Testamento di Giovanni Paolo Maffei

 

Battiloro solofrano con un’importante bottega

 

I Maffei di Solofra: da Volterra, a Roma, a Napoli

 

Giovanni Paolo Maffei nomina eredi, per un terzo ciascuno, i nipoti Domenico ed Alfonso, figli di Luca suo fratello, e, per un solo terzo, Ieronimo, Giovanni Vincenzo e Giovanni Leonardo, figli del fu Giovanni Battista altro figlio di Luca, dei quali gli ultimi due, perché minori, dovranno essere sotto la potestà degli zii, Domenico e Alfonso. Nomina usufruttuaria la moglie Francischella Vigilante e Lucrezia Vigilante (cognata perché sorella di Francesca), moglie del nipote G. Battista. Dispone che per tali eredi, nella misura stabilita, sia utilizzato il grano proveniente dai suoi beni di Montemarano, che la moglie potrà stare ed utilizzare l’appartamento da loro abitato con tutte le suppellettili. Lascia al nipote Alfonso e al pronipote Ieronimo le due botteghe di argentario site nella platea pubblica e quella di Ariano, divise la prima a metà tra Alfonso e Ieronimo, la seconda a metà tra Alfonso e ad Ieronimo, Giovanni Vincenzo e Giovanni Leonardo, con l’impegno di esercitarvi l’arte in società e che una parte del denaro sia impegnato per far studiare Giovanni Vincenzo, fratello di Ieronimo e Giovanni Benedetto, figlio di Alfonso. Lascia a Domenico la casa con taverna sita alla platea pubblica sulla quale deve dare, all’atto della divisione della eredità 50 ducati da dividere tra gli altri eredi. Dispone che i suoi beni vengano alienati solo agli eredi indicati della famiglia Maffei o ai successori maschi del fu Antonio, suo altro nipote poiché figlio del fratello Pasquale, oppure alla chiesa di San Giuliano. Elenca quindi i beni sottoposti a tale divieto e cioè la citata casa della platea con taverna e due botteghe, due parti della casa che abita al Toro, due parti della corte arbustata dinanzi a questa casa, la corte di giù alias de Motta, una vigna detta campetello, un’altra detta di San Nicola alle scanate, una selva detta la selvetella con lo cerreto, altra casa al Toro detta fuori le casi, una casa con forno, cortile murato e cinque pezzi di terreno a Montemarano, di cui quattro indivisi col fu Antonio, e conferma che tali beni sono stati divisi da quelli di suo fratello Pasquale (padre di Antonio) e Luca (padre di Giambattista, Domenico e Alfonso). Dispone che sia chiusa ogni apertura tra le case di sua proprietà e quelle dei figli del nipote fu Antonio ed altre migliorie. Rinunzia ad ogni suo diritto sulla bottega grande dei figli di Antonio, dispone che i suoi eredi, ciascuno per la loro parte, devono contribuire agli studi di Fabrizio, figlio di Antonio, che nella sua casa il portico e il cortile sia sempre in comune con gli eredi e che il centimolo sia spostato nel cortile e la casa che lo accoglie sia di usufrutto di Franceschella e Lucrezia, che i suoi eredi gestiscano le doti delle mogli ciascuno per la loro parte, che Giulia, figlia di Alfonso, sia dotata di 4 once da Domenico e del corredo da sua moglie, mentre il corredo di costei sia diviso tra gli eredi secondo le parti stabilite. Lascia a Domenico un cinto di argento inanellato, ad Alfonso tutto l’argento lavorato che è nella bottega e nella sua casa e dispone che Ieronimo sia nella società con Alfonso, durante tutta la sua vita, come è detto nel relativo contratto, che sia a lui obbediente e che Alfonso lo tenga come figlio. Dichiara di avere dell’argento da consegnare alla Chiesa di Santa Maria di Carbonara di Giffoni, di S. Angelo di Penta, mentre l’argento della chiesa di S. Antonio di Padova di Serino e di Santa Maria delle Grazie di Solofra e il crocifisso deve essere ancora lavorato e consegnato. Lascia alla serva della moglie, Mita, 4 once e tre panni di corredo da dare quando sarà finito il suo servizio, secondo il relativo strumento notarile. Dichiara di dover avere da Alessandro Guarino ducati 30 che lascia ai figli del fu Antonio e alla loro madre oltre a 15 tarì che doveva restituire a Laura. Dichiara di possedere un terreno della chiesa di San Giuliano, sito in località detto lo Accettulo per il quale dà alla chiesa 4 tarì annui in perpetuo che dovranno essere corrisposti dagli eredi aumentati di grana 10 o di un bene che sia di eguale valore come appare da breve apostolico del notaio Federico de Campora di Napoli. Chiede che sia sepolto nella sua cappella sita nella chiesa di S. Agostino e che sia fatto mezzo camaro sulla grata dell’altare con una pietra di marmo su cui dovrà essere scolpita la sua immagine ed un epitaffio a volontà di Domenico, lascia alla cappella un avanti altare di seta veneziana rossa, ornato di giallo e celeste, dando facoltà ai frati del Monastero di intervenire qualora i nipoti non eseguissero il disposto. Ordina ad Ieronimo di fare due ampolle di argento di 10 once e darle in dote alla sua cappella. Dispone che i nipoti facciano alla chiesa di S. Giuliano un quadro del valore di 3 once, largo 8/9 palmi e alto 12, da dividere in due parti una con i 12 apostoli in cena col Signore e l’altra, nella parte superiore, con Cristo risorto, secondo il disegno fatto da messere Scipione e ciò per lascito dell’avo Francesco, confermato dal padre Fioravante, il tutto da fare entro 6 anni altrimenti dà al cappellano della chiesa la facoltà di eseguire il legato, in più un avanti altare di taffettà con frangia da porre all’altare maggiore dove dovrà essere messo il quadro. Lascia un tarì alla chiesa di Salerno ed uno a quella di San Giuliano, uno per penitenza, tre per omnis jurisbus, 10 grani per malo oblato incerto, due tarì per decima fraudata, grana 10 per penitentia non fatta. Dispone un tarì e mezzo per la lettura del salterio da celebrare metà dal cappellano di S. Giuliano e metà dai presbiteri e chierici di S. Angelo e dai frati di S. Agostino, 4 tarì per la celebrazione del trentale; la celebrazione di 60 messe per la salute della sua anima, venti per il cappellano di S. Giuliano, venti per i preti di S. Angelo e venti per i frati di S. Agostino alla ragione di 3 grani per ogni messa; 5 grani per tutti i preti e i frati che parteciperanno alle sue esequie e che diranno la messa e 3 per gli altri; 12 libre per la cera da accendere e tre per la cera spenta, tarì 15 alla fabbrica di S. Angelo. Poiché è fratello della Confraternita di Santa Croce alla quale è tenuto di dare i suoi vestiti lascia, in loro vece, 7 tarì e mezzo. Dichiara di aver pagato l’intaglio alla porta di Santa Croce per ducati 4, chiedendo ai nipoti di controllare il conto e se supera il dovuto di scomputare ciò che deve il nipote Antonio. Lascia ai procuratori della chiesa di S. Giuliano 11 tarì che possedeva per una vecchia pianeta da unire ai 3 tarì posseduti da don Cosimo Vigilante per l’acquisto di una nuova. Lascia ai nipoti il compito di distribuire le granaglie per il funerale, degli scapuzzi a tutti i nipoti che parteciperanno alle sue esequie. Chiede che Alfonso completi il tabernacolo di rame di S. Agostino, che vi ponga il piede e a sue spese l’oro e la manifattura. Dichiara di dover avere da Lisabetta Carafa, baronessa di Solofra e di Serino ducati 10 che devono essere pareggiati da altrettanti, che deve dare a lei; di dover avere dalla duchessa Belardina Bulcana 7 tarì per l’argento posto in certi candelieri; di aver dato ad Altobello Vigilante una tazza di cui deve pagare la manifattura per 3 once di argento. Dispone 2 tarì e 10 grana per la celebrazione di mezzo trentale dal cappellano di S. Croce nella Cappella di San Sebastiano, alla quale lascia un avanti altare di taffettà; 15 tarì da restituire al nipote Giovanni Andrea Guarnerio. Dichiara che la chiesa di S. Andrea deve avere ciò che le compete secondo il testamento di Giovanni Battista; che nei 4 ducati pagati per l’intaglio della chiesa di Santa Croce ci sono inclusi due dovuti da Antonio suo nipote. Ordina che la casa del centimolo sia trasformata in casa focale per la moglie Francesca e la cognata Lucrezia. Dichiara di aver fatto un calice ed un avanti altare di velluto nero e di aver dato in dote una terra del giardino sottano alla chiesa di Sant’Antonio di Padova a cui lascia tutto; di avere in suo potere una calice di argento dell’arciprete Ronca da cui ha avuto 7 ducati e chiede che siano pareggiati con ciò che deve dare a lui e cioè 6 carlini per la rendita di S. Andrea e altro stabilito nel testamento di Giovanni Battista. Nomina governatori e tutori di G. Vincenzo e G. Leonardo donna Franceschella e donna Lucrezia, Domenico, Alfonso e Ieronimo, che hanno piena facoltà di eseguire ciò che ha stabilito.

