Piccola Guida
turistica
Itinerario Zona industriale
Piazza S. Michele - Via Volpi -
XII Apostoli - Consolazione - Zona industriale - S. Agata Irpina - Banzano.
Da piazza S.
Michele si imbocca via Regina
Margherita (una volta pie' S. Angelo)
che attraversava l’antico casale de li
Burrelli. Sulla destra prima
del ponte c’è il massiccio Convento
dell’Addolorata con la chiesa. Si passa il ponte dello Spirito Santo sul torrente Solofrana (il corso d’acqua una volta era chiamato semplicemente Fiume ed aveva dato il nome ad un
casale omonimo) al di là del quale in uno slargo c’è la Chiesa dello Spirito Santo (diruta). Si prende via Michele Napoli, che a sinistra
costeggia l’antico casale di Cortina
del Cerro, e si prosegue per via
XII Apostoli lungo la quale, sulla sinistra sorge l’elegante chiesa dei XII Apostoli (una volta di Santa Maria di Costantinopoli) e più
avanti sulla destra il Cimitero. Si
prosegue per via Consolazione che
attraversa la zona industriale e costeggia la collinetta di Chiancarola giungendo allo svincolo per S. Agata. Qui al
centro di un nodo stradale sorge la chiesa
della Madonna della Consolazione (dove c’era la taverna e il fondaco ad
uso dei mercanti). Si gira sulla destra lungo una strada della zona industriale, che si può visitare,
e si giunge in via Celentane
e a S. Agata. Al centro della frazione in piazza Ugo De Maio sorge la Chiesa
di S. Agata. Di qui si diparte via
Cortine che porta a S. Andrea, l’ampia arteria per Solofra e una via che
conduce in località Tofola
dove sono i resti della villa rustica romana. Dalla piazza si torna in dietro
e si imbocca la via per Banzano lungo la quale molti punti panoramici danno
la possibilità di ammirare tutta la conca completamente occupata
dall’abitato, la zona industriale e il raccordo vallivo di Chiusa di
Montoro. |
Chiesa di Santa Maria Addolorata.
La chiesa, costruita a metà del XVI secolo ad opera
dal ceppo dei Petrone dominanti nel casale, fu inglobata a metà del XVIII secolo
all’annesso Monastero. L’edificio, con ingresso su un atrio coperto che si apre
con arco a tutto sesto sul cortile antistante,
ha una imponente facciata movimentata da diverse aperture e cornici che
interrompono la regolarità del prospetto, la cui parte superiore è
caratterizzata da un finestrone centrale, arcuato e incorniciato, mentre un
ampio timpano mistilineo fa da chiusura. L’interno a navata unica e concava ai
lati, ha il coro sul vestibolo protetto
da una balaustra in legno ben rifinita. Su entrambe le pareti laterali,
arricchite da coppie di paraste terminanti con capitelli compositi e finestre,
vi sono due altari in marmi intarsiati. Il presbiterio, a forma semicircolare e
coperto da una semicalotta decorata, ha un fornice a tutto sesto che lo
distingue dalla navata. L’altare maggiore, di raffinata fattura in marmi
policromi (prima metà del XVIII secolo) ha uno splendido crocifisso ligneo
dorato a grandezza naturale (XVI secolo).
Chiesa dello
Spirito Santo. Costruita nel XVII secolo su
una preesistente cappella di patronato di una famiglia del posto in località
«Volpi», ha una pregevole facciata ben dimensionata e di gusto raffinato con
eleganti modanature in pietra, tra cui alla base dei piedritti due lavori in
altorilievo raffiguranti un leone che schiaccia un teschio. All’interno, ora
diroccato, ma ad unica navata rettangolare con attigua bifora campanaria,
c’erano pregevoli opere della bottega guariniana.
Chiesa dei XII Apostoli. È la chiesa del casale Cortina
del Cerro (detto anche Casate)
già documentata nel XV secolo e dedicata a S. Maria di Costantinopoli,
espressione di un culto più antico di quello all’arcangelo Michele e che
testimonia l’influsso bizantino giunto dalla vicina Salerno. Tra le migliori
opere minori del territorio, ha sulla facciata, dalla semplicità delle prime
chiese cristiane, un’elegante loggia con frontone triangolare e quattro colonne
ottagonali in pietra locale, slanciati con perfetto equilibrio, da cui si
originano tre archi a tutto sesto, percorsi da una dinamica che richiama la
romanità e con ai lati due archi a tutto sesto di maggiori dimensioni che
completano la struttura. Il portico è ornato da affreschi del XVIII secolo,
posti in ovali e rappresentanti i dodici apostoli con il Cristo e la Vergine.
L’interno ad unica navata e soffitto piano, è costituito da uno spazio reso
dinamico dalla presenza di un pavimento maiolicato del XVIII secolo, ricco di
un disegno contenuto in una gamma di colori che fanno risplendere il buio vuoto
e che rappresenta l’unica opera pavimentale, esistente in loco, ancora
originale e perfettamente ammirabile. Sull’altare maggiore una grandiosa
cornice artigianale del XVII secolo, un trono ligneo in oro, che racchiude una
tavola di Santa Maria di Costantinopoli di Giovanni Battista De Aucilia (1586).
