Famiglie solofrane 

Giliberti

 

 

Famiglia molto estesa e rappresentativa della comunità. L’origine normanna del ceppo fa ipotizzare un suo originario impianto in loco.

Le prime notizie sono del XIV secolo quando è presentata al quarto posto nell’elenco delle famiglie "civili" della comunità (1329).

Nel XV secolo si registrano tre notai: Gilberto, notaio civico dell’Universitas e presente in tutta la seconda metà del XV secolo, Pasquale, notaio fin dal 1469 e ancora attivo nel 1523, e Giovanni, che ebbe il compito nel 1495 di chiudere il rapporto debitorio tra alcuni cittadini e gli Zurlo. Diversi membri furono nella gestione della Universitas. Ciò lo conferma un ceto "civile" e "letterato", status che fu continuato anche nel secolo seguente.

 

 

XVI

In questo secolo il ceppo ha diverse diramazioni tutte di una certa importanza, cosa che spiega i quattro membri, Baldassarre ujd, il notaio Pasquale, Gentile e Annibale presenti nella commissione degli Statuti.

È da attribuire a questa casata la formazione del casale Forna - legato nel nome al forno di Domaschino - come ampliamento sia del Sorbo che dei Balsami, sulle cui zone montuose c'erano antichi loro possessi, e come collegamento col Sortito. Il casale infatti è completamente dominato da questo ceppo.

Si individua un ramo che fa capo a Iacobo, detto Carosello, che abita una cortina palazziata nella parte alta del casale dove ha fondato la Cappella di Santa Caterina, con i figli Pellegrino, Bello Dionisio i nipoti Battista, Annibale e Hieronimo. È imparentato con i Guarino e i Caropreso e con famiglie minori che entrano nel loro entourage commerciale come i Forino, i Corona, i Pacifico, i De Vita. Ha una conceria a lo campo in società con i Caropreso.

Un altro ramo fa capo a Matteo con i figli Evangelista, Graziano, Ferdinando, Cesare G. Pietro, Capuano, con un plurimo legame parentale con i Troisi, ma anche con famiglie minori come i Russo.

Un terzo ramo fa capo ad Altobello con il figlio G. Pietro il nipote Rainaldo con legami parentali con i Guarino, i Troisi i Maffei, i Giaquinto, i De Maio.

Un quarto ramo fa capo a Fiorillo con i figli Colanantonio, Alessandro, Ercole, Ciardo e con i nipoti, Bindo Germano e Dilettuoso e i nipoti Jacobo ed Antonio, con parentela con i Garzilli e un doppio legame con i Spatafora di Avellino, i Galluccio di Aiello, altre famiglie irpine e con famiglie minori come i Migliore.

Un quinto ramo fa capo a Cola Antonio con i figli Gentile, Francesco, Luisi, Bindo e i nipoti Altobello. Abita nella parte alta tra la Forna e il Sorbo ed ha diversi legami parentali con famiglie minori che entrano nel loro entourage economico come i Titulo i Rubino i Giaquinto, i Petrone.

Questi rami sono tutti ricchissimi di ulteriori ramificazioni che non hanno una vita economica autonoma ma sono strettamente legate tra loro per cui si può senz’altro dire che il ceppo nella prima metà del secolo si presenta abbastanza compatto e solidale. Esso è sostenuto da un’accorta politica familiare che mentre li unisce a talune famiglie importanti economicamente come i Troisi, i Maffei, i Caropreso, i Petrone, privilegia anche legami con famiglie minori che entrano nel loro entourage economico e che si trasferiscono anche nel casale a loro sostegno.

Alcune famiglie si sono spostate alla platea (Pellegrino e Francesco di Iacobo e Gioe e Colantonio di Cola Antonio), dove hanno anche una bottega (Pasquale tenuta da Ippolito), il ramo che fa capo a Bimondo abita al Vicinanzo, il ramo che fa capo a Gentile (con i figli Altobello e Albenzio) abita ai Burrelli.

