Piccola Guida turistica

 

 

Itinerario   Centro storico

 

Piazza S. Giuliano - Piazza S. Michele - Piazza Orsini

 

Partendo da piazza S. Giuliano, sul cui lato meridionale sorge la chiesa omonima, attraverso via Caduti 23 novembre 1980 (ex via Fratta), si giunge in piazza S. Michele e piazza Orsini, che formano un unico complesso con i monumenti ivi esistenti, espressione del momento storico più importante vissuto da Solofra. Piazza S. Michele è una bella piazza ampia con sul lato orientale il palazzo ducale dei Principi Orsini e sul lato meridionale la Collegiata di S. Michele Arcangelo. Al centro si erge l’armoniosa fontana dei Leoni. Accanto alla Collegiata, a destra di chi guarda, sorge la chiesa di S. Chiara, a cui è annessa la poderosa costruzione del monastero omonimo che scende lungo via Regina Margherita. Tra il palazzo ducale e la Collegiata, si apre piazza Orsini  su cui si affaccia il palazzo omonimo (ora sede comunale). Sul suo lato orientale c'è il massiccio palazzo Zurlo ai lati del quale l’ampia via Gregorio Ronca (ex via Nuova) e l’antica via della Fortuna (ex via Vecchia) portano al centro di piazza Umberto I (l’antica «platea»). Sul lato meridionale c’è la chiesa di S. Rocco, accanto alla quale si apre la piazzetta omonima delimitata a destra dal prospetto laterale della Collegiata e dalla mole quadrata del suo campanile. Tra le due piazze sorge un obelisco costituito da una colonna monolitica posta su un piedistallo e chiamato “Calvanico” (antica stele alla quale si mettevano alla gogna i debitori). In piazza Orsini si può osservare uno dei blocchi di pietra su cui battevano l’oro gli artigiani di questa antica arte solofrana (fa da piedistallo al supporto di ferro battuto che regge la fiaccola della pace). Al termine di via Gregorio Ronca sulla sinistra c’è l’antichissima torre campanaria della chiesa di S. Croce (distrutta).

 

 

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Chiesa di San Giuliano. Sorge sulla omonima piazza, centro del casale Fratta, sviluppatosi in seguito all’ampliamento, al di là del torrente Cantarelle, dell’antico abitato del Toro. La costruzione della chiesa è da porre nel XIV secolo sostituendo una precedente chiesa, già esistente nel XIII secolo ma diversamente dislocata (“San Giuliano vecchio al Toro”). Fu voluta dalle famiglie intorno a cui si sviluppò il casale che vi posero i loro altari patronali con diritto di sepoltura. Ebbe vari rifacimenti tra cui quelli del XVI e del XVIII secolo. L’edificio, dalla facciata semplice e lineare con bel portale d’ingresso, timpano e finestrone semicircolare, ha l’interno a pianta basilicale con ampio presbiterio,  fornice ad arco a tutto sesto, altare maggiore (1785) e sei altari laterali in marmi policromi. Tra le opere una tela di Felice Guarino (1603) incorniciata da un prezioso lavoro in legno dorato, una tela di Francesco Guarini (1605) e altre due tele della bottega del Guarini. Il campanile, sul lato orientale della chiesa lievemente staccato e sfalsato, è a forma quadrata e bipartita, concluso superiormente da un corpo più piccolo quadrato a spigoli tagliati.

 

 

