Famiglie solofrane
Giliberti
Famiglia molto
estesa e rappresentativa della comunità. L’origine normanna
del ceppo fa ipotizzare un suo originario impianto in loco.
Le prime notizie sono del XIV secolo quando è presentata al quarto posto
nell’elenco delle famiglie "civili" della comunità (1329).
Nel XV secolo si registrano tre notai: Gilberto, notaio civico
dell’Universitas e presente in tutta la seconda metà
del XV secolo, Pasquale, notaio fin dal 1469 e ancora attivo nel 1523, e Giovanni, che ebbe il
compito nel 1495 di chiudere il rapporto debitorio
tra alcuni cittadini e gli Zurlo. Diversi membri furono nella gestione della Universitas. Ciò lo conferma
un ceto "civile" e "letterato", status che fu continuato anche nel secolo seguente.
XVI
In questo secolo il
ceppo ha diverse diramazioni tutte di una certa importanza, cosa che spiega i
quattro membri, Baldassarre ujd, il notaio Pasquale, Gentile e Annibale presenti
nella commissione degli Statuti.
È da attribuire a
questa casata la formazione del casale Forna - legato nel nome al forno
di Domaschino - come ampliamento sia del Sorbo
che dei Balsami, sulle cui zone montuose
c'erano antichi loro possessi, e come collegamento col Sortito. Il
casale infatti è completamente dominato da questo
ceppo.
Si
individua un ramo che fa capo a Iacobo, detto Carosello, che abita
una cortina palazziata nella parte alta del casale
dove ha fondato
Un
altro ramo fa capo a Matteo con i figli Evangelista, Graziano, Ferdinando, Cesare G. Pietro, Capuano, con un plurimo
legame parentale con i Troisi, ma anche con famiglie
minori come i Russo.
Un terzo ramo fa
capo ad Altobello
con il figlio G. Pietro il nipote Rainaldo con legami parentali con i Guarino, i Troisi i Maffei, i Giaquinto, i De Maio.
Un quarto ramo fa
capo a Fiorillo
con i figli Colanantonio, Alessandro, Ercole, Ciardo
e con i nipoti, Bindo Germano e Dilettuoso e i nipoti
Jacobo ed Antonio, con parentela con i Garzilli e un
doppio legame con i Spatafora
di Avellino, i Galluccio di Aiello,
altre famiglie irpine e con famiglie minori come i
Migliore.
Un quinto ramo fa
capo a Cola Antonio con i figli Gentile,
Francesco, Luisi, Bindo e i nipoti Altobello. Abita
nella parte alta tra
Questi rami sono
tutti ricchissimi di ulteriori ramificazioni che non
hanno una vita economica autonoma ma sono strettamente legate tra loro per cui
si può senz’altro dire che il ceppo nella prima metà del secolo si presenta
abbastanza compatto e solidale. Esso è sostenuto da un’accorta politica
familiare che mentre li unisce a talune famiglie
importanti economicamente come i Troisi, i Maffei, i Caropreso, i Petrone,
privilegia anche legami con famiglie minori che entrano nel loro entourage
economico e che si trasferiscono anche nel casale a loro sostegno.
Alcune famiglie si
sono spostate alla platea (Pellegrino e Francesco di Iacobo
e Gioe e Colantonio di Cola
Antonio), dove hanno anche una bottega (Pasquale tenuta da Ippolito), il ramo
che fa capo a Bimondo abita al Vicinanzo, il
ramo che fa capo a Gentile (con i figli Altobello e Albenzio)
abita ai Burrelli.
Ciò dimostra un
ampliamento del ceppo verso i casali limitrofi o verso quelli che permettono
l’insediamento di botteghe di conceria. Anche i possedimenti
che il ceppo ha verso il Sorbo, le Fontane sottane, i Balsami,
le Casate e Caposolofra nascono da questa logica.
L’insediamento invece nella zona di S. Agata, dove la famiglia ha vari
possedimenti con le abitazioni di Nicola e Bello e di Cortesio
di Alfonso, trae origine da un primitivo impianto in
questa antica zona di insediamento della comunità locale. La stessa cosa dicansi delle proprietà del fondovalle (Carpisano).