Ciò dimostra un ampliamento del ceppo verso i casali limitrofi o verso quelli che permettono l’insediamento di botteghe di conceria. Anche i possedimenti che il ceppo ha verso il Sorbo, le Fontane sottane, i Balsami, le Casate e Caposolofra nascono da questa logica. L’insediamento invece nella zona di S. Agata, dove la famiglia ha vari possedimenti con le abitazioni di Nicola e Bello e di Cortesio di Alfonso, trae origine da un primitivo impianto in questa antica zona di insediamento della comunità locale. La stessa cosa dicansi delle proprietà del fondovalle (Carpisano).

L’attività prevalente è quella della concia che avviene in diverse concerie - almeno quindici tra molto antiche a nuove - che vanno da quelle della Forna lungo il vallone (Capuano di Matteo, Persiano con i figli Cosimo, Raimondo e Carlo) al Fiume in località Campo che è la parte alta delle sponde del fiume che costeggia il loro casale, in modo da formare un'unica successione di botteghe (Annibale di Pellegrino in comune con Vallarano Caropreso, Battista di Pellegrino, Ciardo di Fiorillo [e dei fratelli Ciardo, Carodasio e Catanio] tenuta dal figlio Germano e dal nipote Dilettuoso, Bindo di Colantonio, Germano di Ciardo, Rainaldo di G. Pietro e nipote di Altobello, tenuta poi dal figlio Capuano, Ercole ed Alessandro [col figlio Antonio] di Fiorillo, Annibale di Fiorillo, Marangelo), alla località lo olivito (Ercole Gentile e Pietro), al Toppolo (Raimondo di Persiano Giliberti), alle concerie dei Burrelli, due tenute dal ramo che fa capo a Gentile (figlio Altobello nipoti Gentile, Giovanni e Colantonio e figlio Albenzio tenuta dal genero Nardo Todaro e che Todaro ingrandisce nel suo cortile). 

La concia è esplicata con tutti i tipi di concia, non manca la lavorazione della pelle che avviene in almeno due scarperie e in società con quelle dei Caropreso, mentre la lavorazione della pergamena costituisce una esclusiva delle concerie della Forna.

Il ramo che fa capo a Francesco in società con Federico Caropreso per prima si impegna nell'oropelle nel 1522, quando, approfittando della residenza a Napoli ottengono il permesso di impegnare un comune capitale nel battiloro, dando l’avvio alla introduzione dei battiloro napoletano de lo Signo e Landri a Solofra.

Importante è la chianca di Battista de Pellegrino che fornisce pelli alle concerie locali e che lavora la carne salata, voce importante del commercio di questa famiglia.

Molto attiva e dominante è l’attività della mercatura con botteghe nella zona del commercio sostenuta dalla finanza. Il commercio interessa tutti i prodotti delle attività locali, con rapporti con centri mercantili del salernitano e della Calabria, con Lanciano, con la Puglia, soprattutto sostenuto da una nutrita schiera di mercanti minori che girano per le fiere del regno.

L’attività finanziaria sostiene quella commerciale al centro della quale sono Germano, Evangelista, Giliberto, Cesare, Capuano, Altobello, Annibale, Ciardo che a metà secolo istituisce un Monte familiare.

Sostanziosa è l’attività societaria esplicata sia con elementi della economia solofrana che con membri dell’entourage salernitano.

Data la rilevante incidenza nella economia locale non manca la presenza di membri di questo ceppo nella gestione dell’Universitas, dove sono praticamente sempre presenti, sia come rappresentanti del casale sia nella gestione delle gabelle, che costituisce una considerevole fonte di guadagno dei membri più forti economicamente.

Vari membri sono presenti nel Clero, gestiscono diverse cappelle di famiglia, da quella privata di Santa Caterina fondata da Jacobo, alla Chiesa di Santa Maria del popolo, costruita nel casale della Forna, alle Cappelle in S. Angelo. Accedono alla gestione di alcune chiese (Marco gestisce la Chiesa di Santa Croce, Pellegrino quella di Santa Maria delle Grazie). Bartolomeo, fu canonico della Collegiata.

Al ceto ecclesiale appartengono Baldassarre detto "nobilis", e Belardino, entrambi utriusque juris doctor. Paolo è cappellano di S. Giacomo.

L’impegno di questo ceppo è dominante in tutte le altre attività della comunità.

Tra i titoli sociali c’è un "honorabilis", Gentile.

