LUIGI LANDOLFI

 

 

IL TACCUINO PER MIA FIGLIA MARIA

 

 

terza edizione

meglio emendata e più accresciuta

con indice

 

 

1887

 

Queste Massime, come il titolo accenna, erano destinate a confidenza di famiglia: ora le pubblico, perché, parendomi utili, ho voluto che ne partecipasse anche altri. Ove mi fossi ingannato, sarà un proposito fallito, ma sempre un buon proposito (Napoli, il dì 5 d’Aprile 1880).

Poi che mi è dato fare una terza edizione, posso credere non vano il proposito mio: com’è bello il non sentirsi inutile ! (Napoli, 11 Settembre 1887). Luigi Landolfi

 

  1. Se la legge del dovere si convertirà in abito della vita, nessun sacrifizio ti parrà mai troppo.
  2. Tu non cercar, tu non nudrir l’affetto Se da virtù non move e a lei non torna.
  3. Fuggi ogni speme Se al Cielo e al Mondo non puoi dire: è mia.
  4. Non nudrire desiderio che non sia nobilitato dalla ragione.
  5. Bella è la virtù che nasce nell’intelletto e si educa nel cuore.
  6. Quando la scena un fremito soave Per le vene ti desta, e un caro oblio T’invade l’alma, e il cor più è acceso, bada.
  7. Sii come fiamma che, nascendo, al Cielo, Al Ciel, vivendo, al Ciel, morendo, aspira.
  8. Qual cosa sì bella come la dottrina? Qual cosa più fastidiosa che il troppo usarne?
  9. Non basta non aver macchia nell’anima; ei bisogna affermarlo negli atti, ne’ sembianti, nelle parole; nella voce stessa.
  10. Chi ha nobile l’anima, chi ha incontaminato il cuore, guarda, sereno giudice, nella pupilla altrui.
  11. Come chi sta in mezzo a certi vapori, è impossibile che non ne saturi le vestimenta, i capelli e fino i pori del corpo, così è delle amicizie nel carattere della vita.
  12. L’amore è come il fuoco; capace d’ogni bene, capace di ogni male: tutto sta nell’indirizzo e ne’ freni.
  13. Abborri da ogni gioia che nasca o s’alimenti del dolore altrui.
  14. Guai se invidii: guai se non ti sforzi di emulare: l’una via mena al fango, l’altra alla eccellenza dell’essere.
  15. Chi crede non poter aspirare a meglio, è già caduto.
  16. La bontà della vita si alimenta nel perpetuo studio di esser migliore.
  17. Chi è che non erra? Ma solo i vili o i perversi non studia di emendarsi.
  18. Il vizio e la virtù richieggono la stessa quantità di forza e di resistenza; e, forse, più il vizio che la virtù.
  19. Facile è ogni principio, difficile ogni fine: pensaci.
  20. Sdegnosa respingi i pregiudizii: ma non li disprezzare in altri che n’è vittima.
  21. Attenta sempre Sul tuo cuore veglia, e sempre indaga Se tua madre al tuo palpito sorride.
  22. Chi beneficando dignitosamente, è geloso della dignità del beneficato, veramente benefica da Cristiano.
  23. Volere è potere: ecco un passaporto che può incoraggiare a vivere; ma, ahi! non è la vita.
  24. Ricorda questo: Leggi per avere e non per dare. Dico, leggi per acquistare non per perdere.
  25. Dividi i libri in tre classi: l’una, ed è la massima, guarda e lascia: l’altra, percorrila e basta: l’ultima (son pochi) fanne il tuo pane quotidiano.
  26. D’ogni pensiero, d’ogni impressione, d’ogni cosa che ti par bella e grande, piglia un appunto contegno: chi sa tradurre altri in sé, sa, poi, tradurre sé in altri.
  27. Nulla temer mai tanto, Quanto sommetter l’essere al parere.
  28. Reputa giorno degno di ricordanza, quello in che hai saputo con dignità sostenere il tuo dolore, o con generosità risparmiare l’altrui.
  29. Per te cerca conforto non altrove che in te stessa.
  30. A che ti plaudirebbe il Mondo, se la tua coscienza ti mordesse?
  31. Tutta la vita è riposta nel saper bene usare di ogni parte del tempo.
  32. Se vuoi compatire alle sciagure altrui, consola chi soffre, ma non costituirne uno spettacolo.
  33. Nulla inacerbisce il dolore quanto l’udirsi a dire che se ne ha la colpa.
  34. Come la luce suscita il colore, e tu desta il desiderio di virtù più pellegrina.
  35. S. Bernardo ha detto, e il Petrarca ha ripetuto, che L’amante nell’amato si trasforma: or vedi quanto importa collocare altamente il proprio affetto.
  36. L’intuito è quasi una rivelazione divina.
  37. Chi facile mette a rischio, poco cura.
  38. Tieni a mente questo: Raro chi è pregato, non s’erge in alto a spese di chi prega: ed è più raro c che chi una volta ti ha guardato dall’alto, consenta poi di tornare al posto dov’era.
  39. Di te medesma, sempre Tu serba, accorta, inviolato impero.
  40. Infaticata aspira A collocare il cor tanto sublime Che fiati orgoglio il rivelarlo altrui.
  41. V’è una cosa quanto bella, tanto difficile: io dico l’esser sempre eguale. Vuoi riuscirci? Guarda te, e non altrui.
  42. Felice chi può sempre muoversi non secondo altri lo domina, ma secondo egli vuole.
  43. Bello è sapersi sdegnare a tempo: ma più bello è il saper mostrarsi impassibile.
  44. Sii ambiziosa che chi ricorda di te, si avvegga di aver perciò guadato in alto.
  45. Non basta amare il Vero; è mestieri convertirsi in esso. Pensando, parlando, scrivendo, movi da esso, in esso ti riposa.
  46. Ambisci non di ottenere, ma di meritare la lode; meritarla è virtù tua; non ottenerla è ingiustizia degli altri.
  47. Abborri sempre il facil plauso ed il volgar sorriso.
  48. Imputa la colpa alla Fortuna chiunque manca d’intelletto o di forza per accusarsi.
  49. Ti dolga dei difetti altrui; ma veglia inesorabile per emendare i tuoi.
  50. Se vuoi che duri una festa, contemplala poco.
  51. Più lingue parlerai, più esistenze avrai acquistate al tuo intelletto. Lo disse un Imperatore.
  52. Abbi questa economia: rassomigliati a un libro di molte pagine, in cui più si procede, più l’anima rinviene e compie se stessa. Guai a chi nel cominciare abbaglia, e, poi, col ripetersi, mostra che s’agita nel vuoto.
  53. V’ha dolori che purificano, v’ha dolori che contaminano: badaci.
  54. I dolori sopra i quali si può piangere pubblicamente, non sono i più grandi.
  55. La Bibbia è cielo e Terra, intelletto e cuore; massime il Nuovo Testamento. Il Nuovo Testamento leggilo nella versione del Sacerdote D. Carlo Curci: quivi le Prefazioni e le Note esegetiche sono un avvenimento cattolico.
  56. Abbiamo due intere figure di angeli, dipinti, da quel caro Artista che è Gaetano d’Agostino: le teste e il petto e le braccia e le mani, sono perfettamente compiute: a misura che lo sguardo segue in giù quelle delicate forme, ei s’avvede che insensibilmente si dileguano in lor capo d’oro; e, invece, appariscono tenui fiorellini che sorgono innocenti in loro stelo. E, aperto il trittico, vedi l’Addolorata che, immedesimata nella Croce, posa il volto pallidissimo dove il divino suo Figlio aveva reclinato il capo, e renduta la grand’anima al Padre. Se intendi l’alto significato di quest’arte, e tu hai buona coscienza con te.
  57. Se alcuno loda qualche opera tua, non gli dar sulla voce, pur desiderando esser lodata. Ma se la lode spetta ad altri, affrettati a dirlo schietta e nobilmente.
  58. Le virtù più difficili ad essere continue, sono quelle in famiglia: ma quegli che fuori si mostra migliore che in famiglia, fa l’istrione e non se ne avvede.
  59. Rifletti che colui che prega in chiesa è il Sagrestano.
  60. V’ha chi, fin dal primo incontro, ti è festa all’anima, vita alla parola, desiderio d’amicizia. E v’ha chi ti è tenebra, silenzio, disagio. I perché vengono dopo.
  61. Le lacrime sono come certe parole: usate o troppo o fuor di tempo, perdono di significato.
  62. Nessuna colpa è soltanto di chi la commette.
  63. Non sforzare a veder lontano, chi ha la vista corta.
  64. Gli uomini, assai spesso, sono quali noi ce li facciamo.
  65. Il desiderio dell’impossibile si agita solo ne’ folli: il desiderio del difficile è lo spasimo d’ogni anima degna .
  66. Il Sonno, se eccede il bisogno a sostentarne la vita, è veramente fratello alla Morte.
  67. Nostra natura è in poche cose non superabile dalla nostra volontà.
  68. Con-vito vale un temporaneo vivere insieme: eppure in nessuna parte si rischia la morte della dignità propria, quanto nella ebbrezza di un Convito.
  69. Molte cose sono abbandonate alla disputazione delle genti. Ma ve ne ha di quelle che, pur dovendo di necessità esistere, men le discuti, più le rispetti.
  70. Se decomponi, cercando etimologie, la voce dis-cutere (altri dice dis e quatio, cioè di-scuoto) tu vi scorgerai dis e cote: sai che cote vale la pietra dell’arrotino; puoi dunque vedere che la discussione aguzza l’ingegno: bada però che talora, Rivolge sé contro il taglio la ruota. Tutto sta con chi e di che si discute.
  71. Ama molto e dillo poco: sei donna.
  72. Il Paradiso e l’Inferno, per crederli, non accade andar tant’oltre: basta scender severamente nella propria coscienza.
  73. Allegro si decompone in a privativa ed egro, dolente: e vale, senza dolore. Dunque l’allegrezza è la sospensione del dolore: dunque il dolore è la storia della vita; n’è un episodio l’allegrezza.
  74. In noi stessi è riposto quasi assopito il Vero, il Buono, il Bello: tutto sta il trovare come destarlo. Chi ben ama è ottimo a codesto ufficio, veramente illustre.
  75. Al sùbito aspetto di alcuna grande bellezza, l’animo prova una specie di spavento: era un desiderio, arcano a noi stessi, che, inopinatamente appagato, ci sbalordisce.
  76. Vero è quel Seneca: Niun male è senza qualche simiglianza di bene.
  77. Quasi a tutti è dato procurarsi un piacere: a pochi è dato calcolarne gli effetti: le conseguenze a nessuno.
  78. Vuoi il segreto per essere amata? Ama degnamente.
  79. Come la Vipera ha il veleno, e di necessità morde ed attossica, così certe lingue. Solo rimedio, evitarle.
  80. L’amore ai figli, come ogni amore vero, non si governa dal ricambio, sì dal sacrifizio.
  81. L’amicizia solo quando è fondata sulla stima, è fruttifera di bene.
  82. Pochi sono a te pericolosi quanto tu stessa.
  83. Le lacrime sono troppo santa cosa: non voglionsi mettere facilmente in pubblico dunque.
  84. Chi meno accusa, più perdona: chi più perdona, più ama.
  85. Il cuore si rivela meglio col silenzio che con la parola. (Quando si trova chi lo comprende).
  86. Le cose umane sono un poligono: se un lato ti disgusta e tu cercane un altro.
  87. Ogni cosa è buona purché opportuna.
  88. Nulla avrai fatto Se te, se gli altri migliorar non sai.
  89. Quando altri non cura delle lacrime d’un infelice, se in te nasce maggiore il desiderio di asciugarle, di’ che è di buona tempra il tuo spirito.
  90. Temi l’altrui, ma più il tuo affetto temi.
  91. Il volgo è pecora matta: qual vanto se ti segue?
  92. Gran difesa è sapersi sdegnare a tempo.
  93. Non pretendere a nome di donna istruita; ma pretendi, ferocemente, alla riverenza della tua dignità.
  94. È meno omicida chi di colpo toglie agli altri la vita, che chi, con perenni amarezze, spietatamente avvelena le ore dell’altrui giornata. Quest’arte di uccidere con lo spillo, non è punita dalle Leggi, ma è la più crudele e la più infallibile. Oh, figlia mia, ti scampi il cielo da questi ucciditori quotidiani!
  95. Non pretendere di essere mai né più realista del Re, né più papista del Papa. Sii, però sempre tu.
  96. Con le tue parole non dire mai più di quello che dice il tuo pensiero. Ottimo è dirne meno.
  97. Gli anni sono un’accidentalità della vita: l’uso che ne è fatto, ne costituisce la sostanza.
  98. Meno sarai curiosa di certi perché, più tranquilla condurrai la vita.
  99. Santa è la memoria di chi ci amò, e poi è passato: ma per essere grati, fa mestieri assorgere più alto nelle virtù che furono desiderio del caro estinto.
  100. Niun tesoro è ricco quanto la Fede: meno lo scruti, più sorge fecondo.
