di Francesco Guacci
Il casale Sorbo e la nobile
famiglia dei Guarino detto Ronca, poi Ronchi Il casale del Sorbo, accolse una delle più
antiche famiglie solofrane, i Guarino, ivi attestata
già in epoca normanno-sveva. Il nucleo originario
pervenne dalla terra pugliese, forse dalla città di Lecce. Di nobile progenie
longobarda i Guarino ebbero nella chiesa matrice di Sant'Angelo una delle più antiche cappelle patronali,
titolata a San Giovanni Battista. Fu fondata dal nobile Marcello de Guarino
verso la fine del XIV secolo e dotata di ricco
beneficio, comprensivo di beni mobili ed immobili e rendite cospicue1.
Tutto ciò assicurò, nei secoli, la cura della cappella, sia materiale che spirituale, attraverso la nomina di cappellani e
rettori della medesima famiglia dei Guarino2. Dal ceppo originario
dei Guarino deriva il più noto ramo dei Guarino
detto Ronca3, a cui appartennero facoltosi e valenti notai, nonché
celebrati sacerdoti locali. Fra tutti: il notaio Aurelio Guarino detto Ronca,
attivo dal primo decennio del XVI secolo al 1560 ed
oltre. Più volte dinamico sindaco dell'Università solofrana, visse nella fase
politico-culturale più suggestiva e stravolgente
della comunità solofrana, già testimone dell'abbattimento della medievale
chiesa di Sant'Angelo e della sua nuova costruzione
basilicale, oltre alla peste del 1528 con il declino del dominio degli Zurlo,
la fase dell'autonomia locale che terminò con l'arrivo dei potenti Orsini.
Altro importantissimo personaggio fu il dotto arciprete, poi primo primicerio
della novella Collegiata, don Cosma Guarino detto Ronca, il cui
pregevolissimo sarcofago marmoreo ne attesta la
grandezza storica ed umana. Il casale Sorbo deve tale denominazione alla
presenza in loco del sorbo, un albero molto diffuso nel
XVI secolo4; il fito/toponimo è rimasto
invariato nei secoli con la sola variante in "Sorbo, soprano e
sottano", retaggio dell'antica divisione fra le famiglie dei Guarino e
dei Guarino detto Ronca, quest'ultima dimorante
"ab antiquo" nella zona
più elevata del piccolo casale medievale. Collegiata di
S. Michele Arcangelo di Solofra: sarcofago marmoreo del primicerio Cosma
Guarino detto Ronca. Anno 1520. Stemma dei Ronca. ©foto by F. Guacci,1991. __________ 2. I Guarino del
ceppo originario ebbero come stemma nobiliare la seguente arma gentilizia:
d'azzurro alla banda di oro accompagnata nel capo da un rastrello a
cinque pendenti di rosso (da F. Bonazzi,
Famiglie nobili e titolate del napolitano,
Napoli, 1902, pp.130/31). Tuttavia i Guarino di
Solofra adottarono uno stemma familiare diverso utilizzando il simbolo
araldico del leone rampante attestato in un lungo processo davanti
all'ordinario diocesano nel 1537, fra il ramo dei Guarino, dirnorante al casale Sorbo sottano e dei Guarino detto
Ronca, dimoranti al casale soprano (in ADS, B.C.,
Y/89). Il ramo dei Guarino detto Ronca, a cui
appartennero i vari notai ed il primo primicerio ed arciprete Cosma, vollero
distinguersi dal ceppo antico aggiungendo al cognome originario l'epiteto
"ronca", alludente alla roncola, attrezzo tipico dei contadini e
boscaioli. Lo stemma dei Guarino detto Ronca ebbe la
figura araldica della roncola immanicata, come testimonia lo stemma del
sarcofago del primicerio Cosma, del 1520, nonché il signo
tabellonis (sigillo notarile) grafico del
notaio Aurelio Guarino detto Ronca. Dopo la seconda metà del
XVI secolo il ceppo dei Guarino detto Ronca si denominò semplicemente
"ronca". Da questo ceppo si distinse un ulteriore
ramo nobiliare detto "Ronchi" che utilizzò un emblema araldico
diverso, come ben testimonia lo stemma dipinto sulla tela della Madonna della
Purità ai Cappuccini dì Solofra: Donatus Autonius Ronca ob sua devotione hoc opus fieri fecit. L'arma mostra due leoni contro rampanti al
naturale su roncola astata. Tuttavia sia il cognome
"Ronca" che la variante
"Ronchi", a cui appartiene la famiglia del fondatore dell'antica
cappella del SS. Crocifisso, poi chiesa di Santa Teresa con annesso
monastero, dimorava al casale Sorbo di Solofra (F.