Nel ceto notarle ci sono Ottaviano, Pasquale e Ercole, molti sono e giudici nella corte locale (Bartolomeo, Palamide, Evangelsta, Ascanio, Ettore, Leonardo, Massenzio).

Tra i fatti notevoli c’è da sottolineare, nel periodo in cui si decise la vendita dell’Universitas agli Orsini, un litigio con la famiglia Ronca che portò anche ad un fatto di sangue in cui furono uccisi un rappresentante dell’una e dell’altra famiglia. Il contrasto non dovette essere occasionale visto che non si trovano matrimoni che uniscono i due ceppi, i quali dovettero essere per un lungo periodo in questo secolo in opposizione.

Gregorio padre di Cesare, Giulio, Fabrizio, Giovan Domenico e Desiderio, detto mastro Gregorio, "mezzacapo", artigiano di calzature, pellami, suola e lane nobili, istituisce un Monte dei maritaggi che prevedeva un contributo per la dote delle giovani della casata, nel 1553 dota la chiesa dello Spirito Santo.

 

Un importante rappresentante

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Saverio Giliberti

(Solofra1551-Montevergine1607)

Abate di Montevergine (1600-1607)

 

 

XVII

 

Si citano:

Flaminio di Filippo UID.

I sacerdoti: Ferdinando di Aurelio, Marino di Felice, Giuliano (canonico della Collegiata dal 1656 al 1677).

I fratelli, figli di Carlo, Aurelio sacerdote e Leonardo, sacerdote camaldolese.

Basilio, alfiere della Compagnia delle Guardie Italiane del re di Napoli (1661) e Andrea, capitano della Compagnia delle guardie italiane del re a Napoli.

Il notaio Francesco sposato con Isabella Maffei col figlio Sebastiano (nato nel 1628, fu madrina Isabella Orsini).

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Onofrio (1618-1665)

drammaturgo ed astronomo

 

 

Niccolò, fu abate, di lui si ha un'orazione recitata all'Accademia degli Oziosi, in cui fece una pungente satira contro i "modi del secolo", Cerimonie moderne, e che fu pubblicata nel 1734.

 

Le concerie più importanti sono quelle di:

Orazio Giliberti,

Geronimo Giliberti. 

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Monte dei Maritaggi della famiglia fondato da Giovanni.

 

 

XVIII

 

Le famiglie del catasto onciario 1754.

 

Forna

Vincenzo (figlio di Angelo), conciatore di pelli di 48 anni, vive con la madre Anna De Maio di 80 anni, col fratello sacerdote Carmine di 39 anni (Mansionario e canonico della Collegiata), col fratello Basilio conciapelli di 35 anni (Annamaria Margarita di 36 anni, Ostilio Antonio, coirario di 16 anni, Nicoletta di 13 anni e Eugenia di 5 anni) con le sorelle Orsola di 56 anni e Grazia di 54 anni. Abita una casa in proprietà col fratello con cortile. Possiede due case per suo comodo, una selva castagnale a Le fratte. Ha dei pesi a favore della Confraternita dell'Assunta sita nella chiesa di S. Croce, del Monastero di S. Agostino, della Chiesa dell'Ascensione e della Camera feudale. Carmine sacerdote col patrimonio di varie stanze alla Forna, e un giardino arborato vitato ai Balsami. Pesi per disposizione testamentaria di Angelo Giliberti e per messe alla Cappella della S. Addolorata.

Filippo di Michelangelo, conciatore di 55 anni, vive con la cognata Rosa del Masto vedova di 50 anni e con i nipoti Giuseppe, bracciale di 15 anni e Angiola di 13 anni. Abitazione propria di stanze soprane e sottane e cortile.

Filippo, conciatore di pergamene di 58 anni, vive con i nipoti Francesco, idem di 22 anni, Michele, idem di 20 anni, con la cognata Claudia Grimaldi vedova di 51 anni, con la nipote Angiola di 26 anni, sposata con Francesco Liotti, tamburiero di 28 anni e i figli di costoro: Pasquale e Marianna. Abita una casa propria in località la Forna. Possiede una casa con orto, uso bottega per la sua arte, una selva detta le Fratte. Impegna nella sua attività 200 ducati. Pesi a favore della Chiesa dell'Ascensione.

