Giovanna Frangipane
della Tolfa
.
La duchessa
Giovanna Frangipane della Tolfa,
meglio conosciuta come la madre del Papa Benedetto XIII, venne
battezzata il 18 agosto 1625. Nel registro di battesimo dell'Archivio
Parrocchiale di S. Nicola di Toritto (Bari), al
foglio 115, è scritto: "Il 18 agosto Nel 1633 ____________ ___________
Fu XI duca di
Gravina, principe di Solofra e di Galluccio. Come i
suoi antenati, ebbe la passione per le armi e aiutò la popolazione di Aversa, nell'insurrezione napoletana del 1647, con il
suo denaro. Gli avversari assalirono in Napoli il palazzo
Orsini e vi si barricarono. Lo stesso scempio avvenne a Gravina, dove il palazzo Orsini venne saccheggiato e derubato di documenti
e arredi. La famiglia
Orsini seppe risollevarsi con dignità e religiosità. Il duca Ferdinando III è
stato definito "un galantuomo, rispettoso dell'uomo, molto religioso e
pio. A differenza del padre, i soldi erano il mezzo per aiutare i poveri e
non mezzi da sostituire alle doti umane"2. ___________ ____________ Intorno alla
prima metà del seicento, la famiglia Orsini commissionò la costruzione della
prima parte del palazzo ducale, nella città di Gravina, presso la porta di
San Tommaso, oggi detta porta di San Michele. Qui la
famiglia si trasferì prima della nascita del primogenito Pier Francesco. Egli nacque in
questo palazzo il due febbraio del 1650. Lo stesso giorno della sua nascita venne battezzato nella Cattedrale, dal Vescovo Mons. Attilio Orsini, che amministrò il sacramento. I
padrini furono il fratello di Papa Innocenzo XII della famiglia Pignatelli di Spinazzola e
donna Teresa Mannaini, duchessa di
Acerno. La mamma, la
duchessa Giovanna, era una donna religiosa e pia, primeggiava con la sua
bellezza e con il suo prestigio di donna saggia,
premurosa e abile. "Donna esemplare, energica, fattiva, intraprendente,
per ottenere successo non aveva bisogno di farsi largo a gomitate. Il primo
posto le spettava per diritto umano. Ma non volle.
Desiderava dare un contenuto più genuino alla sua vita, subito sofferta e
solitaria. Sposa amorosa e dolce, madre di Santi e
benefattrice del popolo, della povera gente"3. La
duchessa, donna Giovanna, fu la prima educatrice di suo figlio, Pier
Francesco, che divenne Papa Benedetto XIII. _____________ 3. Casino A., La
famiglia Orsini..., cit., p. 23. ______________
Nel 1652, nacque
il secondogenito Domenico. Egli, secondo il costume del tempo, era già
destinato alla prelatura. Successivamente
nacquero quattro sorelle. Fulvia, divenne monaca nel monastero francescano di
Santa Sofia, in Gravina, consacrata da suo fratello Pier Francesco, all'epoca
cardinale fra Vincenzo Maria Orsini. Aurelia, anche lei divenne suora nel
monastero francescano di Muro, S. Maria del Carmine. Scolastica Maria, monaca
nel monastero della Sapienza in Napoli. Ultima fu Dorotea, monaca nel monastero
della Sapienza a Napoli, con il nome di suor Maria Giacinta. Nel 1658, anno
successivo alla nascita di Dorotea, il duca Ferdinando III, si era trasferito
nella città di Napoli, per motivi di salute. In quel periodo, a Napoli
infierì la peste ed il duca contagiato, morì il ventiquattro agosto del 1658. La duchessa
rimase sola con sei figli. Il ducato venne ereditato dal primogenito Pier Francesco, che aveva
otto anni, sotto la tutela di sua madre. La duchessa,
oltre a governare, doveva educare i suoi figli, tra cui il nuovo duca Pier
Francesco. Per questo affidò il primogenito e Domenico, ai migliori maestri
del tempo. Fiorente era il
convento dei padri domenicani posto accanto alla chiesa di San Tommaso, oggi
meglio conosciuta come la chiesa di San Domenico, che ospitava uomini di fede
e di cultura. La duchessa
affidò entrambi i figli al Convento, infatti il
primogenito all'età di quindici anni verseggiava in latino. La duchessa,
intanto cominciava a proporre al figlio, con insistenza, buone occasioni di
