Giovanna Frangipane della Tolfa

.

La duchessa Giovanna Frangipane della Tolfa, meglio conosciuta come la madre del Papa Benedetto XIII, venne battezzata il 18 agosto 1625. Nel registro di battesimo dell'Archivio Parrocchiale di S. Nicola di Toritto (Bari), al foglio 115, è scritto: "Il 18 agosto 1625 in questa chiesa io don Colapietro Finco, arciprete, ho battezzato Antonia, Margherita, Francesca, Giovanna figlia dell'ill.mo signor duca di Grumo d. Carlo della Tolfa et la d. Fulvia del Tufo, legittimi coniugi".

Nel 1633 la Duchessa all'età di sei anni entrò nell'educandato delle suore di Santa Chiara in Napoli, dove frequentò le scuole del tempo fino all'età di diciotto anni. "Una ragazza attenta, diligente e pia. Progredì nella formazione religiosa e civile, tanto da attirare l'attenzione e la benevolenza delle sue educatrici. Diciottenne ritornò a casa"1. All'età di circa ventidue anni sposò Ferdinando III Orsini, che ereditò il ducato da suo padre, Pier Francesco Orsini, popolarmente chiamato "Ducapatre", nel 1641.

 

____________

1. A. Casino, Papa Benedetto XIII degli Orsini di Gravina, Tipografia Centrostampa, Matera, 2000, p. 29.

___________

 

Fu XI duca di Gravina, principe di Solofra e di Galluccio. Come i suoi antenati, ebbe la passione per le armi e aiutò la popolazione di Aversa, nell'insurrezione napoletana del 1647, con il suo denaro. Gli avversari assalirono in Napoli il palazzo Orsini e vi si barricarono. Lo stesso scempio avvenne a Gravina, dove il palazzo Orsini venne saccheggiato e derubato di documenti e arredi.

La famiglia Orsini seppe risollevarsi con dignità e religiosità. Il duca Ferdinando III è stato definito "un galantuomo, rispettoso dell'uomo, molto religioso e pio. A differenza del padre, i soldi erano il mezzo per aiutare i poveri e non mezzi da sostituire alle doti umane"2.

___________

2. A. Casino, "La famiglia Orsini a Gravina", Tip. Romagrafik, Roma, 1989, p. 14.

____________

Intorno alla prima metà del seicento, la famiglia Orsini commissionò la costruzione della prima parte del palazzo ducale, nella città di Gravina, presso la porta di San Tommaso, oggi detta porta di San Michele. Qui la famiglia si trasferì prima della nascita del primogenito Pier Francesco.

Egli nacque in questo palazzo il due febbraio del 1650. Lo stesso giorno della sua nascita venne battezzato nella Cattedrale, dal Vescovo Mons. Attilio Orsini, che amministrò il sacramento. I padrini furono il fratello di Papa Innocenzo XII della famiglia Pignatelli di Spinazzola e donna Teresa Mannaini, duchessa di Acerno.

La mamma, la duchessa Giovanna, era una donna religiosa e pia, primeggiava con la sua bellezza e con il suo prestigio di donna saggia, premurosa e abile. "Donna esemplare, energica, fattiva, intraprendente, per ottenere successo non aveva bisogno di farsi largo a gomitate. Il primo posto le spettava per diritto umano. Ma non volle. Desiderava dare un contenuto più genuino alla sua vita, subito sofferta e solitaria. Sposa amorosa e dolce, madre di Santi e benefattrice del popolo, della povera gente"3. La duchessa, donna Giovanna, fu la prima educatrice di suo figlio, Pier Francesco, che divenne Papa Benedetto XIII.

_____________

3. Casino A., La famiglia Orsini..., cit., p. 23.

______________

 

Nel 1652, nacque il secondogenito Domenico. Egli, secondo il costume del tempo, era già destinato alla prelatura. Successivamente nacquero quattro sorelle. Fulvia, divenne monaca nel monastero francescano di Santa Sofia, in Gravina, consacrata da suo fratello Pier Francesco, all'epoca cardinale fra Vincenzo Maria Orsini. Aurelia, anche lei divenne suora nel monastero francescano di Muro, S. Maria del Carmine. Scolastica Maria, monaca nel monastero della Sapienza in Napoli. Ultima fu Dorotea, monaca nel monastero della Sapienza a Napoli, con il nome di suor Maria Giacinta.