Guacci, 3. Si veda la nota n. 2. 4. Si
tratta del "Sorbus domesticus"
della famiglia delle leguminose o del "Sorbus aucuparia" detto anche "Sorbo selvatico o Sorbo
degli uccellatoti". L'albero risulta
quasi estinto nella flora solofrana contemporanea, tuttavia qualche raro
esemplare è visibile nelle zone marginali dei boschi di montagna. 1-2 |
L'antichissima
cappella di Santa Maria del Loreto al casale del
Sorbo soprano Nel 1454 venne eretta la cappella titolata a Santa Maria del
Loreto; il luogo prescelto ricadeva in un giardino del nobile Pietro de
Guarino, parente del fondatore Stefano de Guarino1. Si tratta
della più importante cappella privata del XV secolo;
la titolazione a Santa Maria segue l'antichissima consuetudine locale di
titolare cappelle o chiese alla Madonna, retaggio dell'originaria contitolazione della chiesa longobarda di sant'Angelo. Durante il XV
secolo esistevano le cappelle di Santa Maria in silvis,
di Santa Maria de Loreto e Santa Maria de nive,
tutte fondate da privati cittadini "ex devotione",
con licenza dell'ordinario diocesano. L'edificazione della cappella di Santa
Maria del Loreto condizionò, non poco, l'idea di una
nuova cappella privata, titolata al SS. Crocifisso, voluta dalla famiglia
"Ronchi" sul finire del XVII secolo. Infatti
la nuova chiesetta fu eretta non distante dall'antichissima suddetta cappella
dei Guarino. Tuttavia alla cappella del SS.
Crocifisso fu annesso un monastero dell'ordine delle Carmelitane scalze,
fortemente voluto dal nobile protonotario apostolico, nonché canonico, don Giovan Vittorio Ronchi2, il cui corpo riposa
nella nuova chiesa, meglio conosciuta come di Santa Teresa. La santa
Visita Pastorale del 1557 riporta l'esistenza di questa cappella, così
descritta: ... accessit ad quandam cappella sub vocabulo Sancte Marie delorito de casali nuncupato lo Sorbo ... est pulcra
figura cum quandam campanella3. Nel 1661 la
medesima chiesa risulta arricchita da importanti
reperti scultorei ed affreschi: ... visitaverunt
altare maius cui adest
statua lignea aurata Beata Marie
virginis de Loreto, valde
pulcra et devota4.
Nella medesima chiesetta vi era l'omonima Confraternita laicale governata
dagli stessi abitanti del casale Sorbo; durante le processioni indossavano un
sacco bianco con mozzetta grigia. Nella suddetta chiesa, nel tempo evoluta
sul piano architettonico, si osservava nel ------------------ 1. F. Guacci, 2. Il nobile sacerdote ebbe
nell'omonimo parente Giovan Vittorio Ronchi,
nato nel 1609, dottore in Fisica e Matematica. oltreché esperto in Architettura, un degnissimo
riferimento culturale (da: Pantheon Solofranurn,
p. 58, nota 3). 5. La chiesa di Santa Maria del Loreto fu distrutta dagli eventi bellici del secondo
conflitto mondiale; i ruderi sono ancora visibili, ricoperti da folta
vegetazione, nei pressi della chiesa di Santa Teresa al Sorbo. 3-4 |
|
L'erezione
della cappella del SS. Crocifisso dei Ronchi, al
Sorbo soprano e la fondazione del monastero di Santa Teresa La primitiva cappella
era titolata al SS. Crocifisso; fu fondata ed eretta
a proprie spese "a fundamentis" da
don Serafino Ronca, sacerdote solofrano, a perpetua devotione
et memoria. La cappella risulta
già completata nell'aprile del 1686. Sull'altare era stata posta la splendida
tela di Francesco Solimena, datata 16861.