  101. Non occorrerebbe la Fede se non vi fosse il Mistero. Il nascere, il vivere, il morire, è misterioso: ribellarsi contro il Mistero è dunque sconoscere la nascita, la vita, la morte.
  102. In ogni cosa va per gradi: la natura non patisce salti.
  103. Primo debito di chi ama un altro, è di cooperarsi, pur col proprio sacrificio, a farlo migliore.
  104. Dove non è travaglio, non è valore.
  105. Il plauso stesso della coscienza, è forse senza pericoli?
  106. Se vuoi far bene altrui per la gioia della gratitudine, e tu non far mai bene ad alcuno.
  107. Nessuno è brutto, nessuno è bello, se non nell’anima.
  108. Nulla discordanza tanto offensiva quanto in bel corpo un’anima volgare.
  109. Sta guardinga con chi ha molta opinione di te: rischi sempre di perdere, mentre è difficile di più guadagnare: si acquista più facilmente che non si conserva.
  110. Quando, leggendo, ti avvieni in una pagina che s’impossessa di te, chiudi il libro, e, con l’aiuto di quella, conversa con te.
  111. Noi crediamo piangere chi muore, e piangiamo noi stessi che restiamo privi della cara compagnia.
  112. Quanti giovarono più morendo che se avessero continuato a vivere! Oramai son vecchio, e m’assale questa paura.
  113. Nelle conversazioni assumerai l’ufficio della cote al coltello: abilita gli altri a parlare; mostrati il meno che puoi: ma quando è tempo, assorgi e non ti far guadagnare il passo.
  114. Il dir motti per sistema, è camminare sull’orlo di un precipizio.
  115. Bello è perdonare, come magnanimo è obliare le offese, quando però non v’è rischio di incoraggiare la recidiva.
  116. V’ha di molti che insegnano di computisteria: non ho udito chi insegnasse a tener un conto esatto delle proprie azioni.
  117. L’amore della Patria consiste non già nell’imporselo o diventarne un pensionato, ma nel contribuire col proprio sacrificio a farla nobile, forte e rispettata.
  118. Non dire: il fatto è fatto; pensiamo ad altro. Il passato debb’essere la scuola dell’avvenire.
  119. Molte cose si fanno e perciò appunto non si dicono: molte cose si dicono e perciò appunto non si fanno.
  120. Rifuggi dal vezzo plebeo di scoprire l’altrui lato vulnerabile per costituirne malignamente un bersaglio. Studia piuttosto il lato laudabile e fagliene generosamente un credito.
  121. Raro è che coloro che restano a continuare una conversazione, non si occupino allegramente dei difetti di chi n’è partito. Non v’è maggiore bassezza: tu, con dignità, fa il contrario.
  122. Ne’ grandi dolori nei grandi piaceri, com’è difficile, così è bello sapersi contenere.
  123. Le amicizie più sono durevoli quanto meno si esagerano.
  124. Non credere esser tu necessaria al alcuno. Noi siamo come la nave nel mare: passata appena, lascia lieve una traccia che, anch’essa, poi, quasi insensibilmente si dilegua.
  125. Pel sapiente nulla è inutile.
  126. Chi, tra la gente degna, sa più onestamente piacere, sa più largamente comandare.
  127. In ogni vecchio riconosci i dolori d’un pellegrinaggio riuscito a un disinganno; e rispettalo.
  128. Di religione lascia dignitosamente ad ognuno la libertà del proprio sentire: ma se devi parlare della tua, affermati con serenità, senza implorare che altri ti consenta.
  129. Del Prete fa come del fuoco: non molto lontano, non molto vicino: il suo è un troppo alto e terribile ministero: la familiarità demolisce il prestigio.
  130. Traduci, quasi libro, te stessa, con ogni studio; e non ti stancar mai onde riuscir sempre a una novella edizione più nitida e corretta.
  131. Gran tentazione è il leggere ad altrui il proprio scritto: gran rischio è mandarlo al Pubblico: ma se cedi alla tentazione, affronta il rischio solo quando sei persuasa dell’utilità ad altri, del buon nome a te.
  132. Tanto sarai più gradita, quanto più saprai ricordare degli altri, e dimenticare di te.
  133. Niun testimone per te sia tanto severo che superi te stessa.
  134. La Morte come la Vecchiezza, è la più invocata e la più fuggita al tempo stesso.
  135. Nulla sì pericoloso alla dignità quanto la bontà del carattere. Il volgo facile confonde la bontà con la fiacchezza. Tu, sempre eretta, subito dimostra esservi nella bontà una rigidezza che nessuna forza riesce a piegare.
  136. Guardati dai troppi entusiasmi: solo la ragione non lascia pentimenti.
  137. Non il parlare, il tacere è difficile.
  138. Chiunque ha dato onore al suo paese, sia cosa sacra per te.
  139. Tutti amano: ma l’amore ne’ confini, è della gente egregia.
  140. Dove meno domina il danaro, ivi è più incontaminato l’affetto.
  141. Poco ma solenne in Chiesa.
  142. Con i Letterati, guardinga: è gente ombrosa. Odi molto e parla poco.
  143. Nelle amicizie lodevoli, studia di consistere: dalle dubbie affrettati a liberartene.
  144. Con chi è minore di te, sii, anche ne’ modi, generosa: circospetta con i maggiori.
  145. V’è un’atmosfera che tutto abbassa: v’è un’atmosfera che tutto nobilita. Ricorda che le febbri palustri, se una volta entrano nel sangue, lo avvelenano per tutta la vita.
  146. Comporre il volto a serenità, è convenienza: ma comporvi l’animo, è virtù.
  147. Più ambisce di uscir fuori chi più si noia di star dentro. La prima patria è dentro di noi, diceva quel santo uomo che fu il P. Ludovico da Casoria.
  148. Nel misero considera la sventura che lo preme, non la causa: vuoi compatire, o vuoi giudicare?
  149. Ne’ dolori (oh ne avrai pur tropo !) tu sta gelosa custode della dignità del carattere: se facile ti arrendi, troppo volgare virtù è la tua.
  150. Virtù è sinonimo di forza; anzi significa forza virile.
  151. Ricorda questo: l’amore non patisce inerzia: o scema o avanza: se scema, si dilegua; se avanza, è incontenibile; ambisce sempre salire di un altro grado: felici coloro che, pur progredendo, non cadono!
  152. Alcuni nascono buoni, alcuni ci si fanno: meglio questi che quelli.
  153. Altro è tacere, altro dissimulare; altro il fingere, altro mentire. Pure, tutto è una scala sul medesimo tono: l’un estremo partorisce lode, l’altro biasimo: ma non è regola generale.
  154. Con la gente boriosa, sta come con chi ti minaccia d’una bassa offesa.
  155. V’è in certe persone un’autorità di contegno che, per innata virtù, atterra ogni arrischiata baldanza. Quella è sicurezza!
  156. Afferma l’amore al tuo Paese, onorandolo con la tua virtù, emendandolo con il tuo esempio, ricordando a tutti le sue vere glorie.
  157. Cessato il bisogno, cessa l’assiduità: non te ne addare: chi è cercato perché può essere utile, quando non può esserlo più, è giusto che non sia più cercato. Rassegnati.
  158. In fatto di carezze, tieniti più all’avaro che col liberale.
  159. Usa modi secondo le persone. La legge stessa è uguale per tutti, nella sostanza non nelle forme.
  160. Sta accorta ai primi incontri: le prime impressioni facili si producono, difficili si emendano.
  161. Quando un cuore, veramente in un altro, Come figura in cera, si suggella, è pur necessità persuadersi che Niun riparo vi può far la gente
  162. Chi mira a piacere altrui per contentare se stesso, è della volgare schiera: chi mira a piacere altrui per migliorarlo col segreto sacrifici di sé, è un’anima degna.
  163. Guarda prima alla morale e alla dignità, poi all’utile, e finalmente al piacere.
  164. Il sapere soffrire sta principalmente in non farne accorgere chi ci ama.
  165. Lo spirito è come il corpo: si ammala per mancanza di esercizio.
  166. Se non sai esser padrona di te stessa, sarai schiava degli altri.
  167. L’onestà non patisce parentesi.
  168. Le confessioni in pubblico sono come i vestiti di cui si vuol far pompa. Raro è chi si confessi in tutto a se stesso: or pensa ad altri!
  169. Fra noi, ab antico, è comune, anche tra i non volgari, un pregiudizio volgarissimo. Si crede che dagli occhi di certe persone emani quasi un veleno morale, che s’infiltra inevitabilmente in chi vi s’incontra. Gli sciagurati cui si attribuisce tal malefica influenza, son peggio che i lebbrosi. Chi avverte che i pregiudizii producono da cause immaginarie, effetti veri: che occasione bastevole alle sciagure de’ Mortali, è l’essere Mortali che l’ignoranza o l’istinto d’una scusa, ci hanno suggerito i giorni nefasti, la Fortuna, l’olio versato e ‘l sale sparso, e simili miserie chi avverte codesto, io dico, subito si avvede che noi, anche in ciò, siamo causa a noi stessi. Tu rifuggi da cotanta ingiustizia, e, come più puoi, fa d’impedirla in altri. Se in ogni nostra disgrazia avessimo a cercare un jettatore (è pur forza dirla plebea parola), di jettatori dovrebbe esser piena la Terra: e spesso una persona prudente si convertirebbe nell’odiato, innocente ed inconsapevole nemico. Sai che io parlo per dire il vero grazie a Dio, non siamo sospetti noi: tutt’altro.
  170. Ogni età ed ogni persona ha la propria vanità: non ve ne è pur una che non possa essere perdonata, tranne quella che fosse fuori di stagione.
  171. Se ti pare di aver fatta qualche cosa degna di lode, ti basti il plauso della tua coscienza. Spesso i giudizi altrrui lodano il mediocre, e non badano neanco a quello che è degno.
  172. Nell’andare a letto fa di poterti addormentare nella ricordanza di una buona azione, nella contemplazione d’un pensiero benefico, nel proposito di diventar migliore.
  173. Nulla accredita tanto la virtù quanto le conseguenze del vizio.
  174. L’umana probitate rade volte risurge per li rami; e dice bene il Poeta: e tu aggiungi che l’essere alligati i denti de’ figli non sempre significa che i povero padre è lui che abbia mangiato le uve acerbe.
  175. È difficile il contenersi sereno ne’ dispiaceri concatenati; eppure allora principalmente a te conviene vincere la prova.
  176. Gli’importuni per bisogno di soccorso, seguono il consiglio del Vangelo: usa dunque con essi la carità che consiglia il Vangelo.
  177. I vapori condensano in alto. Compatisci dunque chi sta in alto.
  178. Giudica te con severità, gli altri con indulgenza.
  179. È inumano far riverberare la luce in chi ha gli occhi infermi. M’hai capito?
  180. Con chi ti ha fatto torto, sii perdonevole: ma per essere perdonevole senza umiliare il peccatore, bisogna aiutare lui stesso a riparare il torto, ementandosi: codesto è difficile
  181. Non credere di aver mai retribuita abbastanza la fatica d’un Insegnante; uccidono sé per far vivere gli altri: veramente potrieno togliere a stemma un Pellicano.
  182. Il corpo ne impone alla prima, più dell’anima.
  183. Certi fantasmi si conglutinano a noi il tempo può più della ragione.
  184. I figli sono quali vengono non quali li vogliamo. Pur a farli venir buoni, dipende molto da noi.
  185. Conduciti con la persona che ami, come con un bene che ti si può rapire da un’ora ad un’altra. E credi che nulla tanto impedisce il perdere, quanto la paura di perdere.
  186. È vero quel del Poeta: Chi può dir com’egli arde, è in picciol foco.
  187. Con le persone che chiamiamo di servizio, sii sempre generosa anche ne’ modi; le classi sociali non sono un merito né un demerito a nessuno.
  188. Se badi, vedi che un sarto e un calzolaio sono spesso arbitri della serietà d’una persona; ed un cuoco, dell’importanza di un grand’uomo.
  189. La nettezza, in ogni cosa, è necessaria, quanto la morale. E l’una e l’altra veramente è salda, se ci governa quando noi soltanto siamo testimoni di noi stessi.
  190. Componiti sempre serena e dignitosamente; anche nel disporti a dormire, riposa quasi un altro ti vedesse.
  191. Non dir che questa è valle di lacrime: se non ti par da ricordare quel di Seneca che la Natura ha data una sola via al nascere, infinite al morire, ricorda almeno che nessuno muore di buona voglia.