Nel 1658, anno successivo alla nascita di Dorotea, il duca Ferdinando III, si era trasferito nella città di Napoli, per motivi di salute. In quel periodo, a Napoli infierì la peste ed il duca contagiato, morì il ventiquattro agosto del 1658.

La duchessa rimase sola con sei figli.

Il ducato venne ereditato dal primogenito Pier Francesco, che aveva otto anni, sotto la tutela di sua madre.

La duchessa, oltre a governare, doveva educare i suoi figli, tra cui il nuovo duca Pier Francesco. Per questo affidò il primogenito e Domenico, ai migliori maestri del tempo.

Fiorente era il convento dei padri domenicani posto accanto alla chiesa di San Tommaso, oggi meglio conosciuta come la chiesa di San Domenico, che ospitava uomini di fede e di cultura.

La duchessa affidò entrambi i figli al Convento, infatti il primogenito all'età di quindici anni verseggiava in latino.

La duchessa, intanto cominciava a proporre al figlio, con insistenza, buone occasioni di matrimonio. Egli era il primogenito ed era destinato ad assicurare la dinastia della famiglia Orsini. Pier Francesco in realtà non dimostrava interesse né per il matrimonio e né per il ducato. Quando la duchessa era incinta del primogenito Pier Francesco, venne a farle visita un padre baccelliere dell'ordine dei padri predicatori. La duchessa era intenta a ricamare una pianeta. Il padre le disse chiaramente che quella sarebbe stata indossata per la prima volta da suo figlio, che aveva nel ventre, poiché sarebbe diventato un padre domenicano.

Un giorno, infatti, Pier Francesco confidò al vescovo Domenico Cennini, la volontà di intraprendere la vita monastica nell'ordine domenicano. Quest'ultimo incoraggiò la sua decisione, proponendogli un viaggio per Venezia nel convento di S. Domenico di Castello. Fingendo di voler visitare l'Italia, ottenne il consenso di sua madre e partì. La sera del 12 agosto 1668 indossò l'abito domenicano, alla presenza dei soli frati, divenendo fra Vincenzo Maria Orsini. Pier Francesco rinunciò al ducato in favore di suo fratello Domenico, che divenne XIII duca di Gravina. La duchessa cercò di dissuaderlo ma fu inutile. La duchessa, dopo la partenza del suo primogenito, cominciò a nobilitare il ducato di Gravina con una serie di grandiose iniziative, come la costruzione della chiesa di santa Maria del Suffragio, una fabbrica di ceramiche, la costruzione del monastero con relativa chiesa di Santa Maria.

Nel 1649, durante la quaresima, fra Donato da Matera, dei padri minori Osservanti, colpito dalla pietà dei coniugi Orsini, verso le anime del Purgatorio, suggerì loro di istituire un'opera espiatoria denominata Sacro Monte dei Morti. Il 10 aprile 1649 il vescovo di Gravina, S. E. Mons. Domenico Cennini, diede l'assenso.

La chiesa fu costruita a spese della famiglia Orsini. Venne eretta nel centro storico con affaccio nella piazzetta antistante, piazza Notar Domenico, allineandosi accanto al seminario. Essa aveva lo scopo di accogliere i defunti del casato Orsini. Un tempo seppelliti nella cappella del Carmine, di patronato della famiglia Orsini. La chiesa venne dedicata a Santa Maria del Suffragio, popolarmente detta "chiesa del Purgatorio". La prima fase della costruzione venne conclusa nel 1654. La chiesa terminava fino all'arco del cappellone con l'altare maggiore e due minori.

Il portale della chiesa rappresenta il doppio emblema degli Orsini: due colonne a tre piani, sorrette da piccoli orsi. Le torri rappresentano lo stemma della duchessa Giovanna Frangipane della Tolfa, mentre gli orsi rappresentano lo stemma della famiglia Orsini. Sul portale, su due timpani spezzati, primeggiano due scheletri in atto di indicare il drappo sulla quale vi è l'inscrizione commemorativa dell'edificazione della chiesa che il 17 maggio 1659, venne consacrata da S.E. Mons. Domenico Cennini.

Dopo la morte del duca Ferdinando III, la duchessa Giovanna Frangipane della Tolfa fece trasportare la salma da Napoli a Gravina. Essa venne tumulata nella chiesa di Santa Maria del Suffragio, nella cappella laterale sinistra, entrando, qui venne eretto un monumento che rappresenta a grandezza naturale, il duca Ferdinando III. Sotto il sarcofago, la duchessa fece scolpire un'epigrafe in latino.