L’attività
prevalente è quella della concia che avviene in diverse concerie - almeno
quindici tra molto antiche a nuove - che vanno da quelle della Forna
lungo il vallone (Capuano di Matteo, Persiano con i
figli Cosimo, Raimondo e Carlo) al Fiume in località Campo che è
la parte alta delle sponde del fiume che costeggia il loro casale, in modo da
formare un'unica successione di botteghe (Annibale di Pellegrino in comune con Vallarano Caropreso, Battista di Pellegrino, Ciardo di
Fiorillo [e dei fratelli Ciardo, Carodasio e Catanio]
tenuta dal figlio Germano e dal nipote Dilettuoso,
Bindo di Colantonio, Germano di Ciardo, Rainaldo di
G. Pietro e nipote di Altobello, tenuta poi dal figlio
Capuano, Ercole ed Alessandro [col figlio Antonio] di
Fiorillo, Annibale di Fiorillo, Marangelo), alla
località lo olivito (Ercole Gentile e Pietro),
al Toppolo (Raimondo di Persiano Giliberti), alle concerie dei Burrelli, due tenute dal ramo che fa capo a Gentile
(figlio Altobello nipoti Gentile, Giovanni e Colantonio
e figlio Albenzio tenuta dal genero Nardo Todaro e
che Todaro ingrandisce nel suo cortile).
La concia è
esplicata con tutti i tipi di concia, non manca la lavorazione della pelle che
avviene in almeno due scarperie e in società con
quelle dei Caropreso, mentre la lavorazione della pergamena costituisce una esclusiva delle concerie della Forna.
Il ramo che fa capo
a Francesco in
società con Federico Caropreso per prima si impegna
nell'oropelle nel 1522, quando, approfittando della
residenza a Napoli ottengono il permesso di impegnare un comune capitale nel
battiloro, dando l’avvio alla introduzione dei battiloro napoletano de lo Signo e Landri a Solofra.
Importante è la chianca di Battista de Pellegrino che fornisce pelli
alle concerie locali e che lavora la carne salata, voce importante del
commercio di questa famiglia.
Molto attiva e
dominante è l’attività della mercatura con botteghe nella zona del commercio
sostenuta dalla finanza. Il commercio interessa tutti i prodotti delle attività
locali, con rapporti con centri mercantili del salernitano e della Calabria,
con Lanciano, con
L’attività
finanziaria sostiene quella commerciale al centro della quale sono Germano,
Evangelista, Giliberto, Cesare, Capuano, Altobello,
Annibale, Ciardo che a metà secolo istituisce un Monte familiare.
Sostanziosa è
l’attività societaria esplicata sia con elementi della economia
solofrana che con membri dell’entourage salernitano.
Data la rilevante
incidenza nella economia locale non manca la presenza di
membri di questo ceppo nella gestione dell’Universitas,
dove sono praticamente sempre presenti, sia come rappresentanti del casale sia
nella gestione delle gabelle, che costituisce una considerevole fonte di
guadagno dei membri più forti economicamente.
Vari membri sono presenti nel Clero, gestiscono diverse cappelle di
famiglia, da quella privata di Santa Caterina fondata da Jacobo,
alla Chiesa di Santa Maria del popolo, costruita nel casale della Forna, alle
Cappelle in S. Angelo. Accedono alla gestione di
alcune chiese (Marco gestisce
Al ceto ecclesiale
appartengono Baldassarre detto "nobilis", e
Belardino, entrambi utriusque juris
doctor. Paolo è cappellano di S. Giacomo.
L’impegno di questo
ceppo è dominante in tutte le altre attività della comunità.
Tra i titoli sociali
c’è un "honorabilis", Gentile.
Nel ceto notarle ci
sono Ottaviano, Pasquale e Ercole, molti sono e
giudici nella corte locale (Bartolomeo, Palamide, Evangelsta, Ascanio, Ettore, Leonardo, Massenzio).