matrimonio. Egli era il primogenito ed era destinato ad assicurare la
dinastia della famiglia Orsini. Pier Francesco in realtà non dimostrava
interesse né per il matrimonio e né per il ducato. Quando
la duchessa era incinta del primogenito Pier Francesco, venne a farle visita
un padre baccelliere dell'ordine dei padri predicatori. La duchessa era
intenta a ricamare una pianeta. Il padre le disse chiaramente che quella
sarebbe stata indossata per la prima volta da suo figlio, che aveva nel
ventre, poiché sarebbe diventato un padre domenicano. Un giorno,
infatti, Pier Francesco confidò al vescovo Domenico Cennini,
la volontà di intraprendere la vita monastica nell'ordine domenicano. Quest'ultimo incoraggiò la sua decisione, proponendogli
un viaggio per Venezia nel convento di S. Domenico di Castello. Fingendo di
voler visitare l'Italia, ottenne il consenso di sua madre e partì. La sera
del 12 agosto 1668 indossò l'abito domenicano, alla presenza dei soli frati,
divenendo fra Vincenzo Maria Orsini. Pier Francesco rinunciò al ducato in
favore di suo fratello Domenico, che divenne XIII duca di Gravina. La
duchessa cercò di dissuaderlo ma fu inutile. La
duchessa, dopo la partenza del suo primogenito, cominciò a nobilitare il
ducato di Gravina con una serie di grandiose iniziative, come la costruzione
della chiesa di santa Maria del Suffragio, una
fabbrica di ceramiche, la costruzione del monastero con relativa chiesa di
Santa Maria. Nel 1649, durante
la quaresima, fra Donato da Matera, dei padri minori Osservanti, colpito
dalla pietà dei coniugi Orsini, verso le anime del Purgatorio, suggerì loro
di istituire un'opera espiatoria denominata Sacro Monte dei Morti. Il 10
aprile 1649 il vescovo di Gravina, S. E. Mons.
Domenico Cennini, diede l'assenso. La chiesa fu costruita
a spese della famiglia Orsini. Venne eretta nel
centro storico con affaccio nella piazzetta antistante, piazza Notar
Domenico, allineandosi accanto al seminario. Essa aveva lo scopo di
accogliere i defunti del casato Orsini. Un tempo seppelliti
nella cappella del Carmine, di patronato della famiglia Orsini. La chiesa venne dedicata a Santa Maria del Suffragio, popolarmente
detta "chiesa del Purgatorio". La prima fase della costruzione venne conclusa nel 1654. La chiesa terminava fino all'arco
del cappellone con l'altare maggiore e due minori. Il portale della
chiesa rappresenta il doppio emblema degli Orsini: due colonne a tre piani,
sorrette da piccoli orsi. Le torri rappresentano lo stemma della duchessa
Giovanna Frangipane della Tolfa,
mentre gli orsi rappresentano lo stemma della famiglia Orsini. Sul portale,
su due timpani spezzati, primeggiano due scheletri in atto di indicare il
drappo sulla quale vi è l'inscrizione commemorativa dell'edificazione della
chiesa che il 17 maggio 1659, venne consacrata da
S.E. Mons. Domenico Cennini. Dopo la morte del
duca Ferdinando III, la duchessa Giovanna Frangipane
della Tolfa fece trasportare la salma da Napoli a
Gravina. Essa venne tumulata nella chiesa di Santa
Maria del Suffragio, nella cappella laterale sinistra, entrando, qui venne
eretto un monumento che rappresenta a grandezza naturale, il duca Ferdinando
III. Sotto il sarcofago, la duchessa fece scolpire un'epigrafe in latino. In italiano
recita così: "A Ferdinando Orsini, senatore romano - XI duca di Gravina-
conte di Solofra e principe di Galluzzo morto a 37
anni (24.VIII. 1658)- i resti mortali da Napoli qui trasportati- Giovanna
della Tolfa all'amato sposo e per sé preparò-
perché uniti nell'amore- l'urna mescolasse le ceneri- Giovanna superstite
eresse il monumento nel 1660"4. _____________ 4. Idem, pp.34- 35 ______________
Al centro
dell'abside è situato l'altare maggiore in marmo policromo e madreperla. Ai
lati dell'altare risaltano gli stemmi del casato Orsini-Frangipane.
