La
guerra greco-gotica sulle rive del Sarno
Uno
scontro tra gli Ostrogoti e i Bizantini di Narsete
(535-553)
La
guerra mise in risalto le potenzialità difensive della conca solofrana
che
la protessero durante il conflitto
La
guerra è narrata da Procopio di Cesarea
(traduzione
italiana a cura di D. Comparetti, Roma, 1895-98)
Trentamila
Bizantini
contro quindicimila Goti
I
Goti giunsero nel meridione con l’intento di recuperare il tesoro goto
custodito a Cuma che era assediata dai Bizantini i
quali con i loro esercito bloccarono la discesa dei Goti attraverso Il
fiume non era facilmente guadabile. Su di esso gli eserciti si fronteggiarono
per due mesi durante i quali Narsete riuscì a far giungere una flotta a
Stabia. Lo scontro fu molto cruento e lungo e terminò con la resa dei Goti
che si ritirarono dopo l’ultima battaglia nel 553. |
Le
acque del bacino solofrano in pianura di chiamavano Rivus siccus-Saltera, poi col nome di Migliaro o San Mauro si gettavano
nel Sarno nei pressi di San Marzano. Questo corso d’acqua e lo Sguazzatorio sono gli affluenti di sinistra. Il fiume, che
vide gli scontri, non è quello di oggi poiché ha subito profonde modifiche
durante i lavori di bonifica dei Borbone.
Il
fiume Sarno era ricco di acque ma poco profondo. Esso era alimentato
soprattutto dalle acque che venivano da sinistra cioè dal Saltera.
Il
corso d’acqua che esce dalla conca solofrana è stato sempre ricco di acqua. La
pianura che attraversa durante la guerra era soggetta al fenomeno
dell’impaludamento, infatti nel 553 la valle era del tutto spopolata. Gli unici
centri abitati erano Nocera e Stabia. La viabilità era povera. La via Popilia fu l’unica grande via di comunicazione tra Roma e
il sud. Questa via passava per San Severino. Un ponte era sul Saltera nei pressi di Codola. Teia
alla guida dei Goti nel dirigersi verso Napoli da sud prese
Gli
impaludamenti della pianura, l’abbondanza delle acque, la conformazione della
conca di Solofra furono gli elementi che salvarono l’abitato solofrano dalle
distruzioni dei Goti.
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