In italiano recita così: "A Ferdinando Orsini, senatore romano - XI duca di Gravina- conte di Solofra e principe di Galluzzo morto a 37 anni (24.VIII. 1658)- i resti mortali da Napoli qui trasportati- Giovanna della Tolfa all'amato sposo e per sé preparò- perché uniti nell'amore- l'urna mescolasse le ceneri- Giovanna superstite eresse il monumento nel 1660"4.

_____________

4. Idem, pp.34- 35

______________

 

Al centro dell'abside è situato l'altare maggiore in marmo policromo e madreperla. Ai lati dell'altare risaltano gli stemmi del casato Orsini-Frangipane. In fondo all'abside è situato il quadro della "Madonna del Suffragio", opera del pittore Francesco Guarini, realizzato intorno al 1651. La tela è l'ultima del Guarini, poiché egli morì proprio nei giorni in cui egli terminava il dipinto. Il dipinto "Santa Maria del Suffragio" è circondato da una cornice lignea dorata. In essa sono incastonati cinque piccoli quadri, due per ogni lato ed uno in basso. I cinque quadri sono stati attribuiti ad Andrea Miglionico. Essi rappresentano: "S. Pietro", "S. Paolo", "S. Giovanni Evangelista", "S. Michele che scaccia i demoni", "La nascita di Gesù". La chiesa è formata da un'unica navata, avente per ogni lato tre cappelle, comunicanti tra loro. Tra di esse nella cappella dedicata all' "Annunciazione" rappresentata dal dipinto di A. Solimena. A destra dell'altare della suddetta cappella è situato il mausoleo del duca Ferdinando III Orsini.

La chiesa venne riconsacrata il 7 marzo del 1700 dal vescovo Marcello Cavalieri.

L'opera benefica della duchessa continuò facendo costruire nella chiesa di San Tommaso, oggi San Domenico, una cappella in onore di San Filippo Neri. L'altare della cappella era costituito da marmi pregiati, sormontato da un quadro che rappresenta "Il terremoto di Benevento" avvenuto il 5 giugno del 1688. Il dipinto raffigura S. Filippo Neri con i paramenti sacri in atteggiamento di protezione. Le sue mani sono sul capo di un frate domenicano inginocchiato, sulle cui spalle si notano delle travi sospese. In alto, a destra, della tela c'è la Vergine col bambino, circondata da figure angeliche. La tela fu dedicata a San Filippo Neri perché ci fu un terremoto e tutti furono travolti sotto le macerie, mentre il cardinale Orsini si salvò grazie a un armadio che lo aveva protetto dalle pietre. Dall'armadio una figura di San Filippo Neri, cadde sul corpo del cardinale.

La duchessa fece abbellire la cattedrale di Gravina, con la costruzione dell'altare del SS. Crocifisso, facendolo decorare di un paliotto di argento cesellato. Lo stesso dove la Duchessa andò a pregare prima di entrare nel Conservatorio, come monaca.

Tra le tante attività benefiche per la città di Gravina, la duchessa commissionò la costruzione di una fabbrica di vasellame, di ceramiche pregiate a richiesta. Furono realizzati vasi di maiolica, dalle vernice a smalto. Vennero costruite molte fornaci, nelle quali si lavoravano i vasi di terracotta, visionato da un personale tecnico alle dipendenze di una società anonima istituitasi a Gravina. La produzione gravinese doveva essere rivolta alla fabbricazione di oggetti d'uso per la vita agricola e la sua maiolica era destinata a soddisfare il mondo contadino e successivamente quello nobiliare.

Le fabbriche di maiolica produssero i pavimenti di numerose chiese; tra cui la Cattedrale. "Le mattonelle, lavorate con terra rossa, presentano una superficie non perfettamente levigata. Sono rivestite da uno smalto bianco, coprente e opaco. La decorazione è a losanghe, con i lati concavi, colorate in arancio con filettatura esterna gialla e interna turchina. Esternamente alle losanghe corrono foglie a voluta in blu"5.

___________

5. S. Pansini, Prime analisi per una storia della maiolica della città di Gravina in Puglia. Secoli XVII- XVIII; estratto della rivista "Faenza" Bollettino del Museo Internazionale delle ceramiche di Faenza, Annata LXIX (1983) n.1- 2 , p. 100.

