dove 17 anni prima (il 27 gennaio 1887) il battaglione di fanteria del tenente colonnello De Cristoforis combatté eroicamente fino all’estremo sacrificio contro le truppe abissine1.

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1. La nave, in costruzione per la Grecia presso i cantieri inglesi Armstrong Mitchel, per difficoltà economiche di quel paese fu venduta, ancora sugli scali, all’Italia. Entrata in servizio il 28-4-1887 col nome di "Angelo Emo", ebbe assai presto il nome cambiato in "Dogali" in memoria di quell’episodio.

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Venezia

 

I due mesi successivi furono di intenso lavoro per il comandante e l’equipaggio. Si trattava di riportare alla piena operatività una nave rimasta inattiva per quasi tre anni. In vista della lunga campagna oceanica la nave fu sottoposta ad importanti lavori di manutenzione presso l’arsenale di Venezia, fu dotata di tutto ciò che poteva essere utile per la permanenza prolungata in climi tropicali, fu adeguatamente addestrato l’equipaggio, di cui molti elementi appena imbarcati, ed infine la nave fu predisposta a quell’attività di rappresentanza importante per la missione all’estero che doveva intraprendere.

Alla fine di marzo lavori ed addestramento erano completati e la nave, ormai pronta, si accingeva a lasciare Venezia.

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Una parte dell’equipaggio della R. N. "Dogali" proprio di quei giorni.

 

Qualche giorno prima di partire il comandante dette a bordo un ricevimento di saluto Di quel giorno, il 27 marzo, il nostro libro lascia qualche testimonianza2:

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2. Il primo scritto di quel giorno è senza firma e redatto in tedesco sgrammaticato e ortograficamente scorretto: A questa bella nave ed al suo coraggioso Comandante i migliori auguri di un "Tedesco". Si tratta probabilmente di una trovata scherzosa di cui non si conosce l’antefatto, né si comprende il significato.

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A bordo la famiglia Bertolini augura:

Sit levis… aqua et gloriosa. Auguri di cuore al chiarissimo e carissimo Comandante Ronca.

27-III-904. Gino Bertolini

che all’augurio affettuoso unisce l’allusione alle capacità di docente di G. Ronca, che a lungo ha insegnato alla R. Accademia Navale a quel tempo già a Livorno.

Spiccano quel giorno anche i ricordi di due nobildonne veneziane:

Annina Morosini che seguirà il simpatico Comandante del Dogali col pensiero durante il suo viaggio desiderando un sollecito ritorno.

e con grafia incisiva:

L’aff.ta Morosina Morosini riconoscente all’adorabile Comandante della sua bontà!

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Una delle prime pagine di un album di foto-grafie (curato dallo stesso Gregorio Ronca); le due signore che s’intrattengono con lui e gli ufficiali sono probabilmente proprio loro; la pagina, infatti, dove campeggia un ritratto di Anna Sara Nicoletta Maria Contessa Rombo Morosini MCMIII, sembra dedicata alle donne della famiglia Morosini. Peccato che su questa pagina Gregorio Ronca abbia tralasciato le didascalie che usava porre di suo pugno.

 

 

Il 4 aprile riceve la visita del suo compagno di corso Giulio Bertolini, idrografo, che scrive: 

I migliori auguri a te, ottimo mio amico, cui assai degnamente sono affidati i colori d’Italia nel ricordo glorioso di Dogali.

Giulio Bertolini

Venezia 4 aprile 1904

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Il Ministro Tittoni a bordo

Nella stessa pagina non sfugge la firma del ministro degli esteri di allora S. E. Tommaso Tittoni preceduta da una significativa frase latina:

Fluctuat nec mergitur! (Lotta con le onde, ma non affonda!). Tommaso Tittoni.

9 aprile 1904 

Il ministro Tittoni imbarcò sulla R. N. Dogali a Venezia per essere portato ad Abbazia ad un incontro con il ministro degli esteri austriaco Goluchowski.

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La foto al centro mostra il momento in cui S. E. Tittoni, appena imbarcato, s’intrattiene sul barcarizzo col comandante che è venuto a riceverlo. Sotto il "Dogali" dinanzi al porto. Le didascalie sono vergate di pugno dallo stesso Gregorio Ronca.