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Collegiata di S. Michele Arcangelo. È l’edificio più rappresentativo di Solofra, ora monumento nazionale, dedicato all’arcangelo Michele il cui culto fu portato in loco dai Longobardi, che lo sovrapposero a quello bizantino della Vergine del 15 agosto esistente nella pieve di S. Angelo e S. Maria, denominata in seguito Chiesa di S. Angelo (per la caduta dell’intestazione a S. Maria). La costruzione iniziò nel 1522 sull’aia e su parte della suddetta Chiesa ad opera dell’Universitas e con il sostegno del feudatario Ercole Zurlo. Costata oltre centomila ducati, fu ultimata e consacrata nel XVII secolo ma ebbe vari rimaneggiamenti dei quali notevoli quello del XVIII secolo. Il campanile, massiccio e staccato dall’edificio, fu costruito nella seconda metà del XVI secolo con l’utilizzo dei blocchi di pietra recuperati dalla demolizione della chiesa dell’Angelo. L’interno, a croce latina a tre navate, ha l’organo, il pulpito, i cassettoni del soffitto con intagli in legno ricoperti di fogli sottilissimi di oro prodotti dall’artigianato locale del battiloro e tele della bottega di Tommaso e Francesco Guarini (1611-1654). La pala dell’altare maggiore è opera del Lama. Il tempio conserva il capolavoro del Guarini, la “Sine macula” (1637).

 

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La Sine macula di Francesco Guarini

 

 

 

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Palazzo Ducale Orsini. Dimora degli Orsini, costruita nella seconda metà del XVI secolo per volere di Beatrice Ferrella Orsini allorquando divenne feudataria di Solofra (1555), sorge di fronte alla Collegiata allo sbocco delle due vie che venivano dal rione del commercio (la Platea) e da quello delle concerie e cioè via Nuova (ora Via Gregorio Ronca) e via Vecchia (ora via della Fortuna), sottolineando con la sua ubicazione il contrasto con cui il nuovo feudatario si insediava nella terra ricca di produzione e di commercio, la cui comunità («Universitas») stava producendo il mirabile sforzo della Collegiata ed aveva tentato anche quello, fallito, dell’autonomia demaniale. Questo contrasto, che deve leggersi nella piazza (ora chiamata Orsini) è anche espresso in una leggenda che vede S. Michele, il santo protettore di origine popolare, opporsi alle prepotenze degli Orsini.  La costruzione ha la facciata sud in stile tardo-rinascimentale  mentre il prospetto ad ovest, dominato dalla loggetta ad angolo, ha un alto basamento in pietra (i blocchi furono asportati dalle mura perimetrali del castello) che dà alla costruzione un aspetto difensivo.

 

 

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Chiesa di S. Rocco. Costruita nel XV secolo allo sbocco della via Vecchia (poi via della Fortuna) nell’area del casale delle concerie, fu voluta dagli artigiani locali che la dedicarono al santo protettore dei conciatori contro il terribile bacillo delle pelli («carbonchio») che un tempo provocava una pustola maligna («tracena»). L’edificio a forma quadrata e facciata semplice con due nicchioni, ha l’interno illuminato da quattro vuoti all’altezza del soffitto piano in cassettonato ligneo riccamente dipinto da abili artigiani della fine del XVII secolo ed in cui c’è una grossa tela circolare (Trinità in Apoteosi). Sull’unico altare, in marmo barocco, vi è una tela raffigurante San Rocco in meditazione di Matteo Vigilante (XVII secolo). Tra le opere un antico crocifisso ligneo di proporzioni reali, una decina di tele fra le quali due di stile bizantino, alcune attribuibili al Vigilante, una Annunciazione di ignoto pittore del ’600 e una tela del Guarini, la Madonna di Portosalvo.

 

 

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Chiesa di S. Chiara. Era la chiesa dell’antico rione dei Burrelli (poi piè S. Angelo) costruita in seguito all’evoluzione urbanistica che Solofra ebbe nel XIV secolo e dedicata a Santa Maria delle Grazie, accolse cappelle ed altari sepolcrali delle famiglie locali, poi vi fu annesso l’omonimo monastero. L’edificio dall’elegante facciata barocca è stato arricchito successivamente del pronao generando un ampio spazio vestibolare a cui si accede attraverso due ingressi, dei quali il principale, sulla via Regina Margherita, è servito da un’imponente scala in pietra locale poligonale, che le conferisce un effetto di elevazione rispetto a chi viene dalla parte bassa. Il pronao protegge l’ingresso della vecchia chiesa che si apre sul suo lato meridionale leggermente rialzato con portone in legno intarsiato suddiviso in riquadri ed incorniciato dal portale in blocchi squadrati in pietra. L’interno, a pianta rettangolare, è ad unica navata con soffitto cassettonato in legno decorato con tele di Giovan Tommaso Guarini  e illuminata da finestre rettangolari. Un arco trionfale a tutto sesto divide la zona presbiteriale, con copertura a botte e quattro unghie tutte affrescate e decorate, dall’aula di culto. Tra le opere tre preziose statue (due del XV ed una del XVI secolo), una tela di Santa Maria delle Grazie del Landolfi (1741), un maestoso crocifisso tardomanierista ed una tavola di stile della bottega guariniana.