Pasquale di Bartolomeo, mercante di 40 anni sposato con Anna Barra (31 anni) con Onofrio (2 anni). Vivono con lui la madre Ippolita De Donato di 70 anni, i fratelli Rinaldo (canonico della Collegiata dal 1740 al 1790), Angelo (sacerdote di 38 anni) e la sorella Caterina di 40 anni. Abita in una casa patrimoniale dei fratelli. Possiede un terreno a la starza novella, un giardino a la Forna, due case con giardino, una selva a le grotticelle, una al sasso. Impegna in diverse mercature 700 ducati. Ha dei pesi a favore di Pietro Garzilli, del Beneficio di S. Lucia, per tre sorelle monache al Conservatorio dell'Incoronata di Rivottoli, del religioso Niccolò Giliberti, agostiniano. Angelo, sacerdote possiede di suo una conceria alla forna, un bosco a le grottole, un terreno alla forna. Rivaldo, sacerdote ha di patrimonio una casa con molte stanze alla forna, un terreno arborato vitati, ivi.

Arcangelo, lavoratore battargento di 22 anni, sposato con Grazia Grimaldi di 26 anni con Carminantonio (4 anni) e Orsola (1 anno). Abita una casa propria con largo avanti. Vive delle sue fatiche.

Marco Felice, battargento di 40 anni, sposato con Rosa Tura di 35 anni. Vive con la sorella Angiola di 50 anni e con la nipote Dorotea Ronca di 15 anni. Abita in una casa propria con orto. Possiede due selve castagnali, una sita alla molina, l'altra a le fratte. Impegna nell'arte del battiloro 150 ducati.

Michele, battargento di 45 anni, sposato con Angela Vigilante (di Fiore di 43 anni), con i figli Ferdinando (1739-1787, sarà canonico), Anna (10 anni), Maria Rosa (1744-1783, sposerà Nicola Vincenzo Grassi), Aurelio (1746-1818, canonico della Collegiata dal 1783 ed insegnante), Leonardo (4 anni) e Carlo Antonio (2 anni). Vive con lui lo zio Nicolò di 80 anni (sacerdote e iscritto all’Accademia degli Oziosi nel 1734. Archivio storico delle province napoletane p. 349) e la cugina Teresa Padolfelli. Abita un sedile di case di varie stanze con orto.

Marcoantonio, regio notaio di 42 anni, sposato con Orsola Petrone di 26 anni (figlia di Marco Antonio Petrone), con la figlia Pompilia (3 anni). Vive con lui il fratello negoziante di 40 anni. Abitazione propria di molte stanze orto e giardino. Possiede due stanze uso di curia, poste in località sopra il ponte dell'Ascensione, un terreno arborato seminativo con giardino per suo comodo, una selva a li tagli, un terreno accosto alla conceria confinante col vallone, una selva castagnale al chiamerano, una selva al cenito. Ha un credito dal primicerio Pandolfelli. Impiega nella conceria 400 ducati. Ha dei pesi a favore del Monte dei morti, della Confraternita dell'Immacolata, del sacerdote Alessio, suo fratello.

Nicolò, professore dell'una e dell'altra legge di 50 anni, sposato con Angiola Papa, con i figli Fabrizio (di 15 anni, alla scuola, sarà notaio), Salvatore (di 13 anni, sarà canonico della Collegiata dal 1795 al 1806), Carlo Maria (9 anni), Rosa (7 anni), Felice Maria (3 anni). Abita una casa palazziata con varie stanze e giardino con un terreno arborato a viti latine. Possiede una selva castagnale confinante col vallone.

Francesco di Nicola sposato con Ippolita Ronca ha Nicola, Filippo, Michele Arcangelo, Domenico, Carmine, battiloro di 40 anni, sposato con Angela Giannattasio con i figli Marta (di 14 anni, sposerà Gaetano Tura), Nicoletta (di 8 anni), Francesco (di 6 anni), Nicola Alessio (di 6 anni). Vivono con lui lo zio sacerdote Giovanni (canonico della Collegiata dal 1726 al 1766), e il fratello Domenico (1720-1795, canonico della Collegiata dal 1774 al 1795). Abitazione propria di molte stanze soprane e sottane con giardino. Possiede una vigna al vallone delli granci. Ha dei pesi a favore della Chiesa di S. Michele e alla Camera feudale.

