Nome di origine patronimica
Nel
XVI secolo ha varie dizioni -
“guacchio”, “guazi”. “guazio” - sempre
accompagnate dalla preposizione propria dei patronimici.
Molto diffusa nella zona di Atripalda di qui estesasi nel
serinese.
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Individui
con questo cognome, sia provenienti da Serino che da Atripalda, hanno nel XVI
secolo frequenti rapporti commerciali con Solofra, che determinano l’impianto
in loco.
La famiglia
si forma a Caposolofra con un forte legame con i Parrella, impegnata nella
gestione dei loro beni, tanto che spesso i suoi membri sono indicati con la
denominazione de “i Parrelli”.
Si assiste
ad un interessante tentativo di assorbire il cognome della famiglia
protettrice, come allora si soleva fare da parte di chi si insediava in un
territorio.
Antonio,
proveniente dalla Toppola di Serino, si lega con due matrimoni a famiglie
minori del posto. Figli di Antonio sono Felice, Matteo, Francesco, presenti
anche nelle attività commerciali, mentre Matteo nel 1533 è rappresentante a
Solofra del mercante catalano Antonio Cinese, quando costui, per debiti,
requisisce ad Ercole Troisi, una vigna alla Fratta e una conceria al Fiume.
Dopo la
peste la famiglia, molto ridotta, si unisce a quelle superstiti di Caposolofra,
soprattutto ai Pirolo e ai Landolfi, con le quali forma un’interessante
alleanza economico-familiare, di cui rappresenta l’elemento di supporto.
L’attività
prevalente, oltre alla gestione dei campi, è l’allevamento degli animali che
gravita sul mercato di Sanseverino, il battiloro con Giuseppe Aniello
(1725-1802) e Giovanni Giacomo, e la macellazione degli animali, che fornisce
le pelli da conciare nelle botteghe di Santa Lucia e sostiene la produzione
della carne salata, altro prodotto importante del commercio solofrano.
Suoi membri
posseggono beni sul Vellizzano al Campo del lontro.
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