Felice Giannattasio

(1759-1849)

Nato da Donato e Angela Garzilli fu sacerdote, filosofo e matematico. Occupò un posto di prim'ordine nella Napoli illuministica dove frequentò l'Ignarra, e il Conforti, come lui giansenista per gli ideali di riforma dello Stato. Fu allievo di Luca Giordano con cui approfondì vari problemi di geometria, sostituendolo poi nella sua scuola. Ebbe modo di operare, sia all'Università che in una scuola privata che gli dava maggiore libertà, dove portò l'esperienza dei suoi viaggi in tutta Italia e della sua amicizia col naturalista francese Daniel Daubenton, e dove, insieme al Fregola, dette inizio ad un'ampia azione di diffusione della conoscenza di Newton con la spiegazione dell'opera fondamentale della fisica classica Philosophiae naturalis principia mathematica sia nella metodologia, che nella descrizione della grande macchina del mondo. Legato agli approfondimenti da lui condotti su Newton, nacque il suo studio sulle Sezioni coniche, che "indaga la cagione del mirabile fenomeno delle curve della natura, le orbite delle comete e le ellittiche traettorie", e che fu scritto "a pro' de' giovinetti".

Occupò la cattedra di matematica al Collegio militare di Napoli e quella di Astronomia e di Sintesi sublime all'Università di cui fu pure rettore. Prima della rivoluzione pubblicò Riflessioni sulla quadratura dell'iperbole e un Trattato sulle Sezioni coniche (1791) e dei libri a servizio della sua scuola: Opuscoli di nostra scuola e Tactionum per la soluzione di problemi. Contribuì alla pubblicazione delle opere del matematico Michele Forte seguendo una via diversa da quella percorsa da Antonio Fontana, quella dell'Analisi elementare.

Aveva quaranta anni quando Napoli visse l'esperienza rivoluzionaria, durante la quale subì i danni del sospetto e dell'isolamento vedendo anche la chiusura della sua scuola.

Ebbe i maggiori impegni nel periodo napoleonico quando fu professore al Liceo del Salvatore (1806) ed ebbe la cattedra di "Astronomia e di Sintesi sublime" (1812) e quella di "Meccanica celeste"

 

Un sonetto a lui dedicato da Carmine Troisi

 

Il matematico 

Felice Giannattasio, figlio mio,
era un valore nelle scienze esatte,
e, al tempo stesso, un ministro di Dio,
d'indole poi tutta miele e latte;
 
semplice e schietto inoltre, come un rio
che serpeggiando vada tra le fratte,
di cui, pur fioco essendo il mormorio,
ogni seme feconda in cui s'imbatte.
 
Era anche un uom di spirito e frugale,
 che spesso un bel cavolo fumava
sul suo rude ma candido mensale,
 
un cavolo che lui stesso comprava,
condendol poi con dell'olio e sale,
appunto come, al secol d'òr, s'usava.
 
 
 
 
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Il Pantheon Solophranum di Antonio Giliberti

Opera in cui sono cantate le glorie locali 

 

 

 
Sulla sua tomba si legge:
Felici Giannattasio / Sacerdoti / Pietate comitate prudentia ceteris que virtutibus / insigni / qui / in regio neapolitano archigymnasio / nautico que et militari ephebeo / sublimiaris matheseos professor / regiae que scientiarum academiae socius / Nicolai Fregolae / praeceptoris olim sui vestigiis ingressus / res mathematicos / difficillimas reconditissimas que / mira ingenii dexteritate / summa que iudicii dexeteritate / summa que iudicii vi tractavit / in aestimandis bonarum artium monumentis / pictis praesertim tabulis / unus omnium excelluit / selectissimis quibusque magno pretio coeptis / pinacothecam domi suae raram / posteris incitamentum condidit / vixit annos XC Mensem I dies XVI / obiit Solofrae natali in solo / pridie id dec. Anno MDCCCXLIX / fratis filii / patruo de se optime merito / lapidem / doloris iudicem grati animi testem / PP. /.  
 

 

 

Vedi: F. Amodeo, Giuseppe De Sangro, Giuseppe Scarpa e Felice Giannattasio in Atti dell’Accademia Pontaniana, XLIX, 1919; M. Iannacchini, Topografia storica dell’Irpinia, Avellino, 1891, pp. 279-281.

 

 

 

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