 

 

 

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Un’altra pagina dell’album che mostra immagini prese durante la permanenza ad Abbazia: bella la foto (al centro) del Ministro Tittoni con lo stato maggiore del "Dogali"; ed interessante quella (a destra) del Ministro Goluchowsky che restituisce la visita al Ministro italiano a bordo della nave. Sulla sinistra il "Dogali".

 

 

Così commenta tale avvenimento il Ronca nella sua relazione:

Lo scopo ed i risultati politici di questo breve viaggio del nostro Ministro degli esteri ormai sono troppo noti, perché io abbia ad occuparmene qui: dirò solo che le mie impressioni del momento si possono facilmente riassumere. Il ministro, nello scendere a terra per visitare il collega austriaco, aveva l’aria di chi, recandosi ad uno scontro, ha piena coscienza delle sue forze, ma è pur compreso del grave atto che sta per compiere: al ritorno a bordo appariva sereno come persona che ha compiuto con soddisfazione cosa di grande importanza3.

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3. G. Ronca, Dalle Antille alle Gujane e all’Amazzonia, Roma, "Rivista Marittima", 1908, p. 5.

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Il Ministro Tittoni sbarcò ad Ancona.

In alto a sinistra sulla plancia l’ufficiale di guardia, il comandante Ronca ed il ministro "in vista di Ancona" (nelle altre due foto).

 

Napoli

Napoli fu l’ultimo porto italiano prima della partenza per la campagna. Il 9 maggio il comandante invitò molte persone a bordo ed alcune pagine riflettono quell’euforia tipica che prende i convitati ad una cena dopo che cortesie, complimenti e vino hanno riscaldato l’ambiente. Si è fatto tardi, il libro dei visitatori gira tra i presenti invitati a lasciarvi un loro ricordo scritto; le signore decidono che uno solo scriva e tutti gli altri firmino; l’incaricato è un po’ imbarazzato, ma alle strette riesce a concepire una frase da buttar giù e tra il serio, il faceto, il formale ed il galante scrive:

 

In una tiepida giornata primaverile convennero i sottoscritti su questa nave ospitale, e ne riportarono nell’animo un profondo ricordo. Un oscuro interprete fu scelto, cui la grazia suadente e fascinatrice di dame elettissime, tolse ogni facoltà d’ideazione! Ecco l’augurio: nel viaggio imminente, non vi abbandoni, comandante egregio, l’immagine di queste dame!

Carlemilio Capomazza.

Napoli 9 maggio 1904.

 

Seguono varie firme leggibili e non. Uno di essi associa la sua firma all’anagramma :"Dogali – Godila" alludendo al piacere ed all’orgoglio derivanti dal comando e dalla missione che alla nave è stata affidata.

Quella sera era presente a bordo anche un vecchio amico e collega del comandante, il tenente colonnello medico Filippo Rho. Ronca e Rho furono imbarcati insieme sulla Pirocorvetta Caracciolo che negli anni della loro gioventù fece il giro del mondo (1881, 1882, 1883 e 1884). Il primo era sottordine alla rotta, il secondo sott’ordine medico. Filippo Rho scrive:

 

  

Le aspirazioni alte e nobili che hai espresso nella prima pagina di quest’album saranno certamente realizzate ed io mi riprometto di constatarlo riabbracciandoti al tuo ritorno, che ti auguro lieto e glorioso per te ed i tuoi ufficiali. Ma ricordando il caro matacchione della "Caracciolo" ti raccomando di rammentare ed applicare il detto appreso a Montevideo: Pasado ed cabo S.ta Maria adios muchacha mia! F. Rho.

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Molto simpatica questa reminiscenza di giorni spensierati trascorsi insieme da giovanissimi, vent’anni prima, ma è anche una testimonianza del carattere aperto e gioviale che Gregorio Ronca sapeva unire al rigore della sua attività professionale e della sua vita in genere. Il tenente colonnello medico prof. Filippo Rho era un esperto di malattie tropicali sulle quali scrisse un trattato; le sue indicazioni sull’igiene del personale a bordo furono applicate sul "Dogali".