____________

Nel XVII secolo, le famiglie nobili, per manifestare il proprio prestigio, diventavano collezionisti raffinati, amatori d'arte e mecenati. Tra loro ritroviamo anche la duchessa Orsini, che diventò committente e collezionista. Questo portò un grande rinnovamento che permise la nascita di biblioteche, accademie e scuole.

Tra gli Orsini e Francesco Guarini, si instaurò un rapporto di mecenatismo dopo la committenza delle tele della Collegiata a Solofra, intorno al 1644. Guarini, inoltre, aveva fatto due ritratti a Pietro Orsini, padre del duca Ferdinando III, uno da vivo, prima del 1641, e uno da morto.

.

S. Cecilia al cembalo

La duchessa Orsini, alla morte del marito continuò i rapporti di committenza con artisti di formazione napoletana, sia con Guarini che con Solimena, operanti nel territorio di Solofra, anch'esso territorio degli Orsini. Questi due pittori, inoltre, incentivarono l'attività dei pittori locali, come Carlo Rosa, Olivieri, Santulli. Tra le opere del Guarini, si considera "S. Cecilia al cembalo" dipinta, nel 1643, in cui nella figura della santa è effigiata la duchessa Giovanna Frangipane della Tolfa. L'immagine della duchessa è confermata da un ritratto della stessa con gli abiti da monaca domenicana.

 

IL CONVENTO E LA CHIESA DI SANTA MARIA DI GRAVINA

 

 

Il 21 novembre 1676, dopo maturo esame, la duchessa Giovanna Frangipane della Tolfa, vedova del duca Ferdinando III Orsini, entra nel conservatorio di Santa Maria del Piede, in Gravina.

Nell'archivio del monastero di Santa Maria, si conserva, ancora oggi, un prezioso manoscritto del '700, rilegato in carta pecora, che le monache del convento attribuiscono la scrittura alla loro fondatrice, la duchessa Giovanna, meglio conosciuta come suor Maria Battista dello Spirito Santo.

Il manoscritto recita così: "La mattina del ventuno novembre.... l'anno del Signore 1676. Quella mattina si confessò e comunicò e andò a visitare la Chiesa di S. Tommaso dei Padri Domenicani, ancora visitò il SS.mo. Crocifisso della Chiesa Cattedrale, fatte queste visite entrò come si è detto nel detto Conservatorio, con pianto universale dei suoi e di tutta la Città, in particolare di quelle persone che attualmente la stavano servendo. Rinserrata, dunque, subito cominciò la fabbrica del Monastero e anche della Chiesa, chiamando da diverse parti del Regno molti maestri addetti"6.

___________

6. Anonimo, "Vita di Suor Maria dello Spirito Santo, Fondatrice del Venerab. Monastero di Santa Maria di Gravina domenicana Madre della Santità di nostro Signore Papa Benedetto decimoterzo raccolta da quelle religiose conviventi per ordine del M. R. P. Maestro Fra Bernardo Pepe già confessore di detto Monastero", Archivio del Monastero delle Domenicane in Gravina, cap. I.

___________

Acquistò la casa di un certo Giacomo d'Avvanzo, in via Civita, e lì vi trasferì l'ospedale di S. Maria del Piede. Nello stesso tempo, comprò un'altra casa, in via Michelangelo Calderoni, dove vi trasferì il conservatorio di d. Virgilio, che rimase sotto l'amministrazione della confraternita di Santa Maria del Piede.

Gli ambienti liberi dell'ospedale e del conservatorio furono ristrutturati e adeguati alla vita claustrale. Vennero sistemate le celle, il refettorio, ed accanto al convento venne costruita la chiesa. Essa misurava 33 palmi in lunghezza e 30 palmi in larghezza. La chiesa venne costruita in brevissimo tempo da "mastri esperti, apprezzati architetti, nonché validi scultori e pittori"7.

_________

7. A. Farella, Di Cristo e della Chiesa più nel Cuore, Gravina, 1978, p. 44.

________

La chiesa venne consacrata l'otto settembre 1677 dal cardinale Orsini, figlio della duchessa Giovanna Frangipane della Tolfa, mentre era vescovo della diocesi Mons. Domenico Cennini. La chiesa venne dedicata alla beata Vergine Maria assunta in cielo e ai dodici apostoli. Durante la costruzione della chiesa, la duchessa avviò le istanze necessarie presso la sede apostolica, affinché rilasciassero il documento dell'erezione canonica del nuovo monastero.