In fondo all'abside è situato il quadro della "Madonna
del Suffragio", opera del pittore Francesco Guarini, realizzato
intorno al 1651. La tela è l'ultima del Guarini, poiché egli morì proprio
nei giorni in cui egli terminava il dipinto. Il dipinto "Santa Maria del
Suffragio" è circondato da una cornice lignea dorata. In essa sono incastonati cinque piccoli quadri, due per ogni
lato ed uno in basso. I cinque quadri sono stati attribuiti ad Andrea Miglionico. Essi rappresentano: "S. Pietro",
"S. Paolo", "S. Giovanni Evangelista", "S. Michele
che scaccia i demoni", "La nascita di Gesù".
La chiesa è formata da un'unica navata, avente per ogni lato tre cappelle,
comunicanti tra loro. Tra di esse nella cappella
dedicata all' "Annunciazione" rappresentata dal dipinto di A. Solimena. A destra dell'altare della suddetta cappella è
situato il mausoleo del duca Ferdinando III Orsini. La chiesa venne riconsacrata il 7 marzo del 1700 dal vescovo
Marcello Cavalieri.
L'opera benefica
della duchessa continuò facendo costruire nella chiesa di San Tommaso, oggi San Domenico, una cappella in onore di San Filippo Neri.
L'altare della cappella era costituito da marmi pregiati, sormontato da un
quadro che rappresenta "Il terremoto di
Benevento" avvenuto il 5 giugno del 1688. Il
dipinto raffigura S. Filippo Neri con i paramenti sacri in atteggiamento di
protezione. Le sue mani sono sul capo di un frate domenicano inginocchiato,
sulle cui spalle si notano delle travi sospese. In alto, a destra, della tela
c'è La duchessa fece
abbellire la cattedrale di Gravina, con la costruzione dell'altare del SS. Crocifisso, facendolo decorare di un paliotto di
argento cesellato. Lo stesso dove Tra le tante
attività benefiche per la città di Gravina, la duchessa commissionò la
costruzione di una fabbrica di vasellame, di ceramiche pregiate a richiesta.
Furono realizzati vasi di maiolica, dalle vernice a
smalto. Vennero costruite molte fornaci, nelle quali
si lavoravano i vasi di terracotta, visionato da un personale tecnico alle
dipendenze di una società anonima istituitasi a Gravina. La produzione gravinese doveva essere rivolta alla fabbricazione di oggetti d'uso per la vita agricola e la sua maiolica
era destinata a soddisfare il mondo contadino e successivamente quello
nobiliare. Le fabbriche di
maiolica produssero i pavimenti di numerose chiese; tra cui ___________ 5. S. Pansini, Prime analisi per una
storia della maiolica della città di Gravina in Puglia. Secoli
XVII- XVIII; estratto della rivista "Faenza" Bollettino del Museo
Internazionale delle ceramiche di Faenza, Annata LXIX (1983) n.1- 2 , p. 100. ____________ Nel XVII secolo,
le famiglie nobili, per manifestare il proprio prestigio, diventavano
collezionisti raffinati, amatori d'arte e mecenati. Tra loro ritroviamo anche
la duchessa Orsini, che diventò committente e collezionista. Questo portò un grande rinnovamento che permise la nascita di biblioteche,
accademie e scuole. Tra gli Orsini e Francesco Guarini, si instaurò un rapporto di
mecenatismo dopo la committenza delle tele della Collegiata a Solofra, intorno al 1644. Guarini, inoltre, aveva fatto due
ritratti a Pietro Orsini, padre del duca Ferdinando III, uno da vivo, prima
del 1641, e uno da morto. . S.
Cecilia al cembalo La duchessa
Orsini, alla morte del marito continuò i rapporti di committenza con artisti di
formazione napoletana, sia con Guarini che con Solimena, operanti nel territorio di Solofra, anch'esso
territorio degli Orsini. Questi due pittori, inoltre, incentivarono
l'attività dei pittori locali, come Carlo Rosa, Olivieri, Santulli.