 

Monastero di S. Chiara. Inizialmente intitolato a Santa Maria delle Grazie e voluto dalla feudataria Beatrice Ferrella Orsini (seconda metà del XVI secolo), è stato un elemento importante a sostegno della economia locale. Accolse le monache dell’Ordine di S. Chiara e gran parte delle giovani della famiglia Orsini ma anche di famiglie solofrane e della zona.

 

 

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Fontana dei leoni. Originariamente la fontana sorgeva nel casale Capopiazza (già Sortito o Platea) lungo l’antica via della mercatura (all’incrocio di piazza Umberto, via Felice De Stefano, via Lavinaio e via Agostino Landolfi), poi dislocata nell’attuale piazza ampliata con l’abbattimento di parte dei tigli del viale Principe Amedeo (detto anche «Villa»). L’opera è in travertino, capolavoro molto probabilmente degli scalpellini locali che avevano nel XVIII secolo (l’epigrafe porta la data del 1733) la maggiore espressione nel ceppo dei Savarese. La vasca a forma quadrata poggia su tre gradini che ne iniziano lo slancio verso l’alto. Ai lati quattro leoni, seduti su un basamento di pietra che divide l’invaso in quattro settori, versano dalla  bocca l’acqua in una vaschetta circolare ai loro piedi poggiata sul bordo della vasca ma molto aggettante. Al centro della vasca s’innalza una tozza stele quadrata con ai lati lo stemma del sole raggiante e alla sommità quattro delfini, anch’essi gettanti acqua e aventi la medesima direzione dei leoni. Le code intrecciate e innalzate reggono una vasca a forma di conchiglia che raccoglie altra acqua sgorgante da uno zampillo centrale.

 

 

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Palazzo Zurlo. Massiccio palazzo detto degli Zurlo, i feudatari che tennero Solofra dal 1418 al 1528 e che vissero nel momento in cui cominciava ad inarcarsi la parabola economica di Solofra da essi stessi sostenuta con la partecipazione in prima persona alle attività mercantili locali, che dette l’impianto, prima della nuova ubicazione della Collegiata (la chiesa dell'Angelo infatti si volgeva verso il fiume) e prima della costruzione del Palazzo Orsini, alla piazza che ora si osserva. La costruzione è realizzata su due ordini di cui il portale modanato in blocchi di pietra locale è l’elemento più rappresentativo.

 

 

 

 

 

 

Torre campanaria della Chiesa di S. Croce. Il tozzo campanile tripartito di modeste dimensioni alla cui base si apre un arco d’ingresso come in molte chiese meridionali del periodo romanico è elemento residuo della Chiesa di S. Croce (XII secolo) costruita su uno slargo della via Vecchia (oggi via Abate Felice Giannattasio-via della Fortuna) proveniente dal casale delle concerie, e non lontana dalla Platea (oggi Piazza Umberto I), intorno a cui si sviluppò il primo nucleo commerciale locale. Vi fu annesso, all’inizio del XVI secolo, un ospedale (in quel tempo accoglievano i pellegrini e i mercanti) ed ebbe accanto il convento di S. Agostino (seconda metà del XIV secolo), distrutto dal terremoto del 1980, con il quale formava un importante centro economico-religioso collegato all’attività artigiano-mercantile solofrana.

 

 

 

 

 

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