 

Gibilterra

Il primo porto estero fu Gibilterra alla fine di maggio 1904. Qui il Dogali incontrò la flotta inglese "ammirevole per ordine e potenza e composta di ben 67 navi". Imbarcato su una di quelle navi vi era un italiano, che dopo la visita al comandante, lasciò scritto:

Dopo il viaggio di un mese con la flotta inglese ho ritrovato qui a Gibilterra la bella nave nostra Dogali, comandata dal simpatico comandante Ronca, e con gioia ho alzato la mia voce gridando: Viva il Re, Viva l’Italia, Viva il Dogali. Fred Spinola.

Lunedì 30 maggio 1904.

 

Significativo anche l’incontro col nunzio apostolico di Gibilterra: 

Lieto di poter salutare da vicino la gloriosa bandiera della cara Patria lontana e di lasciare qui questo testimonio della mia gratitudine all’egregio comandante G. Ronca ed altri ufficiali della Dogali per la cortese accoglienza ricevuta, auguro felice viaggio e felice ogni intrapresa alla Dogali ed al suo equipaggio che con tutto il cuore benedico. D. Guido. N. Apostolico di Gibilterra.

30-5-04.

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Antille. Cuba.

Tutti molto cordiali, e testimonianza della simpatia ed amicizia che il Dogali ed il suo comandante ispiravano, sono gli scritti lasciati nei porti di Las Palmas (Canarie), Fort de France (Martinica) e Ponce (Portorico). Un tono più caldo ed entusiasta è mostrato dai ricordi lasciati all’Avana (Cuba). Quasi tutte firme femminili e con qualche errore di sintassi ed ortografia.

 

Que pronto tengamos la dicha de tenerlo entre nosotros. Mercedes Echarte de Diaz.

Me llamo esperanza y la tengo de verlos à Uds. en su bella Italia. Esperanza Forcade.

Las personas mas simpatica que he conocido son al Capitan y a los oficiales del barco Dogali. Lennor Diaz. Agosto 7 1904 Habana (Cuba).

Un souvenir al mas galante de los Comandantes. Jannette.

Guarde un recuerdo de cariño para Cuba y no olvide que deja una amiguita. M.a Isabel Blond.

 

Si arriva persino a dichiarare: 

Me gustan con delirio los marinos, me pasaria la vida visitando barcos y sebretodo de la oficialidad del Dogali y del comandante en particular guardarè un gratisimo recuerdo. Josefina Castellanos.

De una mirada nasce una simpatia, de una buena amistad un cariño. Maria de la Salud Guzman n.de Benitez.

Non bramo altra esca. Lilian Etherdigh.

  

Amazonas.

Nel mese di dicembre 1904 il Dogali cominciò a risalire il Rio Amazonas e il 22 del mese è nella città di Santarem sul fiume in territorio brasiliano. Sul nostro libro si leggono una serie di firme di immigrati italiani. Vi sono anche frasi di augurio in francese e tedesco oltre che nella nostra lingua a riprova di una immigrazione eterogenea proveniente da tutta l’Europa.

Il 25 gennaio 1905 il Dogali è a Iquitos, città peruviana dell’Amazonas. Qui si ferma qualche giorno per consentire qualche rettifica e riparazione della macchina. In tale occasione leggiamo:

Passé une heure agréablement sur le sol d’un pay civilisé dans le pays des sauvages.

                                                                                                                                          Robert Loch

 

Dopo Iquitos, già molte miglia nell’interno, il Dogali continuò a risalire il Rio Amazonas nel tratto che prende il nome di Marañon giungendo fino a Santa Fè dove dette fondo all’àncora: le caratteristiche del Dogali non consentivano di risalire ulteriormente il corso d’acqua. Tuttavia Gregorio Ronca era soddisfatto; nella sua relazione così riferisce di quella giornata del 29 gennaio 1905.