Tra le opere del Guarini, si considera "S. Cecilia al cembalo"
dipinta, nel |
IL
CONVENTO E
Il 21 novembre
1676, dopo maturo esame, la duchessa Giovanna Frangipane
della Tolfa, vedova del duca Ferdinando III Orsini,
entra nel conservatorio di Santa Maria del Piede, in Gravina. Nell'archivio del
monastero di Santa Maria, si conserva, ancora oggi, un prezioso manoscritto
del '700, rilegato in carta pecora, che le monache
del convento attribuiscono la scrittura alla loro fondatrice, la duchessa
Giovanna, meglio conosciuta come suor Maria Battista dello Spirito Santo. Il manoscritto
recita così: "La mattina del ventuno novembre....
l'anno del Signore 1676. Quella mattina si confessò e comunicò e andò a
visitare ___________ 6. Anonimo,
"Vita di Suor Maria dello Spirito Santo, Fondatrice del Venerab. Monastero di Santa Maria di Gravina domenicana
Madre della Santità di nostro Signore Papa Benedetto
decimoterzo raccolta da quelle religiose conviventi
per ordine del M. R. P. Maestro Fra Bernardo Pepe già confessore di
detto Monastero", Archivio del Monastero delle Domenicane in
Gravina, cap. I. ___________ Acquistò la casa
di un certo Giacomo d'Avvanzo, in via Civita, e lì vi trasferì l'ospedale di S. Maria del
Piede. Nello stesso tempo, comprò un'altra casa, in via
Michelangelo Calderoni, dove vi trasferì il conservatorio di d. Virgilio, che rimase sotto l'amministrazione della confraternita
di Santa Maria del Piede. Gli ambienti
liberi dell'ospedale e del conservatorio furono ristrutturati e adeguati alla
vita claustrale. Vennero sistemate le celle, il
refettorio, ed accanto al convento venne costruita la chiesa. Essa misurava
33 palmi in lunghezza e 30 palmi in larghezza. La
chiesa venne costruita in brevissimo tempo da
"mastri esperti, apprezzati architetti, nonché validi scultori e
pittori"7. _________ ________ La chiesa venne consacrata l'otto settembre 1677 dal cardinale
Orsini, figlio della duchessa Giovanna Frangipane
della Tolfa, mentre era vescovo della diocesi Mons. Domenico Cennini. La
chiesa venne dedicata alla beata Vergine Maria
assunta in cielo e ai dodici apostoli. Durante la costruzione della chiesa,
la duchessa avviò le istanze necessarie presso la
sede apostolica, affinché rilasciassero il documento dell'erezione canonica
del nuovo monastero. La congregazione
dei cardinali accettò l'erezione del convento ed inoltre fece trasferire per
sei anni due suore del monastero di S. Caterina da Siena in Napoli, affinché
instaurassero, nel monastero, la regola domenicana, come aveva richiesto la
duchessa in una lettera scritta alla sede apostolica. Il 29 ottobre
1677 venne sottoscritta la bolla di erezione del
convento da S.E. Mons. Domenico Cennini. Il Monastero venne consacrato dal cardinale arcivescovo di Manfredonia,
fra Vincenzo Maria Orsini, suo figlio. La chiesa venne
dedicata a Maria SS.ma
Assunta in cielo e ai dodici apostoli. Successivamente la duchessa chiamò con le debite licenze due delle
fondatrici del monastero di santa Caterina da Siena, in Napoli, affinché esse
potessero instaurare nel monastero la regola domenicana. Venne
così instaurata la clausura rigorosa. Molte delle ragazze che erano nel
conservatorio rimasero, altre invece andarono via. Il 2 luglio del
1681, la duchessa Giovanna indossò l'abito domenicano; le vennero
tagliati i capelli per mano del suo confessore padre mastro fra Pietro
Martire Ceramella. La duchessa divenne Suor Maria
Battista dello Spirito Santo. Le monache del convento la elessero badessa. Essa visse nel
convento donandosi totalmente a Dio, vedendolo e servendolo attraverso le sue
consorelle. Il suo esempio di vita spirituale accrebbe la fede di numerose
ragazze che entrarono nel convento. La badessa "fu zelantissima
nell'osservanza... non mancando mai alla sequela del coro di notte e di
giorno...ella osservava i digiuni delle costituzioni
non mangiando
carni per molti anni. Osservò i digiuni della regola, ne
faceva molti a pane e acqua, facendo tutte le
vigilie della Beatissima Vergine della Quale Lei era sua devotissima. Le
vocazioni aumentavano e decise di ampliare il monastero"8. ______________ Idem, cap. I. ____________ La sua
decisione annientò il progetto elaborato nel periodo di re Alfonso d'Aragona.