La congregazione dei cardinali accettò l'erezione del convento ed inoltre fece trasferire per sei anni due suore del monastero di S. Caterina da Siena in Napoli, affinché instaurassero, nel monastero, la regola domenicana, come aveva richiesto la duchessa in una lettera scritta alla sede apostolica.

Il 29 ottobre 1677 venne sottoscritta la bolla di erezione del convento da S.E. Mons. Domenico Cennini.

Il Monastero venne consacrato dal cardinale arcivescovo di Manfredonia, fra Vincenzo Maria Orsini, suo figlio. La chiesa venne dedicata a Maria SS.ma Assunta in cielo e ai dodici apostoli.

Successivamente la duchessa chiamò con le debite licenze due delle fondatrici del monastero di santa Caterina da Siena, in Napoli, affinché esse potessero instaurare nel monastero la regola domenicana. Venne così instaurata la clausura rigorosa. Molte delle ragazze che erano nel conservatorio rimasero, altre invece andarono via.

Il 2 luglio del 1681, la duchessa Giovanna indossò l'abito domenicano; le vennero tagliati i capelli per mano del suo confessore padre mastro fra Pietro Martire Ceramella. La duchessa divenne Suor Maria Battista dello Spirito Santo. Le monache del convento la elessero badessa.

Essa visse nel convento donandosi totalmente a Dio, vedendolo e servendolo attraverso le sue consorelle. Il suo esempio di vita spirituale accrebbe la fede di numerose ragazze che entrarono nel convento. La badessa "fu zelantissima nell'osservanza... non mancando mai alla sequela del coro di notte e di giorno...ella osservava i digiuni delle costituzioni non mangiando

 

 La Badessa della Tolfa

carni per molti anni. Osservò i digiuni della regola, ne faceva molti a pane e acqua, facendo tutte le vigilie della Beatissima Vergine della Quale Lei era sua devotissima. Le vocazioni aumentavano e decise di ampliare il monastero"8.

______________

Idem, cap. I.

____________

 La sua decisione annientò il progetto elaborato nel periodo di re Alfonso d'Aragona. La badessa chiese e ottenne dal vescovo S. E. mons. Cennini lo spazio antistante la facciata principale della Cattedrale prospiciente il torrente la "Gravina" e la collina "Petramagna". Tutto quello spazio sarebbe diventato giardino con la bellissima visuale del rione Piaggio, della Chiesa "Madonna della Stella" del ponte sulla "Gravina", la "Gravina" e le sue grotte. Nel centro del piazzale antistante la Cattedrale, sarebbe stata costruita una fontana rappresentata da una conca sorretta da due statue di marmo: Cerere, dea della terra, Bacco, dio della vite. Essi sono i simboli delle due maggiori produzioni del territorio gravinese: grano e vino. Lo splendido scenario venne annientato dall'ampliamento del convento. L'ingresso principale della Cattedrale, ancora oggi è nascosto, a causa del progetto della badessa.

"Circa della povertà era ella esattissima nell'osservanza, essendo il suo vestire povero e rappezzato...La sua cella era poverissima conforme erano quelle delle altre Monache senza suppellettili ma con poche seggie di paglia e poverissimi quadri di carta, e qualcheduno di tela senza cornice o adornamento curioso, il suo letto era di solo tre tavole povere con un solo sacconcino di paglia con lenzuola di lana ordinaria conforme all'uso delle altre Monache solo dopo quattro anni prima di morire per le sue molte infermità, che erano gravissime fu forzata dalle Monache con preghi a volersi materasso contentare d'un solo di lana, usava camicie di lana ordinaria le quali dal primo giorno che vestì l'abito religioso non se le levò mai fino all'ultimo fiato di sua vita e benché fosse forzata dai medici nelle sue gravi infermità di levarsi detta camicia di lana anche le lenzuola non fu mai possibile di farla condiscese alla loro volontà. La sua tavola era povera e condita con la lezione spirituale. Il suo mangiare era povero, e da religiosa con piatti e vasi di semplice creta... nel cibarsi non si notò in lei mai lamento alcuno se non fosse stato secondo il suo gusto o contro il suo stomaco il quale aveva molto delicatissimo"9.