Ciò viene comprovata dalla visita del vicario
generale dell'ordinario diocesano del medesimo anno 1686: ... D. Serafino Roncha della Terra di Solofra have
eretta una chiesiola in detta terra nel casale del
Sorbo per sua devottione per possere
orare in quella orare e fare orare, con l'invocatione
del Crocifisso, per tanto supplica V. Reveredissima di benedirla per possere
in quella celebrare e fare celebrare .... benedicatur
dicta ecclesia cum immagine sanctissimi
Crucifissi2. Fu benedetta dal vicario generale D. Didaco
Cacciatore, Visitatore generale dell'Arcivescovo salernitano, con la
testimonianza dell'allora primicerio solofrano don Giovan
Sabato de Juliano: ... fidem
faccio ego infrasciptus Primicerius Terre Solofre ...
in ea possit celebrari in forma et in fide, datum Solofre die 12 mensis aprilis 1686, Joanes Sabbatus Julianus Primicerius3.
Già dal 1690 la cappella fu data in beneficio al canonico e protonotario
apostolico don Giovan Vittorio Ronchi
che fonderà, con proprio denaro, l'attiguo monastero di Santa Teresa,
iniziato nel 1692 e completato nel 1697. Il medesimo nobile ed illustrissimo
sacerdote fu tumulato nell'antica chiesuola del SS.
Crocifisso. Il corpo fu poi traslato nella nuova
chiesa di Santa Teresa, eretta tra il 1745 ed il 1751; qui fu realizzato un
bel tumulo con le armi di protonotario apostolico del fondatore del
Monastero. La bella lapide sepolcrale si completa con l'epigrafe a futura
memoria, dettata dal canonico don Silvestro Sangiovanni
della cattedrale di Caiazzo, durante l'episcopato
del vescovo solofrano mons. Costantino Vigilante. Questo il testo: JOHHANNI VICTORIO RONCHI DOCTORIJ PROTONOTARIJ SOLOFRAEQ. ECCLE.AE
CANONICI INSIGNIBUS DECORATI SACRI HUIUS VIRGINUM COENOBIJ AERE PROPRIO FUNDATORI DISCIPLINAEQ. ASSERTORI
INTEGERRIMO VIRTUTUM DENIQ. PLENO AC DIERUM MDCCXLII AETATIS VERO LXXVII VITA LAUDABILITER FUNCTO MONIALES PARENTI OPTIMO BENEFACTORI
EXIMIO EXIGUUM GRATI ANIMI MONUMENTUM POSUERE La lapide è
in travertino grigio locale, riccamente ornata da fogliame in bassorilievo. Pregevole lo stemma nobiliare dei Ronchi, sormontato dal cappello
di protonotario apostolico con sei ordini di fiocchi per lato, riccamente impreziosito
da decori accessori4. Stemma del Protonotario
Apostolico Ronchi5. Il monastero
di Santa Teresa al Sorbo, fondato dal suddetto canonico Ronchi, è dell'ordine
delle Carmelitane scalze. Il monastero
solofrano fu edificato accanto alla piccola chiesa titolata al SS. Crocifisso, con un unico corpo di fabbrica
allungato, vasti giardini interni e fontane, il tutto fortificato da alte
mura di cinta. Di queste poderose mura, intatte fino al 1971, rimangono
poderosi tratti a testimonianza della riservatezza delle monache e del loro
monastero. Il terremoto del 1732 provocò il crollo di varie parti,
prontamente restaurate, o rifatte, nell'anno successivo, come testimonia una lapide murata nella cortina sud e datata
1735. Questo il testo epigrafico inciso su una pietra calcarea: SIA LAVDATO NOSTRO SIGNORE GIESV CHRISTO SEMPRE 1735 Cinta
fortificata sud, monastero di S. Teresa: lapide
dedicatoria del 1735 (foto, by F. Guacci, 1981) ---------------------- 1. La data è emersa dopo l'accurato restauro
operato dalla Soprintendenza, nell'occasione della Mostra sui Solimena a Nocera Inferiore,
nel 1990 (catalogo di Franco Maria Ricci, 1990, p.118,
foto 35). Nel poderoso Archivio dei Monastero di
Santa Teresa di Solofra, nel Rubricano Alfabetico (Inventano) del XVIII
secolo, si conserva nota della ricevuta originale del pittore Francesco Solimena, che ricevette ducati 74 quale compenso per il
suddetto dipinto, commissionatogli dal fondatore (Doc.