Tra i fatti notevoli
c’è da sottolineare, nel periodo in cui si decise la
vendita dell’Universitas agli Orsini, un litigio con
la famiglia Ronca che portò anche ad un fatto di sangue in cui furono uccisi un
rappresentante dell’una e dell’altra famiglia. Il contrasto non dovette essere
occasionale visto che non si trovano matrimoni che
uniscono i due ceppi, i quali dovettero essere per un lungo periodo in questo
secolo in opposizione.
Gregorio padre di
Cesare, Giulio, Fabrizio, Giovan Domenico e
Desiderio, detto mastro Gregorio, "mezzacapo",
artigiano di calzature, pellami, suola e lane nobili, istituisce un Monte dei maritaggi che prevedeva un contributo per la dote delle giovani
della casata, nel 1553 dota la chiesa dello Spirito Santo.
Un importante rappresentante
.
(Solofra1551-Montevergine1607) Abate di Montevergine (1600-1607) |
XVII
Si citano:
Flaminio di Filippo UID.
I sacerdoti:
Ferdinando di Aurelio,
Marino di
Felice, Giuliano
(canonico della Collegiata dal 1656 al 1677).
I fratelli, figli di Carlo, Aurelio sacerdote e Leonardo, sacerdote
camaldolese.
Basilio, alfiere della Compagnia delle Guardie Italiane del re di
Napoli (1661) e Andrea, capitano della Compagnia delle guardie italiane del re a Napoli.
Il notaio Francesco sposato con Isabella Maffei col figlio Sebastiano (nato
nel 1628, fu madrina Isabella Orsini).
.
Niccolò, fu abate, di lui si ha un'orazione recitata all'Accademia degli Oziosi, in cui fece una pungente satira contro i "modi del secolo", Cerimonie moderne, e che fu pubblicata nel 1734. |
Le concerie più importanti sono quelle di:
Orazio Giliberti,
Geronimo Giliberti.
______________
Monte dei Maritaggi della famiglia fondato da Giovanni.
XVIII
Le famiglie del catasto
onciario 1754.
Forna
Vincenzo (figlio di Angelo), conciatore di
pelli di 48 anni, vive con la madre Anna De Maio di 80 anni, col fratello
sacerdote Carmine
di 39 anni (Mansionario e canonico della Collegiata), col fratello Basilio conciapelli di 35 anni (Annamaria Margarita di 36 anni,
Ostilio Antonio, coirario di 16 anni, Nicoletta di 13
anni e Eugenia di 5 anni) con le sorelle Orsola di 56 anni e Grazia di 54 anni.
Abita una casa in proprietà col fratello con cortile. Possiede due case per suo
comodo, una selva castagnale a Le
fratte. Ha dei pesi a favore della Confraternita dell'Assunta
sita nella chiesa di S. Croce, del Monastero di S. Agostino, della Chiesa
dell'Ascensione e della Camera feudale. Carmine sacerdote col
patrimonio di varie stanze alla Forna, e un giardino arborato vitato ai Balsami.
Pesi per disposizione testamentaria di Angelo
Giliberti e per messe alla Cappella della S. Addolorata.
Filippo di Michelangelo, conciatore di 55 anni, vive con la
cognata Rosa del Masto vedova di 50 anni e con i nipoti Giuseppe, bracciale di 15 anni e Angiola di 13
anni. Abitazione propria di stanze soprane e sottane e cortile.
Filippo, conciatore di pergamene di 58 anni, vive con i nipoti Francesco, idem di 22 anni, Michele, idem di 20
anni, con la cognata Claudia Grimaldi vedova di 51 anni, con la nipote Angiola
di 26 anni, sposata con Francesco Liotti, tamburiero di 28 anni e i figli di costoro: Pasquale e
Marianna. Abita una casa propria in località
Pasquale di Bartolomeo, mercante di 40 anni sposato con Anna Barra
(31 anni) con Onofrio (2 anni). Vivono con lui la
madre Ippolita De Donato di 70 anni, i fratelli Rinaldo (canonico della Collegiata dal 1740 al 1790), Angelo (sacerdote di 38
anni) e la sorella Caterina di 40 anni. Abita in una casa patrimoniale dei
fratelli. Possiede un terreno a la starza
novella, un giardino a
Arcangelo, lavoratore battargento di 22
anni, sposato con Grazia Grimaldi di 26 anni con Carminantonio
(4 anni) e Orsola (1 anno).