__________

9. Idem, cap. I.

__________

"La sua onestà in lei fu grande con tutto che fosse donna accasata pure pareva come che fosse stata tutto il tempo di sua vita nei sacri chiostri perché in tutti i suoi gesti e ragionamenti odoravano di somma modestia e onestà. Restò ella sciolta da legami del matrimonio d'età 33 incirca ed avendo avuto molte congiunture di nobilissimi matrimoni di Principi assoluti con gran generosità ricusò tutti mantenendosi sempre casta fin alla morte, giunta all'età 52....in 23 anni che ella visse nel sopraccennato Monastero quando ella custodisse la sua onestà non è credibile poiché mai si vide parte alcuna del suo corpo eziandio quando stava inferma contentandosi più presto di patire gran incomodi che permettere che altri vedessero parte del suo corpo per quanto fosse un piede, o braccio eziandio dalle sue famigliari. Ma più si mostrò la sua onestà nella sua ultima infermità che stando così male che non si reggeva in piedi non acconsentiva che altri la pigliassero o stessero presenti quando si levava di letto non volendo nessuna vedesse alcuna parte del suo corpo sino all'ultimo giorno di sua vita"10.

__________

10. Idem, cap. III.

__________

"Dal giorno che prese l'abito Domenicano rinunziò tutti i titoli convenienti alla sua persona non volendo mai che le si desse il titolo di Eccellenza onde subito che fu vestita dell'abito gli scrisse una lettera all'Ill.mo Monsignor Cennini che allora era Vescovo di Gravina e nella lettera le diede titolo dell'Eccellenza conforme si conveniva, ella si pigliò tanta collera e fece intendere al detto vescovo e a tutti che ella non voleva tali titoli del mondo ma solo quelli che usa dare la religione a tutti, e quando alcune delle sue sorelle Monache le davano il titolo d'Eccellenza ella si disturbava tutta dicendo che alle Religiose non si davano tali titoli"11.

___________

11. Idem, cap. VI.

___________

"In tutte l'opere sue esteriori procurava sempre il buon esempio, si dimostrò ciò in molte occasioni e in particolare una volta fu ella la prima a vestirsi d'una certa saia che le monache ricusavano per esser ruvida onde ella per dare esempio all'altre si vestì della detta saia indossandola poi per sempre"12.

_____

12. Idem, cap. VIII.

_______

"Ella era devotissima della SS. Trinità e in particolare dello Spirito Santo... Fu anche devotissima del SS. Crocifisso e in particolare a una immagine che si conserva nella cattedrale di Gravina dove in detta Chiesa si faceva celebrare molte Messe ogni mattina, e ogni sua necessità sia spirituale come temporale...Fu anche devotissima della Vergine Santissima e dei suoi Dolori, recitando ogni giorno alcune orazioni ai suoi sette dolori, celebrando poi tutte le sue feste con gran solennità e nel suo testamento lasciò le debite entrate al suo Monastero per solennizzare tutte le sue feste"13.

________

13. Idem, cap. X.

________

"Non si può abbastanza spiegare quanto ella si mostrò caritatevole verso i poveri...Dava larghissime limosine a tutti i Parroci della città, acciò l'avessero distribuite ai poveri più bisognosi, ma in particolare alle persone vergognose. Quando si trovava abbondanza di neve sopra la terra ed erano quei freddi grandissimi allora maggiormente si accendeva il fuoco della sua carità, onde subito mandava in abbondanza ai poveri di pane, legumi cotti e crudi. Usava gran carità con quelle donne che erano state incappate nel peccato e poi si erano pentite... Vestiva molti poveri"14.

________

14. Idem, cap. XI.

________

"Ai padri di S. Francesco usava molta carità con gli infermi e qualsivoglia cosa venivano a chiedere per gli stessi o siano stati polli o cose dolci, o frutti ordinava che si fossero pigliati delle migliori anzi di più, in sentire che vi erano infermi in detti conventi subito faceva fare tagliolina e cose dolci e se quelli poi la ringraziavano se ne pigliava molta collera dicendo che ella era obbligata a loro facendole scontare i suoi peccati per mezzo dell'elemosina secondo il detto di S. Agostino... Non solo con le persone Religiose risplende la sua carità ma anche con i secolari, tutti soccorreva e a nessuno negava il conforto per i poveri infermi, spesso dava denari, farina, pane, carne, formaggio, uova ed altri latticini e cose dolci e frutti ai parrochi acciò li dispensassero ai poveri infermi, tutte le volte che questi li cercavano le cose per i loro infermi subito gli dava ogni soddisfazione con suo gusto"15.