 

 

Testamentum solemne et ultima voluntate de me Joanne Paulo de Maffeis de la terra de Solofra

 

1533, marzo 29.

 

(f. 87v).  In primis lasso et recomando la anima mia alo omnipotente et glorioso Dio nostro Signor Jesu Christo et ad sua sancta et gloriosa matre vergine Maria. Et depo, perché il capo et principio de qualsivoglia testamento si è la institutione de li eredi, pertanto io, predicto Joanne Paulo testatore instituisco, fazo et legitimamente ordino mei heredi universali et particulari lo magnifico messere Dominico de Maffeis, lo egregio Alfonzo de Maffeis, mei neputi, et Hieronimo, Joanne Vicentio et Joanne Leonardo, figli del condam egregio Joanne Baptista, altro mio nepote, videlicet lo dicto messere Dominico per uno integro terzo, lo dicto Alfonzo per un altro terzo, et dicti Ieronimo, Joanne Vicentio et Joanne Leonardo per un altro integro terzo supra tucti li boni et robe mei mobili et stabili et altre aziuni recolligentie, denari ori, argenti et altre raiuni ad ma quomodolibet spectanteno et pertinentino presenti et future preter et exceptis infrascriptis legatis et fidecommissis tali quidem conditione et qualitate che si Dio non voglia alcuno de dicti Joanne Vicentio et Joanne Leonardo moresse in pupillari etate vel ab intestato absque legitima prole ut supra quod succedant dicti Joannes Vicentius et Joannes Leonardus seu quivis eorum reperietur vivere et eorum heredes et successores et si, Dio non voglia, tucti morissero ut supra in pupillari etate seu ab intestato senza figlioli ex legitimo matrimonio procreatis, che allora succedano dicti messere Dominico et Alfonzo et loro heredi et successori in stirpe et procreandi.

 

(f. 87v). Item, voglio ordino et lasso che la onoranda mea consorte madama Francischella di Violante sia domina patrona usufructuaria sopra la masseria et de tucti qualsivogliano mei mobili et stabili et altre raiuni et aptiuni durante tucto lo tempo de sua vita si vorrà stare et servare mio lecto vidualmente cui autem li lasso sua dote et antefato secondo lo tenore de lo instrumento suo dotale. Ita che lo dicto legato importa tantum lo usufructo quoad integrum victum et vestimentum et ad alia necessaria pro vita ipsius Francischella substentanda tam in sanitate quam in infirmitatibus, quod absit, che non li habia da mancare cosa alcuna conveniente ad persona sua. Et similiter lasso et ordino che sie donna patrona et usufructuaria la vidua et honesta donna Lucretia de Violante, olim dilecta consorte del dicto condam egregio Joanne Baptista Maffeo, sopra tucti li boni mei ut supra durante tucto lo tempo de sua vita si vorrà stare et servare lo lecto de suo marito ut supra vidualmente; ita quod lo legato predicto non importe si non lo victo et vestito ut supra et si non vorrà stare, li lasso lle dute et antefato suo secondo lo tenore delo instrumento dotale che se lle repeterà supra la rata de sui figli. Et voglio ordino et lasso expressamente che li dicti Hieronimo, Joanne Vicentio et Joanne Leonardo habiano da stare sucto la obedientia de dicta domina Francischella et ad ipsa prestareno reverentia et onorare como propria matre et durante la vita de epsa Francischella stareno con epsa iuntamente ad uno pane et uno vino, ad uno mangiare et uno bevere ad un calzare et un vestire et un volere et non volere accossì como sono stati con me predicto Joanne Paulo testatore; altrimente non ge pozano per modo alcuno contravenire socto quella pena che lle vorrà tenere dicta donna Francischella et similmente siano tenuti dareno obedientia ad dicta donna Lucretia, loro matre, et havarà obedireno a lo dicto magnifico messere Dominico et egregio Alfonzo a li quali loro restarando dicti filioli.