Tornato a bordo, salpai e volsi la prora a valle, mentre riunivo il mio equipaggio per rammentargli che, avendo avuto fede nella Provvidenza e nella Stella d’Italia, le nostre fatiche erano state ricompensate, poiché avevamo raggiunto Santa Fè a 2285 miglia dal mare, dove mai era arrivata altra nave, e che era quindi doveroso mandare da questo remoto angolo della terra il nostro devoto saluto alla Patria ed al Re. E la eco della foresta ripetette giulivamente i colpi di cannone con i quali salutai l’avvenimento, ed il gran grido "Viva il Re!" partì dai miei buoni marinai4.

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4. Opera citata, p. 206.

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La nave sosta di nuovo ad Iquitos dove era già in contatto con le autorità del luogo; il prefetto della città scrive: 

Saludo en la "Dogali" el hermoso estandarte de Victor Manuel y Garibaldi, y en el Comandante Ronca la gentileza de la bella Italia. H. Fuentes

Iquitos 1° Febrero 1905.

Altri incontri fecero a Manaos (Brasile) il comandante e gli ufficiali del Dogali, ma con il gentil sesso pochi; sembra che nella foresta amazzonica ci si andasse solo per lavorare e duramente. La stessa relazione riferisce ciò che gli stessi nostri emigranti erano costretti a fare per mettere su famiglia ed avere in casa un aiuto che consentisse loro di lavorare con tranquillità; ma questa storia si racconterà in altra occasione. Ciò per far notare che in questi porti fluviali amazzonici dove il clima era pesante ed il lavoro durissimo il nostro libro non ci testimonia con i suoi brevi scritti quel clima di tranquillità e rilassatezza dei porti delle Antille.

Ma Gregorio Ronca aveva un suo carisma speciale e tutti gli dimostravano simpatia e affetto, come qui il presidente della comunità italiana di Manaos: 

Al caro, amabile e simpatico comandante della "Dogali", a nome suo e della colonia italiana, augura mille venture e felice viaggio l’amico nuovo, ma sincero Francesco Rossi

Manaos, 17-2-1905 

L’aver visto sventolare il Regio Tricolore Italiano in queste immense foreste, dove la vita umana sembra che sia separata dalla più grande fratellanza, è per me un giorno, che scritto nella storia della mia povera vita, segnerà la pagina che mai dimenticherò.

Manaos 17 Febbraio 1905 Infermiere Massimino Mighi.

Sono parole, queste ultime, amare e nostalgiche insieme; nostalgia per la patria lontana ed amarezza per la delusione di non aver trovato ciò che si sperava.

E ancora la nostalgia per l’Italia: 

All’Egregio Sr. Comandante Ronca perché dica all’Italia che se ci separa il grande Atlantico ci unisce l’incommensurabile affetto che ogni cuore d’Italiano sa sentire. Giotti Salvatore.

All’Egregio Signor Comandante.

All’arrivo della R. Nave Dogali il mio cuore palpitò ricordando gli anni passati al servizio del mio Re; e come vecchio marinaio Saluto la bella Marina. Sarò sempre pronto a porgere il mio braccio da cannoniere quando l’Italia mi chiamerà e con gioia correrò tra la breccia (?) per tuonare il cannone. Suo dev.mo ex marinaio Antonio Borsa. 

Il Dogali rimase a Manaos sei giorni (dall’11 al 17 febbraio) "per gradire le feste preparateci dal Governatore e per rifornirci di viveri e carbone". "Il 23 febbraio uscii dal fiume dopo esserci stato 74 giorni, durante i quali avevo percorso oltre 4550 miglia in acque dolci e più bionde di quelle del Tevere"5.

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5. Opera citata, p. 207.

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Port of Spain.

Il porto successivo fu Port of Spain nell’isola di Trinidad (Guiana britannica) dove già il Dogali aveva sostato nel novembre precedente. Si trattava a quel tempo di una delle principali città delle Indie occidentali inglesi; club, associazioni sportive, società di beneficenza, molte scuole, otto riviste; insomma una città dove la vita associata era sviluppata, ma soprattutto la nave si poteva rifornire, anche se il carbone, come viene detto nella relazione, era di pessima qualità.

