DOCUMENTI
IL
TESTAMENTO DI DOROTEA ORSINI FEUDATARIA DI SOLOFRA
Dorotea Orsini ritratta nella Madonna del rosario
di Francesco Guarini
(Chiesa di S. Domenico di Solofra)
Dorotea Orsini morì nel 1665.
Il 4 luglio 1665 fu aperto il suo testamento redatto dal notaio
Gregorio Roberto di Serino il 25 maggio del 1660. Ebbe tre codicilli uno nel novembre
del 1662, l’altro il 12 febbraio del 1663. L’apertura del testamento avvenne
dinanzi al giudice Gio Camillo Giliberti e a cinque dei sette testi che furono
presenti alla chiusura del documento e cioè Daniele Tura, Marco Pandolfello,
Tarquinio Landolfi, Francesco Antonio Morena, Matteo Vigilante. Gli assenti
Antonio Galietta e Fabio Niglio vennero sostituiti da Honofrio Giliberti u. j.
d. e da Giovanni Liberato.
La feudataria dispone la sepoltura nella Cappella del SS.
Rosario sita nella chiesa del Monastero. Nomina erede universale Pietro
Francesco Orsini, duca di Gravina, figlio del fu Ferdinando suo figlio e di
Giovanna della Tolfa, tutrice dello stesso indicando la linea di successione a
favore dei figli maschi e primogeniti dell’erede e in caso di sua morte a
favore di Domenico, altro suo nipote e figlio di Ferdinando, e suoi eredi
maschi e primogeniti. All’erede lascia 26.000 ducati e i suoi mobili, questi
ultimi da dividersi a metà.
Istituisce due cappellanie nella Cappella del Morti sita nella
Collegiata con una dote di 50 ducati ciascuna e col peso di due messe
quotidiane per ogni cappellania e con jus elegendi e presentandi ed in
sostituzione con nomina affidata all’Arcivescovo di Salerno; una cappellania di
50 ducati nella Cappella di S. Antonio in S. Maria delle Grazie col peso di una
messa al giorno e jus elegendi e presentandi; un legato di una messa la
settimana alla Cappella di S. Nicola da Tolentino sita in S. Agostino. Legati
di 300 ducati per messe a Solofra, a Muro e a Gravina, ai Padri riformati di S.
Francesco di Serino e Zoccolanti di Montoro.
Dispone dei legati a Costanza, Aurelia, Maria e Beatrice sue zie
e monache nel Monastero di S. Maria delle Grazie di Solofra; 1000 ducati per
dote alla nipote Scolastica, altra figlia di Ferdinando e di ducati 100 alla
figlia Lucrezia Orsini monaca nel Monastero di SS. Trinità di Napoli.
Dota il Monastero di S. Domenico, da lei fondato ed ancora in
costruzione, di 600 ducati l’anno su alcuni diritti sulla Universitas di S.
Severino, più 150 ducati per legato testamentario di Angelo de Oliverij e 40
ducati di sua dote. Allo stesso lascia una masseria comprata da Gio Domenico
Ronca e tenuta dai Padri del Monastero, col peso di due messe all’altare di S.
Domenico e due a quello di S. Gaetano.
Lascia la biancheria e 100 ducati alle sue serve; mentre a
Catarinella, sua schiava, concede la libertà più 100 ducati con preghiera alla
nuora Giovanna della Tolfa di tenerla con sé fino alla sua collocazione; alla
nuora Giovanna della Tolfa il crocifisso con pietre d’argento e reliquiario e
tutti i buccari e cristalli.
Al medico Aniello Maffei lascia 100 ducati; al dottore Carlo
Antonio Brescia un bacile e boccale d’argento in segno di riguardo per le
fatiche e incomodi dati; al notaio Gregorio Roberto per l’apertura e la copia
del testamento 50 ducati.
Istituisce come esecutrice testamentaria la nuora Giovanna de la
Tolfa.
All’apertura del primo codicillo fu presente lo stesso giudice a
contratti e due dei cinque testi che presiedettero alla chiusura e cioè il
notaio Marco Antonio Giliberto e Hieronimo Santoro, mentre l’assenza di
Vittorio Ronca, Troiano Ronca e Flaminio Troisi venne subrogata da Honofrio
Giliberti u. j. d., Domenico Vigilante e Gio Giliberto.
Il primo codicillo riguarda le spese per la fabbrica del
Monastero di S. Domenico risalenti a 7821 ducati, i crediti non riscossi
dall’Universitas di S. Severino e altre disposizioni in favore dello stesso.
Le disposizioni riguardano i lasciti a favore del Monastero di
S. Domenico e fanno riferimento ai libri contabili circa la dotazione da lei
stabilita. La testatrice apporta alcune modifiche circa altre sue disposizioni
e cioè al medico Aniello Maffei altri ducati 50 per cura della sua infermità; a
Donato Caputo e Francesco Di Leo la debita provvisione per il tempo che ha
servito nella sua casa.
Dispone che i conti fatti dall’amministratore Lorenzo Grimaldi
dovranno essere rivisti da fra’ Giacinto di S. Marco e dal primicerio Fabrizio
Grimaldi.
Il secondo codicillo ebbe come giudice a contratti Surgente
Ferrazzano e come testimoni Cesare Garzillo, Domenico Vigilante, Francesco
Maffei, Prospero Guarino, G. Lelio Giliberto, G. Aniello Muscato. Anche qui ci
fu la sostituzione dei testi assenti con le stesse persone.
La testatrice dà mandato agli eredi di interessarsi della
fabbrica del Monastero di S. Domenico; annulla ciò che aveva disposto a favore
del fisico Aniello Maffei; annulla il legato a favore della serva Caterina,
lasciando solo ciò che ha promesso per lei nei capitoli matrimoniali; lascia a
G. Francesco Petrone ducati 100; alla nipote Scolastica ducati 12.000 comprati
da Scipione di Sangro debitore della casa di Gravina e le terze di detto
capitale.
Dispone per Fabrizio Ronca la celebrazione delle messe nella
Cappella di S. Antonio in S. Maria delle Grazie; per G. Sabato Landolfo il
servizio delle altre messe; per Donato Caputo e Lorenzo Grimaldi il
riconoscimento del lavoro fatto; e infine che i conti dovranno essere visti
oltre che dal Grimaldi da Onofrio Giliberti.
(ASA, Notai, B6119, ff. 51 e sgg.)
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