 

(f. 87v). Item, per causa de dicto usufructo victo et vestire lassato ad dicta donna Francischella et dicta Lucretia et ordino che dicta Francischella et Lucretia habiano et se pozano pigliare anneptere et havere tucta quella quantitate de grani che annuatim degi consequire et havere de certi territori che aio ad Monte Marano et tanto manco siano tenuti dicti messeri Dominico et Alfonzo per le due rate loro et alo resto che besognerà a le dicte donna Francischella et donna Lucretia per lo dicto loro victo et vistito durante loro vita che siano tenuti ci habiano da sopplire equalmente lo dicto messere Dominico pro uno terzo, lo dicto egregio Alfonzo pro uno altro terzo et li dicti Jeronimo et fratelli per lo altro terzo et cossì continuareno per cadauno anno durante loro vita. Ita che habiano lo integro loro victo et  vestito ut supra a iudicio de comuni et experti parenti et amici et si alcuno contravenesse sia licito a le dicte domina Francischella et Lucretia posserenose pigliare dicto victo et vestito seu loro usufructo autoritate propria et de facto dove vorranno supra la parte de chi contravenerà per ciascauno anno tanto quanto serrà dicto per dicti comuni parenti et amici experti iudicibus perché cossì voglio et è mia ultima voluntate. Et dicti Alfonzo et Dominico et Hieronimo atque siano tenuti pro tertia parte ut supra raccogliereno et conducerono dicti grani da Monte Marano inde eorum substantiis et foragiis.

 

(f. 87v). Item, lasso et ordino che si dicta mea dilecta consorte Francischella vorrà stare et custodire dicto mio lecto ut supra vidualiter dicta durante sua vita se poza stare a la camara mia et soa dove stamo al presente et quella se tenere donec vixerit una cum tucti li panamenti linei et lanei et altri mobili suppellectili et adornamenti quali sono et se retroveraino in dicta camara.

 

(f. 88r). Item, lasso ad Alfonso et Hieronimo la poteca de argentario dove sto et lavoro io l’arte predecta, sita in piazza di decta terra congiunta a l’altra mia poteca et iuxta la strada de la piazza una cum tucto lo stiglio ferramenti forni et altri instrumenti spettantino et pro intenteno l’arte predecta di argenteri [...] siti e posti [...] et loro lasso quelli stigli et instrumenti quali sono ad Ariano quali omnino lo habiano da recarpetare a la quale poteca una con decti stigli voglio et ordino che decto Alfonzo et Hieronimo da stare et fareno l’arte et exercitino la arte predecta ad cose et quale [...] in decta arte habiano da usare [...] de la parte sua dela decta poteca e se appliche a la parte [...] cossì voglia questa ultima volontà [...] et la altra poteca predecta congiunta con la decta poteca argentaria iuxta la decta piazza iuxta li boni de lo vererabile Monastero di Sancto Augustino sia lo prolego et lasso anche a li decti Alfonzo per una mitate et a lo decto Hieronimo et Giovan Vicentio et Giovan Leonardo per la altra mitate.

 

 (f. 88v). Item, lasso et ordino che durante lo tempo de quindice anni computandi a die clausi presentis testamenti li dicti Hieronimo, Joanne Vicentio et Joanne Leonardo, fratelli carnali, habieno da stare insieme ad comune et equale comodo et incomodo et ad uno magnare et uno bevere et ad uno calzare et uno vestire et tucto quello che se guadagnarà fra dicto tempo de XV anni per dicto Hieronimo et fratelli sie comune infra tucti tre et comunemente sello spartiranno et voglio maxime che del dicto comune se habia da manutenere al studio lo dicto Joanne Vicentio et per dicta causa de studio nisciuno de li altri fratelli poza dedurre nè domandare cosa alcuna dal dicto Joanne Vicentio.

 

(f. 88v). Item, voglio lasso et ordino che li dicti messere mio care nepote Dominico et Alfonzo et ciascauno per la metate nce siano tenuti et debiano, volendo studiare lo dicto Joanne Vicentio nec non volendo studiare Joanne Benedicto, figlio del dicto Alfonzo, ipsi manutenereno et subiuvareno in dicto studio donec staraino comune et studenti ubicumque studere voluerint eorum propriis substantiis et expensis pro victo et potu tantum et pro aliis occurrentiis suis pro libris, salario preceptoris vestitu et aliis etc. Ad nihilum teneantur dicti dominus Dominicus et Alfonzus nisi quod dictus Alfonzus teneatur pro dicto suo figlio pro reliquo quod debent ut supra perchè voglio che siano tenuti per dece anni continui computandi da lo anno 1534 prossimo futuro et si li dicti messeri Dominico et Alfonzo quovis modo mancassero al predicto, che sia licito ad dicti Joanne Vicentio et Joanne Benedicto et ad ciascauno de loro che vorrà studiare o ad altro chi legitime li compete intervenire da parte loro et maxime a la dicta Lucretia, matre de dicto Joanne Vicentio, posserenosi pigliare autoritate propria et de facto solum per virtute del presente legato li fructi de le robbe mie seu tanto de ipsi che se pozano nutrire dicti studenti et costringerelli in corte per observantia predictorum summarie, simpliciter et sine scriptis.