Abita una casa propria con largo avanti. Vive delle sue fatiche.
Marco Felice, battargento di 40 anni, sposato
con Rosa Tura di 35 anni. Vive con la sorella Angiola di 50
anni e con la nipote Dorotea Ronca di 15 anni. Abita in una casa propria
con orto. Possiede due selve castagnali, una sita
alla molina, l'altra a le
fratte. Impegna nell'arte del battiloro 150 ducati.
Michele, battargento di 45 anni, sposato
con Angela Vigilante (di Fiore di 43 anni), con i figli Ferdinando (1739-1787, sarà
canonico), Anna (10 anni), Maria Rosa (1744-1783, sposerà Nicola
Vincenzo Grassi), Aurelio (1746-1818, canonico della Collegiata dal 1783 ed
insegnante), Leonardo (4 anni) e Carlo Antonio (2
anni). Vive con lui lo zio Nicolò di 80 anni (sacerdote e iscritto
all’Accademia degli Oziosi nel 1734. Archivio storico delle
province napoletane p. 349) e la cugina Teresa Padolfelli.
Abita un sedile di case di varie stanze con orto.
Marcoantonio, regio notaio di 42 anni, sposato con Orsola Petrone di 26
anni (figlia di Marco Antonio Petrone), con la figlia Pompilia (3 anni). Vive
con lui il fratello negoziante di 40 anni. Abitazione propria di molte stanze
orto e giardino. Possiede due stanze uso di curia,
poste in località sopra il ponte dell'Ascensione, un terreno arborato
seminativo con giardino per suo comodo, una selva a li tagli, un terreno
accosto alla conceria confinante col vallone, una selva castagnale
al chiamerano, una selva al cenito. Ha un credito dal
primicerio Pandolfelli. Impiega nella conceria 400 ducati. Ha dei pesi a favore
del Monte dei morti, della Confraternita
dell'Immacolata, del sacerdote Alessio, suo fratello.
Nicolò, professore dell'una e dell'altra legge di 50 anni,
sposato con Angiola Papa, con i figli Fabrizio (di 15 anni, alla scuola, sarà notaio), Salvatore (di 13 anni, sarà
canonico della Collegiata dal 1795 al 1806), Carlo
Maria (9 anni), Rosa (7 anni),
Felice Maria (3 anni). Abita una casa palazziata con
varie stanze e giardino con un terreno arborato a viti latine. Possiede una
selva castagnale confinante col vallone.
Francesco di Nicola sposato con Ippolita Ronca ha
Nicola, Filippo, Michele Arcangelo, Domenico, Carmine, battiloro di 40 anni,
sposato con Angela Giannattasio con i figli Marta (di 14 anni, sposerà Gaetano
Tura), Nicoletta (di 8 anni), Francesco (di 6 anni), Nicola Alessio (di 6 anni).
Vivono con lui lo zio sacerdote Giovanni (canonico della Collegiata dal 1726 al 1766), e il
fratello Domenico
(1720-1795, canonico della Collegiata dal 1774 al 1795). Abitazione propria di
molte stanze soprane e sottane con giardino. Possiede una vigna al vallone delli granci. Ha
dei pesi a favore della Chiesa di S. Michele e alla
Camera feudale.
Francesco, negoziante di 75 anni, sposato con Vittoria Ronca di 65
anni con i figli Antonio, negoziante di 43 anni, Mattia sacerdote di di 35 anni, Michele disapplicato
di 18 anni, Annarosa (25 anni). Vive con lui la nuora Candida Guarino di 48
anni. Abitazione propria con cortile e giardino. Possiede terreno seminativo
arborato a il campo. Insieme col figlio
Antonio impiega in vari negozi 100 ducati. Possiede un mulo da soma. Pesi a favore della chiesa di S. Maria del popolo, di Maddalena
Giliberti, di Felice Mario Giliberti, nipote, della chiesa di S. Maria delle
Grazie, di Pasquale Grassi. Matteo, sacerdote, possiede di suo una casa di due stanze ed una
bottega di conceria al campo.