  192. Non credere che tanto è l’opera quanto è l’uomo che la produsse: anzi credi che raro l’uomo e l’opera si riscontrano fra loro. Niuno ha invocata più altamente, niuno ha tenuta più paurosamente di Leopardi, la morte.
  193. In molte cose tieni la regola per le Statue e per i Quadri da collocarsi in alto: non guardar troppo da vicino.
  194. L’Artista sta più nell’opera che nella vita: raro è che l’ammirazione nata dalla conoscenza dell’opera, sia confermata dalla conoscenza della vita.
  195. Se non si è monomaniaco, certe cose, e più se egregie, non si ponno fare.
  196. Le solennità esteriori, come la ricchezza nelle vestimenta, la grandiosità nelle abitazioni, la sostenutezza nella condotta, sono quasi l’unica moneta che conosce il mondo.
  197. Il merito più grande è il più modesto. Ma si badi: chi ha la luce, deve metterla in candeliere: a che l’avrebbe avuta?
  198. Non far altri vittima del malumore tuo: anzi reagisci sopra te stessa, e fa prova di giustizia e di dignità, quando principalmente l’animo è ribelle.
  199. Chi vanta saper molto, raro è che sappia bene anche il poco.
  200. Se non puoi destare in tutti un sentimento di bella virtù, procura di ispirare in qualcuno la riverenza almeno.
  201. Quando ascolti o quando parli, bada alle parole che si dicono, ma sta ancora più attenta a quello che di necessità indi si ha a dire, V’ha certe chine dove è inevitabile sdrucciolare.
  202. Felice chi può conoscere le cagioni delle cose. Questo disse il Poeta; e tu aggiungi: Più felice chi, conoscendole, può manifestarle altrui.
  203. La Libertà vuol essere trattata con circospezione: alle sue spalle ha il Dispotismo; ha innanzi a sé la Licenza: il muoverla di luogo è dunque pericoloso.
  204. Al nostro nome contribuisce una Cameriera quasi quanto una buona azione. Ti parrà arduo; ma se rifletti l’assentirai. Bada dunque a non obliarti mai.
  205. La più nobile delle proprie oneste felicità, è la coscienza di averle sapute degnamente creare in altrui.
  206. V’ha certi uomini come la cera calda: qualunque impressione, se ne suggellano: a lungo andare, non avanza di proprio che la felicità di diventare ciò che altri li vuole: buoni servitori.
  207. La parola è un mezzo succedaneo di espressione: più lo spirito si riscontra con chi l’intende, meno è il bisogno della comune parola.
  208. I timori e le speranze sono i motori volgari della vita.
  209. La diffinizione più difficile è quella dell’incostanza.
  210. Quando uno è morto tutti si affollano a glorificarne le virtù, e mostrare il tesoro perduto: non saria meglio dirglielo quando è vivo?
  211. Chi benefica vivo, lo fa del suo: chi dopo morto, dell’altrui.
  212. Si ama più dal miope che dal presbite. M’intendi ?
  213. Amare solo le qualità del corpo, è prepararsi a un tradimento.
  214. Non hai tu gli occhi tuoi? E perché cerchi vedere con quelli degli altri? E se fosse di coloro che veggono, alla lor volta, con occhi a prestito, che guadagno è il tuo?
  215. V’ha gente pugnace tanto, che, pur di contendere, ad altro non aspira. Evitala: è pericolosa.
  216. Malédico con uno, malédico con tutti.
  217. Il dir bene d’altrui senza il ma demolitore, è documento arduo di generosità.
  218. Il tempo fa e disfà tutto.
  219. Di nulla la persuasione è tanto difficile, quanto dell’essere vecchio in tutto.
  220. L’opportunità è l’arbitra del Mondo: più dell’ardire, più della sapienza stessa.
  221. Il disprezzo della vita piglia qualità dalla cagione onde move.
  222. Chi può dire: Conosco me stesso? Quante occasioni ci hanno rivelato maggiori, ci hanno rivelato minori di quello che credevamo? Ottimo è stare in guardia, e nella diffidenza prepararsi la forza.
  223. Chi più sa, più dubita.
  224. Diciamo: generoso come un leone, fedele come un cane: e diciamo che noi prevaliamo a tutti gli animali.
  225. Chi ama solo perché lo vuole, è amatore con le seste e col compasso: Taddeo e Veneranda!
  226. La civiltà è come la vita: quando comincia la corruzione è prossima la morte.
  227. L’essere è meglio del parere: ma il parere senza l’essere è menzogna, l’essere senza il parere è dissimulazione. Io dico nel bene e nel male.
  228. Vuoi sapere se una tua virtù è proprio vera ? Guarda se l’eserciti quando è impossibile che altri la scorga.
  229. I malati (fisici o morali) si curano prima con la pietà, poi con le medicine.
  230. Vuoi tu esser esente dal dolore? Lo puoi se ti esenti dalla vita. Coordinare il dolore a bene, è la sola cosa possibile.
  231. Ogni età reca e toglie: sii buona economa dunque.
  232. È cosa vigliacca plaudire presente chi si biasima assente.
  233. Qualcuno ha l’uso di assentire anche prima che altri abbia parlato. Vedesti mai gente più sazievole?
  234. Contradire per sistema è brutto; plaudire per sistema è basso.
  235. Nel bene sii perseverante; ma anche nel bene, bada la modo.
  236. Con l’importuno, taglia corto.
  237. Saper dire anche le verità amare con parole gradevoli, è pregio grande.
  238. La ricchezza può essere fonte di felicità come di sventure: in tutto è l’uso; e l’uso consiste nel modo.
  239. Arrossir dell’ignoranza importa aspirare al sapere: inorgoglir del sapere importa ingraziar l’ignoranza.
  240. Chi spiega il mistero della vita ? Pure il più probabile è che sia una preparazione.
  241. In certe contingenze, anche agli animi egregi è difficile non abusare.
  242. L’avarizia nella lode ne fa la ricchezza.
  243. Quando concedi, mostri che, al bisogno, sapresti anche negare.
  244. La consuetudine ottunde tutto.
  245. A spese altrui si è sempre generoso: il carattere si prova quando ne va la propria pelle: ricorda Giobbe.
  246. Il giovane che non può dare, può promettere: ma il vecchio se non ha come dare, non ha che promettere.
  247. Non delle tue gioie, e meno de’ tuoi dolori, sii facile narratrice: molto il pericolo, poco il guadagno.
  248. Niuno ha il diritto di dire: Non voglio perdonare; perché niuno può aver la coscienza di dire: Non ho nulla da farmi perdonare.
  249. Si ottenga il bene, e venga dal diavolo.
  250. La virtù vive di fatti non di parole: tienilo bene a mente.
  251. Meno confidenze ricevi, meno debiti avrai.
  252. Non credere che mentisce chi mostra oggi un affetto di cui domani non troveresti più l’orma. Molti sono come lo specchio: si scosta la figura, e resta il vuoto.
  253. Non essere facile né a chiedere, né a dar consigli: ma se accade, sii gelosa di non farli riuscire vani.
  254. Nulla tanto avvicina quanto l’indovinare, delicatamente, un dolore nascosto.
  255. Chi si spaventa innanzi alla necessità del sacrificio, vada fra gli schiocchi.
  256. Spesso il fare e il dire sono in ragione inversa fra loro: non ti credere facilmente dunque alle troppe parole altrui.
  257. Corregge più efficacemente chi men palesemente corregge.
  258. Certo l’educazione può molto: ma v’ha del ferro che non si brunisce mai.
  259. Il vecchio è travagliato dall’intimo senso della sua demolizione: oh! come sarai generosa se, accortamente, assicurerai l’infelice che più nel corpo si perde, più nell’anima si acquista.
  260. La bruttezza è pericolosa: rado si è più inconsapevolmente ingiusti.
  261. Chi più sa, più perdona.
  262. Un’illusione felice, se è innocente, a che distruggerla?
  263. Può la luce restare nascosta? Così la virtù.
  264. Dove non intendi, ivi assidua ti fermi fino a che ti sei stenebrata: solo i fiacchi s’innamorano del facile, e fuggono gl’intoppi.
  265. Stai nel Mondo? Dunque fanne onestamente parte. Di vite sepolte, grazie a Dio, è passato il tempo.
  266. Pensa spesso che chi ha l’occhio itterico, vede tutto giallo.
  267. Più leggi, più impari; più scrivi, più sai.
  268. Il piacere di una festa risiede più nell’apparecchiarvisi che nel goderla
  269. In certi diletti, la riflessione rassomiglia a un ghiaccio che s’immerge nell’acqua prossima a bollire.
  270. C’è una fatuità piena di leggiadria. Infelice chi l’imita: la fatuità è contagiosa; la leggiadria è privilegio che non si trasmette.
  271. De’ piaceri come de’ danari;  più ne ha chi più ne economizza.
  272. Ogni giorno ha la sua vita propria: chi dà all’oggi quello che spetta all’ieri o è il dritto del domani, si disquilibria.
  273. La donna ama perché ne ha bisogno; l’uomo perché ne ha piacere.
  274. Stolta sei se credi che il desiderio e l’adempimento di esso hanno riscontro.
  275. La solitudine è la più fedele consigliera del cuore.
  276. Occupati del vero poverello: una lacrima asciugata è una consolazione assicurata.
  277. Solo nel pericolo di perdere, si rivela l’amore per quello che si possiede.
  278. Che ti giova la dottrina se non serve a far migliore te prima, gli altri poi, sull’esempio tuo?
  279. La conversazione è difficile nel principio e nella fine.
  280. Noi cerchiamo le persone amate men per la parola, che per la presenza.
  281. Vi sono certe sante ostinazioni: e tu chiamale perseveranze coraggiose: senza di esse a nulla si approda.
  282. Sii severa nell’impedire la colpa; usa onesta misericordia ai caduti: copri coll’accorta parola il rossore del pejntito.
  283. Non l’ira bestiale, ma lo sdegno, in suoi confini, può vendicare la ragione offesa.
  284. Con chi si adira, sta guardinga a misurar le tue parole: il contegno basta ad ogni risposta.
  285. Dove si celia, non far la severa.
  286. La prova più bella della superiorità, è di non rinfacciare la mediocrità altrui.
  287. Bada.  Se sei utile sarai cercata: se sei buona sarai amata: se istruita, sarai stimata. Se di te bene ho sperato hai saputo conseguire tutti e tre questi premi: felice te, o figlia mia!
  288. Le Preghiere religiose hanno sempre questo di certo: sollevano il cuore, generando una speranza.
  289. Solo nei dolori il progresso non ha termine mai.
  290. Hanno detto che la morte è un castigo: di’ meglio: è spesso un rimedio: qualche volta per chi resta; sempre per chi parte.
  291. L’essere distratta è cagione d’infiniti danni.
  292. L’anima del vecchio, alla vista del bello, torna a sentire la giovinezza sua; e gliene ne balena la festa un’altra volta: aiutalo; vi ha diritto.
  293. Il proprio Campanile è il primo, come nel tempo, così nell’affetto.
  294. Colui che ama altri in sé, non sé in altri, altamente ama.
  295. Abbi giusta coscienza di te: se altamente operi, a che non devi sentire altamente di te? 
  296. Non d’una parola, né da un’azione soltanto, si può giudicare dell’intelletto o della vita altrui: dubita, e aspetta.
  297. Noi ci riveliamo men dai lunghi discorsi e dalle meditate azioni, che da un lampo di movimento dell’anima che improvviso ci manifesta.
  298. La bellezza, se è vera, più contemplata più si rivela: la bontà, se è vera, più provata più è feconda.
  299. Donna che più perdona, meglio acquista.
  300. Chi ingiuria il colpevole, già comincia a rassomigliarglisi.
  301. La vessazione dà l’intelletto: ma tu evita di farne sperimento in pubblico.
  302. Divertirsi vuol dire voltarsi ad altra parte. Gl’infermi hanno bisogno di voltarsi spesso.
  303. Se la colpa è stata castigata dalla sua conseguenza, e tu non rincarare sullo sventurato.
  304. La penna più si usa, più porge.
  305. Tutti sopportano con forte animo le sventure degli altri: torno a ricordarti di Giobbe.
  306. Mai credere così nobile quello che fai, che quando, mentre ne giovi gli altri, pur non ti mostri tu.
  307. Chi vuole tutti a suo modo, vada a far l’Eremita.
  308. Sovente la parola piglia un sapore composto, dalla persona che la dice e dalla persona che l’ascolta.
  309. È stato detto giustamente: il danaro è pessimo padrone, ma ottimo servidore. Ben è avere un ottimo servidore.