 

(ff. 88v-89r).  Item, ante partem prelego et lasso al dicto magnifico messere Dominico mio caro nepote lo integro hospitio mio cum taberna et habitazione quale tengo et possedo cum cortiglio gaifo et altre raiuni et actiuni qualsivogliano in la piaza puplica de dicta terra, iuxta li boni de mastro Potente Morena, de Baptista Caropriso, de Francisco Ronca et del magnifico signore Joanne Zurolo et altri de la quale taberna et altre soi habitatiuni sopto et supra astraco dicto messere Dominico tantum nde sia signore et patrone et poza fare et disponere tamquam dominus et patrone sehorsum da li altri heredi  predicti. Verum che in recompensam de dicto prelegato lasso et ordino al dicto messere Dominico che al tempo dicti se divideraino dicta mia heredità tra ipso et dicti Alfonzo et Hieronimo et fratelli, che dicto messere Dominico habia da dare et consignare a li dicti Alfonzo per una metate et a li dicti Hieronimo et fratri per l’altra tanto de la parte de li beni sui stabili chi venga a la summa et valore de ducati cinquanta de caroleni da si apprezare per comuni et experti parenti et amici, et che sia ad elezione de ipso messere Dominico dove llo vorrà dare o a lo campetello subto, che alle salerio, a la corte de Yuso seu ala corte de Motta confinanti, ut infra ovvero quando ipso messere Dominico volesse dare li dicti ducati cinquanta in contanti, videlicet XXV pro parte, che li sia licito darelle in carlini de argento et non dare de stabili ut supra, et in tali casu habie termine pagare li dicti ducati cinquanta pro rata ut supra infra termine de dui anni dopo la divisione predicta, quale elezione sela habia da fare per messere Dominico a lo tempo che sparterando ut supra.

 

(f. 89r). Item, lasso prohibisco et veto che li dicti mei heredi et successori per nello futuro tempo in perpetuum pozano ne debiano modo aliquo vendere, donare, permutare in solutum dare nec aliter quovis modo alienare et in alienum dominium quomodolibet transferre cosa alcuna, nè in tutto nè in parte delle robe mei stabile, ad ipsi ut supra et infra lassate sinon l’uno a lo altro et l’altro a lo uno et ad loro heredi et successori masculini sexus tantum pro prezo justo et conveniente arbitrio expertorum. Et hoc ad effectum quia volo in perpetuum quod omnia et singula mea bona stabilia habeant permanere et esse in familia mei predicti de Maffeis. Et quando tra de ipsi mei heredi et successori non ge fosse chi volesse comprare per lo justo prezo ut supra, che sia licito pozano vendere et alienare a li figli heredi et successori masculini sexus tantum del magnifico quondam messere utriusque juris doctore Antonio de Maffeis, mio nepote como è persuni de dicta linea et domo mee de Maffeis et chi contravenesse seu aliter vendesse o alienasse quovis modo ut supra che eo ipsi chi contravanerà seu aliter alinerà quovis modo predicto che perde le cose et robe vendute seu aliter alienate, et se appliche jure legati a li altri coheredi et successuri chi contravenerando quotiens contraventum fuerit et quod intelligatur irrite et annullata quomodolibet alienatio quae aliter quovis modo predicto per eos seu quemlibet ipsorum fieret quam ex nunc prout ex tunc et contra in casu contrario declaro et volo esse nullam et nullius roboris et efficacie et liceat partibus observantibus autoritate propria vigore presentis legati rem aliter quovis modo predicto alienatam capere et ad se vendicare quibuscumque derogationibus non obstantibus. Et prohibisco et veto che in nullo dicti mei heredi et successuri se pozano convenire et essereno de accordio de rumpere et annullare in tucto nè in parte lo predicto legato. Ita che quando alcuno de loro omni futuro tempore ge concorresse cordianze annullatione duratione seu diminutione de dicto legato che quello tale chi taliter concorre perde la parte sua de la heredità predicta et se appliche a li beredi et successuri de dicto messere Antonio et si dicti heredi et successuri de dicto messere Antonio ge assentissero seu concorressero ut supra che allora se appliche a la venerabile ecclesia de Santo Juliano mia matre ecclesia.

 

(f. 89 v). Item, ad cio che in perpetuo se sappiano le dicte robe mei stabili et che non sende perde la memoria non se possereno alienare ut supra dico et declaro che lle robe mei stabile que voglio non se pozano alienare nisi ut supra sono, videlicet: le due botteghe lassiate ad Alfonzo et Hieronimo, lo dicto hospicio de casi con la taberna, lassato ad dicto messere Dominico, nec non lle due parte delle casi de habitatione dove sto al precente iuxta vias puplicas et bona heredum condam domini Antonii predicti et iuxta bona Caroli de Guarino. Item lle doe parte de la corte arbustata et vitata chi è avante lle dicte casi de habitatione, iuxta vallonem et iuxta li boni de dicto condam messere Antonio et iuxta li boni de Vicenzo de Conte. Item una mesura de la dicta terra arbustata que dicitur la Corte di Yuso alias la corte de Mocta, iuxta viam puplicam et iuxta vallonem et iuxta boni domini Antonii; item una vigna con uno pezo de terra arbustata de arbori de olive ubi dicitur lo campetello, iuxta bona curie terre Solofre, iuxta viam puplicam et alios. Item unaltra vigna ubi dicitur la vigna de Santo Nicola, quale rende a la Venerabile ecclesia de Santo Nicola alle scanati, iuxta patronato illorum de Donato tarenum unum cum dimidio pro quolibet anno, iuxta la via puplica et iuxta la predicta altra mia vigna. Item una selva arbustata arboribus castanearum que dicitur lle selvetelle, sita in pertinentiis dicte terre, una con lo cerreto chi sta conjunto con dicta selva da la parte de supra, iuxta bona ecclesie Sancti Andree de Solofra, iuxta bona heredum condam Simeonis de Yasi­mone, iuxta lo bono de Carulo de Guarino et iuxta lo bono de Joanne Paoli de dicta terra. Item una casa che è in dicto casale fore lle casi, iuxta la via puplica et li boni de li heredi de condam mastro Bartolomeo Guarino. Item una casa sopto et supra astraco con un furno con lo cortiglio murato et orto avante et con cinco pezi de terretorii acti ad semenare grano siti in la città de Monte Marano, iuxta loro confine, deli quali cinco pezi de terreno quacto de ipsi et la dicta casa nde sono comuni et non partuti tra ipso testatore et la dicta heredita de dicto condam messer Antonio et l’altro pezo è mio proprio, lo quale altro pezo lasso et voglio che sia et reste comune tra dicta heredità de condam messere Antonio et dicti mei heredi accossì como sono tucti li altri quacto pezi de terreno et le dicte case furno, cortiglio et orto.