Inedita, Testo Storico sulla chiesa di S. Teresa, ex SS. Crociffisso,
al Sorbo; stesura definitiva, in: Archivio Storico Prof.
F. Guacci). 2. È la tela del celebrato pittore Francesco
Solimena (in: F. Guacci, 3. Da: F. Guacci, Op.cit., inedita
2002 ( 5. La foto è di F. Guacci, 1991. 6. Santa Teresa d'Avila
(1515-1582), monaca, è la fondatrice dell'Ordine delle Carmelitane Sacalze. A partire dal 1562
scrisse numerose opere, tra le quali sono da ricordare: 4-6 |
|
.
L'architettura
della chiesa settecentesca del SS. Crocifisso al
Sorbo soprano di Solofra Della
primitiva cappella del 1684/86 non rimangono che poche tracce. Il terremoto del 1732 collassò la chiesola che fu rifatta a fundamentis
secondo uno schema barocco/rococò a pianta centrale. La nobile
famiglia dei Ronchi, titolare del patronato della chiesa del
SS. Crocifisso, impegnò enormi risorse nell'opera dell'imponente nuova
chiesa, con un risultato scenografico-monumentale
di grande suggestione ambientale1. Il progetto sì deve
all'architetto napoletano Michelangelo de Blasio, coadiuvato dal più illustre
scenografo/architetto don Ignazio de Blasio, alla cui valente creatività si
deve l'impianto decorativo degli stucchi e degli altari2. Il
terremoto del 1980, pur non collassando gravemente
la struttura, ne ha precluso per decenni la riapertura, attesa l'opera di
recupero statico-artistico. La facciata è riccamente modulata da cornici
aggettanti e varie finestre tra cui spicca il
significativo finestrone centrale di chiara matrice
vaccariana. La settecentesca facciata concava,
molto articolata e arricchita da fregi e stucchi barocchi, è un alternarsi di
vuoti che conferiscono all'enorme mole uno stile scenografico particolare.
L'architetto de Blasio da Napoli crea spazi e vuoti dinamico/scenografici
alla maniera del grande architetto napoletano Domenico Antonio Vaccaro3.
Articola magistralmente lo spazio interno, a pianta
centrale ed abside quadrata su matrice ottagonale, con quattro cappelle
rettangolari ricavate nello spessore murario. Tutto l'interno è
pervaso da un vuoto ritmico, sapientemente illuminato dalla dinamica
invasione della luce, che si proietta in una concentrica esaltazione dei
valori plano-spaziali. Il sistema tettonico è organizzato da coppie di
pilastri con parastre concluse da capitelli
compositi, che conferiscono all'interno, l'effetto di quattro baldacchini
circondanti l'invaso centrale; il tutto di chiara accezione rococò.