  310. Il risparmio quotidiano fa il tesoro in fin dell’anno.
  311. Il giorno che uno vorrà tòrre a prestito sulla parola, è il giorno in cui si discuterà della parola sua.
  312. L’opinione si compone più de’ minimi che de’ massimi: badaci.
  313. Fuggire troppo, e troppo cercare la gente, è medesimamente danno: rimovi il troppo, e sarai nella giusta via.
  314. Rari sono che accusandosi d’un difetto, non vogliono riuscire a vantarsi d’una virtù
  315. Vuoi vincere una persona? Stùdiatene il carattere, e sii tollerante con i suoi difetti.
  316. L’Arte consiste nel trovare il Bello nel Vero.
  317. L’addio è mesto in ogni cosa.
  318. Nei dissidii coniugali, i migliori conciliatori sono i coniugi dissidenti, nella casa loro.
  319. Chi di nulla si entusiasma a nulla approda. Ma i facili entusiasmi e i facili pentimenti raro si dissociano.
  320. L’economia domestica ha per prima base la donna.
  321. I paragoni sono necessari: tutto è rapporto nel Mondo: i colori stessi.
  322. Sta scritto che il lavoro è un castigo: i lavori forzati certamente: ma, in generale, il lavoro è dignità, è salute, è vita.
  323. Una donna in Parlamento è, per ora, ridicolo: ma non per ciò in politica ella è dispensata dalla domestica parola in cose pur di sua cognizione: l’istruzione obbligatoria, la ferma militare, le tasse di famiglia, ecc. Spesso la verità più splende dove men le tende agguati il partito, la vanità popolare, il veleno della scienza.
  324. L’uomo in piazza, la donna in casa.
  325. La corruzione, prima nello sguardo, poi nella parola; poi, inevitabilmente nell’azione.
  326. In tutto e dovunque, il pudore.
  327. Provvedi con perpetuo studio alla casa tua: il bene cui non abbi contribuito tu, sia a te quasi un rimorso.
  328. Nelle cose dubbie, dubita: odi gli altri: piglia tempo: giudica finalmente col giudizio tuo.
  329. Lo stato incerto nell’anima è il mal di nervi nel corpo.
  330. Noi siamo come un libro accuratamente impresso: una macchia che lo deturpi richiama tutti gli sguardi, e non fa con serenità giudicare la nitidezza del resto.
  331. Sta in guardia con chi sa poco e pretende saper molto: è la gente più petulante.
  332. Fa la reazione ogni volta che vedi bersaglio della volgarità una virtù mal vestita.
  333. Dall’assiduità de’ poveri ti guarda: benefica; ma bada: non creare dritti di consuetudine.
  334. Nelle gioie fuori di te abbi molte compagne: ne’ dolori entro di te, pochissime o nessuna.
  335. Quando ti incontri in un di questi lodatori instancabili di loro e delle cose loro, fa il sacrifizio di udirli con serenità, ma non scendere a mostrartene ammiratrice: anzi.
  336. Oh se sapessi quali danni a confidarti in chi non è parte di te!
  337. Non dico: tratta con l’amica come se domani dovesse diventar tua nemica: io ho fede che tu non avrai mai nemica alcuna: ma ben ti dico che una amica è troppo gran tesoro per credere di averla facilmente trovata.
  338. Se vuoi punire chi ti ha fatto torto, non t’irritare con esso; ma, ai fatti, mostra che non lo meritavi.
  339. La verità, sebbene amara, quando è utile, s’ha a dire: e se sai trovare il modo, perderà tanto in amarezza, quanto acquisterà in efficacia.
  340. Ami davvero? E tu di’ quel che ti offende nella persona cara: ma diglielo come medico che vuol guarire, non come nemico che vuol rinfacciare.
  341. Lo studio de’ libri è nulla se non vale allo studio degli uomini.
  342. Niuna cosa bella lascia l’anima muta.
  343. Gli amori di elezione sono maggiori degli amori di necessità: com’è bello quando si cumulano insieme!
  344. La perseveranza nella virtù è la miglior prova della gagliardia del carattere.
  345. Belli gli altri paesi per vederli: pochi o nessuno migliore del tuo per dimorarvi.
  346. Si accettano certe colpe purché tornino di lusinga all’amor proprio: ma gli è scorretto
  347. La dignità si rivela dal capi ai piedi: nel corpo e nelle vestimenta: nel silenzio e nella parola: ma soprattutto nello sguardo.
  348. Ricorra alla soavità del silenzio, chi non può avere la consolazione d’una degna compagnia,
  349. Nel volto lampeggia l’anima: lampeggia quando l’agita un nobile pensiero o un vivo affetto impaziente.
  350. Si benefica più nel dolore che nel piacere. Crede al misero più facilmente chi soffre.
  351. Ogni età i suoi amori.
  352. Le lenti de’ nostri occhi si mutano secondo muta nostro stato.
  353. Brutta e vigliacca cosa è colpire alle spalle.
  354. L’errore degli uomini rispettabili va notato con rispetto.
  355. Con l’autore che ti chiede giudizio dell’opera sua, se merita lode, govérnati secondo Monsignore dice delle cerimonie; taglia piuttosto vantaggiato che scarso: e se merita biasimo, mordilo, pure come avverte Monsignore, più col dente della pecora che con quello del cane.
  356. Nessuno libro tutto cattivo: nessuna persona tutta biasimevole.
  357. Il dolore, l’assenza è la morte, fanno sacre le persone.
  358. La buona maniera frutta almeno quanto una buona azione.
  359. Voglio dirti una cosa difficile mostra di sapere sempre meno di quello che sai.
  360. Con le brutte e con le vecchie usa deferenza: la natura e il tempo non sono colpa loro.
  361. V’ha una mala razza di millantatori; vantano perpetuamente conquiste: purché riescano a passare per pericolosi, nessuno nome interamente li trattiene. E tu disprezzali.
  362. Vuoi sapere se uno ama veramente? Nota se pospone ogni suo desiderio al dovere di far sempre più rispettare il nome della persona amata.
  363. Senza passione non si approda a nulla
  364. Si dice che ognuno vuol il proprio e non l’interesse altrui. Bada che il vero interesse proprio è quasi sempre quello che si coordina con l’interesse altrui.
  365. Men dalle persone che dai luoghi cerca la vita del cuore e dell’intelletto.
  366. Come il ben costrutto orecchio resta lacerato da un suono discorde, così l’anima che ha dignità, da una conversazione volgare.
  367. Se vuoi misurare il tuo valore, indaga quanti vi hanno lucrato qualche cosa.
  368. V’è una dottrina che la dà la schiena: v’è una dottrina che la dà la buona digestione. Vi sarebbe dunque una dottrina asinara e una dottrina immedesimata? Pensaci un poco.
  369. Sta allegra in allegra compagnia: ma veglia ai confini.
  370. Se vi badi, troverai che le sembianze, i movimenti, la voce, le vestimenta stesse pigliano carattere dalle azioni, anzi dal pensiero.
  371. La confessione auricolare, mantenuta nei severi confini in che l’ha circoscritta la Chiesa; fatta ad un Sacerdote di matura età, di grande esperienza, di somma severità di costume, di illuminata dottrina, è , allora, solo allora, una possibile diga alla colpa.
  372. S’arroga indegnamente la potestà di Dio chi ne tradisce il mandato: ne tradisce il mandato chi non ha la sapienza suggellata dalla morale, e se ne presume Ministro.
  373. Quasi solo da tua Madre, o da chi le somigli, puoi imparare la sublimità del sacrifizio.
  374. I fanciulli sono i più pericolosi argomentatori.
  375. Le verità utili sono le sole cui tutti hanno diritto.
  376. Del sonno e del cibo, come del sale: non troppo assai, non troppo poco.
  377. Solo la Fede, o solo la Ragione non bastano alla vita: bisogna che sieno contemperate insieme: è difficile, ma si può
  378. Che uno sia infelice per i mali che travagliano lui, s’intende; ma che uno sia infelice per il bene che allegra gli altri, è difficile capire: solo si capisce ch’è brutto, vilmente brutto.
  379. Quando gli animi sono troppo esaltati, rimedio solo è il tempo.
  380. La Verità è solo in Dio: gli uomini possono aspirarvi; altro nulla. Di’ così anche della Giustizia, che è una Verità essa pure.
  381. Se v’è costanza o v’è caparbietà, si distingue dalle cagioni e dallo scopo.
  382. Le gemme pigliano credito da chi le porta; le parole da chi le dice.
  383. È credibile la lode se chi la rende, non è sospettato né di gratitudine, né di timori, né di speranze.
  384. Le tradizioni fraudolenti sono i maggiori ostacoli al progresso.
  385. L’erudizione nel discorso è come il sale nel cibo: il troppo produce l’impossibile.
  386. I superlativi sono i peggiori nemici dell’efficacia delle parole.
  387. È amaro; ma è vero: chi più aspetta, più apprezza.
  388. Saper aspettare, è saper ottenere.
  389. L’ignorante e il sapere hanno medesimamente il loro pudore,
  390. Nessun pericolo tanto rischioso, quanto l’assumer le spese di una conversazione.
  391. Vi è qualche cosa nel cuore che non patisce compagnia: o sola o nulla.
  392. L’amore è un’abnegazione ed un egoismo, al punto stesso.
  393. Chi comincia con tono sforzato, finisce rauco,
  394. Poche lodi senza il ma.
  395. Chi troppo si proclama o brutto, o povero, o vecchio, rivela la segreta speranza di essere contraddetto.
  396. I figli sono come la bellezza: una gioia e un pericolo.
  397. Guai il giorno che devi dire: Non ho che fare.
  398. Il disinteresse è parola senza significato.
  399. La vita ha le sue cause come la morte: fa che loro non manchi mai l’impronta della dignità, generata dalla costanza del carattere, dall’assiduità dell’opera.
  400. Difficile è crearsi un rispettato nome: ma il conservarlo, progredendo, è travaglio: se non aumenta, scema, e se scema, precipita.
  401. Nessun travaglio maggior della noia: nessuna noia senza colpa.
  402. Il dolore e l’amore sono come i fratelli Siamesi: se li disgiungi, li uccidi.
  403. Con le birbe non si discute.
  404. A chi non vuoi mostrarti discinta, non far vedere le bozze degli scritti tuoi.
  405. Il vizio prima seduce e poi avvilisce.
  406. Niuno tanto muore quanto chi ammazza il suo tempo.
  407. Saper leggere, importa due valori: capire e far capire, È raro.
  408. I piaceri dello spirito sono i soli che, durando, innalzano.
  409. Chi si ripete, scende.
  410. Il pensiero è come un diamante in roccia: chi meglio lo sa affaccettare. Più gli accresce prezzo.
  411. Una accorta inflessione di voce può valere molti sillogismi.
  412. Il Diavolo nell’ossessa della Leggenda, sforzato a dir chi fosse, rispose: Io mi son un che non amo, Com’è bello!
  413. Niuno dice di amare di conto proprio: rarissimi intanto sono quelli che amano di conto altrui.
  414. Pochi gl’impeti che sieno benedetti dal tempo.
  415. Chi può reprimere l’amarezza suscitata dall’ingratitudine, ha tutti i freni di sé
  416. La superbia, se non è plebea, può fare anche gli eroi.
  417. Se non puoi riedificare, e tu evita indagini demolitrici.
  418. Chi è malato, non è padrone dei movimenti suoi. Quando dunque parli con gli ammalati di spirito, sappi dissimulare.
  419. Come è difficile l’aspettare molto, e non turbarsi!
  420. La nudità ha anche ella il pudore.
  421. Ogni stomaco ha la sua particolare digestione.
  422. Cristo cominciò dal fare: poi prese a insegnare.
  423. Tra l’audacia e la timidezza, scegli, tu donna. La timidezza.
  424. Nella perdita de’ nostri cari, nessuna consolazione tanto grande come la speranza di raggiungerli che non ha fine giammai.
  425. Chiedi al Medico quel che può sapere: perché vuoi obbligarlo a ingannarti?
  426. Nelle infermità, la miglior medicina è la fede di guarire.
  427. Chi si rassegna, o è un magnanimo, o è un vigliacco: tutto sta nelle cagioni e ne’ fini.
  428. Fa di lasciare piuttosto tu la speranza che ella te: meglio una prudenza dignitosa, che un disinganno umiliante.
  429. Certe parole di bello significato, a furia di essere usate da tutti, finiscono col non significare nulla.
  430. Beneficare con quel che ti supera, è procurarti una consolazione senza fatica: beneficare togliendolo a te, è bontà vera.