 

(f. 89v). Item, lasso prohibisco et veto dicti mei heredi et loro heredi et successuri che per nullo futuro tempo pozano modo aliquo domandare nè repetere cosa alcuna da li dicti figli et heredi de condam messere Antonio et successuri de condam Paschale Maffei, mio fratello et patre de dicto messere Antonio, nè supra lle robe loro per qualsivoglia causa che ad me seu ad condam Luca, mio fratre et loro patre avesse competuto o competesse tanto per causa de la divisione delle robbe tra mei fratri lli tempi passati divisi, quanto per altra qualsivoglia raiune et causa, quale divisione lla confermo et omologo tanto per me quanto per nome et parte de dicto condam Luca, et non obstante che lo dicto condam Paschale havesse havuta la parte dela parte mia de mei robbe stabili etiam che io fosse stato agravato assai seu ultra o minus dimidiam o non agravato.

 

(f. 90r).  Item, voglio et ordino che dicti mei heredi non ge pozano nè habiano da contravenire per modo alcuno ma quello che dicto condam Paschale havesse havuto più che li spectava llo lasso ad dicti figli et heredi de dicto condam messere Antonio jure legati seu institutionis et omni alio  meliori modo. Et de più lasso et ordino che se habiano da serrare de fabrica tucte le finestre et spiraculi donne se po reguardare dalle casi mei et de dicti mei heredi intro lle casi de dicti figli de messere Antonio. Ita che dicti figli de messere Antonio similiter siano tenuti serrare et fare murare lle finestre et spiraculi chi sono alle casi loro donne se possesse resguardare intro lle dicte casi mei et de dicti mei heredi secundo etiam appare per uno instrumento de divisione facto per mano delo egregio notare Octaviano Caropriso quale confermo et accepto.

 

(f. 90v). Item, dicto jure legati seu institutionis et omni alio meliori modo cedo et renuncio et relasso a li dicti figli et heredi de dicto condam messere Antonio le integre raiuni che tengo sopra le casi del furno che sta intruse in lle casi de habitatione de dicto condam messere Antonio, et alo terreno chi è dereto dicta casa de furno, iuxta lo cortiglio de dicte casi de messere Antonio et iuxta li altri boni de dicti figli et heredi de messere Antonio; ita che dicte case de furno da hogi avante cum suis juribus sia et specte integre de dicti figli de messere Antonio et che da patruni pozano facere et disponere tamquam veri domini et patruni non obstante quale si voglia cautela che nde apparisse in favore de me testatore seu de condam Luca predicto meo fratre, dele quale case non voglio che dicti mei heredi ge pozano modo aliquo pretendere raione alcuna et como ad heredi et figli de dicto condam Luca. Et de più ordino et lasso che quando li dicti figli et heredi de condam messere Antonio se volissero ampliare lo capo de lo intrato chi sta socto dicte case de furno donne traseno a lo dicto terreno et a la corte loro che lo pozano ampliare per quacto altri palmi più che è al presente et rompere uno capo de muro chi sta intro lo orto mio; ita che lo dicto intrato reste amplio et largo da octo palmi et mezo et supra fabricare et farege porta ad loro arbitrio sanza contraditione et molestia de dicti mei heredi et loro heredi et succensuri.

 

(f. 91v). Item, jure legati ut supra et omni meliori modo lasso, cedo et renuntio a li dicti figli et heredi de condam messere Antonio nomine Frabritio, Joanne Ferrante et Joanne Camillo de Maffeis, omne raiune porcione seu mesurate che ad me compete supra la potecha grande noviter refacta sita in la piaza puplica de dicta terra iuxta li boni de la Corte, iuxta li boni de me predicto notare Aurelio et mei fratri de la quale potecha prohibisco et veto dicti mei heredi che in modo alcuno non pozano molestare ne vincolare dicti figli et heredi de condam messere Antonio nè habiano de tenere et de epsa disponere como poteno disponere et fare de li altri boni loro propri tamquam veri domini et patroni.

 

(f. 91r).  Item, per omne altra raione et causa che ad me potesse o dovesse movere lasso et ordino che li dicti messere Dominico per uno terzo et lo dicto egregio Alfonzo per un altro terzo et li dicti Hieronimo et fratri per un altro terzo, siano tenuti et debiano donec dicto Frabitio uno de li dicti figlioli de messere Antonio starrà a lo studio et vorrà studiare et serrà provento sin a la laura soia de lege et altra quale se voglia che li habiano da ministrare dare et pagare per cadauno anno che starrà ut supra studente ducati sei de carlini videlicet tareni dece per cadauno de dicta parte incipiendo a die mei obitus et chi contravenesse sia licito ad dicto Frabitio posserle convenire in Corte Summarie et sine scriptis.

 

(f. 91r). Item, ordino prohibisco et lasso che al tempo che se sparteranno li dicti mei heredi lle dicte casi de habitatione che non pozano in modo alcuno spartireno nè lo sopportico nè lo cortiglio de dicte casi ma dicto sopportico et cortiglio tenereno pro comuni et indiviso et manutenereno necto et purgato pro comune ornato et apparato de tucte lle parte, et ordino et voglio che se habie da levare lo centimulo che sta intro lle casi et farenelo de fore de dicte casi et fareci secondo sirrà lo camino de la casa de lo centimulo al presente verso li boni de Carulo de Guarino et che sie vinti palmi in tucto et longo quanto vene et chi contravenesse al predicto legato perde la parte sua del cortiglio et se appliche a la parte observante et, dove è la casa del centimulo, reste per casa focale a la quale lasso che habieno da stare le dicte domina Franceschella et domina Lucretia con soi figlioli fino che sende vive la dicta Franceschella.