Qui il Dogali arrivò nel marzo 1905 e questa volta, a differenza della precedente, vi sono testimonianze sul libro dei visitatori. Il clima è più rilassato; il Dogali ha concluso la parte più importante della sua missione. I rapporti di amicizia sono stabiliti, più che con le autorità britanniche del luogo, con diplomatici francesi ed in particolare con la famiglia Barron del console di Francia. Da queste quattro pagine sembrano trapelare sentimenti che vanno oltre la semplice amicizia e simpatia. Comunque l’atmosfera è allegra; una sera si fa il gioco del completamento della frase. Comincia Henriette con un inizio che vuole mettere imbarazzo il successivo con un:

                                               Vive la bombe......              Henriette Barron

ma immediatamente si arriva al punto:      et vive le commandant M. Cougit

ed alla conclusione: du Dogali.       E. Bernard. 

E ancora:

C’est toujours avec regret quand nous venons à bord du Dogali, que nous voyons approcher le moment de le quitter et de nous séparer du charmant comm.t Ronca. Barron. 

L’exilé partout est seul.....sauf à bord du Dogali où l’accueil de son aimable commandant vous fait regretter le moment de "l’embarcation est prête".

Port of Spain Mars 1905                                                                                G. Dranguet

L’imbarcazione è pronta al barcarizzo per riportare a terra gli invitati. Il Dogali infatti è ormeggiato alla fonda fuori del porto, come più avanti nel libro è rappresentata.

Ed ora questi versi:

 
Sur cette page blanche
Où mes vers vont eclosér
qu’un souvenir parfois
Ramène votre....pensée
De votre vie aussi.
La page est blanche encore
Puiss–t-elle se remplis
D’un seul mot
        Le bonheur!
               
              Nora Provençalo

 

 
 
Au Dogali
 
D ans la mer des Antilles
O Royale Nave
G arde mon souvenir
A l’heure de l’Ave
L ’etoil toujours brille…
I nfinie "Luciole" d’avenir…
                       Lucia   
 
 
 
 
Trouverais-je dans votre Ciel, déjà si plein d’etoiles,
Une petite place encore pour briller de mes feux… 
Que la mienne vous guide jusqu’au delà des Alpes,
Et vous porte toujours le meilleur de mes veux!
                                      Norrab 

Lucy Barron e Nora, ragazze o signore di sensibilità e di raffinata educazione, dovevano essere proprio affezionate alla nave o a qualche suo ufficiale per lasciare sul libro ricordi così struggenti. Lucy si sente "La Sirène du Dogali" Probabilmente è rimasta a bordo un’intera giornata o forse più per lasciare il suo ricordo.

L’immagine del "Dogali" alla fonda, come veniva vista da terra a Port of Spain, ci commuove per la sua accuratezza e l’abbondanza di particolari: le aste di posta con le imbarcazioni ormeggiate e le loro biscagine, le gru di bordo per mettere in mare le imbarcazioni, etc.; davvero un quadretto preciso ed efficace.

Seguono nella pagina successiva varii indirizzi di signore e ragazze di Port of Spain.

 

Stati Uniti. New York.

La R. N. Dogali proseguì il suo viaggio verso nord toccando i porti americani di New Orleans, Pensacola, Washington (D. C.) e New York.

 
Think of me. Nice Capt. Ronka  (sic!)
Think of me very nice old man. 

gli scrive probabilmente con ironia un o un’italiana che si firma E. Marenco di Moriondo.

A New York il 12 luglio 1905 Gregorio Ronca, dopo 18 mesi trascorsi intensamente in terre lontane dalla madrepatria lasciava il comando del Dogali al suo collega ed amico Guglielmo Capomazza, che così ha lasciato scritto:

 

La fraterna amicizia, più che trentenne e resistente a tutte le prove, mi rende più caro il caso, designante me a chiudere il libro di ricordi della faticosa e brillante campagna. Hai aggiunto agli allori scientifici i meno ardui, ma più faticosi ed emozionanti che sa dare il mare. Continua fiducioso: la vittoria, pei forti, è sicura.

N. York 12-7-905 nell’assumere il comando del Dogali.

                                                                                                                                   Guglielmo Capomazza.