Sulle cornici mistilinee superiori s'impostano i costoloni della cupola che
accolgono vele unghiate decorate con stucchi e nello spessore murario sono
ricavati i finestroni incorniciati. La chiesa
mostra una tipologia simile ad un chiaro esempio di architettura
religiosa napoletana barocca, come la chiesa di Santa Maria Egiziaca a Pizzofalcone, sia in pianta con le disposizioni radiali
delle cappelle, che in alzato. La personalità creativo/artistica dei
progettisti appaiono di non secondaria dimensione culturale,
provviste di un linguaggio tecnico/decorativo che risente fortemente dei modi
solimenesco/vaccariani
della prima metà del settecento; tuttavia con un più ampio e chiaro frasario
di accezione scenografica di predominante sapore rococò. Nella chiesa
solofrana si venerano le reliquie della vergine e martire Eusebia, fatte
venire dal fondatore dalle catacombe di Roma. 2. Archivio del Monastero
di S. Teresa di Solofra, mazzo 2, lettera D, n. 1 (numerosi fogli manoscritti
originali). In tale nutritissimo archivio si conservano i disegni
originali del progetto a colori ner/rosa, e vari
altri disegni decorativi in bistro, oltre a tavole grafiche di grande valore storico/documentario. Si tratta di una rara
quanto unica documentazione pressoché completa di un'opera architettonica noviter erecta,
puntigliosamente annotata ed inventariata sin dalla posa della prima pietra
inaugurale, del 1745. Si conosce tutto di questo cantiere: i fabbricatori
della stirpe Aledie di So1ofra, i marmorari
napoletani della stirpe dei Lamberto, i ceramisti
della famosa famiglia Chiaese, gli stuccatori da
Calvanico della stirpe dei Conforto, gli scalpenni
solofrani della stirpe dei Barbiero, oltre a mastri
lignari ed altri; tutto rigorosamente annotato ed
inventariato, fino ai chiodi comprati in Napoli. Su tutto vi è la firma
originale dell'architetto de Blasio, più volte in Solofra per seguire i
lavori alla nuova fabbrica di Santa Teresa e per la chiusura dei conti,
piuttosto elevata. (in: F.
Guacci, Santa Teresa al Sorbo di Solofra, testo completo, inedito;
Archivio Storico del prof. F. Guacci). 3. Domenico Antonio Vaccaro
(Napoli 1678-1745) pittore ed architetto. 7-8 |
.
Alcune
notizie storiche riprese dalla Visita Pastorale del 1859 Nell'ottobre
del 1859 mons. Antonio Salomone, arcivescovo di Salerno, effettua
L'arcivescovo
laude ed ammira la bella chiesa di santa Teresa arricchita da opere del
grande Solimena e Suoi allievi fra cui spiccano le
tele di Andrea d'Aste e Paolo di Majo. ----------------- Dipinto su
tela datato 1750 e firmato dal solimenesco pittore
Paolo di Majo, commissionato dalla reverenda suor
Maria Teresa Giliberti di Solofra. Altare in
corno epistole sotto il titolo di San Francesco di Paola con Madonna, bambini
ed angeli. 9 |
.
Le
Opere d'arte nel suo interno Il nobile don
Serafino Ronchi, fondatore della cappella del SS. Crocifisso
al Sorbo, commissionò al maestro Francesco Solimena
la splendida tela della Crocifissione, datata 1686; costò circa 74 ducati
come da ricevuta autetica1. Si tratta di un'opera pregevolissima
di grande formato2 che ornava l'altare
principale della primitiva chiesa. Stilisticamente il dipinto esprime una
cultura giordanesco-pretiana che caratterizza un
prolungato periodo di produzione di tele chiare e tele tenebristiche,
a partire dalla metà degli anni '80. Di grande suggestione lo scorcio poderoso e drammatico del
Crocifisso e lo squarcio di luce dell'Eterno Padre, mentre in basso a
sinistra si assiste allo svenimento della Madre di Gesù3. Alcuni
decenni più tardi fu ripresa dal padre Angelo, con
qualche aggiunta, per il Monastero delle Clarisse di santa Lucia di Serino;
fu una delle Sue ultime opere pittoriche di accezione tardo/manieristica. Pregevolissima
è la statua ligneo-policroma di Sant'Anna
con Nell'interno,
sopra l'arcone absidale, si nota lo stemma dipinto
dell'ordine delle Carmelitane scalze, con le figure che lo
contraddistinguono. ----------------- 1. Archivio Monastero Santa Teresa; Rubricario/Inventario del XVIII secolo, manoscritto da
varie priore. 2. La tela misura cm 200x150 ed è datata al
1686. 3 In: Angelo e Francesco Solimena, due culture a confronto, catalogo della
Mostra, Nocera Inf., 1990. 12 |
Viene pubblicata in questa pagina, con autorizzazione
dell'autore, gran parte dell'opera di Francesco Guacci,
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