 

(f. 91v).  Item, lasso et ordino che né lo dicto messere Dominico nè lo dicto Alfonzo nec etiam li dicti figli de condam Joanne Baptista pozano, nè loro compete in modo alcuno repetere, nè fareno repetere, nè domandare da loro mogliere et matre de dicti figlioli de Joanne Baptista lle dute et raiuni dotale l’uno da lo altro et contra, ma che ciaschauno de dicte parte sia tenuta restituire et dare dicta dote quando, quod absit, accascasse lo caso de li boni et parte sue proprie et non de altro non obstante che li instrumenti dotali aliter dictassero.

 

(f. 91v).  Item, lasso che si ad Dio piacerà che venga ad marito Julia de Maffeis, figlia del dicto Alfonzo, che la dicta donna Francischella, mia consorte, habia da dare in dote et per lle dote de ipsa Julia tucti li panni de lino che have reposturi quali se trovarà tunc temporis nubati et levati siano quilli che li somministraranno per ipsa Francischella, nec non li debia dare in dote li dui cinti de argento che tene ipsa Francischella al presente in suo potere, et si qualcuno non venesse ad marito che dicti panni et cinti, post mortem dicte Francischella, sieno comuni fra tucti dicti mei heredi universali pro proventibus ut supra è dicto in stirpe et non in capite.

 

(f. 91v). Item, lasso et ordino che lo dicto messere Dominico sia tenuto et debia de suis propriis contribuere et pagare in lle dute de dicta Iulia, si venerit ad maritum, onze quacto de carolenis et si nde accascasse restitutione se habia da fare ad dicto messer Dominico et sui heredi.

 

(f. 91v). Item, lasso ante partem ad dicto messere Dominico uno cinto piccolo guarnito de argento inaiellato che se lo porte de mia parte et per mio amore.

 

(f. 92r).  Item, lasso ante partem a lo dicto Alfonzo tucto llo argento che é in poteca e a lo cassone et cossì quello che è in casa a la camara mia, che fosse proprio atto ad lavorare dico li argenti lavorati da fusi como de altri [...] a lo quale argento dicto Hieronimo et fratri non ge habino parte né con lo decto messere Dominico et Alfonso, et voglio di più che decto Hieronimo habia da essere obediente a lo decto Alfonzo e stare in l’arte et compagnia et esso como è stato decto per allo tempo durante loro vita socto la parte de prendere la parte sue de la poteca come sopra in lo legato de la compagnia se convenire e sia [...] decto Alfonzo se habia da comportare bene verso Hieronimo et tenerlo come figlio.

 

(f. 92r).  Item, dico et declaro ho in mano una quantità di argenti da consegnare alla chiesa di Sancta Maria de Carvonara di Giffuni et altri di S. Angelo de la Penta, de lo quale argento è segnato nel quaderno uno; argento della chiesa di S. Antonio di Padova di Serino e 10 onze di argento di S. Maria de la Grazia di Solofra et lo crocifisso puro notato in detto quaderno quale argento lo lasso che habbiano da fare lavori e consegnare a li patruni.

 

(f. 92r).  Item, lasso onze quacto, tre panni corredali et denari ad Mita de Maio, serva de mia consorte et mia quale voglio li siano dati per dicti mei heredi complito che verrà lo tempo de suo servimento secundo appare per instrumento.

 

(f. 92r).  Item, dico et declaro che degi consequire et havere da mastro Alixandro Guarino ducati trenta de carolenis per virtute de uno puplico instrumento per mano de me predicto ut supra Aurelio, li quali ducati trenta riceveraino dicti figli et heredi de dicto condam messere Antonio et de madama Laura loro matre a li quali lle lasso et ultra loro lasso tarì altri XV che me sono de resto in mio potere a li ducati sei che hebi da dicta madamma Laura, quali tarì XV lasso che lle habiano da dare et pagare dicti mei heredi quale quantitate de dinari tucta specie ad dicti figli et heredi de condam messere Antonio.

 

(f. 92v).  Item, dico et declaro che io Joanne Paolo, testatore predicto, li tempi proximi passati hebi uno certo pezo de terra ubi dicitur lo Acceptulo de la Venerabile ecclesia de Sancto Iuliano per lo quale terreno nge dego io predicto testatore a la dicta ecclesia et propria rectoria de epsa ecclesia tarì quacto de usuale moneta pro quolibet anno in perpetuum; pertanto ordino et lasso che li dicti mei  heredi siano tenuti et debiano rendere dicti tarì 4 quolibet anno in perpetuum donec compararaino et daraino ad dicta rettoria, in cambio de dicti tarì 4 tarì, altri quacto et grana dece de più de annuo rendito seu tanto terreno et robe stabile in simili vel meliori loco che renda tarì quacto et meczo pro quolibet anno in perpetuum del che appare puplico instrumento con lo breve apostolico facto per mano de notare Federico de Campora de la casa de Napoli.

 

(f. 92v). Item, voglio ordino lasso et comando a li dicti mei heredi che si et ubi quandocumque durante tucto lo tempo de loro vita accascasse o nascesse tra de ipsi damno alcuno per quale si voglia causa, siano tenuti et habiano da reponere, de jure et de facto, in potere de homeni da bene et communi amici et parenti et tuttu quello et quanto serrà determinato per loro debiano havere rato grato et firmo et non contravenire a la pena de quacto onze per chi contravene da si applicare a la parte observante.

 

(f. 93r). Item, indico lo corpo mio deveresi sepellire a la Venerabile ecclesia de Sancto Augustino de Solofra et proprio a la cappella mia et de dicti mei neputi. Et lasso voglio et ordino che dicti mei heredi siano tenuti et debiano fare mezo camaro infazi la grada de lo altare de dicta cappella con una petra marmorea alta da uno mezo palmo in circha dove habia da essere scolpita la figura mia de bascio relevo et llà se habia da reponere mio corpo llo che siano tenuti farelo depo mia morte in termino de dui anni et si non llo faraino che sia licito a lo priore et fratri de dicta ecclesia posserenosse pigliare autoritate propria et de facto tanto de li boni mei che pozeno adimplire e fare dicto mezo camaro dove se habie da fare epitaffio de la vita mia et quanto tempo ho vixuto et alias secondo parerà ad dicto messere Dominico et ad dicti mei heredi, a la quale cappella lasso uno avante altare de seti carmosino venetiano partuto de iallo et cilestro de lo più fino che se porrà trovare.