Solofra

Le ultime pagine del libro sono dedicate a Solofra; vi hanno messo le firme tutte le persone che vollero rendere omaggio al Comandante Gregorio Ronca nel suo glorioso ritorno alla sua terra dopo essere sbarcato dal Dogali. Molti a Solofra potranno riconoscere la firma del proprio padre o più verosimilmente del proprio nonno o di qualche avo.

 
 
 
Antonio Cessari (pretore a Solofra)
Gaetano Ronca
Michele Fagiani
Casimiro Santoro
Michele Garzilli
Michele Buongiorno
Antonio Santoro sacerdote
Antonio Trerotola di Nicola
Pasquale De Vita
Donato Grassi
Giovanni Grimaldi
Pompeo Napoli
Nicola Pandolfelli
Michele De Vita
Rocco Parrella
Avv. Michele Grassi consigliere
Luigi Ronchi fu Tommasino
Alfonso Vistocco

 

 

 

  

Prima fila:
Pietro De Cristofaro
Luigi Falangola
Pelosi Francesco
Mario Vitale
Vittorio Garda
Giuseppe sac. D’Arienzo
Alfonso Maffei
Nicola Papa
Carmine Troisi
Antonio De Stefano
Ignazio Giannattasio
Geremia Buongiorno
Arcangelo Giliberti
Michele Vitale fu Tommaso
Irrigò Gildreatto
Gerardo Napoli 
fu Nicola
Lorenzo Napoli ing.
 
 
 
Seconda fila:
Giovanni Quaranta
Raffaele de Piano Presidente della società agricola
Flavio Rubino segretario della società agricola
Michele De Maio vicepresidente
Maffei Andrea vicepresidente
Raffaele Giliberti fu Ferdinando
Antonio Vitale fu Diego
Bernardino Lombardi
Angelo Ronca fu Cesare
Sac. Gennaro Sammarco
Francesco Aleide Presidente società Centrale.

 

 
 
 
Emiddio Santoro
Filippo canonico Giliberti
Vincenzo Giannattasio
Vittorio Ronca
Brescia Nicola
Michele Brescia
Matteo Angelino
Gennarino Giannattasio
Assessore Giuseppe Didonato dal Mattino

 

 

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Epilogo.

Così questo "libro dei visitatori" è diventato un "libro dei ricordi" e come tale Gregorio Ronca lo portò con sé nella natia Solofra e lo serbò fino alla sua morte prematura avvenuta il 13 agosto 1911.

Nella casa di Solofra è rimasto fino al 1939 quando Alessandro, suo fratello e mio nonno, lo volle consegnare a mio padre Luigi, che aveva seguito le orme dello zio nella carriera di ufficiale di marina. Mio padre lo trasferì a me, ufficiale di marina ormai di 3a generazione, perché lo custodissi insieme ad altri documenti ed oggetti appartenuti a Gregorio Ronca.

Conosco Gregorio Ronca solo dai suoi scritti e per quanto se ne è parlato in famiglia. Di fatto non lo aveva conosciuto di persona nemmeno mio padre che aveva solo dieci anni quando lo "zio Gregorio" morì. Tuttavia a mio padre ne parlarono le persone che direttamente lo frequentarono, i quali, a parte i familiari, furono i colleghi, i subordinati e gli allievi di Gregorio Ronca nell’ambito della marina di allora. Ce ne siamo tutti fatti un’immagine di una persona di forte personalità, di intelligenza acuta e di grande capacità comunicativa ed umanità, ma soprattutto innamorato della sua professione alla quale dedicò tutto se stesso.

Questo documento nulla ci dice di tutto questo; ma ci dice qualcos’altro: l’ottimismo che sapeva trasfondere nelle persone con cui veniva in contatto per la riuscita di qualsiasi impresa per quanto difficile fosse. Sin dalle prime pagine torna riflessa dagli altri che con lui s’intrattenevano la luce dell’ottimismo e della fiducia che nutriva nella la sua Patria ed in se stesso.

Che non fosse veramente questo il suo segreto?

Alessandro Ronca

 

 

 

Vada un sentito ringraziamento all’autore di questo articolo che con la sua preziosa collaborazione ha permesso di arricchire con documenti importanti la conoscenza di questo grande solofrano.

 

 

 

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