La badessa chiese e ottenne dal vescovo S. E. mons. Cennini
lo spazio antistante la facciata principale della
Cattedrale prospiciente il torrente la "Gravina" e la collina
"Petramagna". Tutto quello spazio sarebbe diventato giardino con la bellissima visuale del rione
Piaggio, della Chiesa "Madonna della Stella" del ponte sulla
"Gravina", la "Gravina" e le sue grotte. Nel centro del
piazzale antistante "Circa della
povertà era ella esattissima nell'osservanza,
essendo il suo vestire povero e rappezzato...La sua cella era poverissima
conforme erano quelle delle altre Monache senza suppellettili ma con poche seggie di paglia e poverissimi quadri di carta, e
qualcheduno di tela senza cornice o adornamento curioso, il suo letto era di
solo tre tavole povere con un solo sacconcino di
paglia con lenzuola di lana ordinaria conforme all'uso delle altre Monache
solo dopo quattro anni prima di morire per le sue molte infermità, che erano
gravissime fu forzata dalle Monache con preghi a volersi materasso contentare
d'un solo di lana, usava camicie di lana ordinaria le quali dal primo giorno
che vestì l'abito religioso non se le levò mai fino all'ultimo fiato di sua
vita e benché fosse forzata dai medici nelle sue gravi infermità di levarsi
detta camicia di lana anche le lenzuola non fu mai possibile di farla
condiscese alla loro volontà. La sua tavola era povera e condita con la
lezione spirituale. Il suo mangiare era povero, e da religiosa con piatti e
vasi di semplice creta... nel cibarsi non si notò in lei mai lamento alcuno
se non fosse stato secondo il suo gusto o contro il
suo stomaco il quale aveva molto delicatissimo"9. __________ 9. Idem, cap. I. __________ "La sua
onestà in lei fu grande con tutto che fosse donna
accasata pure pareva come che fosse stata tutto il tempo di sua vita nei
sacri chiostri perché in tutti i suoi gesti e ragionamenti odoravano di somma
modestia e onestà. Restò ella sciolta da legami del
matrimonio d'età 33 incirca ed avendo avuto molte congiunture di nobilissimi
matrimoni di Principi assoluti con gran generosità ricusò tutti mantenendosi
sempre casta fin alla morte, giunta all'età 52....in 23 anni che ella visse
nel sopraccennato Monastero quando ella custodisse la sua onestà non è
credibile poiché mai si vide parte alcuna del suo corpo eziandio
quando stava inferma contentandosi più presto di patire gran incomodi che
permettere che altri vedessero parte del suo corpo per quanto fosse un piede,
o braccio eziandio dalle sue famigliari. Ma più si
mostrò la sua onestà nella sua ultima infermità che stando così male che non
si reggeva in piedi non acconsentiva che altri la pigliassero o stessero presenti quando si levava di letto non volendo nessuna
vedesse alcuna parte del suo corpo sino all'ultimo giorno di sua vita"10. __________ 10. Idem, cap. III. __________ "Dal giorno
che prese l'abito Domenicano rinunziò tutti i titoli convenienti alla sua
persona non volendo mai che le si desse il titolo di
Eccellenza onde subito che fu vestita dell'abito gli scrisse una lettera all'Ill.mo Monsignor Cennini che
allora era Vescovo di Gravina e nella lettera le diede titolo dell'Eccellenza
conforme si conveniva, ella si pigliò tanta collera e fece intendere al detto
vescovo e a tutti che ella non voleva tali titoli del mondo ma solo quelli
che usa dare la religione a tutti, e quando alcune delle sue sorelle Monache
le davano il titolo d'Eccellenza ella si disturbava tutta dicendo che alle
Religiose non si davano tali titoli"11. ___________ 11. Idem, cap. VI. ___________ "In tutte l'opere sue esteriori procurava sempre il buon