 

(f. 93r).  Item, decto Hieronimo, mio nepote, sia tenuto infra octo anni proximi sequente a la mia morte fare due ampolle seu carafelle de argento dove se habia da ponere de dece once de argento, et farelle a tucte sue spese et darelle in dote de decta cappella per remissione dei miei peccati e antecessori et successuri.

 

(f. 93r).  Item, lasso che dicti mei heredi siano tenuti et debiano, pro rata secondo sono heredi ut supra in stirpe, fareno una cona a la venerabile ecclesia de Sancto Iuliano, mia matre ecclesia, quale cona habia da essere larga da circa octo in nove palmi et alta palmi XII in circa, la quale cona se habia da partire in dui quatri, secondo la mesura sua, et farege uno cinto con li dudici apostoli in cena Domini, a lo quatro suprano se habia da fare Cristo resuscitato secondo conste ad messere Scipione chi have facto lo disegno, et questo ancora per lassito facto per condam mio avo nomine Francisco de Maffeis et per lassito confirmato per condam messere Fioravante de Maffeis mio patre et cossì mo voglio et confermo io che se faza infra sei anni depo la mia morte, et si contravenissero che sia licito a lo cappellano farele ipso et se pigliare tanto da li mei robe che sia integro prezo et basti de dicta cona a la quale voglio che se habie da spendere da circha tre onze de carlini, et de più ge lasso che dicti mei heredi habiano da fare in dicta ecclesia de Sancto Iuliano uno avante altare de taffatà fino et renforzato puro partuto con franza secondo convene, et che sie de lo altare majore de dicta ecclesia a lo quale se habia da reponere dicta cona.

 

(f. 93r).  Item, lasso ala majore Ecclesia salernitana tarì uno.

Item, lasso ad dicta mia matre ecclesia tarì uno.

Item, lasso per pannanzia tarì uno.

Item, lasso pro omnibus iuribus tarì tre.

Item, lasso pro malo oblato incerto in uno grane dodici.

Item, lasso pro decime fraudate tarì dui.

Item, lasso pro penitentia non facta grana dieci.

 

(f. 93v).  Item, lasso pro salterio legendo in die mei obitus pro medietate per cappellanum Sancti Iuliani et pro alia medietate per presbiteros et clericos Sancti Angeli et fratres Sancti Augustini tarì uno e mezo.

Item, lasso per uno trentale dicendo ut supra tarì quacto.

Item, in alia mano lasso che ne dicano sexaginta misse per salute de mia anima in remissione de mei peccati hoc modo videlicet: vinti per lo cappellano predicto de Sancto Iuliano; XX per li preiti de Sancto Angelo et XX per li fratri de Sancto Augustino quibus lego ad rationes granorum trium pro qualibet missa.

Item, lasso che tucti preiti et fratri che veneranno ad mei exequie videlicet chi dirà misse grana cinque et chi non grana tre.

Item, lego pro cera luminanda libras XII in tonze et pro cera expendienda libras tres seu ultra ad arbitrium heredum meorum predictorum.

Item, lasso in beneficio dela povera frabica de Santo Angelo tarì XV.

 

(f. 94r).  Item, asseruit che ipso è confratello de la Venerabile ecclesia de Santa Croce de Solotra a la quale dice essere tenuto li soi vestiti ­per tanto per causa de dicti vestimenti lasso ad dicta ecclesìa tarì septe et mezo in beneficio de epsa.

 

(f. 94r).  Item, dico et declaro che aio pagato de mio proprio a la fattura de la porta seu integlio de dicta porta in de Sancta Cruce de circa ducati quacto però ordino che li heredi mei vedano lo cunto de lo pagato et trovandosi che nge habie pagato alcune cose de più che se habie da scomputare a lo legato che ge fè condam messere Antonio predicto.

 

(f. 94r). Item, lasso perché in mio potere sono tarì XI de una pianeta vechia che ne guastao de Sancto Iuliano et lo venerabile dopno Cosimo Violante nde bave tarì III per tanto le lasso ad dicta ecclesia che li procuratori de ipsa nde habiano da comparare dicta pianeta.

 

(f. 94r).  Item, lasso le gramaglie lugubre a li dicti messere Dominico, Alfonzo, Hieronimo et Frabitio.

 

(f. 94r).  Item, lasso li scappunzi ad tucti li neputi mei carnali quali ne trovaranno in mei exequi.

 

(f. 94r). Item, lasso et ordino che lo dicto Alfonzo tantum sie tenuto suis sub ventionibus et expensis complire lo tabernaculo de rame de Sancto Augustino de Solofra già incomenzato et non completo et che li habie da inaurare tucto con lo pede e fatte lo habbia da dare a la chiesa et non prendere niente per la manifattura delle dette mazzite de oro.

 

(f. 94r). Item, dico dovere conseguire da la excellente signora Lisabetta Carrafa, utile baronessa de Sereni et Solofra ex causa mutui ducatorum decem tanto manco quanto li dego rendere per certo tempo de quello che li rendo io et le berede de condam messere Antonio et dego conseguire dala excellente signora Belardina Bulcana tarì sette per llo argento che aio posto de mio proprio ad certi candeleri.

 

(f. 94v).  Item, have dato ad Altobello de Vigilante una tazza che deve pagare la manifactura e sono da pagare per once tre de argento.

 

(f. 94v).  Item, lasso un altro mezo trentale da se dire per lo cappellano de Sancta Cruce a la cappella de Sancto Sebastaiano in dicta ecclesia a lo quale altare et cappella lasso uno avante altare da senge fare de taffatà per rate ad arbitrio de dicti mei heredi per lo quale trentale lasso tari due grana dece.

 

(f. 94v).  Item, lasso che li dicti mei heredi habieno da dare et pagare ad Ioanne Andrea Guarnerio, mio nepote, infra termine da sei mesi post obitum tarì quindeci de caroleni ex resta che li era debitore.

 

(f. 94v). Item, dico et declaro che li quacto ducati quali ò dicti ut supra havere pagato a lo intaglio de la porta de Sancta Cruce ge sono inclusi et pagati ducati dui lassati per condam messere Antonio in dicta ecclesia de Sancta Cruce.