Antonio, speziale e mercante in Napoli di 20 anni, col fratello
Gabriele di 18 anni, altri fratelli Niccolò (sacerdote di 23 anni) e Berardino (10 anni), sorelle Ottavia e Annarosa, con la madre
Agnese di Luca (48 anni). Abitazione propria di più stanze, due case con
cortile ivi, terreno arborato vitato, due vigne al
castello, selva ai Tagli, terreno arborato ai Balsami, stanze uso bottega in
piazza, vari crediti.
|
Una famiglia che si distingue
Gregorio, causidico napoletano (chi giudica le cause minori senza
avere la laurea) (figlio di Tommaso e Caterina Telese).
Vive col fratello Francesco (di 20 anni studente a Napoli, sarà sacerdote), col
fratello Sebastiano (di 18 anni, al seminario, studierà legge), la sorella
Rachele (di 15 anni, novizia a S. Chiara). Vive con lui lo zio Orazio (sacerdote di 65
anni), Ciriaco (sacerdote di 48 anni). Servi: Michelangelo Giaiso (45 anni), Grazia Rocco (45 anni).
Abitazione propria con vari quarti, giardino, largo avanti,
patrimoniale dei suoi zii. Possiede un sottano, una selva castagnale a li serroni, una al chiamerano.
Ha dei censi riservativi da Laura Telese, per una
selva a le moline,
da Angelo Ronca per una conceria alla Forna, da Pietrantonio de Donato, per una
masseria a Foggia. Pesi a favore della Cappellania istituita
dal suo avo Francesco Giliberti nella Cappella di S. Caterina. Orazio, sacerdote, possiede
di patrimonio di suo padre Francesco, varie stanze in una casa palazziata alla Forna. Crediti da Michele
Santoro per selva le Petrare, da Carmine Guarino per
bottega di conceria al Fiume. Ciriaco, sacerdote, possiede del patrimonio di suo padre Francesco
una casa con cortile alla Forna, una masseria con casa di fabbrica a l'arco. Pesi a favore della Cappella di S. Caterina. Francesco, sacerdote
patrimonio di una casa a
.
Francesco, nato a Solofra il 17 dicembre del 1733, fu convittore
nel Seminario Maggiore di Napoli. Consacrato sacerdote il 17 dicembre del
1757. Doctor in utriusque
juris. Fu convisitatore
del Vescovo di Penne ed An dria e poi Abate col titolo della SS. Assunzione in Carlantino
(Foggia). Nominato Vescovo di Pompeopoli il 3 aprile del 1775. Bibligrafia: Archivio Vaticano. Acta Camerari Sacri Collegi S.R.E. Cardinalium 38 fol.62. Segreteria dei Brevi Apostolici 4366, fol.65 e sgg. Processi Archivio Dataria Apostolica 152, fol. 18 e sgg. Archivio Diocesano di Salerno:Acta Ordinationis. Solofra 1756-1758. |
Acquisto di un feudo
.
Dagli Archivi dell'Ordine Costantiniano:
"Don Gregorio Giliberti (Ghiliberti) della terra di Solofra sposa
il 15 giugno del 1758 Donna Giovanna Ammone, figlia
di Don Michele Ammone, patrizio di Sorrento e di
Donna Flavia Antinolfi (Capitoli matrimonial del notaio Corrado Antignani
di Napoli). Nel 1770 Gregorio
acquista da Filippo Donnarumma il feudo di Celenza e Carlantino in provincia
di Foggia, diocesi di Lucera, per ducati 108.600 e
ottiene il regio assenso il 12 settembre del 1770. Muore il 2 dicembre del
1772 e viene dichiarato erede "nei
feudali" Orazio il primogenito di Gregorio, nato il 7 giugno del 1763.