Su un altare minore una tela rappresentante Sant’Anna, San Gioacchino, la
Vergine ed il bambino, opera di Francesco Guarini (1645).
Chiesa di S. Maria
della Consolazione. Sorge in località galdo al confine con Montoro nella zona
industriale. Fu costruita nel XVIII secolo su una preesistente cappella
dedicata a S. Biagio a sostegno dei bisogni dei mercanti che si fermavano nella
vicina taverna e fondaco. Il culto, già diffuso nella conca, è al centro di una
leggenda secondo la quale l’asino dei mercanti che portava l’effigie della
Vergine, raffigurata su di una pietra, si fermò all’altezza della cappella di
S. Biagio e non volle più andare avanti fino a che la pietra non fu posta nella
cappella. L’edificio ha un’alta facciata a timpano triangolare semplice
nell’aspetto ed arricchita da quattro paraste scanalate in stucco poggianti su
di un basamento in pietra ed unico portale inserito in una cornice in marmo
sormontato da un ovale con effigie della Madonna, con portone d’ingresso in
legno suddiviso in riquadri incisi a bassorilievo. L’interno, ad unica navata a
pianta rettangolare, con due cappelle laterali, ha un fornice a tutto sesto e
una balaustra in marmo che separano la navata dal presbiterio, dove l’altare
maggiore sopraelevato è in marmi intarsiati di pregevole fattura.
Zona industriale. La zona accoglie i moderni stabilimenti per la concia delle
pelli in seguito alla loro dislocazione incominciata negli anni sessanta. È l’espressione
odierna di un’attività autoctona locale perché legata alla pastorizia che
caratterizzò la zona fin dal periodo sannita. La concia delle pelli nei tempi antichi era una pseudo concia legata all’attività
pastorale il cui impianto in loco in modo specialistico è da legare alla Pieve di S. Maria e di S. Angelo,
infatti le sue terre, disposte lungo il fiume, dipendevano dall’arcivescovo
salernitano che controllava in Salerno (nella Giudaica) e nelle sue terre la
concia delle pelli e la lavorazione della lana. Queste due produzioni
formarono, nel periodo di splendore del grande centro mercantile di Salerno,
lungo i due corsi d’acqua dell’area picentina (l’odierna Solofrana e Irno) un
polo di prima lavorazione dei prodotti della pastorizia. Nei periodi successivi
quest’area fu al servizio del mercato di
Napoli e non riuscì a decollare in modo moderno come tutta la produzione
industriale meridionale.
Chiesa di S. Agata. L’esistenza del culto alla santa catanese è presente fin
dal periodo delle persecuzioni, legato al cristianesimo diffusosi da Abellinum (Atripalda) della cui colonia
l’insediamento romano della zona faceva parte, portato dai cristiani, che
dietro S. Modestino e S. Ippolisto, provenivano dall’Oriente percorrendo la
strada del Bruzio. Il nome della santa divenne un toponimo esteso ad un ampio
territorio, parte pianeggiante e parte comprendente le falde del monte
Pergola-S. Marco, ed anche alla strada sannito-romana del passo di Castelluccia
(«via antica qui badit ad Sancte Agathe»).
L’edificio, che nel XVII secolo assunse l’attuale forma, si arricchì con
tele di Francesco Guarini e del cassettonato con indoratura, è situato in bella
posizione nella piazza principale. L’interno ad unica navata suddivisa in
parti, ha le pareti laterali con due altari per lato con sovrastanti tele e due
nicchie. La zona dell’altare principale, in marmo policromo, con copertura a
solaio e travi in legno a vista ed con una pregevole balaustra in marmo, è
illuminata da un finestrone barocco. Il soffitto è decorato con un cassettonato
contenente dipinti su tela illustranti episodi della vita di S.Agata e della
forza della fede, in parte di Francesco Guarini in parte della sua bottega. Tra
le opere sono da ricordare il «Martirio della Santa» ed il «Taglio delle
Mammelle» del Guarini (di estremo interesse nella pittura del ’600 napoletano),
un antico dipinto su tavola della prima metà del XVI secolo, una statua
ligneo-policromata del XVIII secolo di ambito colombiano, una icona del Santo
vescovo (secondo quarto del XVI secolo) che viene strozzato da un essere
demoniaco mentre officia e col principe Caracciolo, signore del Casale, nella
veste di difensore della Fede (seconda metà del XVI secolo), due tele
raffiguranti la Madonna con San Giovanni Battista (1625) e l’allegoria della
fede di Matteo Vigilante (1770), una con Sant’Antonio che converte un
miscredente. La ricchezza della chiesa si deve a Ferdinando Orsini II,
protettore di Francesco Guarino, che volle nella modesta chiesetta, una
soluzione artistica simile ai soffitti della Collegiata di San Michele. Molto
antico il campanile con copertura a cupola insolita nelle chiese di Solofra,
della fine del XV secolo.
Annessa alla
chiesa è una piccola cappella ad unica navata, volta a botte rastremata,
illuminata da due finestroni barocchi ed arricchita da paraste con capitelli in
stucco, sul cui altare in marmo policromo, una nicchia incorniciata conservata
una statua di Sant’Agata.
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