 

(f. 94v). Item, voglio et ordino che la casa del centimulo predicta se habia da reducere per casa focali dove habie da stare dicta donna Francischella et donna Lucretia francha et vive ipsa Francischella infra termine de quacto anni post obitum meum et farese dicto cenimulo como in suo legato està per me ut supra disposto.

 

(f. 95r). Item, declaro che ne li tempi passati feci uno calece de prezzo de ducati dece et uno avanti altare de vellute nero et ge le diedi una terra in dote dove è lo giardino sottano quale robe lle conferme et lasse in la cappella sua predetta sub vocabulo de Sancto Antonio de Padua.

 

(f. 95r). Item, declaro avere in potere uno calece de argento de lo arciprete Ronca da lo quale havo recevuto docati 7 pertanto ge lo lasso ad fare boni tanto lo lasso dovere dare 6 carlini per lo rendito de 2 annui carlini de la vigna e tarì 2 a S. Andrea nec non dovere avere quello delle spese per conseguire de lo testamento di Iohanne Bapttista Maffei.

 

(f. 95r). Item, dico et declaro che la venerabile ecclesia de Sancto Andrea deve havere quello che lle compete per intersignatione delo testamento de condam Joanne Baptista Maffeo.

 

(f. 95r ). Item, lasso, instituisco, fazo et legitimamente ordino tuturi, gubernaturi et pro tempore curaturi de le predicte robe et boni de dicti Ioanne Vicenzo et Ioanne Leonardo mei neputi, le dicte donna Francisca, donna Lucretia et messere Dominico et egregio Alfonzo, nec non et Hieronimo, a li quali similiter et in solidum concedo et dono ampla et libera potestà de manutenere et gubernare fare et exequire quanto si fusse la persona mia propria, li quali donna Francisca, donna Lucretia messere Dominico, egregio Alfonzo et provido Hieronimo io predicto testatore le fazo, ordino et instituisco distributori executori et fideicommissari del presente mio testamento et ultima voluntate et li dono libera et ampla  potestate che pozano fare como fosse la persona mia propria et per essere cossì la verdace et ultima mia voluntate me ho facto scrivere lo presente testamento et mia ultima voluntate ut supra scripto per mano de me notare Aurelio Guarino dicto Ronca presente predicto Iohanne Paulo asunto rogato et ordinato circa llo predicto, quale mio testamento et ultima voluntate voglio che vaglia et se habie da observare ipso et omni alio meliori modo et via che se po et deve de iustitia et in fede io Ioanne Paulo mende sono subscripto mano propria.

 

lo Iohanne Paulo predicto confirmo et registro ut supra manu propria.

 

(ASA. Notai Avellino, B6533/2. A. 1533,29 aprile, ff. 87-95).

 

 

N. B. Sono stati aggiunti solo alcuni essenziali segni di interpunzione e gli accenti.

 

 

Dal documento:

 

Beni di Giovanni Paolo Maffei

 

 

Due botteghe di battiloro site alla platea, confinante con i beni del Monastero di S. Agostino.

Uno hospitio con taverna ed abitazione, sotto e sopra astracata, con cortile, gaifo sito nella piazza pubblica, confinante i beni di Potente Morena, di Battista Caropreso, di Francisco Ronca e di Giovanni Zurlo.

Due parti delle case di abitazione al casale Toro, confinanti con due vie pubbliche, con i beni degli eredi del fu Antonio Maffei e di Carlo de Guarino.

Due parti della corte arbustata et vitata davanti a queste case, confinanti col vallone, con i beni di Antonio Maffei e di Vincenzo de Conte.

Una parte della terra arbustata, detta la Corte di giù alias la corte de Mocta, confinante con la via pubblica, col vallone e con i beni di Antonio Maffei.

Una vigna con un pezzo di terra arbustata e con alberi di olive, detta lo campetello, confinante con i beni della curia di Solofra, con la via pubblica.

Una vigna detta la vigna di San Nicola, redditizia alla chiesa di San Nicola alle scanate confinante con beni di de Donato, con la via pubblica e un’altra sua vigna.

Una selva arbustata con alberi di castagne, detta lle selvetelle, unita col cerreto dalla parte di sopra e confinante con beni della chiesa di S. Andrea, degli eredi del fu Simeone de Iasi­mone, di Carlo Guarino.

Una casa al Toro, detta fore lle casi, confinante con la via pubblica, con i beni degli eredi del fu Bartolomeo Guarino.

Una casa sotto et sopra astracata con forno, cortile murato ed orto avanti e con cinque pezzi di terreni atti a seminare grano, siti nella città di Monte Marano.

 

 

Osservazioni.

I figli del nipote di G. Paolo, Antonio, morto nel 1528 durante la peste per l’episodio del Lautrec, non vengono compresi nella proprietà come eredi universali poiché hanno goduto della eredità del fratello Pasquale.

Il fratello Luca ha fatto un testamento a Napoli, dove già da allora un ramo della famiglia abitava.

C’è un testamento di Giovanni Battista figlio di Luca e fratello di Domenico ed Antonio fatto a Napoli.

In virtù di questo legame con il ramo di Napoli (fratello Luca, nipote Giovanni Battista) il Maffei impone ai nipoti Domenico, Alfonso, e a Ieronimo, figlio di G. Battista, di esercitare l’arte di battiloro a Solofra.

La bottega lavora l’argento anche se nei prodotti è usato anche l’oro.

La moglie di Giovanni Paolo, Francesca, e la moglie di Giovanni Battista, Lucrezia, sono due sorelle e come tali vengono trattate nel testamento.

Il Maffei ha dato parte del terreno (il giardino sottano) per la Cappella di S. Antonio di Padova del Toro sottano e qualche arredo. La Cappella già esisteva nel 1533.

In quegli anni si fece per la chiesa di Santa Croce una porta ad intaglio a cui la famiglia Maffei partecipò. La casa del Toro fu la sede focale della famiglia.

La Confraternita di Santa Croce stabiliva che i confratelli dovevano dare i vestiti alla loro morte oppure del denaro equivalente, soluzione scelta dal Maffei.

 

 

 

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