esempio, si dimostrò ciò in molte occasioni e in particolare una volta fu
ella la prima a vestirsi d'una certa saia che le monache ricusavano per esser
ruvida onde ella per dare esempio all'altre si vestì della detta saia
indossandola poi per sempre"12. _____ 12. Idem,
cap. VIII. _______ "Ella era devotissima della SS. Trinità e in particolare
dello Spirito Santo... Fu anche devotissima del SS. Crocifisso e in
particolare a una immagine che si conserva nella cattedrale di Gravina dove
in detta Chiesa si faceva celebrare molte Messe ogni mattina, e ogni sua
necessità sia spirituale come temporale...Fu anche devotissima della Vergine
Santissima e dei suoi Dolori, recitando ogni giorno alcune orazioni ai suoi
sette dolori, celebrando poi tutte le sue feste con gran solennità e nel suo
testamento lasciò le debite entrate al suo Monastero per solennizzare tutte
le sue feste"13. ________ 13. Idem,
cap. X. ________ "Non si può
abbastanza spiegare quanto ella si mostrò
caritatevole verso i poveri...Dava larghissime limosine a tutti i Parroci
della città, acciò l'avessero distribuite ai poveri
più bisognosi, ma in particolare alle persone vergognose. Quando si trovava
abbondanza di neve sopra la terra ed erano quei freddi grandissimi allora maggiormente si accendeva il fuoco della sua carità, onde
subito mandava in abbondanza ai poveri di pane, legumi cotti e crudi. Usava
gran carità con quelle donne che erano state incappate nel peccato e poi si
erano pentite... Vestiva molti poveri"14. ________ 14. Idem,
cap. XI. ________ "Ai padri di
S. Francesco usava molta carità con gli infermi e qualsivoglia cosa venivano
a chiedere per gli stessi o siano stati polli o cose dolci, o frutti ordinava
che si fossero pigliati delle migliori anzi di più, in sentire che vi erano
infermi in detti conventi subito faceva fare tagliolina
e cose dolci e se quelli poi la ringraziavano se ne pigliava molta collera dicendo che ella era obbligata a loro facendole scontare i
suoi peccati per mezzo dell'elemosina secondo il detto di S. Agostino... Non
solo con le persone Religiose risplende la sua carità ma anche con i
secolari, tutti soccorreva e a nessuno negava il conforto per i poveri
infermi, spesso dava denari, farina, pane, carne, formaggio, uova ed altri
latticini e cose dolci e frutti ai parrochi acciò
li dispensassero ai poveri infermi, tutte le volte che questi li cercavano le
cose per i loro infermi subito gli dava ogni soddisfazione con suo
gusto"15. _________ 15. Idem,
cap. XII. __________ Il 23 gennaio del
1700 il figlio della badessa, Domenico, duca di Gravina, va nel convento a
trovarla. "Lei disse nel scendere al coro di
basso che quella era l'ultima volta che parlava col Sign.
Duca suo figlio che stava per dargli l'ultima benedizione ed infatti quella fu l'ultima volta che scese a parlargli.
La domenica poi 24 detto si levò alla meglio che potè per ascoltarsi ________ 16. Idem,
cap. XIX. _________ Pian piano la
badessa si riprese fino al 15 febbraio. In quel periodo si confessava ogni
giorno e parlava solo di argomenti religiosi. Il 15
febbraio un attacco di paralisi la privò del movimento di
tutto il lato sinistro, impedendole di parlare. Ricevette nuovamente la
visita del S. viatico dallo stesso vescovo, a cui ella
chiese l'estrema unzione. La badessa durante i giorni di agonia
recitava il rosario continuamente. La badessa in
quei giorni chiedeva con insistenza di vedere il suo figlio cardinale che
arrivò il 21 febbraio, alle cinque del pomeriggio. La mattina del 22 febbraio
1700, il figlio cardinale le chiese l'ultima benedizione. La badessa spirò
quel giorno alle ore 7 e un quarto: le sopraggiunse la solita soffocazione.
