Piccola Guida Turistica
Itinerario Panoramica
Consolazione - Cortina del Cerro
- Soccorso - Toppolo - Scorza - Cappuccini
L'itinerario costeggia a mezza costa i monti a sud e ad
est. Si parte dalla Consolazione (v.
Itinerario “Zona industriale”) in direzione Solofra, si imbocca la
diramazione sulla destra detta Panoramica. In località Passatoia, un’antica zona di passaggio
dove sono stati rinvenuti capanni pastorali risalenti alla media-tarda età
del bronzo, si costeggia Cortina del
Cerro, un arroccamento altomedioevale il cui impianto è stato cancellato
dalla ricostruzione e si giunge al Soccorso
dove una viuzza porta alla chiesa. Di qui si scende al rione Toppolo sul torrente Solofrana dove si possono osservare alcune
concerie (XV-XIX secolo) dismesse con la costruzione della zona industriale.
Si ritorna al Soccorso e alla “Panoramica” proseguendo a sinistra e giungendo
alla località Scorza, una zona
montana una volta ricca di boschi di castagno (la scorza del castagno era
usata per la concia delle pelli) e luogo di scampagnate. Si prosegue lungo la
strada fino alla diramazione per il rione
Balsami. Si imbocca via Nuova
Scorza e si giunge alla diramazione per la parte alta del rione sulla
sinistra dove si può osservare il palazzotto di un’antica famiglia solofrana,
i Ronca, che ha costituito un asse della società locale e che ha dato i
natali allo scienziato della Marina italiana Gregorio Ronca (1869-1911). Di
fronte all’imbocco dell’antica via Luigi Landolfi si osserva un bel palazzo
patrizio. Proseguendo per via Nuova Scorza si incontra, sulla destra, la
diramazione per il rione Sorbo (via
Cacciata) che si percorre tutta
fino all’innesto con via S. Teresa
che porta al Convento e alla bella chiesa omonima. Si prosegue per la località Cappuccini sul cui spiazzo
sorge la chiesa di S. Francesco
(una volta S. Maria delle Selve) e
il Convento e da cui si gode una bella vista sulla conca. |
Un elemento
delle Cortine disegno di A. Giannattasio
Cortina del Cerro. È insieme
a Le Cortine (posto dall’altra parte
della conca sulle pendici del monte S. Marco) uno dei più antichi abitati, un
arroccamento di origine altomedioevale prodottosi in seguito all’abbandono
delle villae
romane della zona pianeggiante (v. itinerario «S. Andrea»). Da considerare la
posizione dell’abitato, difeso dalla collinetta di Chiancarola,
che insieme a quello di Le Cortine
ebbe come punto di riferimento e di coagulo la pieve di S. Angelo e di S. Maria che sorgeva sulla collinetta sulla
riva destra del Fiume (v. itinerario Centro
storico). Il toponimo cerro indica un tipo di quercia molto diffuso
nella zona il cui frutto (la galla), macerato nell’acqua, era usato nella
concia delle pelli.
(Olio su tela di
Nicola Giannattasio)
Il tiglio
dinanzi alla chiesa è citato tra i più begli alberi d’Italia
Chiesa di S. Maria del Soccorso. Chiesa di jus patronato della famiglia Garzilli, dominante nell’allora
casale Fiume, che la vollero sulla collinetta che sovrasta l’alveo del corso
d’acqua Liarvo
alla confluenza con quello proveniente dalla sorgente delle Bocche chiamato
«Fiume» (ora Solofrana) ed in effetti chiesa del casale delle concerie (poi Toppolo). L’edificio, in posizione dominante
su una balza terreno con breve sacrato protetto da una cortina muraria cui si
accede da due scalinate laterali, ha la facciata lineare e semplice, con
piccoli contrafforti laterali, un portale in grossi blocchi di pietra
sormontato da un finestrone semicircolare. L’interno, a pianta rettangolare e
soffitto piano interamente affrescato in arte barocca illuminato da quattro
finestre, ha su entrambe le pareti laterali due nicchie e due altari in marmi
policromi e l’altare principale in marmi intarsiati con stemma gentilizio. Tra
le opere, una tela (Vergine del Soccorso
con Bambino) di Giuseppe Guarini (1620) racchiusa in una cornice dorata in
stile barocco della bottega di Giovan Tommaso Guarini, e uno splendido crocifisso ligneo di Giacomo
Colombo (1727).