Francesco, negoziante di 75 anni, sposato con Vittoria Ronca di 65 anni con i figli Antonio, negoziante di 43 anni, Mattia sacerdote di di 35 anni, Michele disapplicato di 18 anni, Annarosa (25 anni). Vive con lui la nuora Candida Guarino di 48 anni. Abitazione propria con cortile e giardino. Possiede terreno seminativo arborato a il campo. Insieme col figlio Antonio impiega in vari negozi 100 ducati. Possiede un mulo da soma. Pesi a favore della chiesa di S. Maria del popolo, di Maddalena Giliberti, di Felice Mario Giliberti, nipote, della chiesa di S. Maria delle Grazie, di Pasquale Grassi. Matteo, sacerdote, possiede di suo una casa di due stanze ed una bottega di conceria al campo.

Antonio, speziale e mercante in Napoli di 20 anni, col fratello Gabriele di 18 anni, altri fratelli Niccolò (sacerdote di 23 anni) e Berardino (10 anni), sorelle Ottavia e Annarosa, con la madre Agnese di Luca (48 anni). Abitazione propria di più stanze, due case con cortile ivi, terreno arborato vitato, due vigne al castello, selva ai Tagli, terreno arborato ai Balsami, stanze uso bottega in piazza, vari crediti.  

 

 

 

 

Una famiglia che si distingue

Gregorio, causidico napoletano (chi giudica le cause minori senza avere la laurea) (figlio di Tommaso e Caterina Telese). Vive col fratello Francesco (di 20 anni studente a Napoli, sarà sacerdote), col fratello Sebastiano (di 18 anni, al seminario, studierà legge), la sorella Rachele (di 15 anni, novizia a S. Chiara). Vive con lui lo zio Orazio (sacerdote di 65 anni), Ciriaco (sacerdote di 48 anni). Servi: Michelangelo Giaiso (45 anni), Grazia Rocco (45 anni). Abitazione propria con vari quarti, giardino, largo avanti, patrimoniale dei suoi zii. Possiede un sottano, una selva castagnale a li serroni, una al chiamerano. Ha dei censi riservativi da Laura Telese, per una selva a le moline, da Angelo Ronca per una conceria alla Forna, da Pietrantonio de Donato, per una masseria a Foggia. Pesi a favore della Cappellania istituita dal suo avo Francesco Giliberti nella Cappella di S. Caterina. Orazio, sacerdote, possiede di patrimonio di suo padre Francesco, varie stanze in una casa palazziata alla Forna. Crediti da Michele Santoro per selva le Petrare, da Carmine Guarino per bottega di conceria al Fiume. Ciriaco, sacerdote, possiede del patrimonio di suo padre Francesco una casa con cortile alla Forna, una masseria con casa di fabbrica a l'arco. Pesi a favore della Cappella di S. Caterina. Francesco, sacerdote patrimonio di una casa a la Forna attaccata a quella del fratello Gregorio, un terreno con casa di Fabbrica a l'Arco. Pesi a favore della cappella di S. Caterina del jus di Francesco suo avo.

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Francesco, nato a Solofra il 17 dicembre del 1733, fu convittore nel Seminario Maggiore di Napoli. Consacrato sacerdote il 17 dicembre del 1757. Doctor in utriusque juris. Fu convisitatore del Vescovo di Penne ed An

dria e poi Abate col titolo della SS. Assunzione in Carlantino (Foggia). Nominato Vescovo di Pompeopoli il 3 aprile del 1775.

Bibligrafia: Archivio Vaticano. Acta Camerari Sacri Collegi S.R.E. Cardinalium 38 fol.62. Segreteria dei Brevi Apostolici 4366, fol.65 e sgg. Processi Archivio Dataria Apostolica 152, fol. 18 e sgg. Archivio Diocesano di Salerno:Acta Ordinationis. Solofra 1756-1758.

 

 

Acquisto di un feudo

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Dagli Archivi dell'Ordine Costantiniano:

"Don Gregorio Giliberti (Ghiliberti) della terra di Solofra sposa il 15 giugno del 1758 Donna Giovanna Ammone, figlia di Don Michele Ammone, patrizio di Sorrento e di Donna Flavia Antinolfi (Capitoli matrimonial del notaio Corrado Antignani di Napoli).