Il barone Orazio Giliberti sposa il 9 marzo del 1788 Donna Anna Bonito del fu Don Alessandro Bonito, patrizio napoletano e Principe
di Casapesenna e di Donna Teresa Toraldo (Capitoli matrimoniali presso il notaio Battista Girardi di Napoli). Nel 1804 il barone Orazio Giliberti viene nominato Cavaliere di Grazia dell'Ordine Costantiniano. |
|
Capopiazza
Tommaso (di Donato) (1679-1742) sposa Potenza de Tura, da cui ha Donato (sacerdote di 30
anni), Andrea (sacerdote di 32 anni), Pasquale (34 anni) e Michele
Arcangelo (1731-1803). Andrea, sacerdote con un patrimonio di una casa di varie stanze
alla Forna, una selva alla Postella dell'oliva, ed
una al Fiume. Donato sacerdote di
patrimonio possiede un giardino il Conesso, ed
una selva le fratte.
Volpi
Vito, bracciale di 53 anni, sposato con Catania Nigro (55 anni) con i figli Orsola (di 20 anni sposata con Carmine
Antonio Lamberti nel 1745), Gennaro (lavoratore
calzolaio di 14 anni), Domenico di 11 anni, morirà nel 1825) Andrea (di 7
anni), Anna (18 anni, morirà nel 1823), Teresa (15 anni, sposerà Giovanni
Galasso). In seconde nozze sposato con Grazia Cervone
di Montemarano. Abita una casa locata in località
Costantinopoli.
S.
Agata di Solofra
Giovan Tommaso, bracciante di 50
anni, sposa Agnese D'Arienzo (38 anni) da cui ha
Angelo (1737), calzolaio, Maria (1739) e Teresa (1750). Abita
una casa propria, possiede una casa sottana. Pesi a
favore del Beneficio dello Spirito Santo nella Parrocchia di S. Andrea.
Giovanni Battista, pittore di 53 anni. Vive in una casa propria.
Matteo di Andrea, bracciale di 43 anni,
sposato con Rosa Petrone (25 anni) da cui ha Francesco. Vive in un'abitazione
propria con sala giordino. Possiede una vigna Le Vignole, una selva Li Postielli.
Carmine, bracciale di 40 anni, sposato con Angiola Figliola di 40 anni,
con i figli Gennaro, bracciale di 19 anni, Angelo Andrea, bracciale di 18 anni, Liberto (9 anni), Giuseppe (7 anni), Felicia
(16 anni), Annareosa (3). Abitazione propria con
orto. Possiede un terreno arborato seminatorio Mezzacapo, due somari. Un peso a favore del Monte dei
Giliberti.
Angiolo, bracciale di 25 anni, sposato con Giuditta Guarino (28
anni), con i figli Marianna (7 anni), Rosa (3 anni). Abita una casa propria dotale della moglie.
Bartolomeo,
bracciale di 40 anni, sposato con Margarita D'Arienzo (24 anni) con i figli
Angelo (14 anni), Nicola (10 anni), Pietro Paolo (6 anni), Michele (3 anni) e Francesco Antonio (1 anno).
Abitazione locata. Possiede 3 somari.
Niccolò, negoziante di 65 anni, sposato con Angiola di Girolamo
(65 anni), con i figli, Ferdinando (canonico della Collegiata dal 1765 al 1800), Colomba (26 anni), Angelo, negoziante di 40 anni, con
la moglie Antonia del Franco (34 anni) e i figli, Potito (12 anni), Basilio (5
anni), Agnese (4 anni), Gaspare (1 anno). Abitazione patrimoniale dei figli
sacerdoti. Possiede un terreno arborato seminativo. Ferdinando, sacerdote, di
patrimonio possiede una casa con varie stante ed un
terreno accosto. Fiorentino, fratello sacerdote, possiede una casa con più stanze ed
un orto.
Carmine
Antonio di Giovanni, battargento
di 30 anni, sposato con Carmela Cirino (22 anni). Abitazione propria con soprani e sottani.