  431. La Bibbia è come la luce: più ti appressi, più il lume cresce, e si converte in calore.
  432. Il bene dell’intelletto moltiplica in ragione di coloro che vi partecipano.
  433. Chi non ama la sua famiglia, non amerà mai né veramente né nobilmente.
  434. Chi t’invita a fare il proprio dovere, esercita un diritto.
  435. Non son mai riuscito a far chiaro un mio concetto: voglio provarmici ancora in questa occasione Odimi: è facile. Noi siamo solidali delle azioni altrui: più altri ci è vicino, la nostra solidarietà più ci stringe . Indi il diritto e l’interesse ad aiutare le buone, a impedire le ree azioni degli altri. Chi sa che l’averlo ripetuto qui, non mi desse un aiutatore, o, meglio, una aiutatrice!
  436. Quante cose perdono da vicino quello che hanno guadagnato da lontano!
  437. La Religione, la Patria, la Famiglia, sono tre affetti che più invadono, più ergono.
  438. Al male che ha confini, si resiste con la speranza: ma al male che solo dalla morte aspetta il termine suo, appena i magnanimi resistono.
  439. Quando l’animo è stanco, gl’importuni e i temerarii se ne impossessano.
  440. La vita sta nell’opera, l’opera nel tempo, il tempo nell’ordine.
  441. Facile è l’impeto nel bene; difficile la perseveranza col progresso.
  442. Come è bello alla donna, se nel giorno della tribolazione del suo compagno, affettuosa accorre, e gl’insinua, inavvertita, il coraggio e il consiglio a vincere la prova!
  443. Se non ti fastidisci con gl’importuni, hai i freni di te.
  444. Oh quante volte chi vuol demolire edifica, e chi vuole edificare demolisce! Pensa a chi biasima altrui e non s’accorge che condanna se stesso.
  445. Altro è il non sentire i mali, altro il sostenerli e vincerli.
  446. Noi Avvocati sogliamo dire che, in dritto, ogni definizione è pericolosa. Spiega: Nessuna regola generale può essere applicate sempre e dovunque. Il che ti può far registrare anche questa Massima: Senza discrezione, tutto è esagerazione.
  447. Simpatia vale affezione in riscontro: e il riscontro si ha nelle cose omogenee. Mi hai capito?
  448. Il volere il bene e il saperlo efficacemente volere, è un merito: ma il saperlo far volere dagli altri, è una virtù.
  449. Guarda questo. Alterare è il verbo del nome alter, cioè divertar altro. Chi si altera dunque diventa un altro. Or se tu sei quale debb’essere giovinetta egregia, guarda di non alterarti, cioè di non diventare altro di quel che sei riuscita a voler essere. Pare un giuoco etimologico questo, ne convengo; ma può ancora essere un avvertimento morale.
  450. Guai alla donna che bella solo nel suo corpo: guai all’uomo che guarda solo alla forma della donna sua.
  451. Giusta ambizione è di ottenere stima adeguata al proprio merito: il mezzo onesto a riuscirvi, è mostrare efficacemente altrui, quale, in sè, il proprio valore. Ma farsi artifiziosamente aspettare, arrendersi, solo, ripetutamente pregato, circondarsi delle solennità del servidorame, gonfiare gli atti e le parole, atteggiarsi, in somma, a Gran Lama, se può abbagliare qualche volta la povera gente, è, per chiunque intende queste arti da cerretani, uno strappo alla dignità del sapere.
  452. Chi non ambisce la lode, o è al di sopra, o è al di sotto della specie umana.
  453. Oh, il gran bene che è la Fede! Oh, l’aiuto immenso che trova chi soffre, nel pregare Iddio!
  454. Come è bello questo che fu notato, di Catone: Modesto nel patrimoni, di costumi severo, scarsa la clientela, chiusa ad ogni ambizione la casa; de’ Maggiori suoi, appena l’immagine del padre; di modi tutt’altro che benigno: in lui, solo la virtù, in ogni sua parte, intera: ed avveniva che quando si voleva significare un uomo santo ed egregio, si diceva: Catone! Vedi, figlia mia, se la virtù s’impone. Altro che fronzoli!
  455. V’ha delle nature sì privilegiate che fin l’esempio cattivo in famiglia è cagione di nudrire la virtù contraria. Il vizio ha anch’esso i suoi salutari spaventi. La favola ha detto dell’Alfeo che traversa il mare senza perdere la dolcezza delle sue acque: è vero.
  456. Né libro senza errata, né uomo senza colpa.
  457. Tra il matrimonio e il duello, questa differenza: il matrimonio, solo quando l’uno non può più esistere se non ha vita nell’altra: il duello (finché questa barbarie dura), solo quando due esistenze non sono più possibili insieme sulla terra: o l’una o l’altra è forza che ne sgomberi, fosse anche entrambe. Così pochi, ma saldi i matrimonii; radi ma non ridevoli i duelli.
  458. Valerio Massimo, parlando di Publio Rutilio, che, mandato esule in Asia, tutte quelle Provincie gli spedirono Legati a fargli onore, dice: Chiameremo codesto un esilio o non piuttosto un trionfo? Voglio dire anche a te: Il non poter essere desiderata in certe società, è documento d’onore.
  459. Se non si semina il bene, qual meraviglia poi se non lo si raccoglie?
  460. Quando sei in tribolazione, è quello il tempo di contar gli amici: ma non è prudenza.
  461. La preghiera a Dio, vuol essere breve: l’ha insegnato Cristo: la preghiera lunga può rischiare una distrazione.
  462. Rispetta il Turco se è un buon turco; il Protestante se è un buon Protestante; l’Ebreo se è un buon Ebreo; e, soprattutto, il Cattolico se è un buon Cattolico. Cristo ha chiamato tutti fratelli, senza chiedere la preventiva professione di fede. L’amore non l’odio fa i proseliti.
  463. Credemmo già che l’Universo fosse creato appunto in servizio dell’uomo: crediamo meglio che l’uomo è un anello, maggiore di tutti quanti gli altri, nella misteriosa catena dell’Universo. Meno orgogliosi, e più ragionevoli: ma meno felici ancora: oh la Scienza!
  464. Se la Provvidenza ha voluto cose che parevano impossibili il non secondarle è ribellione a Dio.
  465. Son difficili i figli.
  466. Il Pontefice che regna sull’Orbe Cattolico dal Vaticano, il Re che regna sull’Italia dal Quirinale, sono il trionfo dell’antico grido : Dio lo vuole.
  467. Molte cose sono come i denti: nel nascere incomodano: ma poi, ci si mangia e se n’è belli.
  468. V’ha bilance d’una coppa sola: con esse non è possibile provar la compensazione.
  469. Una virtù è pericolosa solo quando la possiede l’uomo vizioso.
  470. Chi rende ingiuria all’ingiuria, sovente ragguaglia piuttosto che vendica.
  471. Le cose, spesso, pigliano qualità da chi li possiede.
  472. La virtù d’un solo può onorare tutta una Nazione, anzi un secolo intero.
  473. Non si perde veramente se non quando è impossibile il reintegrare.
  474. Innanzi a un’alta impresa, anche il cadere non è senza gloria.
  475. È il vinto che qualifica la vittoria del vincitore.
  476. Nella donna, nessuna difesa tanto inespugnabile quanto la grandezza del sentimento della propria dignità
  477. Giusto il punire; ma è bello, se prudente, il perdonare: chi punisce, ha vittoria sugli altri; chi perdona, ha vittoria sopra se stesso.
  478. La cognizione delle lingue straniere è una chiave che apre molte porte.
  479. In molte cose le quali sono certamente utili, non voler tu fisicare, se non poi certamente vere.
  480. Quando io, quando dopo di me la cara madre tua ( !) saremo sotterra, nulla ti recherà tanto conforto quanto il pensiero che, con l’amore delle tue virtù, hai consolata l’ultima età nostra.
  481. Fuor della famiglia, non vi è altri nessuno che, al cader degli anni, non faccia sentire la crudele amarezza d’esser solo.
  482. La maggior difficoltà di comprendere le Istorie sta nel potersi trasferire ai tempi di che parlano, e respirarne l’aria.
  483. I fiacchi che agognano a mostrasi forti, sono feroci.
  484. La Chiesa fa pregare pace e luce ai defunti. Oh, averle dopo morte almeno!
  485. Maharbal ad Annibale in Capua, dopo Canne: "Gli Dei non tutto a tutti: vincere tu sai, ma non usare della vittoria". Questo, narrato da Livio è compendiato, con un de’ suoi felici concetti, da L. Floro: Dovendo usare, preferì godere della vittoria. Il Petrarca, al Colonna: Vinse Annibal e non seppe usar poi Ben la vittoriosa sua ventura. Gran cosa è questa che non vale il vincere se della vittoria non si sa, poi, bene usare!
  486. Custodisci la tua casa: le chiavi sono fatte per tener chiuso non per lasciare aperto. Chi dà facilità al furto ne è complice.
  487. Chi è da te lodato, fa che si animi a poggiare più alto: se no, tu punisci, non premi.
  488. Se io dovessi mettere in categoria i peccati mortali, a capolista segnerei l’Accidia. La Superbia può dar vita financo ad opere egregie: ma l’accidia è buona solo a far morire ogni cosa.
  489. Pregare in Chiesa e odiare in casa! Ahi, sepolcri imbiancati!
  490. Molte cose sono credute per la tradizione.
  491. Difficile è porger consigli a chi sta in auge; periglioso a chi rovina.
  492. Ama i tuoi fratelli perché fratelli tuoi; amali perché son buoni; amali perché amano te: ma sii assidua in mostrare come li tieni in onore, perché è confidato ad essi il nome del padre tuo.
  493. Pare incredibile, ma molti pagano per essere burlati.
  494. La mitezza è oro, l’acredine è ferro: tutto però a tempo suo: ma del ferro si fa la spada.
  495. Mostrarsi schifiltoso con il comune delle genti, è fatuità non dignità.
  496. Molti debbono il loro credito al silenzio.
  497. Felice chi fin dal modo di una parola può far argomentare la bontà dell’animo!
  498. Grandezza d’animo è quella che alla tracotanza del volgo, oppone, impavida, la integrità della propria coscienza.
  499. Pur di intruderlo, mi piace ricordarti quel di Monsignor della Casa per Francesco Giunio, Fiorentino, scelleratamente trucidato: Non cives fraenant pro libertate ruentes Caedes sanguineae et vulnera, sed stimulant. Ossia: Le persecuzioni sono feconde.
  500. Le decorazioni sono il zero; il merito è il numero che lo precede.
  501. Quel che in uno è avventatezza, è coraggio in un altro; tanto muta le cose la diversità della persona!
  502. A nessun’anima libera si può fare violenza.
  503. Il Magistrato che dichiara l’innocenza, sana la ferita, ma non ne oblitera le margini.
  504. Non sempre è progresso il correre innanzi; non sempre è regresso il tornare indietro.
  505. Talora non v’è alcuna via di mezzo: o irritare o transigere: e tu irrita.
  506. Molti si sentono più comodi a confortarci ne’ nostri dolori, che a congratularsi nelle nostre allegrezze. Ahi!
  507. Quante cose si pregiano sol perché non si hanno!
  508. Qual è modestia che non sia vinta dalla dolcezza della gloria? E tu aggiungi: Qual è gloria che non sia vinta dalla schiettezza della modestia?
  509. Spesso dove con più clamore si compatisce in pubblico, ivi con più malignità si tripudia in segreto.
  510. Si è detto da Tacito che sotto Nerone fu sapienza, l’inerzia di Agricola. E tu di’ che nel Regno d’Italia, l’inerzia è colpa.
  511. Il ricco che ingiuria al povero, porge documento che la Fortuna ha scambiato le posizioni.
  512. Si è facilmente d’accordo quando, in triste gara, l’uno indulge alla colpa dell’altro.
  513. Anche la gloria, se è troppa, sazia.
  514. Tra il vincitore e il vinto, tregua, non pace mai.
  515. Non il cadere ma il non pugnare è vergogna.
  516. A chi vince, tutti piega.
  517. Raro chi vince deve giustificarne il come innanzi al volgo; ma agli egregi, meno il vincere, che l’onestamente vincere, sta a cuore.
  518. Molti gridano: guerra: pochi la fanno.
  519. Pur troppo! Ivi maggior la ragione dove più gagliarda la forza.
  520. È degli animi egregi voler i prosperi eventi più dal consiglio che dal caso.
  521. Riserbare a sé il difficile, commettere il facile agli altri, è de’ forti.
  522. Nella pugna i pochi; alla vittoria i molti.
  523. L’avarizia è vizio peggiore della prodigalità: l’uno toglie, l’altro dà a tutti.