Spirò e il suo volto restò "bello e allegro". Pur essendo morta la
madre duchessa mantenne una bellezza straordinaria, "flessibile e
morbido il suo corpo, e Monsignor Cavalieri per assicurarsi meglio di questi
segni fè entrare nella clausura i Medici che
l'avevano assistita nella su infermità con
l'occasione di osservare un'inferma osservarono con molta meraviglia che non
solo non dava segno di corruzione alcuna tuttoché fossero passati tre giorni
dalla sua morte ma asserivano che stava flessibile, morbido, bello e senza
mal odoro alcuno. Veduti questi segni volevano spuntarle la vena per cavarle
sangue perché a loro parere ne sarebbe uscito in abbondanza, ma furono
impediti dal Signor Cardinale suo figlio"17. ___________ 17. Idem,
cap. XX. ___________ Le esequie della
fondatrice furono celebrate solennemente nella stessa chiesa del monastero il
27 febbraio. Il figlio della fondatrice, allora cardinale, cantò
pontificalmente la messa funebre e impartì alla salma l'assoluzione. Il
funerale, un'apoteosi di dolore, non nel senso che ci furono manifestazioni
isteriche ed incontrollate, ma nel senso che la classe nobile e quella
popolare si trovarono in ginocchio intorno a quella bara di una creatura
eccezionale, che con la
potenza del suo amore autentico aveva annullato barriere e pregiudizi e che
con l'istituzione di un monastero di clausura aveva voluto ricordare agli
uomini del potere ecclesiale e civile, lo stile personale della sua vita
spesa per Dio e per i fratelli"18. ________ ________ La salma fu
tumulata nella chiesa del monastero di S. Maria, secondo le disposizioni
testamentarie. La lapide diceva così: "Hic jacet corpus venerabilis matris sororis Mariae Baptistae a Spiritu Sancto huius Monasterii Fundatricis. In saeculo nuncupatae D. Joannae de Tolfa Ducissae Gravinae. Obiit anno jubilaei MDCC. Die XXII Februarii.
Hora septima cum
dimidio. Aetatis suae
LXXV". In italiano:
"Qui giace il corpo della venerabile Madre Suor Maria Battista dello
Spirito Santo, Fondatrice di questo Monastero, al secolo D. Giovanna Della Tolfa, Duchessa di Gravina. Morì nell'anno giubilare
1700, alle sette e mezzo del 22 febbraio, all'età di 75 anni"19. _________ A. Farella,
"Di Cristo e della Chiesa più nel Cuore", Gravina, 1978, p.
90. ________ Dopo molti anni
questa lapide è stata ritrovata nel museo di Gravina in Puglia. Le spoglie
della duchessa, fondatrice non sono sempre rimaste nella chiesa di S. Maria. Infatti la duchessa prima di intraprendere la vita
ecclesiastica aveva fatto incidere sulla lapide della tomba del marito, duca
Ferdinando III, anche il suo nome. Oggi si pensa che le ceneri della duchessa
e del duca siano state mescolate nel tomba dedicata
a Ferdinando III, posta nella chiesa di Santa Maria del Suffragio, in
Gravina.
Articolo di Mariagrazia Lamuraglia di Gravina di Puglia (Ba), tratto dalla tesi di laurea in "Scienze della Formazione Primaria", dal titolo La duchessa Giovanna Frangipane della Tolfa a Gravina, relatore ch.mo prof. Vito Lozito, docente di "Storia della Chiesa", e conseguita col massimo dei voti presso l'Università di Bari. |
Nota
Ferdinando III,
citato in questo articolo, è II nella linea degli
Orsini di Solofra. Il feudo di Solofra fu acquistato ad
Ferrella Beatrice Orsini, vedova di Ferdinando I
Orsini nel
Ecco
cosa si legge sulla lapide sepolcrale fatta erigere dalla moglie Giovanna:
"D. Ferdinando Ursino
genere romano - Gravinensium ex ducibus
XI Comiti Solofrae et Gallutii Principi XXXVII aetatis anno mortalitate functo - (festinavit fatum rapere quem
gloria maturaverat virtus)
- Ossibus Neapoli huc traslatis - D. Johanna de Tolfa - Cultissimo Coniugi Sibique ut animis amore conclutinatis-etiam cineres urna misceret- Superstes Monumentum- Posuit Anno MDCLX".
Immagini
Atto
di battesimo
di
Giovanna
Frangipane della Tolfa
Lapide
sepolcrale di Ferdinando III di Gravina e II di Solofra nella chiesa della
Madonna del Suffragio di Gravina di Puglia
Altre immagini di approfondimento
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Il rapporto tra Francesco Guarini e gli Orsini a Gravina
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Il
Monastero di Santa Maria di Gravina, sito in Piazza Benedetto XIII offre
ospitalità per soggiorni o per esercizi spirituali.
(70024
Gravina, Bari, tel. 080/3251307)
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