Michele Arcangelo, negoziante, sposato con Maria Rosa Daniele con i figli
Carlo (1811-1849), Leonardo (sacerdote), Aurelio (nato 1823) e Raffaele.
Hanno rapporti con Napoli o vi abitano:
Altobello col
figlio Pompilio con i nipoti Giovanni e Giosafat.
Nunziante di Felice (1673-1751) sposato con Agata de Maio con i
figli Gennaro (nato nel 1704), Giuseppe (battargento
a Napoli), Felice (battargento a Napoli). Filippo di Nunziante con i
figli Giuseppe (dottore nelle due leggi e
canonico della Collegiata dal 1739 al 1772), Gennaro (battargento
napoletano).
Si ricorda ancora Salvatore, canonico della
Collegiata dal 1720 al 1774.
Botteghe di conceria
1754
·
Bottega
di Gregorio e Angelo Giliberti
per l’attività dei fratelli Francesco e Angelo Ronca
sita alla Forna.
·
Bottega
del Monastero di S. Agostino
locata a Filippo Giliberti per la concia delle pergamene
sita alla Forna.
·
Bottega
del Sacerdote Matteo Giliberti
sita al Campo.
·
Bottega
di Francesco Giliberti
locata a Donato Grimaldi
sita ai Balsami
·
Magazzini
uso bottega di Marcantonio e Domenico Giliberti
sita in località sopra il ponte dell’Ascensione ai Balsami
·
Bottega
dei fratelli Sacrdote Andrea e Domenicantonio
Giliberti
locata a Francesco Francolanza
sita alla Strada Vecchia.
XIX
Michele
Arcangelo, negoziante della Forna, sposato con
Maria Rosa Daniele con i figli Antonio (sacerdote), Carlo (1811-1849), Leonardo (sacerdote 1818-1881), Aurelio (nato 1823) e Raffaele (nato nel
1821).
.
Antonio Giliberti (Vietri 1809-Solofra1900) Teologo, latinista, canonico della Collegiata. Versatile e squisito poeta autore di molti scritti. |
Arcangelo era sindaco quando fu deciso
l'abbattimento della chiesa di S. Agostino e il trasferimento del Comune nei
locali del Convento (1887). Insieme all'ingegnere Gabriele fece parte della Commissione
che gestì l'Asilo infantile Garzilli.
Sono sacerdoti: Aurelio, Luigi, Giuseppe (insegnante e
canonico della Collegiata dal 1800).
Donato, figlio di Luigi e Arcangela Guarino dei
Volpi, nato il 20 marzo del 1813, fu primicerio per otto anni in un
periodo in cui il numero dei sacerdoti diminuì sensibilmente. Sotto il suo primiceriato avvenne l'incendio della statua di san Michele
nel 1888. Morì il 3 febbraio del 1890.
Delle 30 concerie recensite nel 1842 appartengono a questo ceppo:
.
Conceria di Donato Giliberti Conceria di Luigi Giliberti Conceria di Soccorso Giliberti |
Ditta Vincenzo e Gaetano Giliberti costituitasi nel
1895 per passaggio ereditario.
Società
di Ciriaco Giliberti e Nicola Romano.
Francesco
Giliberti. Scuola Italica (1862-1864). Società di storia patria (p. 135)
|
Il legame con la famiglia Orsatti di Fara San Martino di Chieti
Due figlie di Donato di Francesco Nicola, conciatore e negoziante del Toppolo,
e di Angela Caterina Pirolo sposano due fratelli di
questa famiglia abruzzese. Angela
(nata nel 1866) sposa nel 1889 Mosè Orsatti e Giuseppina (nata nel 1874) sposa nel 1893
Federico Orsatti, entrambi figli di Ismaele e di
Filomena Maddalena Orsatti.
I fratelli Mosè
e Federico Orsatti
*
Mosè Orsatti e
Angelina Giliberti
Si
ringrazia Roberto Orsatti per averci permesso di riscostruire questo legame e averci fornito le foto
Il legame successivamente
si allarga alla famiglia Buonanno.
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© solofrastorica 2000
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