  524. Rari al proprio prepongono il pubblico bene: rari a proprie spese accettano la gloria altrui.
  525. Non è facile dire dove la severità, dove giova più l’indulgenza: molto si decide dal carattere e dall’occasione.
  526. La povertà onesta ha il suo giusto orgoglio, come la ricchezza improba ha le sue vergogne ereditarie.
  527. Quando mai il timore ha dato l’audacia del consiglio?
  528. Qual è cosa che, ben usata, non riesca buona?
  529. Felice chi è ottimo non per timore, non per speranza, ma per nobiltà, ma per necessità di coscienza!
  530. Pur troppo è vero! La immortalità del nome è costituita più dallo Scrittore della storia, che dall’Autore de’ fatti.
  531. La donna, di nessuna gloria può sentire tanta gioia, quanto di aver, con la parola d’affetto, deliberato l’uomo del suo cuore, ad opera magnanima e degna.
  532. Non sempre la punizione riesce all’emenda; ma sempre èvita di cooperare all’esempio ed alla recidiva.
  533. L’uomo arrivato a un certo punto di civiltà, se va oltre, s’assomiglia all’asse ingentilita dalla pialla: guadagna in finezza quello che perde in solidità.
  534. In fatto d’onore l’uomo, in fatto di costume la donna, non è mai a notare d’eccesso.
  535. A chi è eccellente nell’arte sua, non domandar nulla che sia fuori di essa.
  536. Molte cose meglio si meritano che si chiedono.
  537. Conversa in modo da dare piuttosto il soggetto agli altri che la materia a te.
  538. Sii difficile a proclamare, facile a dissimulare la colpa altrui. Ricorda che Cicerone, ripetuto dal Tasso, qualifica per magnanime certe menzogne; come Orazio chiamò splendide mendax la, del Consorte pietosa, Ipermestra.
  539. Nella vita spesso rappresentiamo la folla in fila; chi sta dopo, non viene innanzi, se non sgombera chi sta prima. Felici noi se quelli che vengono dopo, non ci danno spintoni!
  540. V’ha certe nature così felici che cercano il Vero, operano il Bene, amano il Bello quasi per insuperabile necessità del loro essere. Ve n’ha di altre che le diresti maledette. La misura del merito non può dunque essere uguale per tutti.
  541. Misurerai tu alla medesima stregua la virtù di chi ad ogni passo incontra un plauso, di chi ad ogni passo deve vincere una battaglia?
  542. Gli uomini e le donne si fanno buoni o cattivi reciprocamente:  è difficile a chi maggiore il merito o la colpa.
  543. Noi crediamo, che lo studio della parola si compie nella scuola: ahi! neppur con la vita.
  544. Felice chi sa dire quel che vuole, e volere quel che dice.
  545. Tra l’essere credenzona e l’essere incredula, ci corre.
  546. Il giudizio nostro dipende spesso più da una accidentale disposizione dell’animo, e dal modo come ci si apprende il fatto, anzi che dall’intrinseca natura di esso. Ed anche in ciò è misera la specie umana.
  547. Da molti s’insegna ripetere noi la nostra origine da Dio: da altri s’insegna aver noi una cognazione strettissima, ed una stessa origine, con le scimmie, o , al più, con gli asini. I primi ci elevano quasi ad Angeli: gli altri ci accomunano con le bestie. Non discuto di scienza: ma mi accomoda meglio la parentela con un Angelo che con una bestia.
  548. Sta attenta: in una certa qualità d’ingegni, quello che sfolgora è bagliore, non è splendore; dopo il plauso, torna sola a casa tua.
  549. Non credere che la schiavitù è abolita fra noi : v’è una schiavitù effettiva che supera di mille tanti la nominale.
  550. Il volgo, ad ogni sua vendetta soddisfatta a pelle sicura, presume di scorgere il dito di Dio. È commodo!
  551. Qual sacrificio per la diletta Patria si può dire mai troppo?
  552. Meglio l’arrischiato a viso aperto, che il prudente con la maschera.
  553. Bello il consiglio dei molti quando è dato tempo a squittinio: ma dove urge la necessità dell’azione, è salute commettersi a uno solo.
  554. Noi abbiamo paura più dei nomi che delle cose.
  555. Altro è governare, altro è comandare.
  556. Dove molte dighe, ivi la prova di più spessi straripamenti.
  557. È sicuro chi sta desto, non chi dorme.
  558. Non ti credere mai a chi racconta, preoccupato più di mostrarsi ottimo dicitore che veridico narratore.
  559. Scrittore egregio è stimato colui che fa prevalere la materia al lavoro, o li pareggia almeno.
  560. Se tutto necessariamente è moto, tutto inevitabilmente cangia.
  561. Non è secolo tanto triste che l’esempio d’una grande e continua virtù non finisca con imporne.
  562. Dicono, la virtù è lotta: e il vizio?
  563. V’ha persone che ne’ sembianti hanno un certo che di cascante che ti sfinisce: v’ha persone che t’infondono un operoso spirito d’energia, sol che le vedi o le odi: felice chi di rado in quelle, spesso in queste s’incontra. Ben è dunque che chi conversa con te, senta quasi un risveglio d’ogni buona energia.
  564. La mediocrità della fortuna giova a non far confondere la moglie con la dote.
  565. Il pane prima, le Leggi poi.
  566. Ricorda com’è bello questo di Tacito: non quiete senza armi; non armi senza stipendii; non stipendii senza tributi.
  567. Molte confutazioni aspettale dal tempo.
  568. Quando l’arte è troppa, poco dista dal falso.
  569. Quel che men si conosce, maggiore si agogna.
  570. Meglio è picciol danno che sicura lite.
  571. Dicono Ovidio e Tacito, che le Lettere e le Arti abbisognino di quiete e serenità di animo: non è esatto: le opere di costoro appunto depongono il contrario: e ancora: Dante basta per tutti. Anzi la calma assonna, l’attrito sprigiona la scintilla. Già lo disse Isaia: Vexatio dat intellectum
  572. Meglio dissidio con onestà, che concordia con vergogna.
  573. Spesso si è in servitù, e si crede di essere in pace.
  574. Certi prestigi aumentano colla conoscenza: Grazie che a pochi il Ciel largo destina!
  575. Spesso chi suona (l’osservazione è di Leopardi) parla più che non è nell’intenzione sua. Il seme piglia fecondità dal sua terreno.
  576. V’ha di molti che hanno bisogno di un padrone: v’ha di molti che pur se un padrone viene loro imposto, gli comandano; ed ei non se ne avvede. Ci si nasce.
  577. Il leggere scritti gagliardi e in lingue gagliarde, è come chi respira  aria campestre, e s’alimenta di cibi vigorosi: non solo si afferma forte la digestione, ma ne segue potente la costituzione.
  578. Tutti, ed in ogni età, aspiriamo ad essere amati: la quistione è del come.
  579. In alcuni è un’indole cui si può applicare quel del Poeta: Nemica naturalmente di pace. E tu combatti la guerra, la nobile guerra con essi.
  580. V’ha una gente di così eccessiva natura che investe sempre negli estremi: pericolosissima.
  581. Raro tanto feroce l’odio quanto dove fu più intenso l’amore: cangia la qualità, e, come nelle reazioni, cresce il modo. È l’istessa forza, moltiplicata dal dispetto.
  582. Chi, de’ piuoli d’una scala, sconnette l’uno perché fiacco, un altro perché mal conficcato, finisce col rendere inutili gli altri; e più non sale. L’arte sta in far concorrere ognuno, secondo suo modo e sua forza.
  583. La donna che sa volere sa potere. Felice l’uomo che solo dalla donna sua può riconoscere l’origine d’ogni sua gloria!
  584. Come spesso si crede di odiare, mentre appunto allora più disperatamente si ama! Qual misterioso abisso è il cuore umano!
  585. Quel di Seneca: Solent suprema facere securos mala, che il Petrarca tradusse: E per disperazion fatta secura; può dirti come la necessità, tanto abborrita, genera le virtù più difficili.
  586. Né al bene, né al male manca mai l’opportunità
  587. L’ingegno è ricco solo quando ha ordine: meglio poco e a posto, che molto e alla rinfusa.
  588. Al bene si poggia come per una scala: quando si vuol ascendere, è malagevole: ma sempre facile il precipitare.
  589. Quanto è bella la coscienza d’essere amato! Ma come è incomparabilmente più bella la coscienza di meritarselo!
  590. Erra non men chi colpisce al di là del segno, che chi non lo raggiunge.
  591. L’errore onesto ha anch’esso dritto ad essere combattuto decorosamente, con la ragione e non coll’ingiuria: ha anche esso l’autorità sua dal tempo, dall’interesse, dalla buona fede, dai pregiudizi.
  592. Le persone care, fanno amati financo i loro nomi.
  593. La varietà de’ tipi, la diversità dei luoghi, la differenza de’ tempi, il grado della cultura, la qualità del gusto, il capriccio stesso della moda, ci apprendono variamente il Bello. Ogni cosa è bella secondo sua natura. Tutto sta a cogliere artisticamente la verità nella bellezza della sua espressione.
  594. Se fai ispida la virtù, chi vuoi che se ne innamori?
  595. V’è chi coglie nel segno sùbito alla prima: v’è chi, per replicar di colpi, mai non imbrocca. Felice poi chi sa scegliere suo bersaglio!
  596. Pur troppo è ingiusto, ma pur troppo è vero: il Pubblico loda più la felicità dello evento che la virtù dell’intenzione, o la gagliardia dell’opera.
  597. Meno per colpire che per rattenere i malvagi, molte pene vogliono essere mantenute.
  598. D’una bella azione tutto sta l’innamorarsene: lo imitarla poi è necessità di conseguenza.
  599. Certi nomi li diresti fatali.
  600. L’uomo fa il tempo: e, alla sua volta, il tempo fa l’uomo: conjurant amice.
  601. Oh! Se tutte le donne sapessero l’infinito conforto al cuore dell’uomo che nel travaglio della sua giornata sente esser con lui chi col suo pensiero l’accompagna amorosa! Oh! se sapessero l’ineffabile gioia di chi, tornando a casa, si avvede come, con lui, vi si ridesta la pienezza della vita! Tu, figlia mia, tu sai che io parlo per prova. Che non può una donna che degnamente sa amare?
  602. Spiegar baldanzoso la bandiera della vittoria, mentre non si è vinta, anzi non si è pur tentata degnamente la prova, se non è fatuità, è giunteria.
  603. Nostra natura, anche essa, è vinta dal costume. E la virtù diventa, se si sa volere, anch’essa un costume.
  604. Le parole scorrette, prima contaminano chi le dice, e poi offendono chi le ode.
  605. Sovente la lettura di un libro dipende dalla pagina che, al primo aprirlo, s’incontra: poveri Scrittori!
  606. Nell’amore la gelosia è come l’arsenico nella medicina: il poco guarisce, il molto uccide.
  607. V’ha di tali che, fino in certi peccati, aspirano al monopolio!
  608. Nel dubbio, accusa piuttosto te che altrui: è da caratteri maligni o vili, studiarsi, anche quando è propria, di gravare ad altri la colpa.
  609. Il bisogno di partecipare altrui l’anima propria, costituisce la necessità dell’amicizia.
  610. Le società sulla terra sono, di lor natura, passeggere; ve n’è una sola che vive perpetua ed immortale, quella che S. Paolo insuperabilmente chiama la società dello spirito. Io lo so.
  611. Quanti pochi agognerebbero l’avvenire se non lo facesse speranzoso l’ignoranza!
  612. Come assorge, quasi parte di te, chi ti suscita una parola elevata, un concetto nobile! Le cognizioni dell’intelletto sono quasi divine.
  613. Il cuore è spesso Artista: s’innamora dell’opera propria nell’altrui persona: felice errore!
  614. Fossero pur tutti raccolti i frantumi, non si ricomporrà, mai più intera, la statua demolita. Riflettici.
  615. Talora può più della prudenza, il caso: ma tu ti affida a quella; è in poter tuo.
  616. Prudente l’osservazione di Rinaldo: E tu fosti a cercar poco avveduto Quel che tu avresti non trovar voluto. Già lo aveva detto quel da Certaldo.
  617. Tutto è nello spazio: e dello spazio non può comprendersi nulla: non si osa pur di immaginarlo: niente e infinito!
  618. Ripetiamolo: è vero; e noi lo sappiamo per prova: Morte scioglie i vincoli deboli; raddoppia i gagliardi.
  619. E finalmente: Una buona azione vale molte Massime eccellenti.