Nel 1770 Gregorio acquista da Filippo Donnarumma il feudo di Celenza e Carlantino in provincia di Foggia, diocesi di Lucera, per ducati 108.600 e ottiene il regio assenso il 12 settembre del 1770. Muore il 2 dicembre del 1772 e viene dichiarato erede "nei feudali" Orazio il primogenito di Gregorio, nato il 7 giugno del 1763. Il barone Orazio Giliberti sposa il 9 marzo del 1788 Donna Anna Bonito del fu Don Alessandro Bonito, patrizio napoletano e Principe di Casapesenna e di Donna Teresa Toraldo (Capitoli matrimoniali presso il notaio Battista Girardi di Napoli). 

Nel 1804 il barone Orazio Giliberti viene nominato Cavaliere di Grazia dell'Ordine Costantiniano.

 

 

 

 

 

Capopiazza

Tommaso (di Donato) (1679-1742) sposa Potenza de Tura, da cui ha Donato (sacerdote di 30 anni), Andrea (sacerdote di 32 anni), Pasquale (34 anni) e Michele Arcangelo (1731-1803). Andrea, sacerdote con un patrimonio di una casa di varie stanze alla Forna, una selva alla Postella dell'oliva, ed una al Fiume. Donato sacerdote di patrimonio possiede un giardino il Conesso, ed una selva le fratte.

 

Volpi

Vito, bracciale di 53 anni, sposato con Catania Nigro (55 anni) con i figli Orsola (di 20 anni sposata con Carmine Antonio Lamberti nel 1745), Gennaro (lavoratore calzolaio di 14 anni), Domenico di 11 anni, morirà nel 1825) Andrea (di 7 anni), Anna (18 anni, morirà nel 1823), Teresa (15 anni, sposerà Giovanni Galasso). In seconde nozze sposato con Grazia Cervone di Montemarano. Abita una casa locata in località Costantinopoli.

 

S. Agata di Solofra

Giovan Tommaso, bracciante di 50 anni, sposa Agnese D'Arienzo (38 anni) da cui ha Angelo (1737), calzolaio, Maria (1739) e Teresa (1750). Abita una casa propria, possiede una casa sottana. Pesi a favore del Beneficio dello Spirito Santo nella Parrocchia di S. Andrea.

Giovanni Battista, pittore di 53 anni. Vive in una casa propria.

Matteo di Andrea, bracciale di 43 anni, sposato con Rosa Petrone (25 anni) da cui ha Francesco. Vive in un'abitazione propria con sala giordino. Possiede una vigna Le Vignole, una selva Li Postielli.

Carmine, bracciale di 40 anni, sposato con Angiola Figliola di 40 anni, con i figli Gennaro, bracciale di 19 anni, Angelo Andrea, bracciale di 18 anni, Liberto (9 anni), Giuseppe (7 anni), Felicia (16 anni), Annareosa (3). Abitazione propria con orto. Possiede un terreno arborato seminatorio Mezzacapo, due somari. Un peso a favore del Monte dei Giliberti.

Angiolo, bracciale di 25 anni, sposato con Giuditta Guarino (28 anni), con i figli Marianna (7 anni), Rosa (3 anni). Abita una casa propria dotale della moglie.

Bartolomeo, bracciale di 40 anni, sposato con Margarita D'Arienzo (24 anni) con i figli Angelo (14 anni), Nicola (10 anni), Pietro Paolo (6 anni), Michele (3 anni) e Francesco Antonio (1 anno). Abitazione locata. Possiede 3 somari.

Niccolò, negoziante di 65 anni, sposato con Angiola di Girolamo (65 anni), con i figli, Ferdinando (canonico della Collegiata dal 1765 al 1800), Colomba (26 anni), Angelo, negoziante di 40 anni, con la moglie Antonia del Franco (34 anni) e i figli, Potito (12 anni), Basilio (5 anni), Agnese (4 anni), Gaspare (1 anno). Abitazione patrimoniale dei figli sacerdoti. Possiede un terreno arborato seminativo. Ferdinando, sacerdote, di patrimonio possiede una casa con varie stante ed un terreno accosto. Fiorentino, fratello sacerdote, possiede una casa con più stanze ed un orto.

