I Solofrani

e

La Fiera di Salerno

 

 

Istituita da re Manfredi nel 1259

 

 

Fu per molto tempo uno dei mercati franchi più noti del Regno. Erano due, una a maggio, l’altra a settembre, quest’ultima aveva il nome di San Matteo e durava 10 giorni a partire dal 18.

Già prima c’era un’antica tradizione legata alla festa del patrono in occasione della quale una folla numerosissima veniva in pellegrinaggio a visitare le spoglie dell’Apostolo e nell’occasione approfittava per scambiare le mercanzie. La fiera si svolgeva ad est della città fuori le mura nei pressi di S. Lorenzo dove convergevano le strade di Rota, dell’alto Picentino e delle Calabrie e dove un ampio spazio era capace di accogliere la grande quantità di gente che veniva dalle campagne. 

 

Dice Alfonso Silvestri

Vi confluivano i mercanti d’ogni parte d’Europa con i prodotti più svariati

(in Il commercio a Salerno nella seconda metà del Quattrocento, Salerno, 1952).

 

Durante la fiera la città si riempiva di gente che veniva da ogni parte del Regno ma anche da altri luoghi. Si vendevano molte merci soprattutto quelle di valore che giustificavano il viaggio fatto dai mercanti. Costoro erano sostenuti dalla intermediazione del sensale che stabiliva il pagamento, che era sempre a termine. Durante questo periodo c’erano delle franchigie. Le strade erano protette e i mercanti, sempre in carovana, avevano dei salvacondotti. C’era un largo uso della compravendita a pagamento differito e spesso in occasione di una prossima fiera.

 

Nel luogo dove si svolgeva la fiera c’era questa scritta:

 

“Niuna impresa, per minima che sia, può avere cominciamento o fine senza queste tre cose, cioè senza potere e senza sapere, e senza con amore volere”.

 

(Dal “Breve dell’Arte dei Pittori” di Siena).

 

Dice Francesco Balducci Pegolotti ne “La pratica della mercatura” del 1766 alla p. 165:

 

“La fiera di Salerno comincia franca a dì 14 di settembre, e dura 10 dì, ed è la migliore del regno”.

 

Il Pegalotti parla quando la fiera aveva perduto molto del suo splendore. Fino alla fine del secolo ne erano ancora due, la più importante era quella di settembre.

Si consideri questo documento preso dal protocollo notarile del notaio Ostilio Antonio Giliberti e stipulato a Solofra nel 1792 (Archivio di Stato di Avellino, B6920, f. 516).

 

Regesto: Domenico Guarino negoziante, Pasquale Ardolino conciatore, Vito Antonio Pandolfelli conciatore, Costantino Troisi conciatore, tutti di Solofra, dichiarano che le partite di cuoi forestieri pelosi, comprate da Giannattasio Donato e da Giuseppe di Consolato Maffei di Solofra nella passata fiera di Salerno da Gaetano di Sio di Cava, dopo averle rivedute con attenzione, sono per la terza parte delle pelli tarlate, carpecate e danneggiate dai tarli, quindi inservibili all’uso proprio, né atte alla concia, con grave danno dei compratori.  Il danno è stato causato dai passati calori di luglio, agosto e settembre. Questi cuoi erano stati visti dai compratori alla fiera di Salerno di maggio, poi l’acquisto non fu perfezionato cosa che avvenne alla fiera di settembre sulla buona fede senza oculare ricognizione. Il danno è avvenuto tra maggio e settembre. I compratori accortosi del danno protestano.

 

Vedi

 

la Fiera di Salerno

nei documenti notarili del secolo XVI in pdf

 

 

 

 

 

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