 

 

INDICE

A

Abitazione196. Abnegazione 392. Abusare 241. Accidia 488. Accusare-si 84, 314, 608. Acredine 494. Addio 317. Addolorata 56. Adirarsi 284. Affetto 2, 35, 90, 140. 252. Agguato 323. Allegro 773, 369. Alterare 449. Ambizione 44, 451. Amici, Amicizia, Amico 11, 81, 123, 143, 337, 460, 609. Amare, Amore 12, 35, 71, 74, 78, 80, 84, 103, 117, 139, 151, 164, 185, 213, 225, 273, 277, 280, 294, 340, 343, 351, 362, 392, 402, 412, 413, 433, 462, 492, 578, 584, 589, 601. Angeli 56, 547. Anima 107, 108, 182, 198, 297, 329, 342, 349, 498, 609. Animale 224. Anni 97. Annibale 485. Appunti 26. Apprezzare 387. Ardere 186. Ariosto (Rinaldo) 616. Ardire 220. Arrischiato 552. Arsenico 606. Arte, Artista 194, 316, 535, 568, 613. Ascoltare 201, 308. Aspettare 387, 388, 419. Assente, Assenza 357. Assentire 233. Assiduità 157, 333. Atmosfera 145. Audacia 423. Autore 355, 530. Avarizia 242, 523. Avvenire 118, 611. Avventatezza 501. Avvicinare 254. Avvilire 405. Azione 116, 296, 297, 358, 370, 598.

B

Bagliore 548. Baldanza 155. Bellezza, Bello 74, 75, 107, 292, 298, 316, 342, 396, 593. Bene 76, 230, 235, 249, 432, 441, 459, 524. Beneficenza 22, 211, 333, 350, 430. Bersaglio 120, 595. Biasimo 232. Bibbia 55, 431. Bilance 468. Birbe 403. Bisogno 157. Bontà 135, 298, 497. Borioso 154. Bozze 404. Bruttezza, Brutto 107, 260, 360, 395. Buona, Buono 74, 87, 152, 287. Burlare 493.

C

Caduto 282. Cagioni 202. Calzolaio 188. Cameriera 204. Campanile 293. Cane 224. Cangiare 560. Caparbietà 318. Carattere 135, 149, 245, 315, 344. Carezze 158. Casa 327, 486, 601. Cascante 563. Caso, Casualità 520, 615. Catone 454. Cattolico 462. Celiare 285. Cera 206. Cercare 313, 616. Certaldo (da) Boccaccio 616. Chiedere 536. Chiesa 59, 141, 484. Cibo 376. Cicerone 538. Civiltà 226, 533. Classi sociali 187. Cognazione 612. Colore 321. Colpa, Colpevole 62, 282, 300, 303, 346, 456, 538, 542, 608. Coltello 113. Comandare 126, 555. Compagnia, Compagno 334, 348, 391. Compasso 225. Compatire 32, 509. Complice 486. Comporsi 190. Computisteria 116. Concedere 243. Concetto 109, 612. Conciliatore 318. Concordia 572. Condotta 196. Confessione 168, 371. Confidarsi, Confidenze 251, 336. Conforto 29, 480. Confutazione 567. Coniugale 318. Conoscere 222. Conservare 109. Consiglio 253, 491, 520, 527, 553. Consolazione 424. Consuetudine 244. Contegno 155, 284. Contenersi 175. Contradire 234. Convenienza 146. Conversare, Conversazione 113, 279, 366, 390, 537. Convito 68. Coraggio, Coraggioso 501. Corpo 108, 165, 182, 213, 329. Correggere 257. Corruzione 226, 325. Coscienza 30, 72, 105, 171, 205, 295, 529. Cose, Cose umane 86, 202, 554. Costanza 281, 381. Costume 534, 603. Cote 70, 113. Credenzona 545. Credito 120. Cristo 422, 461, 462. Cuoco 188. Cuore 10, 21, 40, 85, 161, 365, 584, 613. Curci 55.