Carmine Antonio di Giovanni, battargento di 30 anni, sposato con Carmela Cirino (22 anni). Abitazione propria con soprani e sottani.

 Michele Arcangelo, negoziante, sposato con Maria Rosa Daniele con i figli Carlo (1811-1849), Leonardo (sacerdote), Aurelio (nato 1823) e Raffaele.

 

Hanno rapporti con Napoli o vi abitano:

Altobello col figlio Pompilio con i nipoti Giovanni e Giosafat.

Nunziante di Felice (1673-1751) sposato con Agata de Maio con i figli Gennaro (nato nel 1704), Giuseppe (battargento a Napoli), Felice (battargento a Napoli). Filippo di Nunziante con i figli Giuseppe (dottore nelle due leggi e canonico della Collegiata dal 1739 al 1772), Gennaro (battargento napoletano).

Si ricorda ancora Salvatore, canonico della Collegiata dal 1720 al 1774.

 

Botteghe di conceria

1754

 

·         Bottega di Gregorio e Angelo Giliberti

per l’attività dei fratelli Francesco e Angelo Ronca

sita alla Forna.

·         Bottega del Monastero di S. Agostino

locata a Filippo Giliberti per la concia delle pergamene

sita alla Forna.

·         Bottega del Sacerdote Matteo Giliberti

sita al Campo.

·         Bottega di Francesco Giliberti

locata a Donato Grimaldi

sita ai Balsami

·         Magazzini uso bottega di Marcantonio e Domenico Giliberti

sita in località sopra il ponte dell’Ascensione ai Balsami

·         Bottega dei fratelli Sacrdote Andrea e Domenicantonio Giliberti

locata a Francesco Francolanza

sita alla Strada Vecchia.

 

XIX

 

Michele Arcangelo, negoziante della Forna, sposato con Maria Rosa Daniele con i figli Antonio (sacerdote), Carlo (1811-1849), Leonardo (sacerdote 1818-1881), Aurelio (nato 1823) e Raffaele (nato nel 1821).

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Antonio Giliberti

(Vietri 1809-Solofra1900)

Teologo, latinista, canonico della Collegiata. Versatile e squisito poeta autore di molti scritti.

 

 

Arcangelo era sindaco quando fu deciso l'abbattimento della chiesa di S. Agostino e il trasferimento del Comune nei locali del Convento (1887). Insieme all'ingegnere Gabriele fece parte della Commissione che gestì l'Asilo infantile Garzilli.

Sono sacerdoti: Aurelio, Luigi, Giuseppe (insegnante e canonico della Collegiata dal 1800).

Donato, figlio di Luigi e Arcangela Guarino dei Volpi, nato il 20 marzo del 1813, fu primicerio per otto anni in un periodo in cui il numero dei sacerdoti diminuì sensibilmente. Sotto il suo primiceriato avvenne l'incendio della statua di san Michele nel 1888. Morì il 3 febbraio del 1890.

 

Delle 30 concerie recensite nel 1842 appartengono a questo ceppo:

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Conceria di Donato Giliberti

Conceria di Luigi Giliberti

Conceria di Soccorso Giliberti

 

Ditta Vincenzo e Gaetano Giliberti costituitasi nel 1895 per passaggio ereditario.

Società di Ciriaco Giliberti e Nicola Romano.

 

Francesco Giliberti. Scuola Italica (1862-1864). Società di storia patria (p. 135)  

 

 

Il legame con la famiglia Orsatti di Fara San Martino di Chieti

 

Due figlie di Donato di Francesco Nicola, conciatore e negoziante del Toppolo, e di Angela Caterina Pirolo sposano due fratelli di questa famiglia abruzzese. Angela (nata nel 1866) sposa nel 1889 Mosè Orsatti e Giuseppina (nata nel 1874) sposa nel 1893 Federico Orsatti, entrambi figli di Ismaele e di Filomena Maddalena Orsatti.

 

 

 

I fratelli Mosè e Federico Orsatti

 

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Mosè Orsatti e Angelina Giliberti

 

Si ringrazia Roberto Orsatti per averci permesso di riscostruire questo legame e averci fornito le foto

 

 

Il legame successivamente si allarga alla famiglia Buonanno.

    

 

 

 

 

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