Il rione
Toppolo visto da A. Mormile
Rione Toppolo. Il rione
prese il nome da un toponimo preesistente di origine morfologica che sostituì
quello più antico di Fiume, che si
dispiegava lungo il corso d’acqua “da lo ponte in bascio”
(negli Statuti solofrani), in seguito alla trasformazione delle apotheche de contrarie nelle costruzioni, in
genere “a due piani, con torre di aerazione, lamia e spanditoio”
che conosciamo e che cominciò nel XVI secolo. Da esso partiva la via Vecchia che giungeva alla Platea (la via del commercio) e al rione Sortito (Capopiazza).
Un elemento
degli antichi rioni solofrani di A. Giannattasio
Rioni Sorbo e Balsami. Sono
due antichi rioni formatisi intorno al fondo
constantini (documentato nel 1015). Il toponimo sorbo
di origine osco-sannita, prese il nome da questo albero sotto il quale si
riuniva la comunità e che sorgeva dinanzi alla Chiesa di S. Giacomo tra il
casale Sorbo e il Sortito, mentre il toponimo Balsami (il casale occupa la parte alta della riva destra del
Fiume) potrebbe essere legato ai balsami, sostanze emollienti che si usavano per
ammorbidire le pelli dopo il processo di concia (da considerare che ancora nel
XVI secolo si ammorbidivano le pelli con la sugna, un prodotto dell’allevamento
che dette origine all'attività della salatura delle carni e alla lavorazione
degli insaccati che costituirono una voce importante dell’economia locale).
Chiesa dell’Ascensione o di S. Antonio ai Balsami. Ubicato in uno spiazzo della via che porta nella parte
alta dei Balsami, l’edificio, dalla nuda facciata e portale in pietra locale
con trabeazione e cimasa sovrastato da un finestrone che incornicia il portone
in legno intarsiato, ha una unica navata divisa da un arco trionfale a tutto
sesto dal presbiterio poligonale, copertura con capriate in legno a vista, due
paia di altari laterali in marmi intarsiati e nicchie e altare maggiore in
marmi policromi.
Chiesa di S. Teresa. La
chiesa, eretta con il convento omonimo nella seconda metà del XVII secolo dalla
famiglia solofrana Ronchi, dominante nel casale, è un’elegante costruzione una
dei migliori esempi di architettura sacra barocca con la facciata di stile
vanvitelliano concava, molto articolata e arricchita da fregi e stucchi, in un
alternarsi di vuoti dominati da un finestrone a campana che conferiscono
all’enorme mole uno stile proprio. L’interno a pianta a croce greca e abside
quadrata su matrice ottagonale con quattro cappelle rettangolari ricavate nello
spessore murario e coppie di pilastri con paraste concluse da capitelli
compositi che gli conferiscono l’effetto di quattro baldacchini che circondano
l’invaso centrale, è pervaso da un vuoto ritmico, sapientemente illuminato da
una dinamica invasione della luce. Tra le opere la tela di Francesco Solimena
Chiesa
di S. Maria delle Selve. Voluta da una
famiglia locale ed in seguito affiancata dal Convento (1577) che accolse i
monaci Cappuccini di S. Francesco, è posta in un luogo panoramico da cui si
possono osservare a nord il complesso del Pergola S. Marco con il passo di
Turci, a sud i monti Mai col Pizzo di S. Michele e ad ovest, la conca che si
apre sulla pianura di Montoro e l’intero abitato che si distende nella conca
attraversata dal raccordo autostradale Avellino-Salerno. Si possono individuare
a sud-ovest e a nord-ovest i due presidi naturali che chiudono la conca: la
collinetta di Chiancarola e lo sperone roccioso di Castelluccia che la trasformarono in un luogo altamente
difensivo e conservativo (v. Itinerario «Panoramica»). Nei pressi c’è la
località montana, una volta ricca di acqua, detta campo del lontro il cui toponimo (il lontro è una vasca
interrata per la concia delle pelli) è indicativo dell’attività di concia delle
pelli, che è di origine pastorale quindi autoctona (v. Itinerario Zona
Industriale).
La
facciata, semplice e lineare con ampio arco a tutto sesto d’ingresso al pronao
e torretta campanaria sovrastante, ha il portale modanato, realizzato con
blocchi squadrati in pietra. L’interno, a navata unica fiancheggiata da due
altari laterali e preceduta dal proano, ha il
soffitto a botte e un fornice a tutto sesto che divide la zona presbiteriale
dall’aula di culto. Da segnalare la cappella dedicata alla Madonna della
Purità, di jus
patronato della famiglia Ronca dominante nel casale Sorbo, ove si ammira la
pregevolissima statua della Vergine, opera attribuita al napoletano Pacecco de Rosa, una tela raffigurante
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