D

D’Agostino 56. Danaro 140, 271, 309. Danno 570, Dare 246. Debiti 251. Decorazioni 500. Demerito 187. Demolire 444. Denti 467. Desiderio 4, 34, 65, 274. Desto 557. Diamante 410. Diavolo 412. Dicitore 558. Difesa 92. Difetti 49, 121, 314, 315. Diffidenza 222. Difficile 65. Diffinizione 209, 446. Digestione 421. Diga 556. Dignità 93, 135, 149, 163, 347, 451, 476. Diletti 269. Dimenticare 132. Dio 547, 550. Dire 119, 137, 256, 544. Discrezione 446. Disinganno 428. Discutere 70. Disinteresse 398. Dispetto 581. Dispiaceri 175. Dispotismo 203. Disprezzo 221. Disputazione 69. Dissidii 318, 572. Dissimulare 153, 538. Dissimulazione 227. Distratto 291. Divertirsi 302. Dolore 28, 33, 53, 54, 73, 122, 149, 247, 254, 289, 334, 350, 357, 402, 506. Donna 71, 93, 273, 299, 320, 323, 324, 442, 450, 476, 531, 534, 542, 583, 601. Dormire 190, 557. Dote 564. Dottrina 8, 278, 368. Dovere 1, 434. Dritto 434. Dubitare, Dubbio 223, 296, 328, 608. Duelli 457.

E

Ebreo 462, Economia, Economa 52, 231, 320. Edificare 444. Edizione 130. Educazione 258. Eguale 41. Emendarsi 17. Emulazione 14. Entusiasmo 136, 319. Eremita 307. Eroe 416. Errore, Errata 354, 456, 590, 591. Erudizione 385. Esempio 156, 278, 455. Esercizio 165. Espressione 207. Essere 27, 227. Estremi 580. Età 231, 578. Evento 596.

F

Falso 568. Famiglia 58, 433, 437, 455, 481. Fanciullo 374. Fantasmi 183. Fare 119, 256, 397, 422. Fatto 118, 250. Fatuità 270. Febbri 145. Fede 100, 101, 377, 426, 453. Fedele 224. Felicità 205, 238, 463. Felice 463. Floro L. 485. Ferma 323. Ferro 258. Festa 50, 268. Fiamma 7. Fiacchi 264, 483. Figli 80, 174, 184, 396, 465. Fine 19. Fingere 153. Foco 186. Forte 521. Fortuna 48, 564. Forza 150, 222, 519. Frantumi 614. Fratelli 402, 492. Fuggire 313.

G

Gelosia 606. Gemma 382. Generoso, Generosità 217, 224. Gente 161, 313. Ghiaccio 269. Giobbe 245, 305. Gioia 13, 106, 247, 334. Giorno 272. Giovare 112, 306. Giovine, Giovinezza 246, 292. Guidizii 171, 328, 546. Giunio 499. Giunteria 602. Gloria 156, 474, 508, 513, 524, 583. Governare 555. Gradi 102. Gradito, 132. Grandiosità 196. Gran Lama 451. Gratitudine 106. Guadagno 109. Guardare 193. Guerra 518, 579.

I

Ignoranza, Ignorare 239, 389, 611. Illusione 262. Immortalità 530. Impassibile 43. Impero. 39. Impeto 414, 441. Importuno 176, 236, 443. Impossibile 65. Impressioni 160. Incerto 329. Incontro 60, 160. Incostanza 209. Incredulo 545. Indagine 417. Indulgenza 178, 525. Inerzia 151, 510. Infelice 378. Infermo 302, 426. Inferno 72. Ingegno 587. Ingiuria, Ingiuriare 300, 470, 511, 591. Ingratitudine 415. Innocenza 503. Insegnanti 181. Insegnare 422. Intelletto 296, 301, 365, 432, 612. Intendere 264. Intenzione 596. Interesse 364. Intuito 36. Inutile 125. Invidia 14. Ipermestra 538. Ira, Irritarsi 283, 338. Isaia 571. Istorie 482. Istruito 287. Itterico 266.

J

Jettatura 169.

L

Lacrime 61, 83, 89, 191. Lampo 297. Lato 120. Lavoro 322. Leggere 24, 25, 110, 131, 267, 407, 577. Leggi 565. Leone 224. Leopardi 192, 575. Letterati 142. Lettura 605. Letto 172. Libertà 203. Libro 25, 52, 110, 130, 330, 341, 356, 456, 605. Licenza 203. Lingue 51, 79, 478. Lite 570. Livio T. 485. Lodatore 335. Lode 46, 57, 171, 242, 335, 383, 394, 452, 487.

M

Ma 217, 394. Macchia 9, 330. Maggiore 144, 222. Magnanimo 438, 531. Maharbal 485. Malati 229, 418. Male, Mali 76, 438, 445. Maledico 216. Malumore 198. Maniera 358. Mare 124. Massime 619. Matrimonio 457. Medicine 229, 426. Medico 425. Mediocrità 286. Memoria 99. Mentire, Menzogna 153, 227, 538. Migliorare 15, 16, 88, 103. Millantatori 361. Minori 144. 222. Miope 212. Misericordia 282. Misero 148. Mistero 101, 240. Mitezza 494. Modestia 508. Modo 159, 235, 238. Moglie 564. Mondo 196, 265. Moneta 196. Monomaniaco 195. Monopolio 607. Monsignor Della Casa 355, 499. Morale 163, 189. Morire, Morte 111. 112, 134, 191, 192, 226, 290, 357, 399, 618. Morto 210, 211. Motti 114. Muoversi 42.

N

Nascere 191. Narrare 247. Natura 67, 102, 191, 540, 603. Nave 124. Nemico 337. Necessario 124. Negare 243. Nervi 329. Nettezza 189. Nobile 306. Noia 147, 401. Nome 204, 400, 554, 592, 599. Nudità 420. Nuovo Testamento 55.

O

Obliare 115. Obliarsi 204. Occhi 179, 214, 266, 352. Odiare, Odio 581, 584. Offesa 115, 154. Omicida 94. Onestà 167. Onore 534. Opera 192, 194. 355, 440, 531. Opinione 109, 312. Opportunità 87, 220, 586. Orazio 538. Ordine 440, 587. Orgoglioso 463. Ossessa 412. Ostinazione 281. Ottenere 388. Ottundere 244. Ovidio 571.

P

Pace 484, 573, 579. Padri 174. Padrone 166, 576. Paese 138, 156, 345. Pane 565. Papa 95. Paradiso 72. Parere 27. Parlamento 323. Parlare 142. Parola 85, 96, 201, 207, 237, 250, 256, 280, 282, 296, 311, 325, 382, 429, 531, 543, 604. Passato 118. Passione 363. Patria 117, 147, 437, 551. Paura 185. Peccatore 180. Peccato 607. Pecora 91. Pelle 245. Pellicano 181. Pena 597. Penna 304. Pensiero 96, 370, 410. Pentimento 136, 319. Perché 60, 98. Perdere 109, 185, 424, 473. Perdonare 115, 248, 261, 299, 477. Perdonevole 180. Pericolo 82, 105, 277, 390. Persecuzioni 499. Perseveranza 344, 441. Perseverare 235. Petrarca 35, 585. Petulante 331. Piacere 77, 122, 126, 162, 163, 271, 273, 350, 408. Piangere 111. Pietà 229. Piuoli 582. Plaudire 232, 234. Plauso 47, 105, 171. Pontefice 466. Potere 23. Possedere 471. Povero, Povertà 276, 333, 395, 526. Pregare, Preghiera 38. 288, 453, 461, 489. Pregiudizio 20, 169. Precipizio 114. Preparazione 240. Presente, Presenza 232, 280. Presbite 212. Prestigio 574. Prestito 311. Prete 129. Principio 19. Probità 174. Prodigalità 523. Progresso 289, 384, 441, 404. Promettere 246. Protestante 462. Prudente, Prudenza 552, 615. Publio Rutilo 458. Pudore 326, 389, 420. Pugna, Pugnare 215, 522. Punire, Punizione 338, 477, 532.

Q

Quadri 193. Qualità 213, 221, 471. Quirinale 466.

R

Ragionare, Ragione 136, 183, 283, 519, 591. Rapire 185. Rapporto 321. Rassegnazione 157, 427. Rauco 393. Re 95, 466. Reazione 332. Recidiva 115, 532. Regresso 504. Religione 128, 437. Ricchezza 238, 242, 526. Ricordare 132. Rimorso 327. Ripetere 409. Rischio 37. Risparmio 310. Rispettabili 354. Riverenza 200. Rossore 282.

S

Sacrificio 80, 103, 117, 162, 255, 373. Sagrestano 59. Sale 376. San Bernardo 35. San Paolo 610. Sapere 199, 220, 223, 239, 261, 331, 359, 389, 407. Sarto 188. Sazievole 233. Scala 582, 588. Scena 6. Sciagura, Sventura 32, 305. Schiava 166. Schiavitù 549. Schifiltoso 495. Sciocchi 255. Scritto, Scrittore 131, 267, 530, 558, 559, 605. Sdegnarsi, Sdegno 43, 92, 283. Sdrucciolare 201. Seneca 76, 191, 585. Sentimento 200. Serietà 188. Servidore 309. Servitù 573. Servizio 187. Severità 178, 525. Sguardo 325, 347. Sicurezza 155. Silenzio 85, 348. 496. Simpatia 447. Sociale, Società 187, 458, 610. Soffrire 164. Solennità 196. Solidalità 435. Solitudine 275. Sonno 66, 376. Sorriso 47. Sostenutezza 196. Spalle 353. Spazio 617. Specchio 252. Speranza, Speranzoso 428, 438, 529. Spintone 539. Splendore 548. Spirito 165, 207, 408, 563, 610. Stanco 439. Statue 193, 614. Stomaco 421. Suonare 575. Superbia 416. Superiorità 286. Superlativi 386. Sventura, Sventurato 238, 303.

T

Tacere 137, 153. Tacito 566. Tasse 323. Tasso 538. Temerario 439. Temere 90, 208. Tempo 31, 183, 218, 379, 406, 440, 567, 600 Tempra 89. Tesoro 210, 310, 337. Testamento Nuovo 55. Testimone 133, 189. Timidezza, Timore 423, 527, 529. Torto 338. Tradimento 213. Tradizione 384, 490. Trasformarsi 35. Travaglio 104. Tributo 566. Trittico 56. Turco 462.

U

Udire 142. Umiliare 180. Umore 198. Uomo 192, 206, 324, 341, 354, 450, 456, 463, 531, 534, 542, 531, 534, 542, 583, 600. Usare, Uso 238, 485, 523. Utile, Utilità 163, 287, 479.

V

Valerio Massimo 458. Valle 191. Valore 104, 367. Vanità 170. Vapori 177. Vecchiezza, Vecchio 112, 127, 134, 219, 246, 259, 292, 360. Veleno 323. Vergogna 239, 515, 526, 572,. Verità 237, 339, 375, 380. Vero 45, 74, 316, 479. Vessazione 301, 571. Vestimenta 196. Vicino 436. Vincere 315, 475, 514, 516, 517, 522. Violenza 502. Virtù 5, 18, 34, 58, 155, 156, 173, 200, 228, 250, 263, 314, 448, 454, 455, 469, 472, 541, 561, 562, 594, 603. Vita 365, 399, 440, 539. Vittima 198. Vittoria 485. Vive-Sepolte 265. Vivo 210, 211. Vizio 18, 173, 405, 455, 562. Voce 411. Volere 23, 225, 544. Volgo 91. Volontà, Volere 67, 448. Volto 349. Vulnerabile 120.

   

 

 

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Luigi Landolfi

 

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