L’ispirazione
Malepensiero
Chi sa per quale ragione era
chiamato Malepensiero. Non è da meravigliare se molti
personaggi della vita paesana erano e sono conosciuti, e solo così, dal
soprannome, quasi uno pseudonimo che viene affibbiato dal popolo per segnalare
un difetto, un pregio, una discendenza, uno scherzo di natura. Tutti nomignoli
azzeccati involontariamente e senza alcuna malignità. Quanta gente degna di
ricordo e che a nominarla tutta non basterebbe un tomo grosso così. Chiedo
intanto venia se non vengono qui menzionati, perché si rischia di toccare la
suscettibilità di molti e se qualcuno pensa male vale per lui il motto
dell’ordine della giarrettiera “Honi soit qui mal je pense”.
Tanto tempo fa, dunque, visse
nell’amena ed ubertosa nostra terra un prete: Malepensiero,
il quale prima di essere sacerdote è lapalissiano che fosse un laico.
Attendeva il nostro agli studi
per raggiungere una meta: voleva a qualsiasi costo diventare Ministro di Dio.
Ma, o perché non aveva voglia di applicarsi o perché non era capace di
apprendere, era giunto alla bella età di quarant’anni senza poter prendere
Messa. Aveva atteso troppo.
Viveva il poverino da molto
tempo nello stato di chierico ed era un po’ il servitorello
dei preti già affermati (allora Solofra aveva il vanto di ospitare un Capitolo
completo, ossia 12). Questi erano usi, nei pomeriggi della bella stagione, a
prendere il fresco sul sagrato della maestosa nostra Collegiata e, fra una
preghiera e un’altra, passavano il tempo conversando e poetando. Era
un’accademia aristotelica, era inoltre un consesso giudicante, sì, perché i
canonici avevano avuto l’incarico dall’Arcivescovo di segnalare il
comportamento di Malepensiero, il quale sarebbe stato
promosso sacerdote, solo se essi lo avessero giudicato degno.
Avveniva, pertanto, che ogni
anno, nel mese di giugno, il Primicerio affidava allo stesso Malapensiero una lettera ben sigillata da recapitare
all’Arcivescovo. Il nostro inforcava la sua mula o il suo asinello, allora non
c’erano altri mezzi di locomozione, e si avviava verso Salerno. Quivi giunto,
ricevuto dal Vescovo, consegnava la lettera con tanta speranza, che era
destinata a rimanere sempre tale, e, a suo maggiore scorno, doveva sopportare
gli ironici sorrisi dei sacerdoti in attesa sul sagrato, che, messo a monte
della strada, permetteva la visione di quanti giungevano da Salerno. Non dico
la rabbia del malcapitato, che doveva far buon viso a cattivo gioco. Doveva
ancora penare per un altro anno.
E intanto passavano gli anni. Ma
venne l’altro anno, allorché Malepensiero ebbe
l’ispirazione. Ricevuta la lettera per recarla alla Curia, salì sulla
cavalcatura e, pensando alla sua vita piena di amarezze, preso da sconforto,
afferrò la lettera e con rabbia strappò la busta. Se ne pentì subito, ma non
potendo fare altrimenti, ne lesse il contenuto. Se lo aspettava?.
Chi sa!. Il Primicerio esponeva al Vescovo che il
latore non era ancora maturo per riceve gli ordini.
Allora ebbe un lampo di genio.
Tutto allegro spronò la cavalcatura e raggiunse Salerno in men che non si dica.
Si presentò al Vescovo e alla domanda di questi se avesse portato la missiva, Malepensiero rispose: “Eminenza, il Primicerio manda a dire
che questa volta non ce n’è bisogno”. L’Arcivescovo ne fu convito e Malepensiero fu ordinato Sacerdote.
Gongolava l’amico nel ritorno e
stavano in attesa i canonici sul sagrato.
Fu mandato in avanscoperta il
più giovane che, appena lo vide, corse ad annunciarne l’arrivo. Già
pregustavano la scena dell’incontro e ne ridevano in cuor loro. Non era
malignità, era semplice bonomia d’altri tempi.
Intanto Malepensiero,
che per festeggiare la sua ordinazione al sacerdozio si era fermato nelle
diverse bettole incontrate lungo la via, cantando e barcollando, giungeva alla
svolta, che dava inizio alla dirittura d’arrivo. Diventò subito serio, e mogio mogio, si portò davanti al sagrato. Non ebbero il tempo di
dire “olà” i nostri cari canonici, perché Malepensiero
con un gesto poco simpatico, ma molto efficace, stendendo il braccio destro a
pugno chiuso e dando una pacca a metà braccio con la mano sinistra, esclamò: “Teh”!
Malepensiero era diventato prete. Che fosse
stato un buon sacerdote non so, perché non vissi alla sua epoca, né i nostri
avi l’hanno mai raccontato.