_________

15. Idem, cap. XII.

__________

Il 23 gennaio del 1700 il figlio della badessa, Domenico, duca di Gravina, va nel convento a trovarla. "Lei disse nel scendere al coro di basso che quella era l'ultima volta che parlava col Sign. Duca suo figlio che stava per dargli l'ultima benedizione ed infatti quella fu l'ultima volta che scese a parlargli. La domenica poi 24 detto si levò alla meglio che potè per ascoltarsi la S. Messa, qual udita subito si pose a letto che non si levò più. Principio della sua infermità con un po' di catasto con lenta febbre, la quale perseverò così lenta per due giorni cioè lunedì e martedì, il detto giorno poi verso la sera cominciò a sentirsi male e poi alle ore 4 le sopraggiunse una veemente soffocazione e palpiti di cuore. Si fece chiamare alcune Monache per sentire il Rosario...ma perché ella dubitava del suo male si fece chiamare il suo Padre Spirituale per confessarsi, benché si era confessata la sera avanti alle ore 23 e tutta quella notte perseverò nel cercare aiuto alle Monache con l'orazioni....sabato 30 detto: nel medesimo giorno le sopraggiunse un fiero accidente con stordimento di testa e sonnolenza che il medico...gli ordinò i visitatori quali elle molto ne teneva perché stava totalmente subordinata all'obbedienza d'un minimo cenno del suo Padre Spirituale subito si sottomise a fare quello che l'era ordinato. Nello stesso giorno alle ore 4 di notte ricevè il sacro Viatico per mano di Monsig.Vescovo Cavalieri e lo ricevè con sentimenti tali che causò divozione a chiunque la mirava, le fece il suo volto giocondo ed allegro a guisa d'un angelo... con l'occasione della Sacra funzione entrò nella clausura il Duca suo figlio per domandarle la sua benedizione; quale ella diede col SS.mo. Crocifisso nelle mani quale continuamente teneva, diede molti ricordi santi ad detto Duca esortandolo alla giustizia, e non si conobbe in lei passione alcuna né tenerezza di madre, tutta quella notte stette malissimo"16.

________

16. Idem, cap. XIX.

_________

Pian piano la badessa si riprese fino al 15 febbraio. In quel periodo si confessava ogni giorno e parlava solo di argomenti religiosi. Il 15 febbraio un attacco di paralisi la privò del movimento di tutto il lato sinistro, impedendole di parlare. Ricevette nuovamente la visita del S. viatico dallo stesso vescovo, a cui ella chiese l'estrema unzione. La badessa durante i giorni di agonia recitava il rosario continuamente.

La badessa in quei giorni chiedeva con insistenza di vedere il suo figlio cardinale che arrivò il 21 febbraio, alle cinque del pomeriggio. La mattina del 22 febbraio 1700, il figlio cardinale le chiese l'ultima benedizione. La badessa spirò quel giorno alle ore 7 e un quarto: le sopraggiunse la solita soffocazione. Spirò e il suo volto restò "bello e allegro". Pur essendo morta la madre duchessa mantenne una bellezza straordinaria, "flessibile e morbido il suo corpo, e Monsignor Cavalieri per assicurarsi meglio di questi segni entrare nella clausura i Medici che l'avevano assistita nella su infermità con l'occasione di osservare un'inferma osservarono con molta meraviglia che non solo non dava segno di corruzione alcuna tuttoché fossero passati tre giorni dalla sua morte ma asserivano che stava flessibile, morbido, bello e senza mal odoro alcuno. Veduti questi segni volevano spuntarle la vena per cavarle sangue perché a loro parere ne sarebbe uscito in abbondanza, ma furono impediti dal Signor Cardinale suo figlio"17.

___________

17. Idem, cap. XX.

___________

Le esequie della fondatrice furono celebrate solennemente nella stessa chiesa del monastero il 27 febbraio. Il figlio della fondatrice, allora cardinale, cantò pontificalmente la messa funebre e impartì alla salma l'assoluzione.

Il funerale, un'apoteosi di dolore, non nel senso che ci furono manifestazioni isteriche ed incontrollate, ma nel senso che la classe nobile e quella popolare si trovarono in ginocchio intorno a quella bara di una creatura eccezionale, che con la potenza del suo amore autentico aveva annullato barriere e pregiudizi e che con l'istituzione di un monastero di clausura aveva voluto ricordare agli uomini del potere ecclesiale e civile, lo stile personale della sua vita spesa per Dio e per i fratelli"18.

________

18. A. Casino, La famiglia Orsini..., cit., p. 63.

________

La salma fu tumulata nella chiesa del monastero di S. Maria, secondo le disposizioni testamentarie. La lapide diceva così: "Hic jacet corpus venerabilis matris sororis Mariae Baptistae a Spiritu Sancto huius Monasterii Fundatricis. In saeculo nuncupatae D. Joannae de Tolfa Ducissae Gravinae. Obiit anno jubilaei MDCC. Die XXII Februarii. Hora septima cum dimidio. Aetatis suae LXXV".

In italiano: "Qui giace il corpo della venerabile Madre Suor Maria Battista dello Spirito Santo, Fondatrice di questo Monastero, al secolo D. Giovanna Della Tolfa, Duchessa di Gravina. Morì nell'anno giubilare 1700, alle sette e mezzo del 22 febbraio, all'età di 75 anni"19.

_________

A. Farella, "Di Cristo e della Chiesa più nel Cuore", Gravina, 1978, p. 90.

________

Dopo molti anni questa lapide è stata ritrovata nel museo di Gravina in Puglia. Le spoglie della duchessa, fondatrice non sono sempre rimaste nella chiesa di S. Maria. Infatti la duchessa prima di intraprendere la vita ecclesiastica aveva fatto incidere sulla lapide della tomba del marito, duca Ferdinando III, anche il suo nome. Oggi si pensa che le ceneri della duchessa e del duca siano state mescolate nel tomba dedicata a Ferdinando III, posta nella chiesa di Santa Maria del Suffragio, in Gravina.

 

Articolo di

Mariagrazia Lamuraglia di Gravina di Puglia (Ba), tratto dalla tesi di laurea in "Scienze della Formazione Primaria", dal titolo La duchessa Giovanna Frangipane della Tolfa a Gravina, relatore ch.mo prof. Vito Lozito, docente di "Storia della Chiesa", e conseguita col massimo dei voti presso l'Università di Bari.

 

 

Nota

Ferdinando III, citato in questo articolo, è II nella linea degli Orsini di Solofra. Il feudo di Solofra fu acquistato ad Ferrella Beatrice Orsini, vedova di Ferdinando I Orsini nel 1555. In questo tempo a Gravina governava Ferdinando II (Gravina 1538-Roma 1589). Il feudo di Solofra prima passò ai discendenti di Beatrice Flaminio I, Flaminio II, poi alla figlia di costui Dorotea, ma per trasformarlo di linea maschile fu venduto (1614) a Lucrezia del Tufo (moglie di Flaminio I e nonna di Dorotea) che lo passò alla sorella Diana, moglie di Ostilio, duca di Gravina. Con questo passaggio Solofra si unì alla linea del feudo di Gravina. Il figlio di Ostilio, Pietro, sposò Dorotea il cui figlio Ferdinando (di cui si parla qui) è III duca di Gravina e II di Solofra.

Ecco cosa si legge sulla lapide sepolcrale fatta erigere dalla moglie Giovanna: "D. Ferdinando Ursino genere romano - Gravinensium ex ducibus XI Comiti Solofrae et Gallutii Principi XXXVII aetatis anno mortalitate functo - (festinavit fatum rapere quem gloria maturaverat virtus) - Ossibus Neapoli huc traslatis - D. Johanna de Tolfa - Cultissimo Coniugi Sibique ut animis amore conclutinatis-etiam cineres urna misceret- Superstes Monumentum- Posuit Anno MDCLX".

 

Immagini

 

 

Atto di battesimo

di

Giovanna Frangipane della Tolfa

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 Lapide sepolcrale di Ferdinando III di Gravina e II di Solofra nella chiesa della Madonna del Suffragio di Gravina di Puglia

 

 

 

 

 

 

 

Altre immagini di approfondimento

 

 

Vai a

Gli Orsini di Solofra

Papa Benedetto XIII

Francesco Guarini da Solofra

Il rapporto tra Francesco Guarini e gli Orsini a Gravina

 

 

 

Home

 

Manda un messaggio

 

 

 

Il Monastero di Santa Maria di Gravina, sito in Piazza Benedetto XIII offre ospitalità per soggiorni o per esercizi spirituali.

(70024 Gravina, Bari, tel. 080/3251307)